Tempo di lettura: 13 minuti

 La testimonianza del Dio creatore

 

Le parole “Nel principio Dio creò i cieli e la terra” (Ge 1:1), ci ricordano la certezza che Dio è il Creatore al quale tutto il creato appartiene (vedi anche IL CRISTIANO n.7/luglio 2008; pagg. 326-331); infatti è scritto che “al Signore appartiene la terra e tutto quel che è in essa, il mondo e i suoi abitanti. Poich’egli l’ha fondata sui mari e l’ha stabilita sui fiumi” (Sl 24:1-2).

 

Quanto proclamato in Genesi 1:1 ci pone anche dinnanzi ad un altra certezza: Dio è il creatore e quindi la sua creazione ci parla di lui, è infatti scritto che “i cieli annunziano la sua giustizia e tutti i popoli vedono la sua gloria” (Sl 97:1).

Gli elementi del creato, in questo caso “i cieli”, sono testimoni, “annunziano” a “tutti i popoli”, la presenza di Dio e alcuni suoi attributi, “la sua giustizia”“la sua gloria”.

 

In Romani 1:20 è scritto, riferito al Signore, che “le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue”.

Fin dalla creazione Dio si rivela agli uomini mostrando “chiaramente” alcuni suoi attributi, “le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità”. Tutto questo perché è anche “per mezzo” delle sue opere che Dio ha scelto di manifestarsi ad ogni uomo.

Infatti Dio si rivela e si fa conoscere agli uomini anche tramite la creazione visto che essa è l’opera delle sue mani e della sua suprema intelligenza.

Infatti dietro la creazione non vi è il nulla, non vi è l’uomo, non vi è il caso o il caos ma vi è il Dio creatore e quindi non poteva essere altrimenti che quanto da Dio creato ci parlasse e ci testimoniasse di lui.

Un’opera testimonia di colui che l’ha realizzata così la creazione, opera di Dio, testimonia e parla del suo autore: Dio il creatore.

 

Paolo e Barnaba a Listra rivolgendosi agli abitanti idolatri della città dissero:

 

“Vi p#332971;ichiamo che da queste vanità vi convertiate al Dio vivente che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi (At 14:15).

 

La p#332971;icazione di Paolo e Barnaba era una p#332971;icazione della Parola di Dio per la conversione degli uomini dalle vanità degli idoli al Dio vivente e creatore “che ha fatto il cielo, la terra, il mare”.

L’uomo è infatti una creatura di Dio che necessita di una riconciliazione con il suo stesso Creatore in quanto a causa del peccato la comunione dell’uomo con il Creatore stesso è stata interrotta.

Ma la p#332971;icazione di Paolo e Barnaba alla folla di Listra prosegue dicendo, sempre riferendosi al Dio creatore:

 

“Egli nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la propria via, senza però lasciare sé stesso privo di testimonianza, facendo del bene, mandandovi dal cielo pioggia e stagioni fruttifere e saziando i vostri cuori di cibo e di letizia” (At 14:15-17).

 

Il Dio creatore non ha mai cessato di rivelarsi alle sue creature ribelli e idolatre infatti, pur lasciando libertà all’uomo di rivolgersi altrove seguendo “la propria via”, non ha mai lasciato “sé stesso privo di testimonianza”.

Questa testimonianza di cui Dio non è mai stato privo comprende la testimonianza del creato. Dio ha reso testimonianza di sé anche mandando, alle sue creature ribelli e idolatre che hanno imboccato la propria via, “dal cielo pioggia e stagioni fruttifere” e ha ugualmente saziato i loro cuori “di cibo e di letizia”tramite la sua azione sovrana sulla creazione.

Per la loro conversione gli uomini di Listra necessitavano della p#332971;icazione della Parola di Dio ma la testimonianza della presenza del Signore e di alcuni suoi attributi l’avevano avuta anche tramite la sovrana azione del Creatore sul suo creato.

 

 

La creazione di Dio: primo attacco alla Verità

 

Dio è il Creatore e quindi anche la sua creazione ci parla di lui. Questo aspetto non è esente da attacchi sferrati da parte del mondo e della cultura in cui viviamo la quale è infatti caratterizzata, tra gli altri, da movimenti di pensiero che rigettano apertamente la presenza del Dio creatore e quindi giungono alla conclusione che forze e leggi che operano nell’universo sono tutte soltanto di tipo naturale.

Da tale formula di pensiero deriva il termine “naturalismo” utilizzato per indicare coloro che rigettando la presenza del Dio creatore nell’osservare la natura che li circonda (dall’immensità dell’universo fino alla invisibile complessità strutturale di organismi microscopici) non ritornano a contemplare il Signore e i suoi attributi ma rimangono fermi a contemplare la natura, attribuendo ad essa attributi divini e portando ad essa adorazione.

Tutto questo è ben illustrato in Romani 1:20-22;25 dove troviamo scritto:

 

“Infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l’hanno glorificato come Dio, né l’hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d’intelligenza si è ottenebrato. Benché si dichiarano sapienti, son diventati stolti… hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del creatore”

 

Spesso, anche perché pericolosamente influenzati da questo pensiero caratterizzante la cultura del mondo intorno a noi, i figli di Dio rischiano di vivere senza realizzare pienamente la meravigliosa realtà che la creazione del nostro Padre testimonia di lui e che quindi, guardando il creato intorno a noi, non dobbiamo rimanere superficialmente indifferenti e disattenti come non dobbiamo limitarci alla sola osservazione di esso ma dobbiamo ritornare costantemente a Dio.

 

Dobbiamo intraprendere quel percorso che ci invita a seguire la Scrittura e che ci insegna il giusto rapporto che noi, figli di Dio, dobbiamo avere con il creato nel quale viviamo.

Questo percorso dalla creazione riconduce al Creatore, non si ferma alla creazione stessa senza ritornare a colui che della creazione è l’unico autore, e che è più grande della creazione perché l’ha fatta e su di essa siede sovrano com’egli stesso ci ricorda nella sua Parola:

 

“Io ho fatto la terra… io con le mie mani ho spiegato i cieli e comando tutto il loro esercito” (Is 45:12).

 

 

La creazione di Dio: la Scrittura riporta al Dio creatore

 

“Nel principio Dio creò i cieli e la terra” e questa opera creatrice di Dio ancora oggi parla del Creatore.

Questa creazione, seppure “geme ed è in travaglio” (Ro 8:22) a causa delle conseguenze del peccato dell’uomo che si sono riversate anche su di essa, è pur sempre portatrice di un messaggio in quanto nelle opere che le sue mani hanno creato sono manifesti gli attributi dell’autore, di colui che tali opere le sostiene ogni giorno.

 

Nel Salmo 19 è scritto:

 

“I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l’opera delle sue mani” (Sl 19:1).

 

Davide, l’autore divinamente ispirato di questo Salmo, guardava, sicuramente in modo non superficiale e indifferente, la creazione di Dio ed in particolare il cielo (Ge 1:6-8).

Davide guardava in modo attento il cielo ma nel guardare il cielo, e quindi la creazione di Dio, non si fermava alla sola contemplazione di essa.

Davide non si limitò a guardare il creato ma volse lo sguardo oltre il creato e contemplò il Creatore, la sua “gloria” e l’ “opera delle sue mani”. Come abbiamo letto il Salmo ci dice che sono gli elementi della creazione stessi che “raccontano… e…annunziano” la presenza di Dio e alcuni suoi attributi.

 

Il Salmo 19 prosegue dicendo:

 

Un giorno rivolge parole all’altro, una notte comunica conoscenza all’altra. Non hanno favella né parole; la loro voce non s’ode, ma il loro suono si diffonde per tutta la terra, i loro accenti giungono fino all’estremità del mondo” (Sl 19:2-4a).

 

Dopo avere riflettuto sul messaggio raccontato e annunziato dai cieli Davide sposta l’attenzione su un altro elemento del creato: il giorno e la notte (Ge 1:4-5).

Davide nell’osservare il susseguirsi ciclico e perfettamente puntuale del giorno e della notte riflette sul fatto che la creazione non è testimone di Dio con parole udibili come quelle di un uomo, infatti il giorno e la notte come altri elementi della creazione “non hanno favella né parole” e “la loro voce non s’ode”.

Nonostante questo la creazione è ugualmente una testimonianza della presenza e degli attributi di Dio comprensibile da parte dell’umanità intera che non può dichiararsi ignorante (Ro 1:20).

Infatti è scritto che seppure la creazione non testimonia di Dio con parole udibili la sua testimonianza, cioè “il loro suono…i loro accenti”, comunque “si diffonde per tutta la terra…fino all’estremità del mondo”.

 

Gli elementi del creato di Dio sono dei testimoni del loro Creatore: seppure senza parole raccontano e annunziano in tutta la terra il messaggio della presenza di Dio.

Proprio parlando dell’estremità del mondo Davide afferma:

 

“Là, Dio ha posto una tenda per il sole, ed esso è simile a uno sposo che esce dalla camera nuziale; gioisce come un prode lieto di percorrere la sua via. Egli esce da una estremità dei cieli e il suo giro arriva fino all’altra estremità; nulla sfugge al suo calore” (Sl 19:4b-6).

Davide, l’attento osservatore, sposta la sua attenzione su un terzo elemento del creato: il sole (Ge 1:14-16).

Ancora una volta Davide osservando la creazione, in questo caso “la luce maggiore” (Ge 1:16), non si ferma solo ad ammirarlo, non si limita solo ad osservarlo “percorrere la sua via” durante l’arco di una giornata, ma torna ancora una volta al Dio creatore.

Infatti nell’espressione iniziale (“Là, Dio ha posto una tenda per il sole”) ben si comprende la certezza che tutto quello che lui stava osservando era da Dio stesso permesso e regolato affinché in base alle leggi che lui stesso ha concepito, stabilito e attuato ogni elemento del creato realizzi quotidianamente il proprio compito secondo il ruolo e le funzioni assegnatigli.

 

Che anche noi come Davide possiamo essere degli osservatori attenti e non superficiali della creazione di Dio nella quale viviamo ogni giorno!

Che questa attenta osservazione della creazione però non sia “pericolosamente” fine a sé stessa, ma che possiamo sempre realizzare quel percorso che la Parola di Dio tramite il Salmo 19 ci ha indicato affinché guardando e ammirando il creato, dalla vastità dei cieli al più breve processo vitale che si realizza in organismi invisibili all’occhio umano, possiamo volgere lo sguardo dei nostri occhi e del nostro cuore oltre il creato e tornare a guardare e a ringraziare il Signore!

 

Ascoltiamo con attenzione quindi il racconto e l’annuncio che la creazione proclama ogni giorno riguardante il Creatore, la sua presenza e le sue caratteristiche.

Ascoltando questa testimonianza, ricordiamoci anche che dietro ad ogni evento meraviglioso che quotidianamente si compie nel creato in cui viviamo, da quelli macroscopici a quelli microscopici, non vi è altri che Dio che regola e permette tutto questo come scritto in Geremia 33:25; il Signore è colui che ha “fissato le leggi del cielo e della terra”.

Non fermiamoci alla creazione ma torniamo al Creatore, perché seguendo questo percorso realizziamo il giusto e ordinato rapporto con la creazione e soprattutto con il Creatore.

 

 

La creazione di Dio: riflessioni per la vita dell’uomo

 

“Nel principio Dio creò i cieli e la terra” ma successivamente quella stessa creazione in seguito al peccato dell’uomo “è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l’ha sottoposta” (Ro 8:20) e quindi porta in sé i segni della ribellione dell’uomo al Dio creatore.

Nonostante questo però, nella grazia di Dio, guardando al creato possiamo ancora oggi contemplare un’opera che esprime gli attributi di colui che l’ha realizzata per trarne delle riflessioni per la nostra vita.

Il Signore sempre tramite Davide, l’attento osservatore del creato di Dio, nel Salmo 8 ci ricorda questa meravigliosa realtà.

Davide, ispirato da Dio, scrive:

 

“Quand’io considero i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai disposte, che cos’è l’uomo perché tu lo ricordi?” (Sl 8:3).

 

Davide aveva del tempo durante le sue giornate in cui si metteva a osservare e a considerare gli elementi della creazione di Dio; è scritto infatti: “Quand’io considero”. Considerare significa esaminare accuratamente per valutare tutte le possibili relazioni e conseguenze di quello che si osserva. Davide non osservava soltanto, ma considerava per riflettere. Considerava gli elementi del creato di Dio, tanto che rivolto al Signore dice:

 

“I tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai disposte”.

 

Il primo elemento e il secondo elemento della creazione osservati da Davide sono infatti stati creati da Dio, sono quindi suoi e da lui disposti (Ge 1:6-8;16).

Ancora una volta, come nel Salmo 19, Davide non si limitò a guardare il creato, ma il suo sguardo era oltre il creato, era uno sguardo fisso a contemplare il Creatore di tutto quello che stava guardando e considerando.

A conferma di questo vediamo che Davide pone una domanda al Signore e non agli elementi del creato stessi: “Che cos’è l’uomo perché tu (Signore) lo ricordi?”.

Davide non aveva quindi una relazione di comunione con gli elementi del creato o con la natura intorno a lui, ma aveva una relazione di profonda comunione con Dio il creatore:

Il suo Dio non erano gli elementi del creato, il suo Dio non era negli elementi del creato ma il suo Dio era il Creatore del creato.

Davide quindi, partendo dall’osservare il creato intorno a lui, arrivò ad una riflessione profonda per la sua vita ben espressa nella domanda: “Che cos’è l’uomo perché tu lo ricordi?”.

Considerando l’immensità del creato intorno a lui, Davide pone una domanda al Signore, domanda che mette in evidenza tutto lo stupore e la meraviglia del fatto che, seppure egli sia una piccola parte di un creato così immenso e maestoso, Dio si interessa dell’uomo.

Il Dio che ha fatto i cieli e che ha disposto la lune e le stelle si ricorda dell’uomo: Davide è profondamente colpito da questa realtà in quanto il Dio creatore ha scelto quale oggetto della sua attenzione, del suo amore, delle sue cure l’uomo che in mezzo al creato per la sua piccolezza quasi scompare se comparato alla vastità del cielo e di altri elementi.

 

Con Davide anche ognuno di noi può dire:

“Chi siamo noi perché tu Signore ti ricordi di noi?, Chi siamo noi perché tu, caro Padre, che hai creato tutto quello che ci circonda, hai scelto di interessarti e di curarti di noi uomini?”.

Lode, adorazione e ringraziamento siano riversati al Creatore dei cieli e della terra che si ricorda di noi, che si prende cura di noi in mezzo alle vastità dei cieli, all’immensità dell’universo dove sono disposte la luna e le stelle.

Dio si interessa a noi e ha realizzato nella storia di questa creazione un piano di #332971;enzione e salvezza per l’uomo peccatore mostrandoci tutto il suo amore e tutta la sua misericordia.

 

Come Davide anche noi con lui possiamo dire:

“O Dio, Signore nostro, quant’è magnifico il tuo nome in tutta la terra” (Sl 8:9)!

 

 

La creazione di Dio: secondo attacco alla Verità

 

Tra le numerose e pericolose correnti di pensiero, che caratterizzano la nostra cultura, ve ne è anche una, secondo la quale la natura rappresenterebbe una rivelazione di Dio avente maggiori autorità ed importanza rispetto alla rivelazione di Dio proveniente dalla sua Parola.

La conseguenza di ciò e che i fatti della natura, e relative spiegazioni fondate su teorie e ipotesi scientifiche, diventano i mezzi con i quali interpretare la Parola di Dio in quanto vengono reputati elementi indispensabili per poter spiegare e comprendere la rivelazione scritta di Dio.

 

Sappiamo bene invece che è la Parola di Dio il punto di partenza con il quale vagliare e sondare ogni teoria e ipotesi che tenta di spiegare fatti e fenomeni della natura. Come conseguenza tutto quello che rinnega, o anche getta il minimo dubbio, sulla Verità della Scrittura è da scartare, come è da rigettare e fuggire tutto ciò che ci porta a scendere a compromessi e che mescola la Verità biblica con teorie e ipotesi non bibliche in modo da voler conciliare due visioni in totale divergenza fra loro.

La Verità è una, non molte, la Verità è una e non conciliabile e mescolabile con altre false verità. La Verità è una: quella della Scrittura, alla quale noi dobbiamo essere tenacemente e fermamente ancorati. Anche se ci saranno teorie e ipotesi o addirittura leggi apparentemente dimostrate ed esperimentate che spiegando fatti naturali lascino trasparire anche la minima divergenza dalla Scrittura e il minimo dubbio sulla Scrittura, sono da rigettare e mai tali mezzi devono essere usati come mezzo per spiegare e interpretare la Scrittura stessa.

Tornando alla Parola di Dio anche questa volta possiamo ristabilire il giusto ordine che deve essere presente nella vita di ognuno di noi, un ordine che ci parla ancora del giusto rapporto che dobbiamo avere con la creazione di Dio, con la Parola di Dio e quindi con Dio stesso.

 

 

La creazione di Dio: rapporto con la Parola di Dio

 

Abbiamo visto come il creato è una modalità di rivelazione di Dio agli uomini: è infatti un mezzo di testimonianza della presenza di Dio davanti al quale gli uomini sono inescusabili e ingiustificati (Ro 1:20).

Ma questa rivelazione come abbiamo letto dalla Scrittura stessa è una rivelazione che ha un compito ben definito, è infatti una rivelazione generale della presenza e di alcune caratteristiche di Dio come per esempio della “sua giustizia” e della “sua gloria” (Sl 97:1), delle “sue qualità invisibili” e della “sua eterna potenza e divinità” (Ro 1:20), del suo fare “del bene” e della sua capacità di “saziare” (At 14:17), de “l’opera delle sue mani” (Sl 19:1), dell’interesse di Dio verso l’uomo (Sl 8:3).

 

Vi è invece la rivelazione della Parola di Dio, una rivelazione che non si limita a presentare la presenza e gli attributi di Dio ma anche la condizione dell’uomo peccatore, la soluzione a tale condizione, il messaggio di salvezza e l’autore di questa salvezza cioè Cristo Gesù il Salvatore.

La rivelazione scritta ci rivela quindi un piano di #332971;enzione e una via per la crescita e la santificazione di coloro che questo piano di #332971;enzione lo accolgono nella propria vita nella persona e nell’opera di Cristo Gesù. Ci presenta delle promesse adempiute e altre che si adempiranno nel futuro eterno alla sua presenza che è riservata a coloro che in lui hanno c#332971;uto.

Insomma la rivelazione biblica è una rivelazione completa e totale di Dio. Essa non sminuisce la rivelazione della creazione ma anzi le assegna il suo compito: quello generale, di parlare della presenza e delle caratteristiche di Dio in quanto chi guardando il creato e la natura che lo circonda non viene portato a pensare che vi sia dietro tutto ciò che ammira la presenza divina e sovrana del nostro Signore e Creatore?

Non è certo sicuramente a caso che nello stesso Salmo in cui Davide ci parla di come Dio si rivela tramite la sua creazione ci viene presentata anche la rivelazione della Scrittura alla quale Davide era fermamente attaccato.

Davide, infatti, aveva un giusto rapporto con la creazione di Dio in quanto alla base vi era un giusto rapporto con la Parola di Dio. Subito dopo avere concluso la riflessione sulla testimonianza annunciata dal creato di Dio ecco che afferma, sempre sotto la guida del Signore:

 

“La legge del Signore è perfetta, essa ristora l’anima; la testimonianza del Signore è veritiera, rende saggio il semplice. I precetti del Signore sono giusti, rallegrano il cuore; il comandamento del Signore è limpido, illumina gli occhi… I giudizi del Signore sono verità tutti quanti sono giusti… Anche il tuo servo è da essi ammaestrato; v’è gran ricompensa a osservarli” (Sl 19:7-11).

 

Da quanto scritto vediamo che la Parola di Dio, chiamata “la legge, la testimonianza, i precetti, il comandamento, i giudizi”, è innanzitutto caratterizzata dall’essere una parola perfetta, veritiera, giusta, limpida, essa è la verità ed è inoltre tutta quanta giusta.

Dall’elenco di queste caratteristiche comprendiamo la portata di tale tipo di rivelazione, una rivelazione che in quanto tale è in grado di realizzare quello che la rivelazione della natura non è in grado di fare.

 

Mentre la rivelazione del creato svolge il suo compito generale di mostrare la presenza di Dio e alcuni dei suoi attributi (è infatti scritto: “I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l’opera delle sue mani”), la rivelazione della Scrittura, oltre a questo, svolge il ruolo unico e insostituibile di trasformare la vita dell’uomo che c#332971;e nel messaggio che in essa è annunciato.

 

Come abbiamo letto nel Salmo 19:7-11 infatti la Parola di Dio “ristora l’anima”“rende saggio il semplice”, rallegra “il cuore”“illumina gli occhi”, ammaestra e dona una “gran ricompensa” a chi l’osserva. Ecco quindi come nello stesso Salmo ci viene indicato che vi è una rivelazione della natura che parla all’uomo della presenza e di alcune caratteristiche di Dio, ma vi è soprattutto una rivelazione scritta che oltre a parlare anche essa della presenza di Dio e degli attributi di Dio, parla di come è possibile avere un rapporto personale con lui, il Creatore, parla del suo messaggio di salvezza e di #332971;enzione per l’uomo peccatore e bisognoso di essere riconciliato con lui.

Infatti, a differenza del creato che passerà, la Parola di Dio rimarrà nell’eternità, “essa è stabile nei cieli” (Sl 119:89) e anche quando il cielo e la terra, elementi del creato, a causa del peccato che è entrato nel mondo passeranno (Ro 8:20-22) “le mie parole – dice Gesù – non passeranno” (Mt 24:35) e anche quando“l’erba si secca e il fiore appassisce”, insieme altri elementi della natura, “la parola del nostro Dio dura per sempre” (Is 40:8).

 

 

La creazione di Dio: osservare la creazione per osservare la Parola

 

Anche noi come Davide siamo chiamati ad essere degli attenti osservatori del creato di Dio: osservatori che non rimangono fermi alla sola e superficiale osservazione degli elementi del creato, ma che guardano oltre il creato e giungono a contemplare il Creatore e, di conseguenza, a ricevere la certezza della sua presenza, la ricchezza dei suoi attributi e la meravigliosa realtà del suo interesse e della sua cura per l’uomo.

 

Come Davide siamo chiamati ad essere degli attenti osservatori del creato di Dio che sono però prima di tutto profondamente e fermamente attaccati alla rivelazione scritta di Dio. In questo modo saremo in grado di riconoscere, affrontare e respingere i numerosi attacchi tipici e caratterizzanti la cultura del mondo in cui viviamo.

 

Quando vi è alla base della nostra vita un intenso rapporto con la Scrittura, allora vi sarà anche un giusto e ordinato rapporto con il creato nel quale viviamo.

Allora potremo osservare, considerare, apprezzare la creazione di cui siamo parte e – perché no? – anche studiare, ricercare, approfondire i molteplici e numerosi aspetti dell’infinita, immensa e meravigliosa creazione di Dio per poter anche noi affermare con il salmista:

 

“Quanto son numerose le tue opere, Signore! Tu le hai fatte tutte con sapienza; la terra è piena delle tue ricchezze” (Sl 104:24).

 

Infatti potremo vivere sempre tutto questo con la certezza che dietro la creazione vi è il suo unico autore, Dio il Creatore, e che vi è una rivelazione, la sua parola scritta e giunta fino a noi, che rappresenta la sola Verità e l’unica autorità.

Quando tutto questo è vissuto vi sarà un arricchimento nella nostra vita che potremo spendere alla gloria del Padre anche all’interno del luogo di testimonianza in cui ci ha posto, del servizio e delle responsabilità che ci affidato.