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Non siamo tornati al medioevo ma gli estremismi fanatici di certi movimenti “religiosi” fanno pensare talvolta ad un ritorno al passato, ad una riproposizione della distinzione fra “fedeli” e “infedeli”. Purtroppo il grido “Morte agli infedeli!” si è di nuovo materializzato nella mannaia di boia sanguinari che, in nome del loro dio, non hanno esitato a dare orrenda morte a tante povere vittime. “Fedeli” e “infedeli” sono termini male usati spesso da chi sta con un dio per distinguersi da chi sta con un altro dio, mascherando dietro il paravento della religione rancore, odio, inimicizia, violenza. Ma sono altrettanto male usati quando vi si fa ricorso per indicare i seguaci di una religione: frasi del tipo “migliaia di fedeli hanno partecipato alla cerimonia religiosa” sono ormai entrate nel linguaggio comune. Ma in realtà “fedele” è aggettivo che si dovrebbe più correttamente usare soltanto per indicare una persona capace di rispettare un patto stipulato o un impegno preso, di rispondere coerentemente alla fiducia di cui gode o di essere costante nell’amore e nei rapporti affettivi. In questo senso viene utilizzato anche nella Parola di Dio, dove si parla di servo fedele, di testimone fedele, di amministratore fedele, di sacerdote fedele, di messaggero fedele, più genericamente: di uomo fedele, di città fedele, di nazione fedele, di cuore fedele… Ma, mentre tutti questi collegamenti dell’aggettivo “fedele” con la realtà degli uomini hanno, esplicitamente o implicitamente, il valore di un auspicio o di un’esortazione, vi è un collegamento (e uno solo!) che ha valore affermativo: quello con la persona di Dio.

Anzi la stessa Parola, mentre ci esorta a riconoscere la nostra difficoltà ad essere “fedeli” in ogni sfera di relazioni (fedeli a Dio, fedeli al proprio coniuge, fedeli agli impegni assunti, fedeli ai fratelli e alle sorelle nella chiesa…) e, di conseguenza, la nostra tendenza ad essere “infedeli”, ci invita a riconoscere e a confessare che Dio è fedele!

Mosè, arrivato con il popolo alle soglie della terra promessa, dopo aver ricordato l’amore di Dio e la liberazione dalla schiavitù d’Egitto come adempimento dell’impegno preso con “i padri”, esortò il popolo: “Riconosci dunque che il Signore, il tuo Dio, è Dio: il Dio fedele, che mantiene il suo patto…” (De 7:9). La fedeltà di Dio era per il popolo garanzia del rispetto del patto, garanzia quindi sia della liberazione dalla schiavitù che della conquista della terra promessa. Così per noi oggi la sua fedeltà è garanzia della nostra perseveranza, della cura e del sostegno di cui abbiamo quotidianamente bisogno. È straordinario scoprire che Dio non soltanto è fedele, ma mette a nostra disposizione, per mezzo del suo Spirito, le risorse di cui abbiamo bisogno per essere a nostra volta fedeli: “Egli vi renderà saldi fino alla fine, perché siate irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. FEDELE è Dio dal quale siete stati chiamati alla comunione del figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro” (1Co 1:8-9). Sempre Paolo ricorda che egli “ha ricevuto la grazia di essere fedele” (1Co 7:25) e che “Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze” (1Co 10:13). Dio non ci dona quindi soltanto la forza per essere fedeli, ma ci protegge anche dal diventare infedeli. Per questo ogni nostra infedeltà è frutto del rifiuto di attingere alla sua grazia, di ricorrere alle sue risorse. La sua fedeltà quindi rende ancora più vergognose ed infamanti le nostre infedeltà.

Si sta per concludere con il 2014 un’altra tappa della nostra vita. Riconoscere la fedeltà di Dio non sarà soltanto un motivo di lode e di ringraziamento, ma sarà un incoraggiamento a proseguire con fiducia il cammino sapendo con certezza che egli “mantiene il patto” e che ci “renderà saldi fino alla fine”. Il Signore è fedele!! E noi saremo disponibili a ricorrere alle risorse della sua grazia per essere fedeli?!?