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La difficoltà di umiliarsi

per… non perdere la faccia

 

Nello scrivere queste riflessioni mi sono posto con profonda riverenza e umiltà alla ricerca, nella Parola di Dio, di che cosa significa “perdere la faccia”,.

Molti uomini non percepiscono questo concetto e rifiutano di vivere quello stato d’animo che, davanti a certe situazioni e circostanze della vita, dovrebbe incoraggiare il loro cuore ad umiliarsi. Infatti concepiscono solo quanto sia importante davanti agli altri il fatto di essere sempre riconosciuti come persone capaci di essere e di fare tutte le azioni, anche le più deplorevoli, senza venire meno ai principi morali.

 

Questo a volte capita anche a coloro che si dicono cristiani, perché oggi talvolta succede che non si sappia più distinguere il bianco dal nero, per cui tutto diventa grigio. E questo è molto triste in quanto ciò dimostra che Gesù Cristo non ha cambiato il nostro cuore e non è il nostro Signore, vale a dire il Padrone delle nostre vite.

 

 

L’esempio di Gesù

 

Quando la Parola di Dio penetra profondamente nei nostri cuori e la lasciamo “lavorare” nella nostra vita, giungiamo a riconoscere che per noi Gesù ha perso la faccia.

Come ci ricorda il profeta Isaia, “non aveva né bellezza né forma alcuna da attirare i nostri sguardi” al punto tale da non poter essere neppure considerato come un uomo, anzi come un verme di cui tutti si schifano.

Lui che era il figlio unigenito di Dio de ha portato su di sé tutte le nostre infermità: non ha avuto paura davanti agli uomini di perdere la faccia purché, attraverso il suo sacrificio, fossimo salvati per l’eternità.

Il Padre gli ha dato un nome che è al disopra di ogni altro nome, un nome “meraviglioso” e, come ci rivela la Parola, “ogni ginocchio un giorno si piegherà e ogni lingua confesserà che Gesù Cristo è il Signore alla gloria di Dio Padre” (Fl 2:10-11).

Chiediamoci: davanti ad una tale presentazione e all’esempio del Signore Gesù, possiamo tenerci come credenti onorati di mantenere ferma la nostra posizione e, per amore verso il Signore, non vergognarci di perdere la faccia?

 

 

Un esempio positivo: Zaccheo

 

Ma non abbiamo solo l’esempio sublime del Signore Gesù; abbiamo anche l’esempio di un uomo che perse la faccia: Zaccheo.

Zaccheo riscuoteva le tasse, era un uomo senza scrupoli, impegnato a fare bella figura davanti ai padroni romani; ma quando il Signore lo raggiunse con il suo sguardo, egli capì che aveva incontrato colui che conosceva profondamente il suo cuore, davanti al quale non poteva nascondersi ed apparire diverso da quello che in realtà era. Allora cosa fece Zaccheo?

Non si preoccupò di perdere la faccia davanti a coloro ai quali che aveva fatto pagare un tributo ingiusto e non si tirò indietro dal riconoscere che aveva agito ingiustamente.

Luca infatti ci racconta (19:1-6) che Zaccheo restituì non il doppio di quello che aveva riscosso ingiustamente, ma addirittura il quadruplo. Saremmo noi disposti e capaci di fare altrettanto in una simile situazione?

Saremmo disposti a perdere la faccia, pur di onorare il Signore e la sua Parola?

 

 

Un esempio negativo: Pilato

 

Un uomo che, invece, non ha voluto perdere la faccia per fare piacere sia ai Romani che ai Giudei capi del sinedrio fu Pilato:

“Se tu liberi Gesù non sei amico di Cesare” gli fu detto, e così, per non perdere davanti a loro la faccia, permise che Gesù fosse crocifisso, malgrado la moglie lo avesse avvertito.

Quale differenza fra Zaccheo e Pilato!

Il primo riconosce il Signore come Salvatore e si umilia restituendo il maltolto.

Il secondo, pur riconoscendo chi era Gesù, rifiuta di salvarlo e si lava le mani per non perdere la faccia davanti al popolo che grida “Crocifiggilo!”.

 

Quante volte anche noi, in certe circostanze, ci laviamo le mani per non compromettere la nostra “onorabilità” davanti agli altri e per non perdere la faccia!

Credere vuole anche dire perdere! Perdere la normalità degli altri, distinguendoci per la diversità della nostra condotta, del nostro linguaggio, delle nostre scelte.

Quando come credenti comprenderemo questa verità, non sarà più un problema evangelizzare, perché, come ricorda l’apostolo Pietro 
(1P 3:15-16), saranno gli altri che verranno da noi perché vedranno la differenza della nostra vita, delle nostre aspettative, di come ci amiamo, di come educhiamo i nostri figli, di cosa speriamo e in chi speriamo.

In quel momento potremo presentare a loro il vero volto del Signore Gesù, che non ha avuto né paura né vergogna di perdere la faccia e la gloria di Cristo risplenderà nei nostri volti per averlo presentato come si conviene.

 

 

Per affrettare il ritorno di Gesù

 

Forse pochi credenti credono veramente che il Signore sta per ritornare, perché non lo aspettano con un desiderio di essere rivestiti di quel corpo glorioso che ci darà, per cui il vero credente vive affrettando la sua venuta come ancora l’apostolo Pietro ci ricorda:

 

“Mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno del Signore, fate in modo di essere trovati da Lui immacolati e irreprensibili, in pace” 
(2P 3:12-14 ).