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Un Convegno ben strutturato

“La legge che non c’è” è uno dei temi delle due giornate di Convegno che si è tenuto a Roma lo scorso 17 e 18 febbraio dal titolo: “Pluralismo religioso, integralismi, democrazie”, riguardante la libertà per le minoranze religiose in Italia, a distanza di 75 anni dell’entrata in vigore della Costituzione che garantisce questa piena libertà, ma che stride con le norme parzialmente ancora vigenti della legge sui cosiddetti “culti ammessi” e del regolamento attuativo del 1929-1930 che la limitano.

Il Convegno è stato organizzato dal Centro Studi Confronti, dalla Fondazione Lelio e Lisli Basso, dalla Biblioteca Centrale Giuridica presso la Cassazione, dalla rivista Questione Giustizia e dalla Federazione elle Chiese Evangeliche in Italia.

Dal considerevole numero di organizzatori, si rileva come la questione dirimente della “Libertà religiosa” riscuota sicuramente un enorme interesse nel mondo religioso acattolico, culturale, accademico, giuridico, purtroppo meno nel mondo politico.

Hanno partecipato numerosi rappresentanti delle varie minoranze religiose in Italia, oltre a grandi esperti e accademici italiani e stranieri.

Si è cercato, nelle due giornate di incontri, di aprire una finestra sullo stato dell’arte della “Legge che non c’è”: parliamo della legge sulla libertà religiosa, nonostante la ricorrenza che cade quest’anno, cioè il “settantacinquesimo” anniversario dall’entrata in vigore della Costituzione nella nostra amata Repubblica. 

Un desiderio datato

Nella prima giornata si è voluto mettere insieme vari esperti in materia, accademici e non, ma anche ascoltando la base per conoscere ciò che vivono nel quotidiano, con i vari disagi, le minoranze religiose. 

Anche l’Opera delle Chiese Cristiane dei Fratelli ha partecipato, fornendo il proprio contributo al dibattito nell’incontro dedicato alle altre realtà religiose, segnalando come nel quotidiano la libertà religiosa viene vissuta con le relative discriminazioni, a causa della “Legge che non c’è”!

La libertà religiosa con il desiderio di giungere a una specifica legge quadro ha costituito da sempre un tema dirimente per le Assemblee. A riguardo, il movimento dei Fratelli ha avuto sempre una particolare attenzione sulle questioni in materia di libertà religiosa dopo la fine del fascismo/guerra. Difatti, fin dal 1946, quando cominciò a delinearsi il profilo del nuovo assetto costituzionale post-fascista le Chiese Evangeliche ravvisarono la necessità ed il bisogno di essere unitariamente rappresentate nella vita pubblica italiana dando luogo ad un “Consiglio Federale” che, attraverso un Ufficio legale condusse, negli anni di intolleranza religiosa che seguirono, una azione di difesa delle minoranze evangeliche che portò gradualmente a una migliore accettazione della componente evangelica nella società italiana.

Anche quando alcune Chiese Evangeliche (valdesi, battisti, metodisti, luterani) si federarono, continuò a operare, in favore di tutte le denominazioni e movimenti evangelici, una “Commissione Giuridico Consultiva” che nel 1984 si trasformò in CCERS (“Commissione delle Chiese Evangeliche per i Rapporti con lo Stato”). Negli ultimi 25-30 anni questa Commissione si è particolarmente impegnata sul problema dell’insegnamento religioso confessionale nella scuola pubblica, ha rappresentato una sede di confronto fra realtà evangeliche con e senza intesa, ha svolto un monitoraggio dei casi di intolleranza e di discriminazione inoltrando proteste e ricorsi, ha esaminato i progetti di legge ed i provvedimenti legislativi, formulando proposte ed osservazioni.

Fin dai tempi della “Commissione Giuridico Consultiva” il movimento ha partecipato regolarmente e attivamente ai lavori tramite il fratello Abele Biginelli. Dal momento in cui c’è stata la costituzione della CCERS, tre fratelli (Stefano Woods, Franco Ciuchi e Paolo Moretti) hanno sempre partecipato ai suoi incontri, insieme ad altre realtà evangeliche, come osservatori. La loro partecipazione, pur se svolta a titolo personale, ha costituito un servizio utile soprattutto a livello informativo per le Assemblee.

Negli anni 2000-2001, invece, la presidenza della CCERS, che coincide con quella della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI), si è dotata di un regolamento per dare la possibilità di farne parte, oltre che alle Chiese Federate, anche a Opere, Unioni e Federazioni. Ragion per cui, l’Opera delle Chiese Cristiane dei Fratelli dal 2001 ufficialmente ne fa parte, ritenendo l’utilità e la necessità anche per meglio raggiungere lo scopo evidenziato dall’art. 2 dello Statuto dell’Ente che è quello di “…servire nel campo amministrativo e legale le Chiese Cristiane dei fratelli esistenti nel territorio dello Stato Italiano affinché (…) possano conseguire ed esplicare le loro attività cultuali”. Dal 2001 hanno partecipato gli ex- presidenti dell’Ente, Franco Ciuchi e Daniele Moretti, entrambi ora con il Signore. Dal 2014 partecipano lo scrivente, nella sua qualità di presidente, e Giacomo Moretti, consigliere dell’Ente.

Pluralismo e libertà: temi dimenticati

Nella seconda giornata, invece, si è voluto dare un profilo istituzionale al Convegno, che si è svolto presso la Biblioteca della Corte di Cassazione, alla presenza della componente politica e giuridica. Alcuni rappresentati delle forze politiche hanno così potuto ascoltare la voce di giuristi e costituzionalisti, esperti in materia di libertà religiosa.

Purtroppo dobbiamo dare atto che da un po’ di tempo in Italia, a livello sociale, parlamentare e governativo, le tante questioni legate alla libertà religiosa non fanno più notizia. 

Il pluralismo e la libertà religiosi sono ormai declinati mediaticamente per lo più in un’ottica di sicurezza nazionale e di un ordine pubblico, che appare distorto dalle questioni e dal dibattito sulle migrazioni, senza tenere conto delle minoranze religiose presenti sul territorio nazionale da secoli. 

Ciò nonostante, si è fatto il punto sulla questione della libertà religiosa e della convivenza, non sempre facile, legata anche al pluralismo religioso in Italia e in Europa, che di fatto confluisce nel fenomeno migratorio in atto non solo nel nostro continente, ma anche negli Stati Uniti. Sono circa ottanta milioni le persone in movimento a livello globale nel mondo di oggi, ma, purtroppo, si cerca di far finta di niente o si cerca di affrontare il fenomeno, illudendosi di contenerlo, finanziando e costruendo recinti per contrastare questi movimenti migratori.

È stato ricordato come oggi sia quanto mai urgente comprendere che i problemi legati alla convivenza umana o li si affrontano sul piano generale, cercando di far convivere tutti, oppure si va verso l’esasperazione dei conflitti.

Nelle varie relazioni presentate, i relatori hanno cercato di evidenziare e sottolineare che le differenze culturali, religiose devono intendersi come possibilità di integrazione e non come identità esclusive ed escludenti. 

Qual è lo stato attuale della normativa in materia di libertà religiosa? 

Ci sono ancora determinate limitazioni per le confessioni religiose diverse da quella cattolica, che sono “ammesse” e, parzialmente, hanno a che fare ancora con le leggi sui “culti ammessi” di oltre 93 anni fa.

Infatti, il primo articolo della Legge 1159 del 1929 è tuttora vigente, diremmo che è una “normativa”, non è stato abrogato e riporta: 

“Sono ammessi nello Stato culti diversi dalla religione cattolica apostolica e romana, purché non professino principi e non seguano riti contrari all’ordine pubblico o al buono costume. L’esercizio, anche pubblico di tali culti è libero”.

Tutto questo si riverbera, poi di fatto, a livello locale dove la libertà religiosa viene declinata in una spinta tra l’aspetto costituzionale o comunque regolato da una legge e un aspetto delegato alla discrezionalità delle amministrazioni, non regolato da principi generali.

Questo rende l’Italia, tra i nove Paesi europei che hanno un sistema costituzionale democratico analogo a quello italiano concordatario, l’unico Paese in cui una legge sulla libertà religiosa non è stata approvata. Appunto: “La legge che non c’è”.

Tentativi falliti

Per capire meglio come è vissuta la libertà religiosa in Italia, possiamo usare come illustrazione una casa:

  • al piano terra c’è il regime concordatario e gerarchico (quello stipulato con la sola chiesa cattolica);
  • al primo piano ci sono le confessioni che hanno già stipulato con lo Stato le Intese tradotte in legge;
  • al secondo piano troviamo quelle con le intese già stipulate, ma non ancora tradotte in legge;
  • al terzo piano ci sono poi quelle che hanno ottenuto un riconoscimento giuridico come il nostro Ente Morale: questo è quindi “il piano” dove si collocano le nostre Assemblee, riconosciute giuridicamente per le sole competenze amministrative e legali come “Opera delle Chiese Cristiane dei Fratelli”; ricordo che l’ecclesiologia delle Assemblee non consente di avere un’ Intesa per ciò che essa implica (vedi articolo su IL CRISTIANO n. 4/aprile 2016 dal titolo “Le Intese? Perché no”);
  • al quarto piano vi sono infine gli enti non riconosciuti giuridicamente (associazioni religiose).

Malgrado i tentativi fatti dal 1990 ad oggi con la presentazione di ben diciassette proposte di legge in materia, un disegno di legge e tre disegni di legge di natura governativa (Andreotti, Prodi e Berlusconi), dopo quasi trentatre anni, con una media di una proposta di legge depositata in parlamento quasi ogni due anni, nessuna di esse è stata mai discussa in parlamento per giungere alla sua approvazione. Vi sono stati solo timidi approcci per qualcuna di esse in Commissione Affari Costituzionali.

Le ultime in ordine di tempo sono state presentate nella scorsa legislatura dalla Fondazione Astrid, i cui lavori sono stati coordinati dal prof. Roberto Zaccaria e la cui proposta è stata presentata il 6 aprile 2017. Il prof. Zaccaria ha rivolto un vivo appello ai politici presenti affinché si riprenda il percorso di una nuova legge di iniziativa legislativa da portare in Parlamento in questa legislatura.

La seconda proposta riguarda un disegno di legge preparato dai deputati Luigi Laquaniti e Gessica Rostellato ealtri, dal titolo “Norme in materia di libertà religiosa e abrogazione della legislazione sui culti ammessi”, agli atti della Camera dal 20 settembre 2017. 

È necessario, perciò quanto prima mettere mano a una legge organica nazionale che porti alla definitiva abrogazione delle leggi sui culti ammessi, per quelle parti in cui la Corte Costituzionale non è ancora intervenuta per abrogarle con proprie sentenze, ma anche per superare le leggi regionali che, con il pretesto di regolamentare le norme del governo del territorio, sono entrate a gamba tesa nella questione relativa all’apertura dei locali di culto. 

Per le leggi sui culti ammessi e leggi regionali, formalmente la Consulta è entrata nel merito con varie sentenze che hanno abrogato alcuni articoli delle leggi del T.U. di P.S. del 1929-1930 e parzialmente abrogato alcuni articoli della legge regionale della Lombardia. 

Ma altri articoli rimangono tuttora vigenti e sono piuttosto limitativi delle prerogative in materia di piena libertà religiosa.

Una legge non più rinviabile!

Come dicevo, di particolare interesse è stata la giornata del 18 febbraio con il Convegno tenuto nella sala della Biblioteca Centrale Giuridica della Corte di Cassazione, dedicata al tema della “Legge che non c’è” e che stiamo aspettando da settantacinque anni.

Il pluralismo religioso in Italia è rigoglioso, ma ha avuto un’accelerazione indotta dalle immigrazioni degli ultimi trent’anni. Così si sono aperte le porte della Cassazione per ospitare un Convegno con l’obiettivo di proporre una seria riflessione su un tema fondamentale e sempre più attuale relativo alla libertà religiosa e, appunto, a “La legge che non c’è”! E il fatto che sia stata la Cassazione a ospitare il Convegno gli ha conferito certamente un’autorevolezza.

L’istituto delle Intese era stato concepito all’inizio per il “recinto” di Protestanti ed Ebrei. Già nel 1984, al momento della firma del nuovo Concordato con la chiesa cattolica e della prima Intesa con la chiesa valdese, nel suo intervento alle Camere l’allora presidente Craxi disse che si sarebbe dovuto procedere all’approvazione di una legge sulla libertà religiosa, che avrebbe appunto riguardato tutte le confessioni o fedi o singoli non coperti da questi due strumenti, superando la legislazione sui culti ammessi emanati dal regime fascista nel 1929-1930. Questa legislazione, come ho già detto, è stata erosa man mano negli anni da varie sentenze della Corte Costituzionale, ma purtroppo ancora sopravvive. 

L’ex-onorevole Valdo Spini, nel suo intervento ha testualmente affermato che “è un po’ una vergogna per la Repubblica Italiana essere ancora governata dalle leggi sui culti ammessi… e che sia qualcosa che evidentemente dobbiamo rimediare al più presto… L’auspicio è che dopo questo Convegno le cose cambino, anche perché oggi disponiamo di un lavoro compiuto da importanti giuristi che hanno seguito il positivo metodo di costruire un testo in contatto con le comunità religiose. Raccomandiamo che questo testo venga presentato in Parlamento e che su di esso si sviluppi un dibattito e che si arrivi all’approvazione di un testo coerente con la Costituzione e che, in altre parole, l’argomento non venga fatto cadere… Rinviando il problema, lo rendiamo più compresso, più difficile nella sua la soluzione e più difficile nella sua capacità di trovare consensi. L’opinione pubblica nel suo complesso è scarsamente informata sulla necessità di procedere all’approvazione di una legge quadro organica in materia di libertà religiosa. Nessun talk show ne parla, anche perché legato al tema dell’immigrazione che non è un tema transeunte, ma strutturale. Il riflesso della «legge che non c’è» è il vuoto. Come tutti i vuoti, essi vanno riempiti. E come vengono riempiti attualmente? Con la discrezionalità amministrativa”.

Conclusione

Il periodo in cui viviamo vede le confessioni religiose vivere in un certo senso sotto attacco, in cui il bilanciamento tra diritto di libertà religiosa e altri diritti, viene spesso vissuto con una certa difficoltà.

Ci sarà stato pure un motivo che spinse i Costituenti a dedicare in qualche modo gli articoli 2 e 3, 7 e 8, 19 e 20 al tema della libertà religiosa. E tale libertà è in qualche modo la più citata nella Costituzione.

In chiusura dei lavori, hanno preso poi la parola il costituzionalista Zaccaria e l’ex-presidente del Consiglio e della Corte Costituzionale Giuliano Amato.

Infine, tutti e tre (Spini, Zaccaria e Amato) hanno invitato pubblicamente i politici presenti a presentare loro in questa legislatura un disegno di legge, in quanto la questione è ormai strutturale, legata anche all’immigrazione.

Mi è parso di capire che questo forte appello, anche sostenuto dal direttore di “Confronti” e curatore del programma “Protestantesimo” Claudio Paravati, dal presidente della “Fondazione Basso” Franco Ippolito e da altri illustri professori che hanno relazionato sull’urgenza di questa nuova legge, sia stato accolto.

I quattro senatori presenti, Lucio Malan, Giuseppe De Cristofaro, Cecilia D’Elia, infatti, hanno colto l’invito e le preoccupazioni, assumendo l’impegno a promuovere a livello parlamentare delle iniziative, partendo dal testo della proposta di legge presentato dalla fondazione Astrid nella scorsa legislatura e curata dal prof. Zaccaria.

Non ci resta che pregare per le autorità affinché si possa attuare questo buon proposito.