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Dio volendo, anche in questo 2024 siamo attesi da 52 domeniche. Come vivremo queste giornate che, per la gran parte di noi, saranno di riposo? Normalmente noi ci riposiamo quando siamo stanchi o – come spesso ripetiamo autolamentandoci – “quando non ce la facciamo più!”. Quindi consideriamo il riposo come effetto della stanchezza e del bisogno di “tirare i remi in barca”. 

Certamente fra i motivi per i quali Dio ci ordina il riposo (Es 20:8) c’è anche la sua premura e la sua preoccupazione per la nostra salute. Ma n primo luogo egli desidera che dedichiamo a lui un giorno della settimana, sapendo che la cura interiore di noi stessi e delle nostre relazioni è direttamente dipendente dalla cura che riserviamo alla comunione con lui. Non dobbiamo quindi ricordarci del giorno del riposo perché siamo stanchi, ma perché abbiamo bisogno di vivere un tempo quotidiano totalmente diverso dagli altri, per ricaricare noi stessi, la nostra relazione con Dio e, di riflesso, la nostra relazione con gli altri.

Il giorno del riposo acquista il suo valore e il suo significato veri a due condizioni: che sia “santificato”, quindi separato e del tutto diverso dagli altri giorni, e che sia “consacrato al Signore”, cioè che siano compiute scelte di vita che aiutino a consolidare la nostra relazione personale con Dio. Ovviamente il giorno del riposo non è l’unico in cui santificazione e consacrazione debbano essere vissute, ma costituisce un momento speciale in cui viverle in modo più profondo e intenso. Il Signore non desidera certo dei “santificati e consacrati della domenica”, ma richiede per quel giorno un uso speciale e particolare del tempo.

È evidente infatti che il processo di crescente santificazione e l’impegno di consacrazione al Signore debbano essere vissuti ogni giorno, pur immersi nelle quotidiane attività della vita e nel proprio lavoro. La separazione dal peccato (santificazione) e il dono della nostra vita a Dio (consacrazione) devono accompagnarci sempre. Queste due realtà del cammino cristiano devono trovare nel giorno del riposo una sorta di loro esaltazione.  Il richiamo alla santificazione è tanto più importante, considerando che proprio nei momenti di riposo e di inattività è più facile essere tentati. Questo ha valore soprattutto per noi oggi, vivendo in una società che offre nel giorno del riposo attività e impegni non sempre in sintonia con la volontà di Dio per la nostra vita.

Il richiamo alla consacrazione ci incoraggia a dedicare il giorno del riposo a impegni che esprimano il nostro desiderio di dedicare a Dio il nostro tempo e la nostra vita. Quali sono questi impegni?

Al tempo di Gesù, nel giorno del riposo il popolo si riuniva nelle sinagoghe per pregare, cantare i salmi e soprattutto per leggere le Scritture. Fra tutti spicca il riferimento nel racconto della visita di Gesù a Nazaret: “Gesù si recò a Nazaret, dov’era stato allevato e com’era solito entrò in giorno di sabato nella sinagoga. Alzatosi per leggere gli fu dato il libro del profeta Isaia” (Lu 4:16-17).

Anche negli eventi raccontati nel libro degli Atti troviamo riferimenti precisi su come i Giudei vivessero il giorno del riposo pur trovandosi nella diaspora: in quel giorno si riunivano per “udire la parola di Dio” come ad Antiochia di Pisidia (Atti 13:44) e per pregare come a Filippi (Atti 16:13). 

Il riposo di cui abbiamo bisogno è di due specie: il riposo fisico del corpo e il riposo spirituale dell’anima e dello spirito. Mentre il riposo del corpo si vive nell’inattività, il riposo dell’anima e dello spirito, al contrario, si vive nel servizio. Non fare nulla produce il riposo fisico; essere spiritualmente attivi produce il riposo interiore.

La chiesa primitiva si riuniva il primo giorno della settimana per rompere il pane: questo momento era dedicato anche alla preghiera, alla lode, alla lettura e all’ascolto della Parola di Dio, il tutto vissuto nella comunione fraterna. Chi si priva di questi momenti di incontro e di comunione, non conoscerà il vero riposo.