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La sua natura

 

Nel paragrafo precedente abbiamo accennato al fatto che la Scrittura, per lo più nell’Antico Testamento, conferisce spesso all’Angelo dell’Eterno alcune delle caratteristiche proprie di Dio, fino talvolta a confondere ontologicamente le due Entità .

In Genesi 16, per esempio, l’Angelo del Signore va incontro ad Agar (v. 7) e più volte le parla (v. 8-12), ma poi Agar stessa (v. 13) “diede al Signore, che le aveva parlato, il nome di Atta-El-Roi”.

Ciò conferma che l’Angelo del Signore, sin dagli albori della rivelazione biblica, è stato identificato con il Signore stesso.

 

Nell’episodio del sacrificio di Isacco, poi, può essere sottolineato che quel luogo fu chiamato “Iavè-Irè”, cioè: “Il Signore provvede”, malgrado fosse stato l’Angelo del Signore a parlare (Ge 22:11-14), e possiamo anche evidenziare che fu Dio stesso a ordinare ad Abramo di sacrificare il suo unigenito (v. 2) ma che poi fu l’Angelo del Signore, nel chiamare Abramo per impedirgli di effettuare il sacrificio, a dire (v. 12): “Ora so che tu temi Dio, perché non mi hai rifiutato tuo figlio”.

Abramo aveva ubbidito ad un comandamento di Dio, eppure fu l’Angelo del Signore ad affermare che il patriarca non gli aveva rifiutato il proprio unigenito.

Davvero, allora, c’è piena interscambiabilità fra queste due persone.

Qualche decennio più tardi, nel momento in cui l’Angelo dell’Eterno mostrò tutta la cura di Dio per Giacobbe, du proprio l’Angelo a presentarsi al patriarca come “il Dio di Betel” (Ge 31:12-13). Egli faceva riferimento all’episodio di Genesi 28, quando fu il Signore in persona a rivelarsi in sogno a Giacobbe e, al di sopra della famosa scala fra terra e cielo, Dio fece grandiose promesse ad Israele (vv. 13-15).

Giacobbe fu ben cosciente che era il Signore che gli aveva parlato (v. 16) e chiamò quel luogo “Bet-El” ovvero: “Casa di Dio” (v. 19). Nella sua mente dovette essere chiara, quindi, l’associazione fra il Dio Onnipotente ed il suo Angelo, quando quest’ultimo gli si presentò come il Dio di Betel (Ge 31:12).

 

Anche altri episodi narrati nel resto del Pentateuco sono istruttivi in merito alla natura dell’Angelo del Signore.

All’interno del famoso brano del pruno ardente (Es 3), nel v. 2 è “l’Angelo del Signore” che appare a Mosè, ma ai vv. 4 e 5 è “Dio” che lo chiama e gli parla mentre poi, nel v. 7, è “il Signore” a dialogare ancora con lui.

Non c’è soluzione di continuità: evidentemente l’Angelo del Signore è Dio stesso, e dal punto di vista terminologico si tratta di meri sinonimi, perché entrambi hanno natura divina.

Più tardi, narrando dei primi spostamenti nel deserto del popolo eletto, notiamo che “l’Angelo di Dio che precedeva il campo d’Israele” (Es 14:19) si identifica con quel “Signore che andava davanti a loro” (13:21). Lo scrittore ispirato non ha difficoltà a parlare alternativamente dell’uno e dell’altro, evidentemente perché si tratta della stessa persona.

 

In Esodo 23:20-22, poi, quando l’Eterno dà istruzioni e promesse in rapporto alla conquista della terra di Canaan, leggiamo: “Io mando un Angelo davanti a te… Ubbidisci alla sua voce… Non ribellarti a lui…Egli non perdonerà le vostre trasgressioni… Il mio nome è in lui… se ubbidisci fedelmente alla sua voce e fai tutto quello che io ti dirò…”

È chiaro che non si tratta di un angelo qualsiasi: il Nome di Dio, cioè la sua autorità e la sua Persona stessa, è in lui e su questa base l’Angelo può perdonare ma anche rifiutare di perdonare (v. 21). La sua voce, inoltre, si confonde con quella di Dio: il popolo d’Israele avrebbe dovuto ubbidire all’Angelo e non ribellarsi a lui esattamente come avrebbe dovuto fare con il Signore!

 

Altri brani dell’Antico Testamento, che vanno dalla conquista della Terra Promessa alle deportazioni in Assiria e in Babilonia, confermano l’assunto secondo cui l’Angelo del Signore è Dio. In Giudici 2, per esempio, è quest’Angelo ad appropriarsi di compiti e di opere appannaggio esclusivo del Signore quando afferma, senza essere mai smentito (v. 1): “Io vi ho fatti salire dall’Egitto e vi ho condotti nel Paese cha avevo giurato di darvi. Avevo anche detto: – Io non romperò mai il Mio patto con voi”.

 

Ma non era forse Dio che aveva liberato il popolo d’Israele dall’Egitto (es. Es 20:2) e che li aveva fatti entrare in Canaan (cfr es. De 11:29)?

Non era sempre l’Eterno che aveva promesso di non rompere mai il patto stipulato da lui stesso con Abramo (es. Ge 17:7)?

Come mai, in questi versetti, l’Angelo del Signore può dire di essere stato l’Autore di ciò che invece il Signore aveva fatto?

C’è una sola risposta a questa domanda: l’Angelo del Signore è, lui stesso, Dio!

 

In alcuni scritti profetici dell’Antico Testamento troviamo ulteriori conferme di quest’assunto. Le straordinarie visioni di Zaccaria, per esempio, sono date al profeta alternativamente dall’Angelo del Signore e dal Signore stesso (1:19, 20). Altrove, sempre nel libro di Zaccaria, quest’Angelo viene menzionato (3:1) e poi parla (v. 4), ma ad un certo punto viene detto piuttosto che “I Signore disse a Satana: «Ti sgridi il Signore!»” (v. 2). In quel contesto però è stato presentato l’Angelo del Signore e non Dio in persona; nel v. 2 è l’Angelo del Signore, citato in tutto il contesto e qui chiamato “Signore”, che si rivolge a Satana e gli dice che il Signore l’avrebbe sgridato.

 

Ulteriore conferma di tale identità di natura divina ci viene fornita dall’alternanza terminologica di Zaccaria 12:8, dove sta scritto, fra l’altro, che “la casa di Davide sarà come Dio, come l’Angelo del Signore davanti a loro”.

Altra identificazione, di carattere terminologico, è quella contenuta in Malachia 3:1, quando l’Eterno promette l’invio del suo messaggero che spianerà la strada del Messia, e subito dopo avverrà che “il Signore che voi cercate, l’Angelo del Patto che voi desiderate, entrerà nel Suo tempio. Ecco, Egli viene”.

 

Un’ulteriore, sicura caratteristica che appartiene esclusivamente a Dio è quella di essere adorato dagli uomini e dagli angeli. Più volte, nella Bibbia, ci viene narrato di creature umane ed angeliche che hanno rifiutato di essere adorate perché hanno riconosciuto di non avere natura divina (es. At 10:25-26; Ap 22:8-9).

Al contrario, il Signore Gesù Cristo non ha mai rialzato nessuno che si fosse prostrato davanti a lui in segno di adorazione, e ha anche resistito alla tentazione di Satana di farlo inginocchiare ai suoi piedi (Mt 4:8-10), facendolo fuggire lontano grazie alla citazione di De 6:13 che dice: “Adora il Signore Dio tuo e solo a Lui rendi il tuo culto…”.

Ebbene, nell’Antico Testamento troviamo degli episodi in cui viene narrato di uomini che si sono prostrati davanti all’Angelo del Signore. Questi non li ha rialzati ma si è piuttosto lasciato adorare! Perché tutto ciò? Come mai l’Angelo del Signore assume lo stesso comportamento del Dio incarnato?

Evidentemente perché sia Gesù che l’Angelo dell’Eterno erano degni allo stesso modo di essere adorati, in quanto manifestazioni visibili aventi la medesima natura del Dio invisibile.

 

Ci riferiamo soprattutto all’episodio del falso profeta Balaam il quale, dopo aver finalmente compreso che la sua asina non era impazzita ma che, piuttosto, era l’Eterno stesso che gli sbarrava la strada (Nu 22:31), “vide l’Angelo del Signore… s’inchinò e si prostrò con la faccia a terra”.

L’Angelo, da parte sua, rivolge subito delle domande a Balaam e gli lascia dei forti avvertimenti (vv. 32-33), ma non impedisce in alcun modo quest’atto di adorazione da parte del profeta, evidentemente perché l’Angelo del Signore è Dio stesso!

 

 

Nomi e compiti

 

Il nome più diffuso, per questa Persona spirituale davvero speciale, è senz’altro “l’Angelo del Signore” (p. es. in Ge 16:7; 22:11; Nu 22:32; Gc 2:1 e 6:11) che altre traduzioni, naturalmente, negli stessi brani rendono con “l’Angelo dell’Eterno” . Più raramente, troviamo anche il nome “l’Angelo di Dio” (p. es. in Ge 21:17 e 31:11) o anche semplicemente “l’Angelo” (p.es. in Os 12:5 e Za 4:1) oppure anche “il mio Angelo” (p.es. in Es 23:23 e 32:34).

 

Fra i principali compiti, dati da Dio all’Angelo del Signore, troviamo quelli di incoraggiare gli uomini che ne abbiano particolarmente bisogno, come per esempio successe a Gedeone, che era profondamente depresso per la situazione in cui versava il popolo d’Israele ma fu poi toccato nel cuore dalle parole dell’Angelo (Gc 6:12,23). Anche Elia fu incoraggiato in modo sovrannaturale dall’Angelo del Signore, che gli disse di non temere il re Acazia (2Re 1:15).

 

Analogo compito è quello di consolare uomini e donne, specie se timorati di Dio: fra i vari episodi biblici ricordiamo le due occasioni, più volte menzionate, nelle quali l’Angelo di Dio consolò Agar (Ge 16:8-12; 21:17-20).

 

Anche la funzione di protezione è annoverata fra quelle delegate da Dio al suo Angelo. In questo senso possiamo citare, ad esempio, la protezione accordata al popolo eletto appena uscito dall’Egitto (vedi Es. 14:19). Di questa funzione, per altro, risultano ben coscienti sia il salmista Davide (es. Sl 34:7) sia il profeta Daniele (vedi Da 3:28).

 

Un ulteriore compito dell’Angelo del Signore è quello di essere uno strumento del giudizio divino. Abbiamo due casi biblici: il censimento di Davide, che causò la peste portata dall’Angelo (2Sa 24:16), e la straordinaria vittoria d’Israele sull’esercito assiro ai tempi di Ezechia, allorché l’Angelo uscì ed uccise 175.000 uomini nemici (2Re 19:36-37).

 

 

Capacità e poteri

 

Nella Parola di Dio, inoltre, riscontriamo diversi brani nei quali emergono particolari capacità e poteri attribuiti all’Angelo del Signore.

Che egli parli, ad esempio, non fa quasi notizia dal momento che succede praticamente ogni volta che egli appare. È, invece, degno di nota che l’Angelo parli con un’autorità davvero speciale.

 

L’Angelo del Signore, infatti, in varie occasioni impartisce ordini che solo Dio stesso potrebbe impartire. Solo per fare qualche esempio, egli comandò ad Agar di tornare dalla padrona che l’aveva scacciata e di umiliarsi davanti a lei (Ge 16:9), e poi le ordinò di alzarsi, all’inizio del loro secondo incontro (Ge 21:18).

Anche con Gedeone, l’Angelo del Signore impartì ordini ben precisi, oltre ad incoraggiarlo (Gc 6:12,14), mentre la futura mamma di Sansone seppe dall’Angelo della sua imminente gravidanza e ricevette anche degli ordini specifici su come portare avanti i successivi nove mesi (Gc 13:4).

 

Lo stesso profeta Elia, in almeno due occasioni, fu destinatario di precisi comandi da parte dell’Angelo di Dio (1Re 19:5,7; 2Re 1:15). Qualche secolo più tardi, il profeta Zaccaria fu beneficiario di ordini impartiti dall’Angelo di Dio (Za 3:4 e 6:7). Forse è anche per questi motivi che l’Angelo del Signore viene temuto (cfr Sl 34:7)!

 

L’Angelo, inoltre, richiede una tipica ubbidienza che solo a Dio può essere data e che, dagli uomini, gli viene accordata senza alcuna obiezione.

Chi non ricorda, per esempio, l’ubbidienza di Abramo all’Angelo dell’Eterno che gli ordinò di non stendere più la mano contro Isacco (Ge 22:12)? E, così, anche Giacobbe ubbidì all’ordine dell’Angelo di partire dal paese di Labano per tornare a Canaan (Ge 31:13,17).

 

Oltre a ciò, l’Angelo del Signore fa concessioni davvero straordinarie come quel giorno, quando permise a Balaam di andare dal re Balac, dopo che l’ira di Dio si era accesa, proprio per la testardaggine del profeta, il quale insisteva a volersi recare dal sovrano (Nu 22:22,35). L’Angelo, inoltre, talvolta impedisce che altri facciano qualcosa, come accadde con l’asina di Balaam, alla quale sbarrò più volte la strada (Nu 22:23, 25, 27).

 

Un potere straordinario, tipico del Signore Dio, è quello di fare promesse in relazione al futuro, con beneficiari sia singoli individui sia intere popolazioni.

Esempio lampante sono le promesse fatte ad Agar in Genesi 16:10-12, quando l’Angelo usò addirittura la prima persona singolare:

“Io moltiplicherò grandemente la tua discendenza…Tu sarai incinta e partorirai un figlio al quale porrai nome Ismaele”.

Queste promesse si verificarono puntualmente, a cominciare dalla gravidanza e dalla nascita di un figlio maschio, che Abramo chiamerà proprio Ismaele (v. 15). E tali grandiose promesse furono ripetute nel secondo incontro, quando l’Angelo disse ad Agar, in merito a Ismaele (Ge 21:18): “Io farò di lui una grande nazione”.

 

Altre occasioni di promesse divine tramite il suo Angelo sono quelle rivolte al popolo d’Israele e concernenti la fine della protezione divina per la loro disubbidienza (Gc 2:3) nonché quelle, bellissime, rivolte alla futura mamma di Sansone, inerenti la sua imminente gravidanza e le caratteristiche straordinarie del figlio che sarebbe nato da lei (Gc 13:3,5,13,14).

 

Nella Bibbia, infine, ci viene più volte narrato in merito a come l’Angelo dell’Eterno dimostrò il potere di compiere cose straordinarie, che solo Dio stesso potrebbe compiere.

È tipico l’episodio di Gedeone, allorché l’Angelo (Gc 6:21) “..stese la punta del bastone che aveva in mano e toccò la carne e le focacce azzime; e dalla roccia uscì un fuoco che consumò la carne e le focacce azzime”.

Anche con Manoà, futuro padre di Sansone, l’Angelo si mostrò come facitore di cose straordinarie (Gc 13:20): “…mentre la fiamma saliva dall’altare al cielo, l’Angelo del Signore salì con la fiamma dell’altare”.

 

Secoli più tardi, sia il re pagano Nabucodonosor (Da 3:28) sia il profeta Daniele (Da 6:22) potranno testimoniare di aver visto liberazioni straordinarie da parte dall’Angelo del Signore, sia nella fornace ardente per i tre amici di Daniele, sia nella fossa dei leoni per lo stesso profeta.

Davvero, quest’Angelo assomiglia troppo a Dio per non essere identificato con lui.