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Scrivendo da Corinto la prima delle sue tredici lettere, indirizzata alla comunità cristiana che da poco tempo si era formata a Tessalonica, Paolo ringraziò Dio per la crescita considerevole di questa nuova chiesa locale. Contemporaneamente mise in evidenza i diversi aspetti che avevano caratterizzato il cammino dei Tessalonicesi diventati cristiani. La loro fede si era rivelata autentica attraverso le opere. Il loro amore era stato espresso attraverso le “fatiche” del servizio. La loro speranza era stata vissuta con “costanza”. La loro testimonianza era stata talmente ampia ed efficace che aveva permesso alla Parola del Signore di espandersi “in ogni luogo”. Fra questi aspetti del loro cammino, Paolo citò anche la coraggiosa disponibilità che avevano dimostrato nel ricevere la Parola pur “in mezzo a molte sofferenze”, provocate per i cristiani giudei dall’ostilità dei loro stessi connazionali e per i cristiani non giudei dal quotidiano confronto di vita con un ambiente sociale, culturale e religioso del quale non potevano più condividere i valori e i costumi.

Certo anche quella di Tessalonica era una comunità che rivelava nei suoi membri i limiti provocati dal persistere di scelte e di comportamenti non guidati dallo Spirito Santo, tant’è vero che Paolo fece esplicito riferimento a cristiani “disordinati, scoraggiati, deboli” (1Te 5:14). C’erano quindi persone che avevano accolto la Parola, ma senza poi rivelarne l’azione efficace nella loro vita. Ma il Signore non mi chiama a confrontare con loro la mia vita, in modo da trovare facilmente giustificazioni e attenuanti ai miei limiti. Il Signore mi incoraggia piuttosto a guardare a quanti vivevano una fede operante, un amore instancabile, una speranza perseverante e una testimonianza diffusa, a quanti avevano dimostrato nella loro vita l’efficacia della Parola di Dio. 

Dio desidera che la sua Parola, nella mia vita, produca pienamente l’effetto da lui desiderato e se quest’effetto ha avuto prioritariamente come obiettivo la mia salvezza, non devo mai dimenticare che deve rendersi visibile nella mia vita di ogni giorno.

Ma in quale modo posso vivere l’efficacia di questa Parola? 

Il Signore ce lo indica con chiarezza attraverso le parole scritte da Paolo agli stessi cristiani di Tessalonica: “… quando riceveste da noi la parola della predicazione di Dio, voi l’accettaste non come parola di uomini, ma, quale essa è veramente, come parola di Dio, la quale opera efficacemente in voi che credete” (1Te 2:13). Quindi essi avevano accolto e ricevuto nella loro vita le verità e gli insegnamenti proposti ritenendoli come provenienti direttamente da Dio. Da questo è evidente che la Parola di Dio diventa efficace nella mia vita solo se io l’accetto “non come parola di uomini, ma quale essa è veramente”.

Guardando la mia vita è evidente che la Parola di Dio ha perso in me efficacia, quando l’ho considerata una parola opinabile e discutibile; quando l’ho messa a confronto con la mia parola facendo prevalere quest’ultima; quando non ho compreso che “Parola di Dio” significa parola che proviene da Dio attraverso la quale cioè Dio rivela la sua persona e la sua volontà e desidera guidare e orientare il mio cammino. Da decenni si parla tanto del liberalismo teologico, cioè di quella corrente di pensiero filosofico-religiosa che ha decostruito la Bibbia, togliendole di fatto il fondamento dell’autorità divina. Relativismo, ecumenismo, sincretismo, individualismo sono alcuni dei tanti danni che ne sono derivati e che sono evidenti in tante denominazioni “cristiane”. Ma mi sto chiedendo, pensando al mio rapporto con la Parola di Dio: forse anche io e – aggiungo –tanti di noi, pur non essendo teologi o filosofi, siamo di fatto liberali, perché viviamo la nostra vita non sottomessi alla Scrittura, disconoscendola per quello che “essa è veramente”, cioè come Parola proveniente da Dio. Quando la mia fede vacilla, quando il mio amore si stanca facilmente, quando la mia speranza langue, quando la mia testimonianza è sterile, la causa è una e una soltanto: non sto lasciando operare efficacemente la Parola di Dio nella mia vita, disconoscendone nei fatti la provenienza e l’autorità divine.