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Dove porta la pace del mondo?

 

Come molti ricorderanno, il 7 gennaio dello scorso anno la sede del periodico settimanale satirico francese Charlie Hebdo è stata assalita da un gruppo di terroristi di Al Qaida provocando la morte di dodici giornalisti.

Contrariamente a tutto l’Occidente stretto a solidarizzare con Parigi, personalmente trovo più dignitoso non appoggiare la causa di nessuno, ricordando che chi è stato vittima e adesso parla di pace, continua nella sua irriverenza pubblicando vignette e articoli dissacranti anche nei riguardi del cristianesimo e dell’ebraismo, oltre che dell’islam.

 

Prendo spunto da questo episodio per una riflessione che ha rappresentato un interesse immenso nella mia sensibilità di adolescente, poi di uomo e poi di uomo credente: mi chiedo infatti, e di continuo lo faccio più spesso, se è sempre giusto temere ciò che apparentemente temibile e se, d’altra parte, è sempre giusto osservare favorevolmente chi è vittima e parla di pace.

Più che dalla polvere dei mitra, è dall’alito degli ambasciatori di pace che riesco a intrasentire l’odore della fine dei tempi. Tempi in cui si cercheranno “pace e sicurezza” (1Te 5:3), in cui gli uomini faranno di tutto per proclamare il benessere, tempi preparatori per un nuovo cristo, antitetico al primo, foriero di tribolazione: questo è l’anticristo e aspetta di manifestarsi proprio in un mondo di pace apparente, in un risorto impero romano.

 

Così come il vero Cristo è venuto in un contesto di pace disposta dal primo imperatore Augusto, la pax augustea appunto, con una sola moneta, costumi, lusinghe e lingua imposta dall’Urbe, l’anticristo verrà in un momento in cui tutte le “nazioni unite” avranno una sola moneta, una sola lingua e una pace garantita da ovest a est. I tempi sono vicini e ad allarmarmi non è tanto il terrorismo o le guerre sante; queste sono atti di guerriglia, non di guerra; scaramucce, non concrete minacce.

 

Sembrano a volte meri pretesti per far in modo che ad esse seguano, per la massa in attesa, parole di pace, pace nel mondo, per un mondo migliore. Non si sente altro alla tv.

Ma di questi ministri del “bla bla bla”, chi veramente parla da parte di Dio e di Dio?

Neppure al Papa ho sentito mai pronunciare alla tv frasi come “Ravvedetevi, perché il Regno di Dio è vicino!” oppure “Gesù sta ritornando!” e così via.

Visto che la chiesa romana ha il monopolio mediatico, potrebbe approfittarne.

Eppure anche dalla Roma moderna, come da quella antica, si parla sempre più spesso di politica (un noto vip ha acceso un dibattito ma è stato subito spento; e già, perché quando affiora un barlume di giustizia, conviene soffocarlo col pretesto che è solo un polemico, un “guerrigliero”). __ così che va un mondo che della pace ha solo l’apparenza. Quanta verità si nasconde in nome di una pace: sarebbe meglio guardarla da spenta la tv!

Gli uomini parlano per giunta di futuro, intendendo anche qui il futuro dell’uomo sulla terra, palesando le più vili ambizioni: quelle di una vita in questo pianeta soltanto.

 

 

Pace fittizia e pace vera

 

Un uomo di Dio anzitutto avverte sugli avvenimenti futuri descritti nella Parola di Dio e mette in allarme il cuore dell’uomo circa la salvezza della propria anima, non del mondo.

Un uomo di Dio, poi, pur pregando per la pace, non aspira a una pace del mondo come la intendono gli uomini, ma alla pace che solo Gesù può dare. Lui è il Principe di Pace.

 

Il diavolo dà una pace fittizia, passeggera. Attraverso i suoi frombolieri e la sua fanteria leggera, il nemico ha solo iniziato una battaglia funzionale a sviarci e farci credere di aver di fronte l’unico esercito da essere avversato: il diavolo in realtà sta nel silenzio, “spiando alla porta” (Ge 4:7) i suoi “ministri”, politici e religiosi, l’élite del suo esercito che, come una possente cavalleria, avanzerà al trotto armata di strumenti di pace, con la bocca che stillerà di sole parole di pace, agitando insegne policrome della pace, con al collo simulacri di pietà e di pace.

 

Il mondo è oggi narcotizzato da una simile pace, tatticamente schierata per non far vedere oltre il suo falso velo.

“togliere il velo”, in greco è apokálypsis. Un esercito di uomini che parlano di pace è pronto per l’ultimo risolutivo conflitto, mentre noi ci occupiamo di qualcos’altro, forse di una falsa guerra, perché no? Com’è falsa questa pace, anche la guerra potrebbe essere stata esagerata da quei media che, come abbiamo detto, tendono a nascondere alcune importanti verità. È nota a chiunque la specialità del giornalista: gonfia le notizie come un panettiere fa lievitare il pane.

 

Il nemico genera guerra solo per preparare il mondo a un uomo che parlerà di pace, a cui tutti crederanno, e sotto le cui ali si rifugeranno in molti.

Occorre dunque stare attenti, non solo ai rumori di guerra ma anche alle voci di chi parla dopo. Ma non si può stare attenti con lo sforzo della nostra mente, della ragione umana. Bisogna nutrirsi della sapienza di Dio, proprio “mangiarla” come fu dato simbolicamente di fare ad Ezechiele col Rotolo della Legge.

 

Sono pienamente convinto che senza un contatto con la Parola di Dio e la vicinanza all’Onnipotente che tutto sa e vede, nessun uomo può conoscere la sua opera ed essere sensibile ai cambiamenti della propria epoca. Stiamo dunque attenti. L’apocalisse che si sta realizzando, deve incoraggiarci a tenere sempre salda la presa alla veste di Gesù. Non molliamo!

Quanto agli uomini di buone parole, nessuno tranne chi è nato una seconda volta cioè da Dio, dopo che dalla terra, potrà mai parlare di vera pace. La pace della tv, non è la Pace, non illudiamoci. Oggidì, chi parla di pace ha come fine la pace del pianeta, volendo portare la pace in seno ai conflitti del mondo. E poi si prende anche i Nobel!

 

Gesù invece, colui che è disceso dal cielo, ha portato la sua pace in mezzo ai conflitti nel cuore dell’uomo. Il vero portatore di pace, Gesù, è intervenuto in ciò che all’uomo serve per l’eternità: la sua anima. Nei vangeli, ma lo vuol fare anche oggi, Gesù infatti aiuta, libera, salva e interviene nella vita di quanti vanno a lui infondendo la sua pace. Se Gesù avesse voluto la pace del mondo, sarebbe rimasto nel mondo. Morendo sulla croce invece, ha dato l’opportunità di avere pace a quanti, malati, indemoniati, prostitute… vanno a lui disperati e in cerca di pace. Gesù dona pace e perdono.

Egli disse:

“Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti” (Gv 14:27).

 

Gesù Cristo è l’unico che può dare la pace, una pace vera, profonda, eterna:

“Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore” (Ro 5:1).

 

Non c’è un’altra via per avere pace. La via della pace che sentiamo ogni giorno (io ne sono a dir poco sdegnato!), porterà all’affermazione di chi vuole illudere di essere l’uomo giusto per tutti, l’uomo di pace. Diffidiamo degli atteggiamenti pii, del perbenismo, di coloro che “aventi l’apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza. Anche da costoro allontanati!” (2 Tim. 3:5).

La pace è una. Diffidiamo delle imitazioni!

 

 

Motivi di riflessione

 

In conclusione, e in due brevissime frasi, questo è cio_ che si profila essere, il cortometraggio degli ultimi tempi: c’è chi uccide in nome di un dio, e poi c’è chi parla in nome del diavolo.

In tutto questo, io voglio stare tra i titoli di coda, non prender parte alla guerra o alla pace promessa dall’uomo. Io sto con Gesù che mi dà veramente la pace. È solo grazie a questa sensazione che in quelle rare e sciagurate volte che mi capita un telegiornale davanti, rimango forte e non provo nessuna ansia di ciò che avviene nel mondo.

Noi da che parte stiamo? Speriamo ancora in questo mondo, oppure nel Signore? Ci guardiamo ancora in giro a impegnarci per una falsa pace, oppure guardiamo in fondo a noi stessi preoccupati di salvare la nostra vita? Il nostro sguardo, come direi ai miei studenti di geometria, traccia una retta orizzontale che si perde disperatamente nell’infinito alla ricerca di un punto fermo, oppure i nostri occhi stanno proiettando una perpendicolare sul piano della nostra anima alla ricerca del Dio Infinito, dell’Eterno?

 

Questo mondo finirà, ma il Signore è preoccupato di ciò che non finirà: la nostra anima. Se la affidiamo al suo Figlio morto per noi sulla croce, la pace è già una garanzia per noi. Se non l’abbiamo ancora accettato, di conseguenza anche noi siamo alla ricerca di questa pace, come degli uomini che ne parlano. Ne parlano ma non la possiedono, perché la cercano in orizzontale, nel mondo attorno a loro, stringendo tante più mani d’uomo che possono, firmando patti, accordi persino interreligiosi e matrimoni politici.

 

È una ricerca disperata. Dobbiamo sapere che Gesù Cristo non la fa così lunga. Il nostro Gesù, così semplice che tanto ci ama, ci vuole dare la Pace. Aspetta solo che guardiamo dentro di noi. Se guardiamo in fondo alla nostra anima, nel buio più profondo che c’è, possiamo trovare una porticina. Dall’altra parte c’è il Signore, così grande da aver fatto l’universo, eppure fattosi così piccolo da stare dietro quella porta che aspetta solo di essere aperta. E finalmente potremo udire sincere parole di pace e ricevere quella sicurezza che, entrando lui, non perderemo più. Difatti disse:

“Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3:20).

 

Gesù è Unico; non appaia irriverente affermare che è l’unico degno del premio Nobel per la pace.