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Obiettivi spirituali, preparati negli anni

 

Può un credente, seppur nella sua vecchiaia essere ancora utile a qualcuno o a qualcosa?

Sembra una domanda scontata ma non lo è.

Se ci addentriamo nelle nostre comunità (chiese) non sono così numerose le persone anziane molto arzille o attive, anche nel campo del Signore. In genere purtroppo sempre più anche i nostri cari “vecchi” si adeguano alle attività e attitudini del mondo che ci circonda.

Cosa ha da dare, o da dire, una persona credente che è, o si avvia a diventare, vecchia /anziana di età ?

Ma quello che andremo a scoprire studiando questo personaggio avrà molto da dire anche a chi “vecchio” non è.

Vediamo assieme cosa ha da dirci al riguardo la cara “vecchia” Bibbia.

Credo che anche per noi credenti del 3°millennio la Parola di Dio sia ancora utile nel darci degli stimoli, non solo a chi è già in là con gli anni, ma soprattutto ai tanti che sono nella mezza età e che si avviano alla cosiddetta terza età.

Stimoli che comunque devono arrivare anche ai più giovani così che possano riflettere su come raggiungere certi “obiettivi” spirituali, consapevoli che anche in campo spirituale l’impegno e la costanza sono non solo necessari ma anche benefici.

Nel Vangelo di Luca tra i personaggi che vengono ricordati attorno al racconto della nascita del Salvatore, troviamo Anna, una donna non più giovane anzi molto in là con gli anni.

A dire il vero a quel tempo una persona era già nella vecchiaia intorno ai 45-50 anni, a causa della vita non proprio facile e comoda, ed anche a causa delle molte malattie che molto presto minavano il fisico.

 

Così gli 84 anni di questa donna erano un traguardo incredibile da raggiungere. Ma quello che ci interessa non è tanto la sua età, dobbiamo piuttosto chiederci: perché la Parola di Dio ci presenta questo esempio, e quale insegnamento possiamo trarre noi credenti di oggi?

Ci lasceremo guidare dalla Parola che come sempre è l’unica che può parlare a ciascuno di noi, nel profondo del nostro cuore, lasciandoci stupire da ciò che questo tesoro può rivelarci.

 

La Scrittura ci “presenta” Anna, questa figura straordinaria, in un breve brano nell’Evangelo di Luca (2: 36 a 38). Solo lo Spirito Santo poteva far racchiudere dallo scrittore, Luca, in queste poche frasi, la spiegazione di una vita spirituale ricca e dal profumo “inestimabile”.

Maria e Giuseppe la incontrano a Gerusalemme, mentre stanno portando il bambino Gesù per presentarlo all’Eterno nel tempio, come è prescritto dalla legge.

Ma visto che vogliamo farci ammaestrare dalla Parola dobbiamo cominciare dall’inizio della seppur breve storia.

 

 

Pochi dati, ma quanto significativi!

 

Chi era questa donna?

Sappiamo poche cose di lei, come d’altronde di molti “personaggi minori” della Bibbia, non sappiamo molto, a parte che si chiamava Anna e che aveva 84 anni, e che era rimasta vedova fin da molto giovane.

A dire il vero lo scrittore aggiunge che non s’allontanava mai dal tempio e che serviva Dio giorno e notte, e che era profetessa.Cosa questa che può apparire molto strana ad una lettura superficiale.

L’ultima cosa che viene detta di lei è che ha avuto il privilegio di vedere il Signore appena nato e che, per la gioia scaturita dall’averlo incontrato si mise a parlare di lui a tutti coloro che aspettavano la redenzione di (in) Gerusalemme.

Mi sono innamorato di questo personaggio, e in modo particolare ho veramente desiderato di ricevere dal Signore “luce” e indicazioni spirituali utili per la mia vita, pensando a come potrei essere “io” quando, a Dio piacendo, e se lui non tornerà prima, entrerò nella terza età.

 

Ovviamente va detto che queste indicazioni sono utili a tutte le classi di età ricordando che non si diventa saggi e grandi servitori del Signore in un battibaleno, o semplicemente frequentando un corso biblico.

Occorre una vita (nel senso della durata) per “maturare” verso l’altezza perfetta che il Signore ha stabilito per ognuno di noi. E per far questo le indicazioni che troviamo in questo brano possono essere molto utili.

Incominciamo a conoscerla questa donna meravigliosa. Se accanto ad un nome possiamo mettere un aggettivo che cosa potremmo dire di Anna?

Se qualcuno potesse sintetizzare in una parola la vita di questa donna, io proporrei di prendere spunto da un lato del suo carattere:la sua fedeltà.

 

 

La fedeltà di Anna

 

La fedeltà è uno di quei valori di cui oggi poco si parla e ancor meno si pratica. Quanto poco oggi si ha a che fare con la dedizione costante (fedeltà) continua a qualcosa o qualcuno.

La lealtà, altro aspetto o sinonimo della fedeltà, è una virtù sempre più in disuso nel mondo in cui viviamo. Parole come tenacia, attaccamento, dedizione, lealtà sono sinonimi della fedeltà e dovrebbero essere tratti distintivi di ogni credente.

La fedeltà, però, è anche uno dei principali tratti del carattere di Dio, ed è uno di quei caratteri che proprio Dio vuole trasmettere ai suoi figli, perché siano luce alle genti ed esempi al mondo. D’altronde cosa ci chiede il Signore se non di essere come Lui? (Ef 5:1).

Perché possiamo considerare questa donna veramente fedele?

Cosa faceva di così importante?

È detto di lei che “non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere”.

Uno dei modi migliori per studiare la Parola di Dio è quello di approfondire la lettura ponendosi delle domande riguardo al testo.

Perché Anna non si allontanava mai dal tempio? Perché serviva Dio notte e giorno?

Come mai serviva Dio attraverso digiuni e preghiere?

Ma si può veramente servire il Signore in questo modo silenzioso e nascosto?

Perché la Bibbia ce la ricorda?

 

La Parola ci indica che Anna conosceva personalmente il suo Dio, ed ella sapeva che cosa era il tempio, e chi e cosa poteva trovarci. Anna era sicuramente riempita di letizia alla presenza dell’Eterno. (Sl 16:11).

Il desiderio di Anna era simile a quello del salmista quando esclamò: “che io dimori nella casa dell’Eterno per meditare nel suo tempio” (Sl 27:4). Perché “tutto nel tempio esclama/proclama Gloria a Dio” (Sl 29:9).

Stando nel tempio ella voleva “essere saziata della santità di Dio” (Sl 63:4).

Anna sapeva che stare nel tempio significava poter stare accanto alla santità e alla gloria di Dio.

Quanto è meraviglioso e importante decidere di stare alla presenza di Dio. Stando sempre alla presenza del Signore lei sapeva di adempiere anche la profezia del Salmo 140.3 “gli uomini retti abiteranno alla tua presenza”.

Come si fa a conoscere con tale profondità Dio? Sicuramente il modo migliore per conoscere a fondo una persona, con i suoi pregi e difetti (non è il caso del Signore ovviamente per i difetti!), è proprio quello di starle accanto del continuo e in ogni situazione della vita.

Credo che fosse per questo che Anna stava al tempio con tanta dedizione, perché amava Dio e voleva conoscerlo sempre di più stupita dalla sua grazia e riempita dalla sua presenza e dalle benedizioni del Signore.

Mi viene in mente a proposito la preghiera che l’apostolo Paolo elevò a Dio per i suoi fratelli Colossesi, chiedendo per loro che fossero “ripieni della profonda conoscenza della volontà di Dio” (Cl 1:9), che poi altro non è che conoscere Dio stesso!

Anna era una donna molto vicina a Dio, lo conosceva personalmente e per questo era vera per lei la parola scritta in Levitico:

“Io (l’Eterno) sarò santificato per mezzo di quelli che mi stanno vicini” (Le 10:3). Anche questo brano è di una meraviglia unica: noi che stiamo vicini a Dio lo santifichiamo! Mi domando se è vero per me!

Sicuramente più noi si sta vicini a Dio più si sta lontani dal male e dalle sue tentazioni.

Più stiamo vicini a lui e più siamo santificati, e abbiamo così la possibilità di assomigliare sempre di più a Dio !!

 

 

Il dono di Anna

 

Ma in che modo l’Eterno era santificato in lei, una donna, e per di più anziana?

Anna era una profetessa, una persona, cioè, particolarmente dedicata al Signore tanto da diventarne la portavoce, perché questo è uno dei significati della parola “profeta/profetessa”.

Sappiamo che a quei tempi la Parola di Dio era rara, come ai tempi di Samuele, ma nonostante il popolo di Israele si considerasse “il popolo di Dio”, in realtà era un popolo dal collo duro, ribelle e viveva lontano dal suo Dio. Erano passati centinaia d’anni dalle ultime profezie, e un silenzio pesante era calato tra Dio e il suo popolo Israele che si trovava in una situazione spirituale disastrosa, non certo per colpa dell’Eterno.

Ma in ogni epoca il Signore, nella sua immensa grazia, non permette che le tenebre abbiano il sopravvento, né abbandona il suo popolo, anzi vuole guidarlo ed istruirlo avendo gli occhi sui suoi (Sl 32:8). Egli è sempre pronto a rivelarsi a coloro che lo ricercavano col cuore, e secondo la sua Parola, e quello era proprio il tempo profetizzato in cui il Signore stava per far accadere qualcosa di veramente grande ed importante.

Stava finalmente per risplendere la “luce” tanto attesa per il suo popolo (Mt 4:16).

Anna, apparentemente senza fare grandi cose, era diventata così una di quelle persone che poteva dare parole di conforto, di saggezza, di consolazione e consiglio che le provenivano dall’Eterno.

Anna, come secoli prima Esdra, si era dedicata completamente alla conoscenza di Dio e questo impegno la portava a vivere e praticare la sua volontà e a testimoniarla (Ed 7:10).

Chissà forse c’era anche qualche “prelato” di quel tempo, infastidito nel sapere che c’erano persone che non andavano dai sacerdoti o dagli scribi, per trovare aiuto spirituale, ma si rivolgevano invece a persone come questa “praticona”, come verrebbe definita oggi. Ma costoro non si domandavano certo il perché, dato che altro non facevano che “discutere” di cose inutili spiritualmente, capaci solo di porre grossi pesi da portare alla gente, mentre loro non toccavano neanche una piuma, ed abili nel giudicare chiunque non rispettasse anche le più minime pratiche religiose.

Questa situazione mi ricorda quanta responsabilità hanno le guide del “popolo di Dio” nel dover stare vicini alle persone credenti e preoccuparsi dei loro bisogni, e lontano dalle “inutili contese” che generano solo fiumi di parole e non servono a nulla e a nessuno (2Ti 2:23).

Quello che Anna aveva era un dono di Dio e della sua grazia, e non certo merito della sua persona o delle sue capacità. (1Co 1:5 e 7). Lei era stata arricchita da Dio, per mezzo dello spirito questa sua ricchezza la metteva a disposizione degli altri (1Ti 6:18).

A dire il vero nella Scrittura si parla molto poco di donne profetesse, ma ci sono, ed alcune di loro sono molto conosciute comeMaria la sorella di Mosè ed Aaronne, oppure Debora, di cui il Signore si serviva per rivelare al suo popolo la sua volontà. Altre sono quasi sconosciute, come una certa Hulda che profetizzò durante il regno di Giosia e che veniva consultata a volte su importanti questioni di stato, o che rivelò il disegno dell’Eterno al re di Giuda (2Re 22:14-20).

In generale alcuni aspetti accomunano tutti i profeti, essi erano comunque uomini (e donne) che:

1. erano completamente sottomessi a Dio;

2. curavano la loro comunione col Signore attraverso la preghiera costante;

3. per queste caratteristiche erano adatti a ricevere le rivelazioni di Dio (tipico esempio è quello di Samuele, 1Sa 7:5; 8:6; 12:23; 15:11);

4. erano usati da Dio come mezzi di trasmissione (altoparlanti) della sua volontà o Parola.

Ecco spiegata l’attività di profetessa della nostra Anna, colei che era la portavoce di Dio a disposizione di tutti coloro che si trovavano in quel luogo santo, persone che potevano avere di tutto nel cuore (dubbio, insicurezza, disperazione, voglia di Dio, dolore per il proprio peccato, etc.). Tutti sapevano di poterla trovare là, nel tempio, visto che lei viveva sempre lì, e lì faceva il“suo” servizio di preghiera e digiuno a favore degli altri, del suo popolo.

Mi immagino quanto sia bello e buono per chi è nel bisogno sapere di trovare qualcuno che sa ascoltare e dare conforto; qualcuno che non si affretta a giudicarti per ciò che sta accadendo, o che sa anche stare in silenzio accanto a chi soffre, e che comunque si impegna nella preghiera d’intercessione!

La gente del popolo sapeva che Anna avrebbe trovato sempre tempo per loro, forse solo per ascoltarli, oppure per comunicare loro la Parola del Signore. Non era certamente come “quei” sacerdoti sempre indaffarati in beghe religiose e che tanto somigliano ai politici di oggi, sempre pronti a fare tante chiacchiere, ma senza concludere mai niente se non perseguire o raggiungere i propri fini o interessi, o a farsi pubblicità vantandosi dei propri titoli.

Anna non assomigliava per nulla ai tanti “maestri” di quel tempo che erano preoccupati di mostrare la loro capacità intellettuale, ostentando di essere dei “insegnanti della legge” sempre pronti a fare erudite disquisizioni e a farsi chiamare maestri (oggi diremmo forse: “professori”), ma che erano così lontani, non solo da Dio, ma anche dai bisogni e dalle miserie del popolo e, soprattutto avevano anche dimenticato la loro responsabilità di pascere – servire il popolo di Dio (At 20:28), trascurando di praticare la misericordia.

 

Anna era “soltanto” una donna, per altro molto anziana, che poteva essere apprezzata perché era particolarmente vicina a Dio e sua serva nel mondo.

Non risulta che avesse ricevuto “un mandato ufficiale”, da vantare o da mettere in mostra. Non aveva nemmeno un ufficio da “consulente spirituale” dove poter ricevere i “clienti” magari su appuntamento. Niente di tutto questo, eppure la gente sapeva di poterla trovare lì, nel luogo del culto, perché lei ogni giorno, da tantissimi anni, si recava lì per pregare.

Quella donna era davvero vicina a Dio, in comunione con lui, e ne sentiva le parole e ne riceveva le rivelazioni. Se le preghiere dei santi sono un profumo soave che sale alle narici del Signore chissà quanto profumo avrà elevato al suo Dio la nostra Anna.

Ancora oggi credo che tutti noi abbiamo bisogno di riscoprire il valore di stare ai piedi dell’Eterno, in comunione stretta ed intima con lui in preghiera. Quanta crescita mancata quando si sta senza preghiera personale con il Signore. Quanti credenti, non solo anziani, dimenticano questo ministerio e cadono nell’oblio, adagiandosi e accettando una vita spirituale mediocre. Che il Signore ci faccia sentire sempre di più il bisogno di avere una vita di preghiera continua e fedele! La dedizione alla preghiera è una disciplina importante per il credente, e soprattutto ci permette di portare a Dio ogni cosa lasciando a Lui il peso di prendersi “cura” di noi e delle nostre sollecitazioni (1P 5:7). Oltre a questo possa ognuno di noi adempiere il comandamento: “Fratelli..pregate gli uni per gli altri” (Gm 5:16). Quanto prego per i miei fratelli? Quanto tempo dedico al giorno per questo? Qualcuno ha detto che la preghiera per i nostri fratelli è un debito d’amore verso Dio….che Dio mi dia la forza spirituale di pagare i miei debiti ogni giorno! Sono personalmente convinto che attraverso la preghiera io ho la benedizione di chiedere a Dio di intervenire, in una certa situazione, mettendo tutta la mia fede nell’attendere la sua risposta, qualunque essa sia!

 

 

La vita di Anna

 

Com’era stata la vita di Anna? Dopo soli sette anni di matrimonio era rimasta vedova, probabilmente anche senza figli.

Questo fatto potenzialmente poteva trasformarsi in una tragedia: una vedova viveva e si trovava in una condizione davvero triste allora.

Dalla storia sappiamo che a quel tempo le ragazze si sposavano molto presto, intorno ai 13 – 15 anni. Per cui possiamo supporre, con una certa approssimazione, che Anna fosse già rimasta vedova intorno ai 20 – 22 anni.

Chiunque si sarebbe potuto domandare “perché”? Perché a me? E Anna, a quel tempo giovane donna avrebbe potuto ragionevolmente chiedersi:” perché proprio a me, e a questa età?” Dov’era la bontà di Dio verso questa sua figliuola? Dov’è la cura che Egli promette ai suoi? Dov’è la sua fedeltà nei confronti di una donna giovane e sola?

Che delusione sarebbe stata per altre donne quella perdita! Come avrebbe dovuto reagire a questo fatto? Prendendosela magari con Dio, arrabbiandosi con Lui? Oppure cadendo in depressione? Oppure allontanandosi dalla fede?

D’altronde senza più il marito sapeva che le sarebbe mancato sostegno economico, la compagnia, qualcuno con cui parlare, con cui lavorare, qualcuno che la sostenesse… ma era anche molto giovane e le cose potevano cambiare.

Ma la società in cui viveva Anna, nonostante le prescrizioni del Signore, era ostile alle vedove, anche se giovani.

“Perché vivere ancora? Che scopo ha la mia vita, poteva chiedersi Anna?”. Anna, però non se la prende con il Signore Dio, sapeva che Lui l’avrebbe accolta, dandole Egli stesso rifugio per la sua vita. Ma questa prova avrebbe cambiato completamente questa giovane donna, e soprattutto la prospettiva della sua vita. (Prov.19:21)

Lei sapeva che avrebbe potuto trovare rifugio presso Dio. Anna aveva fatto sua l’esperienza del salmista che dice: “Oh, quanto amabili sono le tue dimore, o Eterno degli eserciti! L’anima mia anela e si strugge per i cortili dell’Eterno; il mio cuore e la mia carne mandano grida di gioia al DIO vivente. Anche il passero trova una casa e la rondine un nido, dove posare i suoi piccoli presso i tuoi altari, o Eterno degli eserciti, mio Re e mio DIO. Beati coloro che abitano nella tua casa e ti lodano del continuo. Beati quelli che ripongono la loro forza in te e che hanno in cuore le tue vie!” (Salmo 84:1-5).

Anna, come molti di noi hanno fatto, avrebbe scoperto giorno dopo giorno quanto fosse grande la consolazione di trovare rifugio presso Dio, sperimentando la gioia di trovare in Lui la propria forza, e con amore fare la volontà del Signore, per piacergli in ogni cosa.

Anna aveva riposto la sua speranza nel Signore, felice di confidare in Lui, sapendo quanto fosse mille volte preferibile frequentare la casa di Dio che la dimora temporanea e precaria di chi ignora e disprezza Dio. (Salmo 23:6; 26:8; 52:8; 84:10 etc.)