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Introduzione

 “E anch’io ti dico: «Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte del soggiorno dei morti non la potranno vincere»”

Matteo 16:18

Dopo aver confessato Gesù come il Figlio del Dio vivente, per rivelazione dall’alto, Pietro riceve una risposta immediata da Gesù, percepita da quel “anch’io ti dico”. E come se Gesù avesse risposto: “Tu hai detto chi sono io ed ora ti spiego la portata della tua confessione”. È la prima volta che compare la parola “chiesa” nel Nuovo Testamento.

Gesù chiama Simone col nome di Kefás che ci riporta a Giovanni 1:42 “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; tu sarai chiamato Cefa” (che si traduce «Pietro»). Simone era il suo nome proprio, nome abituale, molto diffuso nell’ambiente semitico. È interessante che Paolo nelle sue lettere chiamerà Simone soltanto due volte con l’appellativo di Pietro (Ga 2:7-8), tutte le altre volte lo identificherà con Cefa (1Co 1:12; 3:22; 9:5; 15:5; Ga 1:8; 2:9; 2:11, 14).

“Tu sei Pietro”

Nella storia dell’esegesi, queste parole di Gesù, hanno portato e portano a una profonda spaccatura, determinata dalla interpretazione. Ci sono tre gruppi principali di interpretazione:

  1. Quelli che vedono l’uomo Pietro come la pietra base della chiesa.
  2. Quelli che vedono nella confessione di Pietro la pietra in questione.
  3. Quelli che affermano che Cristo è la pietra.

Per capire ciò che Gesù intende dobbiamo andare alla lingua originale perché a volte le traduzioni non rendono completamente il significato.

Il vangelo di Matteo è stato scritto in greco, quindi il greco e non il latino della Vulgata di Gerolamo che erroneamente viene riconosciuto come “autorità” nel definire il testo esatto. Infatti il latino con “Tu es Petrus” ha cambiato il nome comune in nome proprio di persona. Il testo greco dice: “Su eî pétros kaì epì taúte pétra”, il primo termine è “pétros” che significa “sasso, mattone”, quindi che si può raccogliere, che si può lanciare e che può essere adoperato per costruire qualcosa.

Il secondo è “petra” che significa “roccia”, quindi qualcosa di stabile che non si può scalfire, e non “pietra” che il greco traduce con líthos. La Vulgata per coerenza avrebbe dovuto tradurre “petros” con “saxum” (sasso) e non trasformare “petros” (sasso) in “Petrus” (Pietro).

Noi siamo abituati a usare “petros” come nome proprio (Pietro), invece in quel contesto è un elemento originale, nuovo, è un titolo particolare che Gesù gli conferisce per presentarlo come un “sasso”, un “mattone”. Proviamo a non tradurre subito Pietro con un nome che per noi è familiare, proviamo a sostituirlo con il concetto di sasso ed ecco cosa viene fuori: “Tu sei un sasso (mattone) e su questa roccia edificherò la mia chiesa”. In italiano questa traduzione suona sicuramente male, ma questo è ciò che ha detto esattamente Gesù a Simone.

Un altro particolare non di poco conto è la distinzione delle parole di Gesù, prima si riferisce a Pietro col suo nome al maschile: “Tu sei petros”, ma poi identifica la base della chiesa con un altro nome: “petra”, distinguendo così le due parole. Dunque è su “petra” che Gesù edificherà la chiesa e non su “petros”. Se Gesù avesse voluto stabilire la chiesa su Pietro, non si sarebbe espresso in questo modo, ma avrebbe detto chiaramente: “E su petros edificherò la mia chiesa”. Invece Gesù edificherà la sua chiesa su: “petra”.

Per sapere chi è questa “petra” basta consultare la Bibbia o una qualsiasi concordanza greca:

 

“Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà paragonato a un uomo avveduto che ha costruito la sua casa sopra la roccia (petra). La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno investito quella casa; ma essa non è caduta, perché era fondata sulla roccia (petra)”

Mt 7:24

“Essi hanno urtato nella pietra (lithos) d’inciampo, come è scritto: «Ecco, io metto in Sion un sasso (lithos) d’inciampo e una roccia (petra) di scandalo; ma chi crede in lui non sarà deluso»”

Ro 9:32-33

 “Bevvero tutti la stessa bevanda spirituale, perché bevevano alla roccia (petra) spirituale che li seguiva; e questa roccia (petra) era Cristo”

1Co 10:4

 “Per voi dunque che credete essa è preziosa; ma per gli increduli la pietra (lithos) che i costruttori hanno rigettata è diventata la pietra (lithos) angolare, pietra (lithos) d’inciampo e roccia (petra) di ostacolo”

1P 2:7-8

 

Questi brani del Nuovo Testamento dimostrano chiaramente la differenza tra “petros”, “lithos” e “petra”. Pietro è solo un sasso mentre Gesù è pietra di inciampo, pietra angolare e roccia. Non bisogna essere degli studiosi per capire che la roccia (petra) indica sempre e solo Cristo. Nella lingua italiana, purtroppo, la traduzione “Tu sei Pietro e su questa pietra” ha fatto credere come se Pietro e pietra fossero il maschile e il femminile di uno stesso nome, per cui la chiesa è fondata su Pietro. Ma nel greco non è così e c’è una grande differenza. Tanto per dare un’idea: nella lingua italiana c’è il “porto” e la “porta”, ma non sono il maschile e il femminile dello stesso nome, sono due realtà completamente differenti. Ecco, nella lingua greca questa differenza c’è, nelle traduzioni italiane non c’è.

Pietro ha capito bene dalla risposta di Gesù che la roccia è “il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, perciò non ha affatto frainteso, a differenza di quelli che si richiamano a lui come successori, infatti più tardi nella sua lettera scriverà:

“Accostandovi a lui, pietra vivente, rifiutata dagli uomini, ma davanti a Dio scelta e preziosa, anche voi, come pietre viventi, siete edificati per formare una casa spirituale, un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo”

1P 2:4-5

Sulla stessa scia anche Paolo dice chiaramente che la roccia è Cristo e che Pietro (non solo lui), con gli altri apostoli e i profeti, sono il fondamento:

“Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore. In lui voi pure entrate a far parte dell’edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito

Ef 2:20-22 

Quindi la roccia, la pietra sulla quale si costruisce la comunità, questa roccia che non si può scalfire, è Gesù, poi ognuno di noi è chiamato, come Pietro, ad essere un mattone o una pietra per costruire questa comunità. Pietro, perciò, è solo una pietruzza incapace di sostenere la chiesa. Per le fondamenta bisogna cercare altrove.

Perché Gesù non pensava a Pietro come persona particolare, come pietra su cui costruire la sua chiesa? Perché colui che ha confessato Cristo, più tardi sarà sconfessato da Cristo e chiamato Satana: “Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini” (Mt 16:23). Pietro prima è beato ora è diabolico. Il momento di gloria dura pochissimo, infatti pochi versetti dopo Gesù lo chiama “Satana”, una parola che non usa con nessun altro nel vangelo. Pietro non ha capito affatto la missione di Gesù, e questo episodio è un’ulteriore prova che la sua confessione messianica non è farina del suo sacco.

Vediamo quindi lo strumento, il canale, che un attimo prima riceve rivelazione da parte di Dio e pronuncia qualche cosa di meraviglioso, ma subito dopo riceve acqua sporca, inquinata e pronuncia una bestemmia. Poteva quindi Gesù riferirsi a lui come fondamento per la sua Chiesa? Certamente no! Un edificio spirituale non può poggiare su un uomo!

Anche i Padri della chiesa concordano nell’affermare che la Roccia è Cristo:

 Agostino da Ippona

“Che cosa vuol dire: su questa pietra edificherò la mia chiesa? Vuol dire su questa fede, su quello che tu hai detto – Tu sei il Cristo, il Figliuolo dell’Iddio vivente” (Trattato sulla prima lettera di Giovanni).

Origene

“Se tu immagini che solo su Pietro sia stata fondata la Chiesa che cosa potresti dire di Giovanni, il figlio del tuono, o di qualsiasi altro apostolo? Se anche noi diciamo «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivente», allora anche noi diventiamo Pietro: perché ciascuno che si rende simile a Cristo diviene Pietro” (Commentario al vangelo di Matteo).

S. Ambrogio vescovo di Milano

“Pietro ottenne un primato, ma un primato di confessione e non d’onore, un primato di fede e non di ordine» (De incarnationis dominicae sacramento, IV, 32).

I credenti, dunque, come Pietro sono pietre viventi per essere parte dell’edificio di Dio “per formare una casa spirituale, un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo” (1P 2:5). Noi tutti abbiamo la responsabilità di essere “pietre viventi” per essere edificati sulla “Roccia di ostacolo” (1P 2:8) che è Cristo Gesù. Non basta quindi avere il fondamento giusto ma bisogna anche edificarci sopra con le pietre giuste:

ciascuno badi a come vi costruisce sopra; poiché nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù. Ora, se uno costruisce su questo fondamento con oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, l’opera di ognuno sarà messa in luce; perché il giorno di Cristo la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno”

(1Co 3:10-13)

Il punto principale è trovare il fondamento giusto su cui costruire, perché anche se abbiamo i migliori materiali ma edifichiamo su un fondamento non adatto, non appena verranno venti e tempeste l’edificio cadrà giù e il materiale prezioso da costruzione andrà perduto. C’è la responsabilità di Dio che è quella di mettere un buon fondamento, e lui l’ha fatto per mezzo di Gesù che è la “Pietra Angolare” su cui edificare l’edificio spirituale, ma poi c’è la nostra responsabilità che è quella di essere “pietre viventi”. E il cristianesimo in generale ci ha insegnato come sia pericoloso sostituire “petra (Cristo) con “petros” (Pietro) ed edificare su “petros” (Pietro) e non su “petra” (Cristo).

“Io edificherò la mia chiesa”

Definito il fondamento si può iniziare la costruzione:

“Edificherò la mia chiesa, e le porte dell’Ades non la potranno vincere”

Mt 16:18b

Il verbo al futuro usato da Gesù indica che la Chiesa in quel momento non esisteva ancora. La nuova comunità di credenti in Gesù Cristo attendeva la sua inaugurazione, doveva passare attraverso la croce perché senza questo sacrificio non vi può essere alcun perdono, alcun vangelo, quindi, alcuna Chiesa.

Finché Gesù non vince il peccato e la morte, non può edificare la sua Chiesa:

“è utile per voi che io me ne vada; perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma se me ne vado, io ve lo manderò”

Gv 16:7

La morte, la risurrezione e l’ascensione di Gesù produrranno l’avvento dello Spirito che nel giorno della Pentecoste scenderà sulla terra dando il primo dono alla Chiesa, quello della parola (At 2:4). Inizia così da parte di Cristo l’edificazione della sua Chiesa attraverso i carismi:

“È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione del corpo di Cristo”

Ef 4:11-12

 Sebbene i credenti abbiamo almeno un carisma da mettere al servizio della chiesa, edificare la Chiesa non è compito dei credenti o di istituzioni, è il compito di Gesù Cristo; noi credenti possiamo essere solo strumenti nelle sue mani e dobbiamo impegnarci nell’opera, che rimane sempre e solo di Cristo. I credenti chiamati da Dio devono seminare e annaffiare, in quanto sono collaboratori di Dio; però sappiamo che è Dio che fa crescere:

“Che cos’è dunque Apollo? E che cos’è Paolo? Sono servitori, per mezzo dei quali voi avete creduto; e lo sono nel modo che il Signore ha dato a ciascuno di loro. Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma Dio ha fatto crescere; quindi colui che pianta e colui che annaffia non sono nulla: Dio fa crescere”

1Co 3:5-7

Sebbene i credenti siano dotati di potenza carismatica è sempre e solo Cristo che edifica e fa crescere, questo perché la Chiesa gli appartiene: “la mia chiesa”. Cristo non ha mai trasmesso né delegato il suo primato a nessun uomo, se c’è un vicario sulla terra è lo Spirito Santo non certo Pietro, quindi è del tutto fuori luogo parlare di ministero petrino.

Sia la chiesa evangelica che quella romana si considera “erede e continuazione” della chiesa apostolica, ma con una differenza sostanziale. La chiesa evangelica ritiene che essere apostolici significa continuare fedelmente la predicazione del messaggio (kerygma) iniziato dagli apostoli. La chiesa romana diversamente parla di “ministero petrino” e quindi di successione apostolica, cominciando da Pietro fino all’attuale pontefice, perché Gesù avrebbe fondato la sua chiesa su Pietro, che ne sarebbe il capo, ma Paolo ribatte che Cristo

“è il capo del corpo, cioè della chiesa; è lui il principio, il primogenito dai morti, affinché in ogni cosa abbia il primato” 

Cl 1:18

“Ogni cosa egli ha posta sotto i suoi piedi e lo ha dato per capo supremo alla chiesa” 

Ef 1:22

La chiesa di Cristo quindi non riconosce nessuna autorità religiosa terrena come “capo”. Infatti non esistono uomini o gruppi di uomini che possano considerarsi ai vertici della chiesa. Non ci sono concili, sinodi, tavole o convegni in seduta plenaria, investiti della guida e del controllo della chiesa. Il capo è Cristo e lo Spirito Santo colui che attraverso i carismi agisce nell’uomo e per l’uomo.

Proprio perché la chiesa appartiene a Cristo le porte dell’Ades non la vinceranno! Ade, da cui deriva Ades, è una divinità mitologica alla quale, nella divisione dei regni, era spettato il regno dei morti. L’Ades è l’invisibile mondo dei morti ossia la stessa morte.

Nell’Antico Testamento l’espressione “le porte dell’Ades” è una figura comune per la dimora dei defunti (Is 38:10; Sl 9:13; Gb 38:17). Quindi Gesù sta dicendo a Pietro che le porte dell’Ades, cioè del regno dei morti e della morte, non avranno il sopravvento contro la Chiesa, essendo il suo capo Pietra vivente (1P 2:4).

La morte non è compatibile con la Chiesa perché essa dopo essere stata edificata sarà glorificata:

“Se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente soffriamo con lui, per essere anche glorificati con lui”

Ro 8:17

Fin dal tempo della sua fondazione però il maligno cerca di distruggerla, di sostituirla con ideologie, falsi cristianesimi e imitazioni di chiesa, ma il lungo tempo trascorso dimostra la stabilità e l’invincibilità della Chiesa, dovuta al fatto che è stata acquistata col sangue di Cristo (At 20:28) e per questo destinata a vincere il mondo, come tutte le cose da lui nate, e sono beati (come Pietro) quelli che ne fanno parte, perché tutto finirà, ma la Chiesa di Cristo rimarrà salda in eterno!

È importante quindi non perdere di vista il fatto che qualcuno, che è ancora molto potente, desidera distruggerla, con un lavoro molto tenace, a volte subdolo, a volte più diretto, cercando di lavorare ai fianchi della Chiesa.

È il nemico di Dio, il padre della menzogna (Gv 8:44), l’accusatore dei fratelli (Ap 12:10), il leone ruggente che gira intorno alla Chiesa per sapere chi possa divorare (1P 5:8). Perciò siamo esortati da Gesù e dalla Scrittura a vegliare, a stare saldi nel Signore, a indossare l’armatura spirituale (Ef 6:11) perché siamo in battaglia

“contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti”

Ef 6:12

Le porte dell’Ades rappresentano tutte le minacce delle forze del male unite: Satana, i demoni, la morte. Queste mostruose forze del male e della distruzione si scaglieranno contro la Chiesa:

“Saulo intanto devastava la chiesa”

At 8:3

ma la Chiesa:

“aveva pace, ed era edificata; e, camminando nel timore del Signore e nella consolazione dello Spirito Santo, cresceva costantemente di numero”

At 9:31

Dunque né i futuri Saulo, né il male riusciranno a strangolare e a distruggere la Chiesa.

Gesù rassicura i suoi discepoli che la sua Chiesa non è destinata a durare per un po’ di tempo sulla terra, come una scuola filosofica, un’influenza etica o una manifestazione religiosa. È programmata per superare la tomba e durare per l’eternità.