“Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe”. – Matteo 6:14-15
Un punto debole per molti
Il pensiero che sta alla base di questi due versi del Vangelo è il perdono. Il perdono è un concetto teologico e pratico della dottrina cristiana fra i più importanti.
Il perdono è un aspetto caratteristico del vero cristianesimo biblico ed è fra gli argomenti che rendono speciale la via e il credo tracciati dal Signore Gesù Cristo. I versi in questione sono contenuti nel discorso più famoso di Gesù, “Il Sermone sul Monte”.
John Stott – uno dei predicatori più influenti del 20° secolo – ha così definito questo discorso: “Il Sermone sul Monte ha un fascino unico. Sembra presentare la quintessenza dell’insegnamento di Gesù: rende attraente la bontà, ci fa vergognare del nostro comportamento ignobile, evoca sogni di un mondo migliore”.
Tale definizione si adatta bene con le parole specifiche dei nostri due versetti. Se osserviamo onestamente ciò che il Signore ha detto non possiamo non provare una santa attrazione per le verità espresse e ogni più totale ripugnanza verso ciò che potrebbe rovinare la piena comprensione di queste verità bibliche.
Per dirla con le parole di John Stott: questo pensiero “… evoca sogni di un mondo migliore”.
Tutto questo è vero e bello, ma l’esercizio pratico del perdono rimane per molti credenti solo un sogno. Dio ci ha salvati e lo ringraziamo per questo, conosciamo la Parola e la insegniamo agli altri, ma quando viviamo i conflitti tra i fratelli, quando ci viene fatto un torto e ci sentiamo offesi, non riusciamo a perdonare. Perché succede questo?
La Chiesa di Gesù Cristo è l’assemblea dei salvati. È l’insieme dei peccatori perdonati. Le due priorità di Davide anticipano profeticamente le priorità di un credente che vive la Chiesa nel modo giusto: “Ho detto al Signore: «Tu sei il mio Signore; non ho bene alcuno all’infuori di te». Quanto ai santi che sono sulla terra, essi sono la gente onorata in cui ripongo tutto il mio affetto” (Sl 16:2-3). Conosciamo bene queste parole, le amiamo, ma quanta fatica facciamo a vivere l’amore fraterno quando subiamo qualche offesa! Il tema del perdono è un punto debole per molti credenti.
Pregare e perdonare
Perché tanti cristiani, nati di nuovo, figli di Dio che hanno ricevuto il dono della vita eterna non riescono a perdonare i propri fratelli?
Il modo più sbagliato per rispondere a questa domanda è quello di partire dalle nostre esperienze personali, da ciò che abbiamo vissuto, ed è ciò che solitamente facciamo.
Spesso ci esprimiamo in questi termini: “Non accetto quel fratello perché me ne ha fatte tante!… Non ho più stima di quella sorella perché ho capito chi è realmente!… Tu non la conosci!”.
Il modo corretto di affrontare la verità biblica che riguarda il perdono è quello di andare alla Scrittura.
I nostri due versi si trovano in coda alla “preghiera modello” insegnata da Gesù. Questa preghiera comprende quattro aspetti basilari:
1. La gloria di Dio e la ricerca della sua volontà (vv. 9-10).
2. I nostri bisogni primari (v. 11).
3. L’esercizio del perdono (v. 12).
4. La liberazione dal male e dal Maligno (v. 13).
L’esercizio del perdono viene presentato dal Signore in modo singolare: “…rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori” (v. 12). Per il Signore il perdono fraterno dovrebbe avvenire in modo del tutto naturale.
Nella mente del Signore noi dovremmo domandare il perdono a Dio così come lo concediamo ai nostri fratelli. Il perdono è figlio della preghiera. Il perdono non è solo qualcosa che riguarda gli uomini, ma va preparato in preghiera davanti a Dio. Perdoneremo se pregheremo. Non vedrai mai di buon occhio il fratello che ti avrà fatto un torto se non avrai prima contemplato il volto di Dio.
Ma non è tutto. Per Gesù l’esercizio del perdono fraterno era un concetto che doveva essere compreso bene. Dopo la “preghiera modello” segue una nota esplicativa che riprende e approfondisce ciò che il Signore aveva detto in precedenza: “Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe”.
Il perdono ha dunque inizio con la preghiera.
Dovere o ricchezza?
In molti colloqui pastorali mi sono spesso reso conto che il problema più grande che abbiamo quando siamo chiamati a perdonare consiste nel non aver capito bene il significato del perdono. Quasi sempre il perdono viene visto come un dovere che il cristiano deve compiere. Niente di più! Ma è questo ciò che la Scrittura insegna sul perdono?
“Perdonare” – nel suo significato teologico – assume un valore profondo. Perdonare vuol dire “coprire”, “portare via”, “togliere la colpa”, “lasciare andare”.
Nel perdonare la creatura pentita, Dio compie queste azioni. Egli va oltre i peccati e le colpe umani e lo fa in virtù della grazia. Nell’Antico Testamento ciò avveniva mediante i sacrifici che prefiguravano quello perfetto di Cristo. Il Nuovo Testamento presenta Cristo come sacrificio sufficiente e definitivo per i salvati.
Ma è la poesia – più che la teologia – a farci toccare quasi con mano ciò che Dio aveva in mente quando parlava di perdono. Il linguaggio poetico interpreta bene quello teologico, per esempio nel Salmo 103:12, “Come è lontano l’oriente dall’occidente, così ha egli allontanato da noi le nostre colpe”; oppure in Michea 7:19, “Egli tornerà ad avere pietà di noi, metterà sotto i suoi piedi le nostre colpe e getterà in fondo al mare tutti i nostri peccati”. Questo è l’atteggiamento che dovremmo avere quando qualcuno pecca contro di noi: decidiamo di allontanare i peccati del fratello come l’oriente è lontano dall’occidente e gettiamoli nel fondo del mare.
Se leggiamo il testo di Matteo 6:14-15 con la lente di ingrandimento osserveremo tre semplici passi che ci faranno comprendere la natura e il significato del perdono fraterno.
PRIMO: perdonare è la chiamata di Dio per noi: “… se voi perdonate…”.
In questa breve frase vediamo concretizzarsi il perfetto amore di Dio nelle deboli ed imperfette relazioni umane. L’amore di Dio raggiunge i fratelli e le sorelle per mezzo del perdono che concediamo. La cosa naturale che dovrebbe avvenire nei rapporti tra fratelli è la capacità di perdonare quando ciò si rende necessario.
SECONDO: perdonare è molto più che un semplice dovere: “Se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi”.
Il perdono è un dovere cristiano, ma è soprattutto una ricchezza. La successione dei fatti qui enunciati tiene conto dei seguenti tre aspetti prioritari:
1. Dio ha perdonato giuridicamente il nostro peccato.
2. Noi perdoniamo le colpe dei fratelli.
3. Dio ci concede il perdono paterno ogni giorno.
La ricchezza del perdono consiste nel fatto che Dio perdona per primo, anche se non lo meritiamo.
Quando concedi il perdono al fratello che ha peccato contro di te non stai compiendo solo un dovere cristiano che ti è stato comandato. Tu stesso ricevi qualcosa di prezioso. Dio sta arricchendo la tua vita perdonandoti.
TERZO: non perdonare è una grave perdita spirituale: “…ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe”.
Se perdonare è una ricchezza, non perdonare è una perdita. La ricchezza del perdono che Dio ci accorda dipenderà dal perdono che noi concederemo ai nostri simili. Se tu non perdoni il fratello, neppure il Padre perdonerà te.
Dio perdona… io pure!
Molte relazioni fraterne finiscono tristemente con una frase divenuta ormai proverbiale che suona più o meno così: “Dio perdona… io no!”. Non necessariamente pronunciamo queste parole, ma non possiamo negare il fatto che il più delle volte è proprio questo il sentimento nascosto che caratterizza la maggior parte dei conflitti fraterni: “Ho fatto tutto ciò che potevo… ora basta!… Non ce la faccio più!… Non lo sopporto più!… Sono stanco!”.
Ok, mettiamola in questi termini: questo è il punto in cui spesso ci troviamo quando siamo esasperati dal comportamento di alcuni credenti, soprattutto di quelli meno amabili. Ma che cosa succede quando non perdoniamo i fratelli? Il triste elenco di pensieri e atteggiamenti che segue è drammaticamente vero.
Quando decidi di non perdonare qualcuno, hai deciso in cuor tuo di disobbedire a Dio, anche se non te ne rendi conto. Ti stai opponendo a lui. La tua coscienza è appesantita, paralizzata. Il tuo viso diventa insolitamente buio. Perdi la serenità, la gioia, la pace… il sonno. Non riesci ad amare. Sei spiritualmente tiepido. Potresti persino soffrire di disturbi fisici e psicosomatici. Non provi più piacere in Dio e nella Parola. Non ti va di servire il Signore. La conversione a Dio di altre anime ti lascia inspiegabilmente indifferente. Diventi apatico, maldicente, il tuo cuore è pieno di amarezza. Fai del male al prossimo e alla Chiesa. Rovini la testimonianza. Non hai più voglia di vivere. La tua esistenza non è diversa da quella di una persona del mondo.
Wayne Grudem, commentando argutamente 1Pietro 4:8 in cui si afferma: “Soprattutto abbiate amore intenso gli uni gli altri, perché l’amore copre una gran quantità di peccati” – ha illustrato bene ciò che succede in molte relazioni fraterne mancate o rovinate:
“Dove in una comunità di cristiani abbonda l’amore, molte piccole o grandi offese vengono subito ignorate e dimenticate. Ma dove manca questo sentimento, ogni parola è fonte di sospetto, ogni azione è passibile di fraintendimento e i conflitti abbondano, per la gioia perversa di Satana”.
L’amore vissuto nella preghiera è il segreto per arrivare a perdonare i fratelli, persino i non amabili. Se preghi, ami. Se ami e preghi allora perdonerai. “Dio perdona… io no!”, si ascolta frequentemente.
Ma tu dovresti dire: “Dio perdona… io pure!”.
Stai perdonando?
Molti credenti hanno gettato la spugna. Non frequentano più gli incontri di Chiesa o vanno avanti alla meno peggio: con passività, oppure criticando tutto ciò che fanno gli altri. Non pochi cristiani hanno deciso di vivere sugli “spalti”, incuranti di quel che succede “nell’arena”. Uno degli aspetti che più mi rattristano è quello di aver conosciuto dei figli di Dio – intelligenti, capaci e con notevoli doni spirituali – che hanno scelto di vivere ai margini perché non hanno saputo perdonare i fratelli. Qualcuno ha detto: “La Chiesa non può sopravvivere senza perdono”. Molti doni spirituali mancano all’appello fra le “truppe” del Signore perché sono stati mancanti in uno dei compiti primari che il divino “Capitano” aveva affidato loro nel Vangelo:
“…rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori… Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre perdonerà le vostre colpe”. Non servono degli studi teologici approfonditi per afferrare la verità biblica del perdono. Ciò che occorre è vivere il Vangelo così come il Maestro lo ha presentato.
Egli ti ha perdonato e ti perdona, ma tu stai perdonando?