La realtà nella quale viviamo il nostro cammino è dominata dal Nemico. Proprio per avvertire i suoi discepoli, Gesù per ben tre volte si è riferito a Satana definendolo “il principe di questo mondo” (Gv 12:31; 14:30 e 16:11). D’altronde era state chiare le parole della terza tentazione: “Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché essa mi è stata data e la do a chi voglio” (Lu 4:6). Satana riconobbe di non essere diventato “principe di questo mondo”per meriti propri: “potenza e gloria” gli erano stati dati dall’uomo che, sottoponendosi a lui, aveva di fatto abdicato alla signoria che Dio gli aveva dato su tutto il creato. È l’uomo che ha preferito e continua a preferire l’ascolto della parola di Satana piuttosto che della voce di Dio. Come mai però Dio, nonostante che “il principe di questo mondo” sia già stato “cacciato fuori”, sconfitto alla croce (Gv 12:31), gli lascia ancora libertà di operare fra gli uomini e nel creato? È, questo, sicuramente uno dei misteri ai quali non è possibile dare una risposta. Possiamo soltanto guardare con fiducia alle promesse profetiche che ci annunciano la definitiva sconfitta del diavolo (Ap 20:10). Gesù non nasconde la realtà: i suoi discepoli vivono in un mondo il cui re (anzi: “principe”!) non è ancora il loro Re, in un mondo in cui sono esposti al combattimento contro i suoi attacchi, come vi fu esposto lui stesso. Per questo Paolo rivolse ai cristiani di Efeso e ai cristiani di ogni tempo un solenne avvertimento realistico: “Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate stare saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti” (Ef 6:11-12). Oltre alla naturale corruzione dell’uomo, esiste una potenza del male molto più grande, un regno delle tenebre, di cui gli uomini sono schiavi e che è in perenne lotta contro il regno di Dio e contro coloro che, come discepoli di Cristo, ne fanno parte. La carne e il sangue indicano in questo testo, come in altri nella Scrittura (Mt 16:17; 1Co 15:50; Ga 1:16), la natura dell’uomo in cui regna il peccato. Ma Paolo non indica la carne e il sangue come l’avversario con cui dobbiamo combattere; infatti essi sono strumenti di un potere di gran lunga superiore, che opera per raggiungere i suoi fini grazie alla scelta naturale di sottomissione compiuta da ogni uomo. Questo potere è quello di Satana e dei collaboratori del suo regno di tenebre, che governano il mondo. Le parole “le forze spirituali della malvagità che sono nei luoghi celesti” offrono un’idea più ampia del potere del regno del demonio, la cui azione non si limita a nessun luogo particolare della nostra terra, ma si estende ovunque. Dobbiamo essere consapevoli della sua presenza e della sua forza, denunciandole, se necessario, anche contro ogni evidenza umana. Infatti la valutazione degli uomini, se non illuminata dalla luce di Cristo, si esprimerà sempre con un perfetto allineamento alla strategia di Satana. Una città, come Pergamo, davvero splendida a quel tempo e considerata dagli storici contemporanei come un gioiello della civiltà e della cultura greco-romana, come centro della pietà religiosa che attirava centinaia di visitatori e pellegrini ogni anno… proprio questa città, vanto della civiltà dell’uomo, fu definita da Gesù “trono di Satana” (Ap 2:13). Gli aspetti spesso abbaglianti della religione, della civiltà e della cultura umana non devono impedirci di vedere la realtà costituita dall’attiva presenza di Satana, anche in contesti umanamente attraenti.
Come chiamerebbe oggi il Signore certi luoghi della cosiddetta “cristianità”, dove la potenza del suo messaggio di salvezza e della sua Parola sono annullate dalle forme proprie della tradizione degli uomini e dove la gloria che solo a lui è dovuta, viene attribuita ad altri? Cosa direbbe il Signore dei vanti della civiltà dell’uomo moderno, della sua conoscenza, della sua tecnologia? Chi è che muove le fila del mondo se al progresso tecnologico e scientifico corrisponde un sempre più preoccupante regresso spirituale e morale? Soprattutto chiediamoci: il progresso ha allontanato o avvicinato gli uomini a Dio e al messaggio dell’Evangelo?