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“Che meraviglia!”. Quante volte ci è capitato di sentire questa esclamazione oppure di pronunciarla noi stessi davanti a un panorama particolarmente attraente oppure davanti a un’opera d’arte o, ancora, davanti a un neonato! Normalmente la parola “meraviglia” la usiamo per descrivere realtà belle e piacevoli. Ma a destare stupore possono essere anche realtà inattese, che ci sorprendono e che spesso sono negative. Pensiamo, ad esempio, a quando si sentono pronunciare frasi del tipo: “Mi meraviglio che tu non l’abbia ancora capito!”. 

In questo periodo dell’anno sono tante le realtà che mi meravigliano negativamente: dalla tendenza a credere che basti l’anno nuovo a farci vivere una vita nuova per finire alle fantasiose previsioni di indovini, irresponsabilmente e colpevolmente accreditati da riviste e canali televisivi, ma soprattutto “incoraggiati” dalla creduloneria popolare.

Il passaggio da una vita peggiore a una migliore non può certo essere provocato dal cambiamento dell’anno e le tante previsioni di sedicenti indovini hanno due sole parole per essere valutate: menzogna e inganno. Ma la responsabilità non è solo dei bugiardi ingannatori; infatti è altrettanto responsabile chi si lascia ingannare accogliendo le menzogne come possibili verità.

Ci sono tante altre realtà a meravigliarmi. Quando penso alla semplicità del messaggio dell’Evangelo e alla straordinaria offerta divina della vita eterna in Cristo Gesù, mi meraviglio e mi chiedo: “Ma com’è possibile complicarsi la vita (e l’eternità!) con percorsi religiosi insicuri e difficoltosi? Com’è possibile rifiutare il Dono dell’Autore perfetto della nostra salvezza, pretendendo di diventare coautori con le nostre pratiche religiose che «non hanno alcun valore» (Cl 2:23)? Com’è possibile affidare la nostra vita a personaggi morti da un pezzo (Maria e i cosiddetti “santi”) quando possiamo affidarla al Risorto, al Vivente? Com’è possibile non essere soddifatti di quello che ci offre Gesù e andare a cercare altrove?”. Ricordiamo le parole di Pietro, rivolte a Gesù a nome degli altri discepoli: “Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6:69). 

Mi è capitato spesso, in occasione di predicazioni dell’Evangelo o di conversazioni personali, di meravigliarmi nel trovarmi davanti all’indifferenza, ma soprattutto davanti a scelte alternative. Perché le persone scelgono di seguire i vari Budda, Maometto, padre Pio e non scelgono Cristo?

Mettendo a confronto questi personaggi e le loro parole con il personaggio Gesù e la SUA Parola, il perché diventa davvero devastante e senza una risposta logica. Come non meravigliarsi? Come non stupirsi? È il comportamento degli uomini in generale, anche il mio quando non ho Cristo come unico punto di riferimento, a non avere una logica, se non quella costituita da una natura peccatrice tendente ad amare la menzogna più della Verità.

Immerso in queste riflessioni, ho ricordato il breve commento dell’evangelista Marco a conclusione del racconto della visita di Gesù a Nazaret: “E si meravigliava della loro incredulità” (Mr 6:6a). A porsi le mie stesse domande in questo caso era Gesù stesso. Nel suo meravigliarsi ho trovato una condivisione con il mio meravigliarmi. Gli abitanti di Nazaret lo avevano visto crescere, avevano visto la sua sottomissione ai genitori, avevano certamente saputo dei suoi dialoghi con i dottori della legge che si erano stupiti (meravigliati!!) “del suo senno e delle sue risposte” (Lu 2:47), era giunta fino a loro l’eco dei miracoli compiuti, calmando la tempesta sul lago (Mr 4:35-41) e risuscitando poi la figlia di Iairo (Mr 5.21 e segg). Eppure erano increduli: come non meravigliarsi? Ma questo non lo fermò. Leggiamo infatti che subito dopo “andava attorno per i villaggi circostanti, insegnando” (Mr 6:6b). Condividiamo con Gesù non solo la meraviglia, ma soprattutto il non lasciarci fermare dai nostri perché!