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Chi recita in modo tradizionale e sbrigativo queste parole del “Padre nostro” pensa soprattutto e forse unicamente, al pane di cui avrà bisogno per riempirsi lo stomaco. In realtà Gesù, con il suo insegnamento e con il suo presentarsi come “il pane disceso dal cielo” ci esorta ad andare ben oltre lo stomaco, per nutrirci del Pane che, solo, estingue per sempre la fame perché soddisfa  il nostro bisogno di vita eterna.
Non è possibile sviluppare nessuna attività di comunicazione dell’Evangelo e di testimonianza della propria fede personale, senza partire da una relazione viva con gli altri. Infatti il Signore, con il suo esempio, ci chiama a vedere gli altri nei loro bisogni, nella loro situazione e ci chiama, di conseguenza, ad avere compassione con gli altri, cioè a soffrire con loro e ad attivarci per trasmettere loro la Parola della grazia!
Stiamo attraversando un momento in cui guardare al futuro non riempie certo i cuori di ottimismo e di speranza. Da qualunque angolo si osservi la realtà nella quale siamo quotidianamente immersi, c’è davvero poco e niente per cui essere rallegrati o rasserenati.
Un messaggio profetico, lontano nel tempo ma di straordinaria attualità, come del resto tutta la Parola di Dio, risuona come un potente avvertimento nei confronti degli uomini che, facendosi beffe di Dio, si affidano al loro orgoglio ed alla loro presunziione, convinti che niente e nulla potrà colpirli. Ma la giustizia di Dio li raggiungerà comunque anche se dovessero costruirsi un rifugio... fra le stelle!
Gesù ha annunciato più volte che sarebbe tornato sulla terra e che, in occasione di questa sua seconda venuta, i suoi discepoli avrebbero conosciuto la realizzazione della speranza della loro redenzione completa, attraverso la resurrezione o la trasformazione del corpo. L’attesa di questo evento deve caratterizzare il cammino e la testimonianza dei suoi discepoli in un mondo che appare sempre più senza speranza.
Il cammino nella santificazione non è un percorso indicato da Dio per persone speciali, ma per tutti i suoi figli. È attraverso la santificazione che possiamo preparare al meglio la nostra vita nell’eternità, anticipandone i contenuti e i valori. Nel processo individuale di santificazione dobbiamo lasciar intervenire l’opera di Dio, ma non dobbiamo per questo tralasciare quanto viene richiesto a ciascuno di noi personalmente.Introduzione
In alcuni ambienti cattolici, ma anche protestanti, si è voluta celebrare, con convegni, mostre e quant’altro, la ricorrenza del 1700° anniversario del cosiddetto “Editto di Milano” promulgato nel febbraio dell’anno 313 non dal solo Costantino, come normalmente si pensa, ma dalla diarchia allora a capo dell’impero romano (Costantino in Occidente e Licinio in Oriente).

Il Padre nostro

Il modello offertoci da Gesù ci ricorda come sia prioritario in ogni preghiera il riconoscimento dell’assoluta sovranità di Dio, sulla nostra vita come su tutta la realtà. Secondariamente dobbiamo invocare la venuta del Regno di Dio che, pur essendo realtà escatologica, deve costituire il costante riferimento della nostra vita e della nostra testimonianza in modo da lasciar agire Dio in noi per compiere la sua volontà..

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