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COMMEMORAZIONI

La cronaca del mese di novembre inizia ogni anno, in ogni paese e in ogni città, con lunghe code davanti ai cimiteri. Visitando le tombe si intende ricordare le persone care che ci hanno lasciato ed onorare la loro memoria. Ma un pensiero si evita volentieri: quello che riguarda la propria morte ed il proprio destino “al di là”... senza rendersi conto che, senza la presenza di Cristo nella propria vita, si è già morti moralmente e spiritualmente, prima ancora di esserlo anche fisicamente.
Fra le onde sempre più agitate (e confuse!) delle ideologie e delle religioni, si sta muovendo con crescente impatto mediatico la barca di chi auspica una maggiore diffusione e conoscenza della Bibbia. Su questa barca naviga chi da tempo auspica, riconoscendone l'alto valore culturale e storico, un inserimento della Bibbia nei programmi scolastici, alla pari con l'Iliade, l'Odissea e la Divina Commedia.
Quanto dobbiamo donare al Signore? Una parte corrispondente ad un decimo delle nostre entrate, come prescritto dalla legge di Mosè per il popolo di Israele, oppure una parte liberamente scelta da noi in comunione con il Signore? È sicuramente bello quando ci si interroga davanti a Dio, mossi dal desiderio di compiere scelte che lo onorino e che corrispondano a quanto egli desidera da noi.
Il sacerdozio di Gesù che offre sé stesso come vittima a Dio, diventando così unico mediatore-salvatore per l’uomo peccatore, non discende dal sacerdozio levitico dell’Antico Patto (Gesù apparteneva alla tribù di Giuda non a quella di Levi), ma da un sacerdozio anteriore, conosciuto da Abramo: quello di Melchisedec. È questa relazione che gli Ebrei del primo secolo, ma anche quelli di oggi, avevano bisogno di conoscere per poi accettare il sacerdozio di Cristo come superiore a qualsiasi altro sacerdozio precedente.
L’annuncio dell’Evangelo è il servizio principale che la Chiesa è chiamata a svolgere verso il mondo. Quest’annuncio deve però tenere conto della situazione religiosa e morale della società in cui la Chiesa è chiamata dal Signore ad operare.
Tre notizie di cronaca mi hanno colpito in questi giorni e mi hanno incoraggiato, collegandole fra di loro pur se riferentesi a fatti assai diversi e distanti fra loro, ad una riflessione sui contenuti che la nostra testimonianza dell'Evangelo deve avere per l'uomo di oggi.
Sono numerosi i testi biblici che annunciano la futura restaurazione spirituale del popolo di Israele. La loro conoscenza ci consente non soltanto di conoscere i piani di Dio per il suo popolo e per le nazioni, ma ci offre anche motivi di riflessione sul nostro cammino con il Signore e ci richiama ad esercitare la nostra fede davanti alla rivelazione di quanto sta per accadere.
Essere accanto a persone con difficoltà è un quotidiano esercizio di pazienza, di cure, di affetto. Ma chi vive questo cammino con accanto la presenza del Signore sa bene come le risorse della sua grazia abbondino e diano quell’incoraggiamento e quel conforto che permette di andare avanti, non in modo rassegnato ma costruttivo, attraverso la dedizione ed il servizio, ma soprattutto attraverso un profondo rispetto per la vita che, in qualsiasi situazione, è un dono di Dio e soprattutto è, sempre e comunque, degna di essere vissuta.