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L’estate non è solo tempo di vacanza, ma spesso anche tempo di riflessione, soprattutto quando si ha l’opportunità di osservare in modo diretto, il rapporto fra l’opera di Dio ed il comportamento dell’uomo. L’estate ci offre talvolta l’occasione per passeggiare su silenziosi sentieri di montagna che offrono la visione di panorami mozzafiato o per muoversi lungo affascinanti scogliere, dove lo splendore del mare si fonde mirabilmente con incantevoli insenature e inquietanti ammassi di roccia. Straordinarie bellezze di forme, di profumi, di colori, di suoni! Così come straordinarie sono le presenze di vita: dal grande formicaio frutto del lavoro di piccolissimi insetti protagonisti di una “società” incredibilmente organizzata alle vigili marmotte sempre pronte a segnalare pericoli imminenti ed esemplari nella loro fedeltà coniugale di monogame a vita; dalle fragili farfalle dai mille colori alla potente aquila dal volo maestoso; dai fili d’erba e dai piccoli crocus dai colori tenui e delicati ai larici maestosi che protendono le loro cime verso il cielo nella perenne ricerca di luce. L’elenco potrebbe continuare… Ma, quale messaggio gli uomini ricevono da queste bellezze: dalla maestosità delle montagne e delle distese marine, dalla perfezione di grandi e piccole creature viventi? La natura intorno a noi è tutta un messaggio: ci “racconta la gloria di Dio” e ci “annuncia l’opera delle sue mani” (Sl 19:1). Gli uomini purtroppo si ostinano però a non ascoltare questo “racconto” e a rifiutare di prendere in considerazione questo “annuncio”. C’è allora da meravigliarsi se chi dice: “Non c’è Dio!” (Sl 53:1) viene definito “stolto”? E “stolto” qui non sta ad indicare una persona incapace di comprendere, ma (peggio ancora!) una persona che, pur avendone le capacità, non è disposta ad ascoltare e a comprendere e che, di conseguenza, si rende ancor più responsabile del proprio comportamento. “Non c’è più stolto di chi non vuol capire”: questa è la triste condizione di tanti uomini! Ma è evidente che il non voler ascoltare il messaggio della creazione è provocato dalla scelta di escludere Dio e la sua presenza dalla vita del mondo e dalla propria, con conseguenze non solo sul piano intellettuale ma soprattutto su quello morale. L’analisi che portò l’apostolo Paolo, certamente per rivelazione divina, a dichiarare che “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Ro 3:23) inizia, non a caso, dall’esame del rapporto dell’uomo con la creazione (Ro 1:18-23). Il rifiuto dell’uomo di riconoscere “le qualità invisibili” di Dio oltre alla “sua eterna potenza e divinità” che pure “si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo” è la prima dimostrazione della sua condizione di peccato e di ribellione che trova poi la sua drammatica amplificazione nel rifiuto di riconoscere gli altri strumenti della rivelazione divina: la voce della coscienza e la voce della sua Parola, ma soprattutto lo strumento per eccellenza: il Signore Gesù, colui che ci ha fatto vedere il Dio che nessuno può vedere (Gv 1:18). Dio ha messo a disposizione degli uomini gli strumenti necessari per conoscerlo e comprenderlo. Se gli uomini non lo conoscono e non lo comprendono è perché non lo vogliono. Per questo – dichiara Paolo – “essi sono inescusabili” (Ro 1:20).

Ma sono “inescusabili” anche per la mancanza di rispetto e la sciagurataggine con cui utilizzano le ricchezze della creazione. Un esempio vicino: leggevo in questi giorni che nel solo mese di agosto nel parco ligure delle “Cinque Terre” sono state abbandonate 400.000 bottiglie di plastica. Il presidente del parco prevede che “nel giro di cinque anni le Cinque Terre saranno ridotte a un immondezzaio”.

La terra, “piena di ricchezze” (Sl 104:24) va gradualmente trasformandosi in terra piena d’immondezze, a tal punto che non mi pare azzardato ipotizzare che, per alcuni dei futuri giudizi divini rivelati nell’Apocalisse (capp. 8-9), Dio userà proprio la scellerata condotta dell’uomo che raggiungerà così l’apice della sua stoltezza: diventare, per sua scelta, strumento del giudizio su sé stesso!

E noi? Facciamo ben attenzione, dopo aver compreso e conosciuto il Dio Creatore e Salvatore, a non diventare a nostra volta “inescusabili”!