Tempo di lettura: 10 minuti

“Dentro” “fuori”:

“Leave” o “Remain”??? BREXIT…?!

 

In queste ultime settimane c’è stato un termine, una parola che ha fatto la sua apparizione sulla bocca di tutti, una parola che rappresenta molto sinteticamente un cambiamento radicale che è avvenuto in Europa e che coinvolge direttamente e indirettamente tutti noi…BREXIT.

 

Ma che cos’è realmente cambiato con la decisione del popolo del Regno Unito di uscire definitivamente dall’Unione Europea?

Intanto i cittadini inglesi ora hanno cambiato “status” e sono a tutti gli effetti diventati dei cittadini extracomunitari, ovvero dei cittadini che non fanno più parte della comunità dei Paesi membri dell’Unione Europea.

Purtroppo oggi alla parola “extracomunitario”, viene data un’eccezione ed un significato negativo, talvolta tale parola viene usata quale aggettivo qualificativo e dunque usata come offesa ed effettivamente in taluni casi l’utilizzo di tale termine ha una vera e propria capacità ingiuriosa.

 

In realtà come ben sappiamo la condizione di “extracomunitario” non significa altro che essere un cittadino che non appartiene alla comunità, un cittadino che vive al di fuori di una comunità, nel caso specifico al di fuori della comunità degli Stati facenti parte dell’Unione Europea.

 

È successa, dunque, una cosa che nessun uomo, nemmeno il più esperto di politica e sociologia, poteva immaginare.

Il popolo inglese attraverso lo strumento del referendum popolare, ha deciso di uscire volontariamente dalla comunità della quale faceva parte a pieno titolo.

Dunque dei cittadini hanno deciso il loro destino, hanno deciso di modificare il loro “status” da cittadini europei a soli cittadini del Regno Unito rinunciando ad un loro diritto di cittadinanza.

 

 

Conseguenze sconvolgenti

 

Ma non hanno modificato solo il loro di status ma anche quello degli altri popoli.

Con un Regno Unito fuori dall’Europa a breve, salvo accordi particolari, per gli inglesi servirà il passaporto per entrare in territorio UE, e dunque anche in Italia ed a noi italiani ugualmente per andare nel Regno Unito.

Insomma sono stati creati nuovi muri che riguardano tutti, anche noi e tutti coloro che quella scelta non hanno potuto farla ma che ne subiscono gli effetti, qualunque essi siano.

 

Basti pensare che il referendum ha sancito l’uscita del Regno Unito per poco più di un milione di voti, un milione di persone che hanno con la loro scelta influenzato la vita di mezzo mondo (Leave 17.410.742 voti – Remain 16.141.241 voti).

In tal senso basta vedere cos’è successo nelle borse mondiali, nei mercati ecc. ecc. …, con effetti che ancora non sono passati.

In particolare, merita sottolineare l’ulteriore destabilizzazione del sistema bancario, specialmente quello italiano.

Effetti anche di carattere politico interno al Regno Unito dato che la Scozia sta assumendo decisioni che potrebbero portare addirittura ad una scissione interna nel regno di sua Maestà.

Non c’è nulla da fare, è cambiato anche il nostro status di cittadini ed è cambiato senza che noi potessimo fare nulla, lo abbiamo subìto.

 

Con questo non voglio dare un’eccezione negativa, né positiva ma solo prendere atto della situazione.

Tutto il dibattito improntato al “è meglio così”, oppure al “viva gli inglesi”, o al contrario “ma che hanno fatto” ed ancora “si sono distrutti da soli”, non deve confonderci rispetto alla riflessione che vorrei condividere insieme.

Ho chiara la mia idea, come del resto chi legge, ma tali idee sono del tutto irrilevanti ai fini della nostra riflessione.

Abbiamo sentito però nei dibattiti delle parole che sono uno spunto importantissimo, parole sulle quali voglio riflettere insieme.

 

 

Parole chiave: cittadinanza, casa

 

La prima parola è già stata citata, ovvero la parola “cittadinanza”, parola che descrive una condizione, uno status. Status che come abbiamo detto ci è stato modificato senza avviso, senza interpellarci, ma che ci condizionerà molto nel nostro vivere quotidiano da ora in avanti.

Peraltro il cambiamento in atto è “un’avventura”, cioè nessun analista sa cosa può succedere da ora in avanti.

 

Ciò lo constatiamo nell’incertezza dei mercati, per esempio come reagiranno le borse mondiali nel breve e lungo periodo? Che reazioni politiche-internazionali nei rapporti tra Stati ci saranno? Che tipo di accordi verranno siglati tra Regno Unito e Unione Europea a seguito di questo traumatico “divorzio” unilaterale?

Ad ora credo che nel mondo non lo sappia nessuno.

Dunque, rispetto ad una situazione che gli uomini consideravano stabile, ora tutto diventa incerto, profondamente incerto ed instabile, aprendo scenari nel bene o nel male, del tutto imprevedibili.

 

La seconda parola che in questi giorni tutti usano è “casa”.

Basta guardare un qualsiasi Telegiornale o seguire un qualsiasi dibattito su questo tema per sentirsi dire ogni cinque o sei minuti che l’Europa è “la casa comune di tutti gli europei”, che l’Unione Europea è la “casa che ha garantito la pace nel continente europeo per 70 anni”, che gli inglesi hanno dato un colpo “alla casa di tutti”, che “la casa della famiglia comune europea ha subito un grave colpo” e via discorrendo.

Da questo si capisce una cosa, ovvero che gli uomini hanno la necessità esistenziale di avere punti certi di riferimento e tra questi ve ne sono due imprescindibili, ovvero nello specifico avere “una casa” sicura sulla quale poter fare affidamento ed avere “una cittadinanza” che leghi indissolubilmente la casa al cittadino.

 

Difatti un cittadino che abbia il diritto di appartenere ad “una casa” che non esiste ha una cittadinanza del tutto inutile, com’è del tutto inutile l’esistenza di “una casa” se non si è cittadini e dunque non si ha possibilità di accedervi.

La casa è quel nido dove ciascuno si sente protetto insieme alla propria famiglia, un luogo dove si trova asilo e riposo, in una parola: pace.

Bisogni primari ben conosciuti dal Signore Gesù che, proprio in un momento difficile, rivolgendosi ai discepoli, disse:

 

“Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io vado, sapete anche la via” (Gv i 14:1-4).

 

Cioè: “Vado a prepararvi un luogo, una casa, una casa non costruita da voi, dalle vostre mani, dalle vostre idee politiche, dalle vostre ambizioni, ma da me. Sono io, proprio io che vado a prepararvi un luogo”.

 

Un luogo appositamente preparato per noi, un luogo dal quale nessuno può cacciarci, un luogo accessibile tramite una via e una via soltanto.

È Gesù stesso che indicherà nella sua persona quella via: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” 
(Gv 14:6).

E ancora, in Giovanni 6:47 leggiamo: “In verità, in verità vi dico: chi crede in me ha vita eterna”.

 

 

Una Casa e un Regno… stabili per sempre!

 

Ma che tipo di casa ci sta preparando?

Sarà mica un’accozzaglia eterogenea di comunità diverse tra di loro, litigiose ed instabili, una casa precaria, una casa che ci porta ad avere timore ogni volta che ci giungono notizie nuove, come accade in questi giorni di spaesamento e di incertezze?

NO…NO…nulla di tutto questo!!! “In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio” (Gv 3:3).

 

Gesù, in adempimento di tutte le profezie parla di un Regno. Parlare di un Regno significa tante cose tra le quali vi è soprattutto il tipo di governo che avrà la nostra “casa eterna”. Saremo parte di un Regno perfetto, un Regno sottomesso alla perfetta guida e alla sovranità di Dio stesso. Ciò non lascia spazi a dubbi né a interpretazioni né a instabilità alcuna.

Altro che il regno della Regina Elisabetta che rischia dopo secoli di sgretolarsi!!

Un Regno, quello di Dio, che durerà per sempre.

 

In 2Samuele 7:16 leggiamo:

La tua casa e il tuo regno saranno stabili per sempre davanti a te e il tuo trono sarà reso stabile per sempre”, profezia del profeta Natan nei confronti di Davide.

Profezia realizzata con la venuta di Gesù che come sappiamo è della casa di Davide: “un angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua moglie; perché ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo” (Mt 1:20).

Dunque una casa e un Regno che saranno “stabili per sempre”.

Una casa e un Regno che non sono frutto della casualità, della convenienza del momento o magari di una idea bizzarra di Dio, ma una casa e un Regno previsti per gli uomini che credono “nel Figlio”.

Una casa e un Regno che fanno parte della perfetta e precisa opera di salvezza di Dio per gli uomini, un piano perfetto che ha percorso la storia dell’umanità a partire dalla caduta dell’uomo.

Quindi la nostra casa stabile per sempre sarà un Regno eterno alla presenza di Dio.

 

 

Stabilità e instabilità

 

Abbiamo parlato della casa, ma, come citato precedentemente, una casa senza cittadinanza non serve a nulla.

A che serve un regno perfetto e stabile se non se né può far parte?

La risposta è sempre da ricercare nella persona di Gesù.

Come abbiamo letto, chi crede in Gesù ha vita eterna.

È sulla base di questo che l’apostolo Paolo nello scrivere ai Filippesi (3:20-21), ebbe a dire:

“Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore, che trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria, mediante il potere che egli ha di sottomettere a sé ogni cosa”.

 

Dunque siamo cittadini dei cieli, cittadini di un regno governato da chi ha il potere di “sottomettere a sé ogni cosa”.

Un potere assoluto che non ha alcun potere concorrente. È qui che risiede la stabilità eterna del Regno, il potere assoluto ed il controllo assoluto su tutto, senza che nessuno possa validamente opporsi.

In Cielo ci saranno solo cittadini, senza differenza alcuna, cittadini del Cielo di ogni lingua, tribù, popolo e nazione. Uno “status” perfetto ed eterno ma soprattutto immodificabile per sempre.

 

Gli uomini si illudono di avere il controllo: in tal senso emblematiche sono le immagini di questi giorni del premier inglese Cameron che pensava di avere il controllo su tutto.

Fino a qualche settimana fa era uno degli uomini più potenti del mondo, reduce solo un anno fa (7 maggio 2015) da una delle più clamorose vittorie elettorali in Gran Bretagna; infatti grazie al suo partito conservatore ottenne la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera dei Comuni. Ciò non accadeva dal 1992. Nonostante questo si è trovato obbligato a dimettersi e ad abbandonare la vita politica, forse per sempre, dopo aver consumato un disastro politico dagli effetti imprevedibili sia per l’Europa che per il popolo inglese.

 

Tutti gli osservatori internazionali lo davano “stabile” al potere per minimo cinque anni, invece è caduto tra le lacrime in diretta TV davanti a tutto il mondo.

Gli uomini si illudono di poter controllare ma non controllano, si illudono di poter prevedere ma non possono prevedere nulla, si illudono di creare stabilità ma basta poco e arriva il caos e l’imprevedibile.

Siamo cittadini del Regno dei cieli, un Regno del quale tutti gli uomini senza differenze possono far parte basta chinare il capo davanti a Gesù riconoscendolo come personale Salvatore e Signore della propria vita, è lui l’unica Via per arrivare al Regno dei cieli.

 

Dunque che fare? Si è davanti ad una scelta molto simile a quella presa dagli Inglesi, ma, contrariamente alla loro, questa è una scelta individuale con effetti eterni e non negoziabili… altro che Brexit!!!

Entrare o non entrare in quel Regno eterno sotto la guida stabile ed eterna di Dio? Questa è la scelta più importante che un uomo possa compiere.

 

Gli effetti di tale scelta sono chiari, sono effetti eterni, chi è cittadino del regno dei cieli vivrà nella gloria eterna e non conoscerà il giudizio, chi sarà exit… fuori… sarà escluso per sempre dal Regno con effetti devastanti.

Altro che crollo delle borse! Al di fuori di quel regno non c’è salvezza.

Quindi cittadinanza eterna di una casa eterna e perpetua, una casa che Gesù stesso è andato a preparare per noi.

 

 

Vivere nell’imprevedibile

 

Oggi come cittadini europei facciamo parte di una casa che scricchiola ovunque.

A tal proposito vi è un brano della Parola molto conosciuto che, più propriamente, si applica al nostro stato di uomini mortali, con un corpo mortale, ma che credo abbia una applicazione interessante rispetto a quanto abbiamo appena detto.

In 2Corinzi 5:1-4 leggiamo:

“Sappiamo infatti che se questa tenda che è la nostra dimora terrena viene disfatta, abbiamo da Dio un edificio, una casa non fatta da mano d’uomo, eterna, nei cieli. Perciò in questa tenda gemiamo, desiderando intensamente di essere rivestiti della nostra abitazione celeste, se pure saremo trovati vestiti e non nudi. Poiché noi che siamo in questa tenda gemiamo, oppressi; e perciò desideriamo non già di essere spogliati, ma di essere rivestiti, affinché ciò che è mortale sia assorbito dalla vita”.

 

Spero di non forzare il testo ma davvero credo che quanto abbiamo letto possa applicarsi non solo al nostro corpo fisico ma anche al corpo politico dove siamo nati e dove risiediamo.

Abitiamo in una “casa comune europea” costruita da uomini, parlo dell’Europa perché è qui che viviamo, ma credo che tale applicazione valga tranquillamente anche chi vive negli Usa, nella Federazione Russa, nell’Unione degli Stati Africani così e via. Peraltro in alcune di queste realtà politiche nonostante le unioni umane, la guerra è una realtà tristemente attuale con effetti che sono sotto gli occhi di tutti.

 

L’uomo crea strutture che sembrano solide e stabili ma non è così, perché alla minima sollecitazione crolla tutto con effetti imprevedibili. Questi effetti ci fanno stare male, come accennato ad oggi nessuno sa cosa può accadere domani… tutto costruito da mani d’uomo.

Ma noi siamo in attesa di quella casa eterna costruita da Dio, quella casa eterna nei cieli.

Siamo in attesa del Regno dal quale nessuno può cacciarci e dove potremo far valere appieno le nostre prerogative di figli di Dio.

 

 

Fondatori… umani

 

Come abbiamo visto ogni Stato, ogni comunità, (Europa compresa) e ogni regno hanno in comune l’avere uno o più fondatori.

Anche l’Unione Europea ha avuto dei fondatori, delle persone che hanno vissuto la guerra, quella più micidiale che il nostro continente abbia mai visto. Mi riferisco alla seconda guerra mondiale durante la quale l’uomo ha davvero commesso atrocità assurde che lo hanno degradato sotto ogni punto di vista.

Da cittadino europeo quale mi considero sono grato a coloro che sono riusciti a creare un agglomerato politico che nel bene e nel male ha garantito, in particolare alla mia generazione, di crescere senza guerra.

 

Qualcuno, semplificando bene il concetto, dice che prima dell’Unione Europea i giovani europei si conoscevano nelle trincee e nei campi di battaglia, mentre oggi si conoscono nelle università e nelle biblioteche e che mentre prima si scambiavano tra loro colpi di cannone ora si scambiano libri e rapporti pacifico-culturali.

Non vi è dubbio alcuno che ciò sia un bene, peraltro dovremo essere grati al Signore anche di questo, ovvero di averci fatto crescere in un continente senza la realtà disgustosa della guerra, con tutto ciò che essa comporta.

 

Chi sono questi uomini che hanno fondato l’Europa e che per quanto mi riguarda meritano umanamente anche tutta la riconoscenza possibile?

Come sappiamo vengono definiti e identificati come dei “padri fondatori”, ne cito alcuni: Konrad Adenauer; Joseph Bech; Johan Willem Beyen; Winston Churchill; Alcide De Gasperi; Walter Hallstein; Sicco Mansholt; Jean Monnet; Robert Schuman; Paul-Henri Spaak; Altiero Spinelli. Ebbene, questi uomini hanno contribuito, ciascuno apportando qualcosa, alla costruzione dell’Unione Europea “della comune casa Europea”.

Dove sono ora questi uomini?

La domanda è chiaramente retorica ma la risposta è importante ovvero questi uomini, questi “padri”, sono tutti morti. Mortali che hanno fondato un qualcosa di importante ma che sono morti, come prima o poi finirà quello che hanno fatto.

 

Anche volendo, nessuno di noi può interloquire o parlare con loro, non possiamo nemmeno ringraziarli per la pace garantita durante questi anni. Loro non possono nulla rispetto a quanto sta accadendo, non sanno nulla, non possono intervenire e come tutti i mortali non hanno oggi nessun ruolo da giocare o da svolgere nelle vicende attuali.

 

L’unica riconoscenza che viene manifestata nei loro confronti è quella di posare una corona di fiori nel luogo della loro sepoltura in coincidenza con il giorno della loro morte o di qualche avvenimento storico del quale sono stati protagonisti ma… nulla di più.

La pratica di portare fiori sulle loro tombe viene attuata ancora oggi, hanno delle belle lapidi davanti alle sedi delle istituzioni europee… nulla di più.

Una pratica quella di portare fiori o altro sulle tombe e sui sepolcri di persone importanti che affonda le proprie radici fin dall’antichità (si pensi alle grandi civiltà del passato).

 

Ma questa pratica, ovvero quella di omaggiare con fiori e profumi i corpi defunti di persone importanti ci ricorda qualcosa???

 

 

Stabilità eterna!

 

Circa 2000 anni fa, delle donne si recarono in un sepolcro particolare.

 

“Ma il primo giorno della settimana, la mattina prestissimo, esse si recarono al sepolcro, portando gli aromi che avevano preparati. E trovarono che la pietra era stata rotolata dal sepolcro. Ma quando entrarono non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre se ne stavano perplesse di questo fatto, ecco che apparvero davanti a loro due uomini in vesti risplendenti; tutte impaurite, chinarono il viso a terra; ma quelli dissero loro: «Perché cercate il vivente tra i morti? Egli non è qui, ma è risuscitato; ricordate come egli vi parlò quand’era ancora in Galilea, dicendo che il Figlio dell’uomo doveva essere dato nelle mani di uomini peccatori ed essere crocifisso, e il terzo giorno risuscitare». Esse si ricordarono delle sue parole” (Lu 24:1-8).

 

Cristo è vivente, oggi noi lo sappiamo per fede ma un giorno godremo e regneremo con lui per l’eternità.

Altro che mazzo di fiori sulla tomba per ricordare la sua opera, la sua tomba è vuota e l’opera sua perdura in eterno.

Potremo manifestare la nostra riconoscenza di persona, oggi lo possiamo fare attraverso le preghiere ma un giorno potremo gustare del vivere con lui nella pace e nella gioia. Non per settant’anni, non con la paura che la tenda venga scossa ma nella stabilità eterna, quella stabilità che solo l’appartenere al suo Regno può dare.

 

Quando vediamo tutto il mondo che si agita intorno a noi, quando realmente e non solo metaforicamente vediamo che non possiamo sapere cosa ci riserva il domani, possiamo felicemente pensare al nostro essere cittadini del regno eterno.

 

La nostra cittadinanza è eterna in un regno il cui “Padre fondatore” è l’Eterno.

Un regno che ci vedrà sempre e per l’eternità dentro, un regno dove non ci sono alternative al “Remain”, perché lì rimarremo per sempre.

Un regno dove l’exit non esiste ma vi è solo la prospettiva della vita eterna alla presenza del nostro vero ed eterno Padre.