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Archivi Annuali: 2010
La visione che Giovanni ricevette, fra le tante altre rivelate nell’Apocalisse, delle “centoquarantaquattromila persone” in piedi insieme all’Agnello sul monte Sion non stimola soltanto uno studio approfondito di un testo profetico che annuncia un avvenimento futuro, ma incoraggia la nostra vita a non contaminarsi, a conservarsi pura, ad essere irreprensibile e, tutto questo, seguendo con fedeltà l’Agnello.
Rimasta sola, Anna compì una precisa scelta di vita: decise di trascorrere il suo tempo davanti al Signore “con digiuni e preghiere”, in attesa della “redenzione di Gerusalemme” e continuava a farlo nonostante la sua tarda età. Proprio lei ricevette la benedizione di vedere il Messia-bambino: Dio sapeva bene che la sua attitudine di servizio l’avrebbe portata a parlare di quel bambino a coloro che lo stavano aspettando.
Spesso purtroppo può accaderci di trasformare gli incontri settimanali della nostra chiesa locale (di adorazione, di studio biblico o di preghiera) in incontri quasi ripetitivi: uno si succede all’altro, settimana dopo settimana, mese dopo mese, senza particolari sussulti spirituali e senza evidenti frutti concreti nella vita di chi vi partecipa.
Si è molto parlato in questi ultimi mesi del rapporto fra Bibbia e Scienza relativamente al problema delle origini. È stato ben messo in evidenza come il rifiuto del racconto biblico della Genesi sia motivato dal rifiuto di Dio. Ma si è dimenticato di sottolineare che in realtà il non accettare quanto rivelato nella Bibbia porta a non accettare la persona di Cristo e la sua opera di salvezza, minando così le fondamenta della fede.
Spesso trascuriamo il fatto che la miglior campagna di evangelizzazione può essere la nostra vita. Infatti, se ci lasciassimo totalmente guidare dallo Spirito Santo che è in noi, la nostra vita produrrebbe un frutto, formato da tanti “spicchi”, che finirebbe per interessare ed attirare le persone a Cristo. Se davvero vivessimo il frutto dello Spirito e la sua potenza, potremmo trasformare il mondo intorno a noi.
Nella nostra vita di ogni giorno sono tanti i problemi che siamo chiamati ad affrontare, soprattutto in tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo. Ogni problema diventa un pensiero: un pensiero che ci assilla, che ci toglie la pace ed il sonno, che ci tortura e ci domina. Il Signore ci indica nella sua Parola in quale modo e seguendo quale strategia possiamo vivere liberati da ansia e preoccupazione.
“Vi era anche Anna, una profetessa, figlia di Fanuel, della tribù di Aser, la quale era molto avanzata in età, avendo vissuto dopo la sua verginità sette anni con il marito. Ella era vedova e, sebbene avesse ormai ottantaquattro anni, non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta ella pure in quel momento, lodava il Signore e parlava di quel bambino a tutti coloro che aspettavano la redenzione in Gerusalemme” (Luca 2:36-38).
In quale modo i cristiani della chiesa primitiva desideravano, ricercavano e vivevano le loro relazioni fraterne? Dobbiamo accontentarci di raccogliere soltanto gli echi di quel mondo, ricco di comunione reale e concreta, e dobbiamo considerarlo perduto per sempre? Oppure, dopo una serena e produttiva riflessione sul nostro comportamento e su quello della realtà ecclesiale di cui siamo parte, dobbiamo adoperarci perché il mondo “perduto” possa diventare un mondo “recuperato” e, soprattutto, “vissuto”?