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Nel 1961 la Repubblica Democratica Tedesca (conosciuta con la sigla di DDR: Deutsche Demokratische Republik) che occupava, sotto stretto controllo sovietico, il territorio della Germania Orientale, decise di costruire una barriera per impedire ai propri cittadini, che sfruttavano le porte di accesso da Berlino Est a Berlino Ovest, di trasferirsi nella Germania Occidentale (fra il 1960 e il 1961 si calcola che fossero stati almeno tre milioni i protagonisti di questa “fuga”). Così nella notte del 12 agosto 1961, fu deciso d’innalzare un muro provvisorio, chiudendo ben 69 punti di controllo, per lasciarne aperti soltanto 12. Il giorno seguente, fu istallato un filo spinato provvisorio di 155 chilometri, per separare le due zone di Berlino. Nei giorni seguenti, iniziò la costruzione di un muro in mattoni e molte persone, le cui case erano ubicate lungo il confine, furono sfrattate. Per evitare le fughe e aumentare la sicurezza, il muro fu ampliato fino a limiti insospettabili, così che divenne una parete di cemento, alta circa 4 metri, con all’interno cavi di ferro, per renderla più resistente. Tutte le porte d’accesso furono chiuse. Il tracciato del muro era accompagnato dalla tristemente famosa “striscia della morte”, composta da un fossato, da un filo spinato, da una strada, dove circolavano costantemente i veicoli militari, da allarmi, da armi automatiche, da torri di vigilanza e da pattuglie accompagnate da cani: cercare di scappare era praticamente impossibile. Negli anni un centinaio di persone avrebbe lasciato la vita nel tentativo di scavalcare il muro e oltre cinquemila furono catturate e imprigionate.

Il graduale disgelo della cosiddetta “Guerra Fredda”, provocò nella DDR sempre più frequenti manifestazioni contro il regime comunista, finché il 4 novembre 1989 oltre mezzo milione di persone si radunarono sulla piazza storica di Berlino, la Alexanderplatz, costringendo il governo, il 9 novembre ad annullare il divieto di raggiungere la parte occidentale della città. Quello stesso giorno vi fu un esodo di massa verso Berlino Ovest; migliaia di persone si arrampicarono sul muro per passare dall’altra parte e la popolazione cominciò ad aprire le prime brecce nel muro, dando il via alla sua distruzione. Dopo ben 28 anni di separazione forzata, tanti familiari ed amici poterono rivedersi festeggiando la ritrovata libertà. Il crollo del muro sancì la nascita della Germania unita e, di fatto, la fine dei regimi comunisti dell’Europa orientale.

Negli anni il muro di Berlino divenne simbolo di separazione. La Parola di Dio ci parla di un “muro di separazione”, che divide gli uomini l’uno dall’altro non solo fisicamente ma soprattutto spiritualmente e affettivamente… di un muro alzato dalla nostra natura peccatrice, che è “causa dell’inimicizia”… di un muro presente nelle famiglie, nei condomini, nei quartieri, nei paesi, nelle città… di un muro che nessuna legge può abbattere… ma di un muro che Cristo ha già abbattuto “abolendo nel suo corpo terreno la causa dell’inimicizia”. Chi ha creduto in Cristo conosce nella sua vita le benedizioni di questo muro abbattuto, vive nell’impegno di non alzare più muri e attende la venuta del Regno di Dio, quando “Gerusalemme sarà abitata come una città senza mura, tanta sarà la quantità di gente e di bestiame che si troverà in mezzo ad essa. Io – dice il Signore – sarò per lei un muro di fuoco tutto intorno e sarò la sua gloria in mezzo a lei” (Za 2:4-5).