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Indiscutibile proibizione


Il primo comandamento, ben noto ai cristiani, prescrive (Es 20:3):

“Non avere altri dei oltre a me”

Il secondo comandamento, meno conosciuto a molti, ci insegna come adorare Dio e quali errori evitare nel rendergli il culto. Mette inoltre in rilievo le benedizioni o i castighi che il nostro atteggiamento nell’adorazione procura.

Leggiamo dunque questo comandamento dimenticato, così come fu dato da Dio sul monte Sinai:

“Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, sono un Dio geloso”

(Es 20:4-5)

La mente dell’uomo carnale, limitata alle cose fisiche e materiali, ha un disperato bisogno di qualcosa che l’aiuti ad adorare Dio. L’uomo sente il bisogno di qualche oggetto materiale che gli ricordi il Dio invisibile, un “sussidio” visivo al culto.

Ed è esattamente questo che il secondo comandamento proibisce.

Gesù disse: “Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori”

(Gv 4:23)

Molte altre persone cercano di rendergli il culto con qualche forma particolare, ma poiché essi limitano e indeboliscono il loro culto con un falso concetto di Dio, i loro tentativi sono vani.

“Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità”

(Gv 4:24)

Creando un’immagine visibile di Dio, l’uomo nega la sua stessa esistenza. Dio è la fonte di tutta la potenza, la saggezza e l’amore. Egli regge l’intero universo. Quando l’uomo adotta una immagine di Dio a livello materiale, limita automaticamente la rivelazione della sua potenza, che è invece illimitata.

Il fondamento dell’idolatria

Dopo aver ribadito molte volte i dieci comandamenti, Dio ammonisce Israele riguardo a ogni forma di idolatria.

“Non vi farete e non metterete in piedi né idoli, né sculture, né monumenti. Nel vostro paese non rizzerete pietre scolpite per prostrarvi davanti a loro, poiché io sono il SIGNORE vostro Dio”

(Le 26:1)

Dio si è sempre pronunciato contro ogni tipo di idolo, statua o immagine usata per il culto. Per evitare fraintendimenti, tuttavia, è opportuno osservare che Dio non condanna tutte le opere d’arte, i dipinti e le sculture, ma, piuttosto il predisporre una figura, un’immagine o una rappresentazione “per prostrarsi davanti a essa”.

Nel comandamento originalmente enunciato in Esodo 20:4-6, Dio non condanna qualsiasi immagine, come sostengono alcuni. Infatti, le rappresentazioni di animali, cherubini e palme, usate unicamente a scopo ornamentale, furono consentite per abbellire il tempio di Salomone (1Re 7:25, 29, 36).

Il comandamento, dunque, si applica soltanto a rappresentazioni di divinità o di altri esseri davanti ai quali ci si prostra o ci si inginocchia.

“Non ti prostrare davanti a loro e non li servire”

(Esodo 20:5)

Pertanto, è l’uso di opere d’arte nel contesto di atti di culto che Dio condanna. Il vero fondamento di ogni manifestazione di idolatria è dato dall’uomo che, ostinato e ribelle, si rifiuta di adorare Dio. Non conoscendo realmente Dio, e non avendo il suo Spirito, l’uomo ritiene di avere bisogno di qualche “rappresentazione”, che lo aiuti ad adorarlo così come viene concepito dalla mente umana.

Il secondo comandamento non tratta dell’adorazione di idoli, già proibita dal primo comandamento, infatti il divieto espresso nel secondo comandamento riguarda l’uso di “sussidi” o “aiuti materiali” nell’adorare il Dio invisibile.

L’uomo che veramente conosce Dio come Padre, che vive in comunione quotidiana con lui, non ha alcun bisogno di immagini e di statue che lo “aiutino a pregare”.

È infatti chiaro che se una persona ritiene che queste cose gli sono necessarie, è perché non conosce Dio in Spirito.

 “Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui”

(Ro 8:9)

Dio concede il suo Spirito Santo solamente in seguito al reale pentimento dell’uomo e soltanto a chi gli obbedisce (At 2:38).

Purtroppo nell’epoca attuale, pochissimi si sono arresi all’ubbidienza a Dio, camminando con lui, lasciando che egli governi ogni loro pensiero e azione. La maggior parte delle persone lo considera distante, irreale, estraneo e, a causa di questo, si convince di aver bisogno di qualcosa che l’aiuti a ricordare che egli esiste e che è disposto ad ascoltare le loro preghiere.

Immagini di Gesù

Milioni di cristiani professanti espongono nelle loro case immagini o raffigurazioni di un “presunto” Gesù allo scopo di adorarlo, ma cosa dice la Bibbia al riguardo? Il secondo comandamento proibisce l’uso di qualsiasi cosa che rappresenti Dio e possa diventare oggetto di culto. E poiché Gesù Cristo è Dio (Eb 1:8; Gv 1:1-5), tale divieto riguarda direttamente anche le immagini o raffigurazioni della sua persona. Inoltre, è necessario far notare a chi volesse argomentare o discutere su questo punto, che le cosiddette immagini di Cristo, non hanno alcuna somiglianza con l’uomo che egli realmente fu.

Nella maggior parte dei dipinti e delle statue, il suo presunto aspetto non è quello tipico dei Giudei e pertanto queste immagini violano anche lo spirito del nono comandamento che proibisce di “attestare il falso”, compreso qualsiasi forma di inganno o menzogna (Es 20:16).

Questo non è il Cristo della Bibbia, ma “un altro Gesù” (II Corinzi 11:4), un impostore.

La maggior parte dei dipinti e delle statue lo raffigura in modo opposto alla descrizione che troviamo nella Parola di Dio, dando una falsa idea del vero Gesù, sotto ogni profilo.

Il suo doveva essere un viso abbronzato, virile e non effemminato.

“Non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci”

(Is 53:2)

Come essere umano, Gesù era sano e robusto, forse con i capelli scuri, gli occhi castani ed altre caratteristiche mediterranee. Tuttavia, se vogliamo proprio pensare all’aspetto fisico di Gesù, dovremmo raffigurarlo come egli è oggi, spirituale e nella gloria.

Egli descrive il suo attuale aspetto.

“Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana candida, come neve; i suoi occhi erano come fiamma di fuoco; i suoi piedi erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una fornace, e la sua voce era come il fragore di grandi acque. Nella sua mano destra teneva sette stelle; dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, affilata, e il suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza”

(Ap 1:14-16)

Molti sostengono di non adorare realmente le immagini e, dal loro punto di vista, forse è vero. Ma si inginocchiano davanti ad esse con atto di adorazione. Quando pensano a Cristo, o pregano, questa è indubbiamente una falsa immagine di lui, quella che hanno formulato nella loro mente.

Pertanto, questi dipinti e statue non veritiere si interpongono tra il fedele e il Cristo glorificato, attuando un processo di separazione!

Dio dice: “Io sono il SIGNORE; questo è il mio nome; io non darò la mia gloria a un altro, né la lode che mi spetta agli idoli” (Is 42:8).

Colui che viola i comandamenti commette peccato (1Gv 3:4) e limita gravemente il suo concetto del Cristo vivente, il cui aspetto non è più quello dell’uomo che visse sulla terra.

Egli, infatti, siede glorificato in cielo alla destra di Dio, e il suo volto è come il sole quando splende nella sua forza! Dobbiamo adorare il Cristo vivente e glorificarlo.

La devozione a Dio deve essere assoluta

Dio è “geloso di noi”, in quanto non tollera che i suoi servitori adorino falsi dèi o false immagini del vero Dio.

Mosè disse agli israeliti: “Guardatevi dal dimenticare il patto che il SIGNORE, il vostro Dio, ha stabilito con voi e dal farvi una scultura che sia immagine di qualsiasi cosa che il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha proibita. Poiché il SIGNORE, il tuo Dio, è un fuoco che divora, un Dio geloso” (De 4:23-24).

La comunione con il Signore e quella con i demòni sono incompatibili.

“Voi non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; voi non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni. O vogliamo forse provocare il Signore a gelosia? Siamo noi più forti di lui?” (1Co 10:21-22).

Con queste due domande, l’apostolo Paolo ha mostrato quale terribile castigo attende coloro che fanno una simile offesa e ingiuria al Signore Gesù.

Se nell’adorare il Signore, gli uomini lo sostitui-
scono con un idolo, una statua, e cadono sotto l’influsso negativo di un falso culto, essi fanno del male non soltanto a se stessi, ma anche a figli e nipoti. Infatti, probabilmente, la loro concezione di culto sarà trasmessa ai discendenti, compromettendone la vita spirituale e la felicità.

Il tramandare ai propri figli e alle successive generazioni un concetto distorto di Dio è una colpa gravissima, una delle azioni più riprovevoli che si possano commettere!

Unitamente a questo ammonimento, Dio fa anche una promessa misericordiosa a chi è disposto a pentirsi, a cambiare e ad adorarlo nel modo che egli comanda. Infatti, in tal caso, egli si rivelerà come Dio misericordioso che userà “bontà, fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti” (Es 20:6).

Dio chiama gli uomini al suo cospetto spirituale affinché adorino il loro Creatore direttamente, “Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno” (Eb 4:16). Non abbiamo bisogno di “sussidi visibili” per adorare veramente Dio, “poiché camminiamo per fede e non per visione;” (2Co 5:7). Gli uomini possono conoscerlo realmente come Padre; possono e devono pregare il Padre direttamente (Mt 6:9), per mezzo di Cristo, il solo “mediatore fra Dio e gli uomini”(1Ti 2:5). I veri cristiani possono camminare quotidianamente con il Signore e aprire il proprio cuore a lui. Quando si adora l’Eterno Dio in un modo diverso, non diretto e personale, l’uomo rovina il proprio carattere, distorcendo il concetto di Dio e violando quindi il suo comandamento.

Questo è dunque il significato del secondo comandamento, rispettato da pochi nel nostro mondo contemporaneo. Tuttavia, ricordiamoci che questo precetto è una legge viva, tuttora in vigore, e violandola, ci si infligge la pena di sofferenza, ingannando noi stessi e la nostra famiglia:

“Essendo dunque discendenza di Dio, non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro, ad argento, o a pietra scolpita dall’arte e dall’immaginazione umana. Dio dunque, passando sopra i tempi dell’ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell’uomo ch’egli ha stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti, risuscitandolo dai morti”

(At 17:29-31)