Tempo di lettura: 9 minuti

Diffusione inaspettata

Alla fine di ottobre, come accade ormai da diversi anni, anche la nostra penisola sarà percorsa da tutta una serie di manifestazioni legate alla festa di Halloween, ricorrenza che era fino a qualche anno fa quasi del tutto sconosciuta in Italia. Ho osservato per diretta esperienza personale che a favorire questa diffusione, imprevedibile fino a qualche tempo fa, è stata in gran parte l’introduzione dell’insegnamento della lingua inglese nella scuola primaria e, in molti casi, anche in quella dell’infanzia. Oltre alla lingua sono state introdotte nel nostro Paese anche tradizioni tipiche della cultura anglosassone.

Erano i primi anni ’90 quando espressi la mia manifesta contrarietà alla collega d’inglese, perché entrando in aula dopo la sua ora mi ritrovai sopra la testa tutta una serie di scheletri e scheletrini appesi al soffitto. Non avrei mai immaginato che, soprattutto grazie a un incalzante bombardamento mediatico e consumistico, quei primi vagiti “halloweeniani” avrebbero conosciuto una così ampia diffusione. È anche questo il triste segnale di una società che, invece di ricercare valori che durano per l’eternità, si distrae nei divertimenti: mangiando, bevendo e ricercando piaceri di ogni genere senza limiti, esattamente “come fu ai giorni di Noè” (Mt 24:37).

In pochissimo tempo quindi la festa si è affermata nella nostra società.

Come discepoli di Cristo, chiamati costantemente a esaminare “che cosa sia gradito al Signore” (Ef 5:10), dobbiamo sapere quale è l’origine di questa festa e gli interessi in gioco, ma è anche utile avvertire e spiegare alle persone che incontriamo che Halloween non è una festa ma un rito occulto. In questa prospettiva appare quanto mai utile e necessario spiegare ai bambini perché è preferibile non festeggiare Halloween. Infatti, nonostante la loro giovane età, essi si trovano di fronte a delle scelte, spesso determinate dall’osservazione e dall’imitazione degli adulti. E come possiamo distogliere la loro attenzione da questa festa, se molti loro amici si travestono e se da tutta la realtà intorno a loro (negozi, cartelloni pubblicitari, radio, televisione…) ricevono continui incoraggiamenti a festeggiarla?

L’origine

Halloween si celebra nella notte fra il 31 ottobre e il 1° novembre. La sua origine va ricercata nella cultura celtica che, 300 anni prima di Cristo, affermò questi due giorni, rispettivamente, come l’ultimo del vecchio anno e il primo del nuovo. Questa notte veniva considerata un momento di passaggio fra i due anni, una sorta di breve “interregno” durante il quale il mondo dei vivi e quello dei morti si toccavano, ma anche la notte di passaggio dalla stagione calda e luminosa a quella fredda e tenebrosa.

Quando i Romani entrarono in contatto con la cultura celtica, pur continuando a considerare i Celti uno dei tanti popoli barbari, furono attratti da questo loro modo particolare di celebrare, esorcizzare e placare gli spiriti dei morti, anche perché due loro festività, le Lemuria o le Parentalia erano abbastanza simili. Le Lemuria venivano celebrate il 9, 11 e 13 maggio con riti notturni praticati per scacciare da casa gli spiriti degli antenati defunti (Lemuri era il nome che veniva dato agli spiriti della notte). Mentre le Parentalia (=genitori, antenati) venivano celebrate dal 13 al 21 febbraio: si aprivano privatamente in famiglia, con l’offerta sacrificale di una pecora, e si concludevano con una festa pubblica, chiamata Feralia, durante la quale venivano portati doni sulle tombe degli antenati.

Dunque i Celti il 1° novembre celebravano Samhain, principe della morte. I druidi, importanti figure religiose con funzioni sacerdotali all’interno del popolo celtico, sostenevano che Samhain, il dio dei morti, tornasse, proprio nella notte precedente quel giorno, sulla terra portando con sé gli spiriti dei morti e lasciandoli liberi di tornare a occupare le loro antiche case. Per placare il principe della morte, i druidi organizzavano sacrifici animali e umani, che si svolgevano nella notte del 31 ottobre. Essi approfittavano del particolare stato di paura e di vero e proprio terrore che serpeggiava fra i vivi per chiedere loro dei doni. Per fare questo, il 31 ottobre attraversavano i villaggi tenendo tra le mani una rapa vuota in cui era stato intagliato un volto che, alla luce della candela posta all’interno della rapa, rifletteva un’immagine spesso terrificante. Nel presentarsi davanti alle case, recitavano ad alta voce una frase rituale: “Offerta o maledizione?”, frase che oggi è stata trasformata nel famoso “Dolcetto o scherzetto?”.

I Celti, assai superstiziosi, pensavano di non avere scampo: o facevano subito un’offerta oppure avrebbero attirato su di sé la maledizione di Samhain. È, questo, un metodo antico, ma tuttora assai efficace non più fra i Celti, ma ahimé nelle pratiche di “chiese” sedicenti “cristiane”, dove si richiedono doni per allontanare gli spiriti del male e soprattutto per agevolare il cammino dei defunti verso l’eterna pace. 

Nel 609 papa Bonifacio IV istituì la festa di Ognissanti, da celebrare il 13 maggio (la stessa data in cui venivano festeggiati le Lemuria romani) seguendo una tattica ricorrente nel cattolicesimo dal IV secolo in poi: quella di sostituire le feste pagane con feste consacrate alla religione cattolica. 

Questo modo di fare, spiritualmente devastante, fu ripreso nell’anno 840 da papa Gregorio IV il quale spostò la data della festa di “Tutti i santi” dal 13 maggio al 1° novembre per farla coincidere, con la festa pagana del “Signore dei morti”. Quindi il Samhain celtico fu di fatto sostituito dalla festa cattolica di Ognissanti. Questa sovrapposizione costituisce anche il motivo temporale per il quale i defunti vengono ricordati dalla chiesa cattolica proprio il 2 novembre!

Da allora nel mondo anglosassone l’antica festa celtica, promossa dai druidi, cambiò nome: non fu più chiamata Samhain, ma Halloween, una contrazione linguistica fatta risalire al dialetto scozzese, “All Hallow’s Eve” (letteralmente “la vigilia di tutti i santi”) indicando così il giorno che precede la festa di Ognissanti.

Perché le zucche?

Come ho ricordato i druidi giravano con una rapa illuminata dal suo interno e accendevano anche grandi fuochi per allontanare le orde di spiriti maligni. Credevano e insegnavano che la piccola fiamma della rapa era il simbolo di un’anima dannata, legata a una storia irlandese ancora oggi conosciuta come “Jack o’ Lantern”. Jack, uno sfortunato giocatore di carte ubriacone e dissoluto, avrebbe venduto la sua anima al diavolo per poter pagare i suoi debiti. Il giorno stabilito, il diavolo sarebbe andato da Jack per portarlo con sé all’inferno, ma Jack lo avrebbe sfidato a una partita di carte, in cambio di un anno in più di vita. Secondo la leggenda, Jack avrebbe vinto la partita e Satana sarebbe rimasto così offeso da non volerne più sapere nulla di lui. Non essendo “in regola” per andare in paradiso ed essendo respinto da Satana all’inferno, l’anima del povero Jack al momento della sua morte avrebbe cominciato a vagare da sola sulla terra e, sempre secondo la leggenda, avrebbe trovato come unica dimora una candela.

Quindi da un punto di vista simbolico ogni rapa racchiuderebbe un’anima dannata!

Quando la festa fu esportata dagli emigranti irlandesi in America, là scoprirono le zucche, che fino a quel momento non conoscevano. Videro che erano molto più morbide da svuotare e intagliare e che offrivano, per questa loro duttilità, la possibilità di creare forme più accattivanti. Così il simbolo passò dalle rape alle zucche e, ancora oggi, secondo le credenze cattoliche del popolo irlandese (ma non solo!) ogni zucca rappresenterebbe lo spirito di un familiare defunto da liberare dal Purgatorio.

Dolcetto o scherzetto?

“Dolcetto o scherzetto?” è la frase-chiave che rappresenta la festa di Halloween ed è un’eufemistica sostituzione della frase originaria: “Offerta o maledizione?”. La domanda contiene in sé una vera e propria minaccia e non possiamo non condannare la pratica ormai sempre più diffusa che vede nel mondo migliaia di bambini bussare il 31 ottobre alle porte delle case, spesso maledicendo chi non offre “il dolcetto”.

La frase non è certo rappresentativa di una festa, come si vorrebbe far credere, ma – visto che oggi si parla tanto spesso di “radici” – rappresenta una delle tante intrusioni di Satana nella vita degli uomini. È una frase che ha le sue radici nel satanismo, nella colpevole sottomissione degli uomini al “dio di questo mondo” che “ha accecato le menti, affinché non risplenda loro la luce del vangelo della gloria di Cristo, che è l’immagine di Dio” (2Co 4:4).

Alcuni potrebbero controbattere, sostenendo che è ormai fuori del tempo, parlare di Satana. Purtroppo in realtà Satana, l’Avversario di Dio e degli uomini, è quanto mai vivo e presente nelle vicende umane. Lo spirito dell’anticristo che egli ha diffuso nel mondo non è, come comunemente si pensa, lo spirito che si oppone a Cristo, è piuttosto lo spirito che cerca di imitare Cristo, attirando l’attenzione sul sovrannaturale, sul miracolistico, su tutto ciò che è straordinario e al di fuori della realtà. Tutto questo per operare una sorta di lavaggio del cervello che porta a considerare la potenza di Cristo e la sua vittoria sulla morte come realtà in fondo in fondo del tutto normali. Così vanno sempre più di moda, per mostrare “potenze” simili a quelle di Cristo, racconti e films che hanno come protagonisti streghe, maghi, vampiri, zombi ecc…

Occultismo e satanismo

I legami fra la festa di Halloween e il mondo dell’occulto, attraverso il quale Satana si impone come “dio di questo mondo” sono evidenti e vale la pena di riassumerli in sintesi:

  1. Gli adoratori di Satana la considerano come la festa più importante nella quale si realizzano le tre indicazioni proprie del movimento dark: “cold, dark and dead”, cioè viene attribuito il massimo valore a tutto ciò che è “freddo, oscuro e morto”.
  2. Una festa pagana è stata collegata a una festa impropriamente considerata “cristiana”, come abbiamo visto nella stretta connessione fra Samhain e Ognissanti.
  3. La notte del 31 ottobre è considerata il momento ideale per compiere riti divinatori con lo scopo di leggere il futuro attraverso ogni tipo di strumento: stelle, carte, interiora di animali… Ma non solo! È anche la notte in cui vengono fatti sacrifici in onore di Satana.
  4. I colori della festa sono l’arancione e il nero per indicare come la luce e le tenebre debbano coesistere insieme.
  5. I costumi tipici della festa hanno origine nella credenza druida secondo la quale le teste di animali e gli scheletri trasmetterebbero a chi li indossa la forza degli animali e dei defunti rappresentati. Ma non è tutto qui: ci sono articoli e pubblicità che spiegano alle mamme come truccare i propri figli da diavoli o da demòni (non ho davvero parole come commento!).
  6. Oltre alla minaccia contenuta nella frase “Offerta o maledizione?” c’è un’altra frase oggi di moda per la notte del 31 ottobre: “Do whatever you like”, cioè: “Fai tutto quello che ti piace”, che esprime l’invito esplicito a vivere la notte di Halloween senza alcun freno morale. 
  7. Attraverso i costumi macabri, le candele nelle zucche, la richiesta di un’offerta sotto minaccia di maledizione… tutto nella festa di Halloween produce uno stile di vita orientato verso il mondo dell’occulto.
  8. Non possiamo trascurare un altro aspetto inquietante: questa festa non offre strumenti per scacciare la paura e vincerla, piuttosto ne offre per provocarla negli altri, con un transfert esistenziale che alla lunga può diventare psichicamente devastante, perché impegnarsi a spaventare gli altri non elimina certo le proprie paure intime e personali.
  9. Infine è opportuno sottolineare che tutti gli aspetti celebrati durante la festa di Halloween (i demòni, le streghe, i fantasmi, gli scheletri, la morte, le tenebre, la paura, il terrore, la maledizione) rappresentano realtà legate all’opera di Satana: realtà sulle quali Cristo ha trionfato. Rievocarle e addirittura celebrarle equivale a disconoscere e disprezzare la Croce per mezzo della quale “sarà cacciato fuori il principe di questo mondo” (Gv 12:30).

È normale celebrare la morte?!?

Penso che qualsiasi persona che ragioni in modo lucido e razionale convenga che parlare della morte come argomento di gioia, su cui ridere e scherzare non sia naturale.

La morte non è realtà con cui giocare. È davvero sconcertante vedere bambini che camminano per le strade travestiti da morti viventi, da scheletri, da cadaveri. In questo modo li facciamo vivere al di fuori della realtà, li lasciamo liberi di trasformare in gioco un evento che, nella realtà, è “il re degli spaventi”. Quanta responsabilità si assumono in questo senso tanti genitori! Spendono denaro per comprare ai loro figli i costumi più orribili e più rappresentativi della morte, poi, magari, quando muore un familiare o un conoscente fanno di tutto per impedire che ne vedano il cadavere. In questo modo, favorendo questa fuga dalla realtà per accreditare solo l’immaginario, si creano i presupposti per le gravi angosce esistenziali vissute oggi da tanti adolescenti e giovani.

Ho letto di un episodio assai emblematico accaduto anni fa in Francia. Un gruppo di bambini travestiti da scheletri e da cadaveri stavano camminando per le strade il giorno di Halloween, quando si sono imbattuti in un vero corteo funebre. Convinti che si trattasse di adulti disposti a imitare i loro giochi, si sono mescolati al corteo, schiamazzando e ridendo a più non posso. È evidente che per loro era inconcepibile che una persona fosse morta davvero e che le guance dei partecipanti al corteo fossero solcate da lacrime vere: avevano trasformato la realtà in immaginazione

“Il padre della menzogna” è riuscito a spingere gli uomini a celebrare la morte facendola sembrare vita. La morte non può essere vita. Ma la vita può diventare morte per quanti rifiutano di guardare la morte in faccia e non la considerano più come una realtà da affrontare, ma un evento sul quale si può ridere e scherzare.

Non partecipare e denunciare

Esaminati gli aspetti che caratterizzano questa festa, occorre trarre delle conclusioni che orientino le nostre scelte e, quindi, il nostro comportamento.

L’esortazione che il Signore ci rivolge attraverso le parole di Paolo non lascia spazio a equivoci o compromessi: “Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele” (Ef 5:11). Dopo quanto abbiamo considerato, è scontato classificare la festa di Halloween come “opera infruttuosa delle tenebre”.

Le indicazioni che riceviamo dal Signore sono due: non partecipate e denunciate. Limitarsi a rifiutare qualsiasi coinvolgimento non corrisponde quindi del tutto a ciò che il Signore ci chiede. Il rifiuto deve essere accompagnato dalla testimonianza!

Prima di tutto dobbiamo essere testimoni verso i nostri bambini, che hanno bisogno di essere protetti dalle influenze anche apparentemente solo superficiali esercitate dal mondo dell’occulto. Ma devono essere protetti in modo consapevole: il rifiuto deve essere motivato. Possiamo offrire loro, come so che alcuni hanno fatto, delle attività alternative che evidenzino il valore costruttivo della luce e della vita rispetto a quello distruttivo delle tenebre e della morte.

In secondo luogo possiamo essere testimoni nelle scuole, con i vicini, con quanti vivono intorno a noi. Però dobbiamo farlo non mossi da uno spirito di giudizio, quanto piuttosto da uno spirito di amore. Il nostro obiettivo non deve essere quello di giudicare, ma quello di avvertire, informando che, dietro un aspetto piacevole e divertente, Halloween nasconde contenuti inquietanti che possono avere effetti deleteri nella crescita morale e spirituale dei nostri figli. 

Ricordiamo anche che la distinzione fra magia bianca e magia nera, così come quella fra buone e cattive stregonerie, è uno dei tanti tranelli tesi da Satana.

Soprattutto operiamo, sia non partecipando che testimoniando, animati dalla certezza che “la luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta” (Gv 1:5).

Facciamo in modo che questa certezza si concretizzi nelle nostre scelte e nel nostro stile di vita!

E non dimentichiamo che proprio un 31 ottobre, quello dell’anno 1517, nella cittadina di Wittenberg, molti videro lo splendore della luce del Vangelo sopraffare le tenebre della religione, attraverso le tesi affisse da Martin Lutero, proprio nella notte di Halloween, alla vigilia della festa di Ognissanti.