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Sto pensando alle non poche persone che hanno iniziato il nuovo anno conoscendo le difficoltà e le angosce provocate dalla perdita del lavoro, dalla preoccupazione per un bilancio familiare sempre più ridotto all’osso, dall’incertezza per il futuro proprio e dei propri figli, da una malattia fisica, da una grave perdita… Ma anche chi è riuscito a brindare con apparente allegria al nuovo anno non può non essere perlomeno perplesso davanti ad una situazione economica mondiale sempre più degenerata, davanti ai venti di guerra che spirano sempre più violenti dal mondo cosiddetto “islamico”, davanti alle sempre più frequenti esplosioni di violenza all’interno delle famiglie, davanti alle dilaganti ruberie di chi ha responsabilità di “governo”… Come possiamo proseguire il nostro cammino come “cristiani” in una situazione così oscura e minacciosa? È facile esprimere le certezze della propria fede quando tutto va bene, ma sappiamo (1P 1:6-7) che la realtà della fede si misura soprattutto quando è messa alla prova.

Qualche tempo fa mi è stata di grande incoraggiamento la lettura di uno scritto, casualmente ritrovato dentro un vecchio libro. È una lettera, scritta il 15 giugno 1944, da una donna, Emmelina Peruggia Angeleri, che, dopo aver conosciuto la persecuzione clericale nei vari luoghi dove aveva vissuto con il marito Daniele la scelta di servire il Signore a pieno tempo (Corleto Perticara, San Severo, Paglieta), era approdata ad Arezzo. La lettera è stata scritta però da un piccolo villaggio (La Chiassa) dove era “sfollata” insieme al marito e ai quattro giovani figli per sfuggire alle bombe che piovevano notte e giorno sulla città. Vi è un solo testo biblico citato, ma le altre parole rivelano la fede di una donna che ha interiorizzato e fatto proprie le certezze e le promesse divine e che, per questo, anche in momenti difficili, non ha perso la bussola. Eccone uno stralcio:

 

“Sono giorni di così grande difficoltà e angosce per la povera umanità che mi sento perplessa vorrei vivere sempre in preghiera per attingere nuove forze e poter proseguire così il pellegrinaggio attraverso questo arido deserto. «Poiché egli mi nasconderà nel giorno dell’avversità, mi occulterà nel luogo più segreto del suo padiglione, mi leverà in alto sopra una roccia» (Salmo 27). Beata sicurezza! Con Gesù il cristiano vede chiaro; sa dove va, non perde di vista né il termine della sua corsa né il punto dove ogni giorno deve posare il piede. La forza di Dio lo riveste.

Quale nemico potrebbe star ritto dinanzi a lui? Che avrebbe a temere, poiché mentre una perfetta luce illumina la sua vita, sa che il braccio del Signore lo proteggeVi è un posto segreto e nascosto, il cuore del Dio di pace. In questo rifugio sicuro, vicinissimo al suo Salvatore che lo ama, il fedele rimane tranquillo, come s’eleva immutabile, al di sopra dei flutti, la fermezza serena della roccia”.

 

Pensando al nuovo anno, al cammino che il Signore ci riserva e che ancora non conosciamo e vedendo le difficoltà in cui si dibatte questa “povera umanità” intorno a noi, ricordiamo il valore della preghiera per noi e per gli altri, perché è dall’intima comunione personale con il nostro Padre che possiamo “attingere nuove forze” per proseguire la corsa, rivestiti della sua “forza” e protetti dal suo “braccio”. Inoltre, viviamo ogni giorno la riconoscenza di camminare “con Gesù”. Con lui possiamo vedere chiaro e possiamo dire con serena certezza IO SO!”: io so dove vado… io so dove finirà la mia corsa… io so che il mio piede non è più immerso nel pantano fangoso, ma è posato su un terreno solido che la sua Parola mi mostra passo dopo passo… io so che, anche in mezzo ai flutti, potrò essere “tranquillo”.