Di primato in primato?!?
Correva l’anno 1877, quando nel mese di maggio il missionario Angelo Cossu scriveva ad un giornale della penisola le seguenti parole:
“Ora sono lieto di poter informare i miei fratelli del continente della formazione di una Chiesa Cristiana Battista in Cagliari. Dopo varie difficoltà e persecuzioni suscitateci dai preti abbiamo avuto questa consolazione. La sera del 10 maggio 1877 sei credenti, cioè due celibi, due padri di famiglia e le loro rispettive mogli, vollero far professione della loro fede testimoniando con l’atto del battesimo. La testimonianza riuscì a reciproca soddisfazione. Nel darci poi la mano di associazione apparvero lacrime di gioia agli occhi di tutti, dopo, tutti noi battezzati ci firmammo in un registro dei membri per ordine progressivo. Queste sono le prime pietre vive del tempio del Signore in questa città”.
Era nata la chiesa Battista di Cagliari, la prima chiesa evangelica in suolo isolano.
Fino a tre mesi fa, 8 luglio 2014, son passati 137 anni e un quotidiano locale, ha dato la seguente notizia:
“Cagliari, primo «matrimonio» gay. Chiesa battista sposa Damiano e Sergio. La cerimonia si è svolta al Poetto. «Ci siamo sposati e siamo molto felici». Il rito che ha unito Sergio e Damiano non è un matrimonio a tutti gli effetti, si chiama benedizione di coppia. «Siamo i primi in Sardegna e, anche se siamo molto cattolici, ci siamo affidati alla chiesa evangelica battista di Cagliari che ci ha permesso di coronare un sogno». Damiano Meloni è un credente che colleziona rosari mentre suo «marito» Sergio Puddu ha un rapporto molto intenso con le chiesa, racconta Marcello Zasso su L’Unione Sarda di oggi”
È evidente che qualcosa è cambiato, e il primato di essere la prima chiesa evangelica dell’isola è stato rimpiazzato dal primato ben più triste di essere la prima chiesa “evangelica” (?!?) sarda ad aver aperto le porte alle nozze gay. Non si può certo dire “di primato in primato”!
Le cause? Il liberalismo teologico…
C’è da chiedersi com’è possibile che sia avvenuta una cosa del genere.
Com’è possibile che una chiesa nata bene finisca così male. Non c’è da meravigliarsi se pensiamo al popolo di Dio nell’Antico Testamento, di come sia stato salvato, appartato e santificato, per poi finire preda di tutte le contaminazioni che lo circondavano, finché Dio non lo ha giudicato con l’esilio babilonese.
Bisogna precisare che non tutte le chiese “battiste” sono in questa condizione, ma solo quelle che hanno aderito alla FCEI, “Federazione di battisti, metodisti e valdesi” e che non alzano la voce per distinguersi da tali tipi di “evangelici”. Per il resto, si deve dire che, per quanto riguarda la chiesa Battista di Cagliari, le cause di questo declino morale sono molteplici e non possiamo trattarne esaurientemente in questa sede, però qualche indicazione possiamo darla.
Anzitutto, la prima causa che ha portato a questo scollamento morale la chiesa Battista di Cagliari è data dal liberalismo teologico, al quale essa ha aderito da tempo. Questo liberalismo ha scalzato l’autorità della Bibbia considerandola niente più e niente di meno che un libro come altri, da poter sottoporre alla critica della ragione. Questo approccio alla Bibbia ha bandito come presupposto di comprensione della Bibbia, la sua origine divina, la sua ispirazione ed inerranza. La Bibbia è stata criticata, relativizzata, disprezzata e ignorata. Da questo a negare la sua autorità in materia di fede e condotta, il passo è stato breve.
Stiamo attenti a pensare anche noi che ci sia “troppa Bibbia” nelle nostre chiese, perché questo atteggiamento è l’anticamera di ogni prostituzione spirituale e morale. Come dice il profeta Isaia: “Alla legge! Alla testimonianza!» Se il popolo non parla così, non vi sarà per lui nessuna aurora!” (Is 8:20).
Chi guida la chiesa locale?
Una seconda causa di questa deriva morale è la mancanza di una conduzione qualificata. Non è un caso che da qualche anno, la chiesa sia retta da una donna-pastora e che proprio ora si sono celebrate queste “nozze” gay. Il Sinodo Valdese con cui la chiesa Battista di Cagliari è in comunione, ha già espresso dal 2010 il consenso alla benedizione delle unioni fra gay, tuttavia è interessante notare che proprio con una pastora, questa chiesa ha conseguito il suo poco invidiabile primato, che sicuramente si sarebbe evitato con una conduzione biblica qualificata.
Comunque, la Scrittura in merito è chiara e, proprio la “magna carta” della conduzione ecclesiale, cioè la 1Timoteo, afferma:
“La donna impari in silenzio con ogni sottomissione. Poiché non permetto alla donna d’insegnare, né d’usare autorità sul marito, ma stia in silenzio. Perché Adamo fu formato il primo, e poi Eva; e Adamo non fu sedotto; ma la donna, essendo stata sedotta, cadde in trasgressione; nondimeno sarà salvata partorendo figliuoli, se persevererà nella fede, nell’amore e nella santificazione con modestia” (1Ti 2:11-15).
E, quando alla chiesa di Corinto Paolo dà le sue istruzioni su come valutare le “rivelazioni” che i profeti ricevevano (1Co 14:29-38) e che tanto erano importanti per la vita della chiesa, l’apostolo dice tassativamente:
“Come si fa in tutte le chiese dei santi, tacciansi le donne nelle assemblee, perché non è loro permesso di parlare, ma debbono star soggette, come dice anche la legge” (v. 34).
È evidente che la donna non può ricoprire un tale posto di autorità nella chiesa, né tanto meno decidere delle coordinate morali e spirituali sulle quali una chiesa si deve reggere. Questo è un ruolo che spetta ad una conduzione qualificata, ad un collegio di anziani, che sono stati costituiti dallo Spirito Santo per tale compito e che devono svolgere nella più totale obbedienza all’autorità della Parola di Dio.
Mescolanza con “il mondo”
Altra causa che ha portato a questa Caporetto morale è il cercare la collaborazione di persone non rigenerate e non provate. Qualche tempo fa rimasi sorpreso nell’apprendere che detta chiesa aveva invitato un esperto di tecniche di meditazione orientale per insegnarle in un loro ritiro “spirituale”. Questo connubio tra fedeltà ed infedeltà ha contribuito sicuramente a portare con sé la contaminazione e la corruzione della chiesa. Ecco perché l’apostolo Paolo ha dato quest’altro categorico avvertimento, che non si applica solo ai matrimoni misti: “Non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo che non è per voi; infatti che rapporto c’è tra la giustizia e l’iniquità? O quale comunione tra la luce e le tenebre? E quale accordo fra Cristo e Beliar? O quale relazione c’è tra il fedele e l’infedele? E che armonia c’è fra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come disse Dio: «Abiterò e camminerò in mezzo a loro, sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo” (2Co 6:14-16). Quando cade ogni differenza tra sacro e profano, tra fedeltà ed infedeltà, tra luce e tenebre e tanto e troppo facilmente si collabora con gli increduli anche nelle cose del Signore, la strada per il collasso morale e spirituale è spianata. Ecco perché i reduci dell’esilio dissero alla gente del paese che voleva collaborare con loro nella ricostruzione: “Non è compito vostro costruire insieme a noi una casa al nostro Dio; noi la costruiremo da soli al Signore, Dio d’Israele, come Ciro, re di Persia, ci ha ordinato” (Ed 4:3).
Amore disgiunto dall’etica
In ultimo, ci pare utile rilevare che attorno al consenso sempre più crescente sull’omosessualità, anche da parte evangelica, c’è un concetto non biblico dell’amore. In un servizio della rubrica televisiva “Protestantesimo” del 23 giugno 2013, si mostra come un membro della chiesa Valdese di Piazza Cavour a Roma, ha risolto il suo dilemma in merito alle nozze gay: “Ho affrontato la questione con timore e tremore, ma ho risolto in questo modo, anche se la Bibbia condanna le relazioni omosessuali, sempre la Bibbia ci ha dato la risposta e la risposta è il comandamento dell’amore e quindi una relazione d’amore non può essere altro che benedetta, anche se si tratta di una coppia omosessuale”. Secondo la Bibbia, l’amore è anche correzione, disciplina, ubbidienza ai comandamenti divini, sottomissione a Dio. Gesù ha detto: “Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui”(Gv 14:21). Decantare un concetto di amore che tollera il peccato e il peccatore non è certo secondo la Scrittura. Una volta mi è capitato di leggere un discorso sull’amore, che presentava molti aspetti tratti dalla Bibbia, salvo poi restare sorpreso nel constatare che l’autore di questo articolo col suo linguaggio biblico era un “gay credente”, che approvava la pratica dell’omosessualità. Ora, un amore che è disgiunto dall’etica biblica e la nega, non è amore e Dio giudicherà un amore siffatto.
Dio ci conceda di vigilare sulla nostra “santissima fede” (Giuda 20), perché se la fede non rimane “santa”, anzi “santissima”, non è più fede. Quello che è successo alla chiesa battista di Cagliari, con la quale, quando è nata, non avremmo avuto difficoltà ad avere comunione, può succedere a noi. Se la chiesa continua a non avere una conduzione qualificata, lasciando che questa autorità venga esercitata da persone non provate, o collabora con persone non rigenerate, che non hanno dato prova di fedeltà, la Parola di Dio sarà sempre più negletta e sarà rimpiazzata da “maestri secondo le proprie voglie” (2Ti 4:3). La crisi della conduzione nelle chiese di oggi, non è solo un fenomeno organizzativo o spirituale, ma un fenomeno escatologico proprio degli “ultimi giorni” (2Ti 3:1 cfr. 1Ti 4:1), quando le mura della chiesa saranno sempre più diroccate e le porte sempre più spalancate e nessuno vigilerà più sul passaggio di concetti pseudo cristiani che hanno “la forma della pietà, ma ne hanno rinnegato la potenza” (2Ti .3:5), tipo un amore che tollera tutto, un’unità che non fa differenza tra fedele e infedele, un’umiltà che è solo “un pretesto” (Cl 2:18), un ministero che nasce dall’invidia e dalla rivalità (Fl 1:15) ecc…
Ricordiamo che il mondo religioso va verso “Babilonia la grande”, la quale “è diventata ricettacolo di demòni, covo di ogni spirito immondo, rifugio di ogni uccello impuro e abominevole” (Ap 18:2).
E noi dove stiamo andando?