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Un lungo percorso legislativo

Il 15 dicembre 1972 con la legge 772 per la prima volta, in Italia, venne riconosciuta la possibilità per i giovani maschi dichiarati abili al servizio militare, di svolgere un servizio alternativo. Nacque così il diritto dell’obiezione di coscienza al servizio militare. Ricordo che prima di tale data, per chi non voleva svolgere il servizio militare, era prevista solo una condanna al carcere militare.

In realtà dovremmo parlare non di diritto, ma di beneficio concesso in quanto era obbligatoria la presentazione di una domanda che veniva esaminata e poteva anche essere respinta. Inoltre l’applicazione della legge, era tutta in mano al Ministero della Difesa che faceva di tutto per ostacolarne l’applicazione. La legge stessa, prevedendo un periodo di servizio superiore di otto mesi rispetto alla durata del servizio militare (quindi 20 mesi) comunicava un chiaro orientamento punitivo a chi faceva questa scelta.

Molto lunga è stata la strada per trasformare il beneficio in diritto e parificare la durata dei due servizi. Infatti il crescente successo del servizio civile: 100 domande nel 1973 ed oltre 70.000 nel 1998, costrinse il legislatore a cambiare più volte la legge in senso progressista. Nel 1989 la Corte Costituzionale parificò la durata dei due servizi.

Nel 1998, la legge 772 venne abrogata e sostituita con la legge 230 che trasformò il beneficio in diritto e fece nascere l’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile la cui gestione passò dal Ministero della Difesa alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Nel 2000 la legge 331 istituì il servizio militare professionale e dal 1° gennaio 2005 cessò la leva obbligatoria per i giovani e di conseguenza cessò anche l’obbligo per il servizio civile alternativo.

Dal 2017 il Servizio Civile Nazionale è diventato Universale ed esclusivamente su base volontaria, aperto a donne e uomini, con l’emanazione del Dlgs n .40/2017.

Il 15 dicembre 2020 è stata addirittura istituita la Giornata nazionale del Servizio Civile.

Questa, in sintesi, la lunga strada che ha trasformato negli ultimi 50 anni un obbligo, in una concessione, poi in un diritto ed infine in un atto volontario con tanto di festa nazionale da celebrare tutti gli anni.

La mia esperienza

Nel 1973 presentai domanda, una delle prime cento, successivamente accolta, al Ministero della Difesa e scrivevo fra l’altro:

“Tale mia scelta nasce da una concezione generale della vita, basata sui profondi convincimenti cristiani, da me professati. Sono infatti fermamente convinto che non esiste motivazione valida, sul piano etico-religioso, che possa spingere l’uomo a uccidere un suo simile” e, ancora “tutto il messaggio di Gesù nasce dall’amore ed è centrato sull’Amore di Dio per l’uomo. Io credo nella Verità di questo messaggio e nella sua Potenza, superiore a quella di qualsiasi messaggio di qualsivoglia autorità e organizzazione umana…”.

Mai avrei pensato che l’inizio del mio Servizio Civile sarebbe avvenuto solo nel febbraio del 1976, dopo lunghe peripezie e un processo per diserzione causato da un errore burocratico che mi impedì di espatriare per quasi due anni. Ma siccome il meccanismo della legge era in mano ai militari, queste erano le conseguenze.

A distanza di 50 anni sono ancora fiero di quel periodo della mia vita nel quale il Signore ha voluto formarmi e prepararmi in vista di quanto è poi successo dopo. Un tempo di quasi quattro anni, due per l’attesa alla chiamata (e in tale periodo sono stato volontario all’ Orfanotrofio Evangelico Giuseppe Comandi di Firenze) e quasi due per lo svolgimento del servizio stesso, periodo nel quale mi fu di fatto impedita la possibilità di trovare un lavoro. Fu in questo periodo che conobbi mia moglie Anna, che spesse volte condivideva e conosceva il mio impegno.

Ricordo ancora con grande nostalgia i tre mesi passati nell’Ospedale psichiatrico di Colorno (PR) nei quali conobbi una giovane donna con la sindrome di Down (sì, in quel periodo era ancora comune confondere le disabilità intellettive con quelle di natura psichiatrica), come se il Signore avesse voluto prepararmi a quanto avrei poi vissuto, in prima persona, con la nascita del mio secondogenito, Davide.

Nei successivi diciassette mesi fui trasferito a Firenze presso l’AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici) nei quali mi sono confrontato con vari tipi di diversabilità. Una scuola di vita pratica che mi ha formato e mi ha fatto capire l’importanza fondamentale di dare tempo, forza ed energie per tutti coloro che, per vari motivi, si trovano nella necessità di essere aiutati anche nelle attività più semplici e banali della vita quotidiana.

A 22 anni ci si sente forti fisicamente e sotto molti altri aspetti, e il confronto quotidiano con persone che hanno costantemente bisogno di te serve a prendere coscienza, da una parte, delle limitazioni che il corpo umano può avere e, dall’altra parte, della necessità di ringraziare il Signore perché nulla è dovuto e tutto è un suo dono.

Racconto due esperienze, fra le tante.

Insieme ad altri due o tre obiettori, a seconda del periodo, ho gestito un appartamento che era anche la nostra abitazione, ma non solo per noi obiettori, ma anche per persone in difficoltà che venivano ad abitare con noi per periodi che variavano a seconda della necessità. Fra queste persone c’era Mauro, un uomo gravemente spastico, che è stato sempre con me per tutto il periodo del mio Servizio Civile. Mauro ringraziava sempre per tutto quello che riceveva, e più volte gli avevo testimoniato della mia fede in Cristo Gesù. Poi ci siamo persi di vista. Pochi anni fa, nella rivista italiana di Jony and Friends, ho letto la testimonianza della conversione di un uomo di nome Mauro. Troppe erano le coincidenze, e così, dopo una breve ricerca, ho saputo che Mauro si trovava in una grande struttura per anziani vicino a Firenze. Sono andato a trovarlo e, appena arrivato nella sua camera, ho notato una Bibbia sul suo comodino.

Ho potuto riabbracciarlo dopo quasi 40 anni e, per la prima volta, come fratello in Cristo!

La seconda esperienza riguarda un’assistenza domiciliare che ho fatto per cinque mattine alla settimana per quasi un anno. L’uomo, di circa quarant’anni, aveva i primi sintomi di una grave forma di sclerosi. Quando avevo iniziato ad aiutarlo era abbastanza autonomo, ma era incredibile vedere come la malattia, quasi ogni giorno, gli faceva perdere altre capacità motorie. L’ho lasciato, al termine del mio periodo di servizio, che quasi non riusciva più a muovere nessun arto e parlava a fatica.

Assistere al progressivo deterioramento, non solo del suo corpo, ma di tutto il tessuto familiare, (moglie ed un figlio) mi ha fatto capire che cosa possa succedere, quando la casa non è “fondata sulla roccia” e subisce una tempesta. Un’esperienza umanamente terribile, ma ricca di profondi insegnamenti per me.

Dall’utopia alla realtà?

Certamente parlare oggi di obiezione di coscienza è anacronistico e la sola obiezione che viene ricordata dai mass-media è quella dei medici contrari all’aborto, eppure questa parola dovrebbe   ricordare a tutti i credenti che è fondamentale non conformarci a questo mondo, ma avere una mente rinnovata e sempre più aderente alla volontà di Dio. Mai dovremmo permettere agli altri di scegliere al nostro posto!

Qualche anno fa una forza politica aveva nel suo programma la proposta d’incentivare il Servizio Civile fino a renderlo obbligatorio per donne e uomini. Dare 10-12 mesi della propria vita al servizio della comunità, nei vari ambiti previsti per svolgere il servizio, sono convinto che sarebbe la migliore formazione per i nostri giovani prima che inizino un’attività lavorativa.

Guardandomi intorno, questa adesso forse è solo un’utopia, però, pensando a quanto è successo negli ultimi 50 anni, mi auguro che possa diventare una realtà per i miei nipoti, pronipoti e non solo!