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Uno sguardo generale – brevissimo! –

al loro passato

 

È stato giustamente osservato che dopo la metà del XIX secolo l’Inghilterra è sicuramente stata la nazione che più di ogni altra ha dato il maggior contributo alla nascita e al consolidamento dell’opera evangelica nel mondo intero. Per quel che ci riguarda è stato così anche per la nascita delle Assemblee in tantissime nazioni. Questo è avvenuto fondamentalmente in tre modi.

 

Tramite i viaggi dei primi “pionieri”: Groves, Darby e Müller.

Anthony Norris Groves è stato il primo missionario delle Assemblee; si recò nel 1829 a Bagdad e qualche anno dopo, nel 1836, rimasto vedovo e risposatosi, si stabilì in India. Dopo di lui molti missionari hanno lavorato in Asia, Africa, Sud America fondando delle Assemblee. John Nelson Darby viaggiò in lungo e in largo in Europa (la sua influenza è stata enorme particolarmente in Germania, Svizzera francese, Olanda e Francia) e negli Stati Uniti, in cui fece sette viaggi. Anche la nascita delle Assemblee canadesi si deve a lui.

Georg Fredrick Müller, arrivato all’età di 70 anni, cominciò a viaggiare (e lo fece per diciassette anni) nei cinque continenti.

Tramite l’opera di alcuni missionari britannici, che hanno seguito l’esempio di Groves, soprattutto in Africa. Ad esempio in Europa: Spagna e Romania; in Africa: Angola e Zambia; in nord America: Messico; nell’America centrale: Giamaica e Bermuda; in Asia: Libano e Corea del sud.

Tramite l’opera di commercianti o emigranti britannici. Nel primo caso è avvenuta così la nascita delle Assemblee a Singapore e in Argentina;nel secondo, di quelle in Australia e Nuova Zelanda.

 

 

Uno sguardo generale

ad alcune caratteristiche

 

Ciò che, da sempre, ha caratterizzato le Assemblee, sono stati alcuni elementi dottrinali quali la centralità della Parola, dell’opera di Cristo, del suo ritorno e della Chiesa, con enfasi sull’esercizio dei doni e sulla Cena del Signore. Nessun altro Movimento nella storia del cristianesimo ha mai messo tanto in rilievo quest’ultimo punto quanto le Assemblee. 

I due concetti biblici che le Assemblee hanno promosso nel loro insegnamento sono: l’importanza del grande mandato affidato alla Chiesa di tutti i tempi e l’importanza di proclamare la fine dei tempi. Questi due punti forti trovano il loro sbocco naturale nella missione e, di sicuro, il contributo più importante che i Fratelli hanno dato alla Chiesa è quello della missione all’estero. Per svolgere quest’opera, le Assemblee hanno costituito (ce ne sono una trentina, sparsi nei cinque continenti) dei Gruppi di Servizio Missionari. A differenza di alcune organizzazioni missionarie classiche, questi non solo non sostengono direttamente i missionari ma non hanno alcuna autorità nell’indirizzarli in un determinato campo di missione né si pongono al disopra o al posto delle chiese locali.

Il loro ruolo è piuttosto quello d’informare le chiese sull’opera missionaria, fare da tramite per i doni ricevuti, sostenere e incoraggiare i missionari visitandoli, consigliandoli e facendo da importante tramite con le chiese in patria e l’opera nel campo di missione.

Le Assemblee hanno da sempre considerato importante l’insegnamento della Parola per dare una formazione biblica. Questo è stato fatto a diversi livelli partendo da quello nell’ambito della chiesa locale, attraverso convegni e corsi di formazione e, in più di un caso, nella fondazione di alcuni istituti di formazione biblica (ad esempio in Germania, Romania, Stati Uniti, India) o nella partecipazione attiva (nell’insegnamento o nella guida) dando un notevole contributo in alcune istituzioni interdenominazionali.

Pur non avendo delle strutture formali, e mantenendo come una delle caratteristiche salienti l’autonomia, le Assemblee, sia a livello nazionale che internazionale, hanno mantenuto tra loro dei legami molto forti di comunione. Nell’ultimo ventennio gli incontri IBCM (le Conferenze Internazionali dei Fratelli sulla “Missione”, in senso ampio) hanno contribuito a rafforzare questi legami a livello internazionale. All’ultima hanno partecipato circa 500 fratelli provenienti da più di 90 Paesi.

Questo legame di comunione ha avuto manifestazioni pratiche concrete in occasione di calamità o eventi bellici o per necessità dell’opera. Ad esempio, in occasione degli ultimi due terremoti in Italia, a L’Aquila e in Emilia, sono stati inviati degli aiuti da Fratelli stranieri. Quando le Assemblee albanesi hanno lavorato con i profughi del Kosovo, gli aiuti sono arrivati da tutto il mondo. Seppur in minima parte, anche noi italiani abbiamo contribuito a sostenere, ad esempio, l’opera nel Montenegro e in occasione del terremoto in Haiti, ad aiutare dei missionari delle Assemblee a svolgere un lavoro spirituale e sociale in quel contesto o anche quando c’è stato un maremoto nella Papua Nuova Guinea. 

 

 

Uno sguardo generale

alla loro presenza nel mondo

 

Una premessa. Proprio per come le Assemblee sono strutturate [non ci sono registri di chiesa né (in generale) altri tipi di struttura], non è mai facile dare dei dati statistici. Da molte ricerche fatte sono giunto alla conclusione secondo cui le Assemblee sono presenti in “circa” 135 nazioni. Il “circa” sta per due ragioni: in alcune ci sono notevoli restrizioni e, pertanto non rientrano in questo numero. In altri casi, ad esempio in alcuni Stati dell’ex-Unione Sovietica, non esistono ufficialmente le Assemblee, ma vi sono chiese che seguono esattamente gli stessi principi neotestamentari e in cui alcuni dei responsabili hanno partecipato ad eventi internazionali dei “Fratelli”.

Sempre tenendo conto della premessa di cui sopra, il numero di chiese e gruppi, considerando i secondi in modo vario da nazione a nazione (in alcune questo significa luogo in cui ci sono solo alcuni credenti e si predica il Vangelo mentre in altre, si tratta di piccole chiese), supera le 27.000 unità. A livello mondiale la frequenza regolare alle riunioni è di circa 2 milioni e mezzo di adulti.

Ci sono più di 12.000 credenti nazionali che servono il Signore “a pieno tempo” nella loro patria; molti di questi servono “a pieno tempo” o “a tempo parziale” nell’ambito della propria chiesa. Laddove c’è questo tipo di servizio, c’è stato un certo sviluppo. Ad esempio c’è stato nelle 30 Assemblee a Singapore in cui ci sono ben 95 credenti che lavorano “a pieno tempo” al loro interno.

Sempre in “circa” 90 nazioni operano dei missionari stranieri (i missionari sostenuti dalle Assemblee sono circa 5.000 nel mondo intero: una grande forza missionaria!) che svolgono un servizio molto variegato: di sicuro la fanno da padrone la fondazione di chiese locali e il loro susseguente consolidamento. Questo include tutta una serie di ministeri evangelistici, diaconali, di insegnamento e pastorali a fianco dei quali si apre una gamma enorme di servizi a carattere sociale che, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, va dalle scuole di ogni ordine e grado (dalle elementari fino alle Università, è il caso, ad esempio, dell’Argentina), agli ospedali (molti e anche specialistici in alcuni casi, ad esempio in Zambia e Pakistan), agli orfanotrofi (ad esempio in Ruanda), all’attrezzatura agricola (ad esempio nel Ciad), ecc…

In alcune nazioni siamo uno dei Movimenti evangelici più numerosi, ad esempio nelle isole Färoer (a nord della Gran Bretagna) in cui una delle Assemblee della capitale conta circa 2.000 membri. In Asia lo siamo in India (con più di 2.000 Assemblee e centinaia di gruppi). In Angola (Africa) nonostante i sedici anni di guerra civile, le Assemblee, che si erano dimezzate, sono 2017 oltre a circa 500 luoghi di predicazione. Nell’America centrale, in Guatemala, ci sono 800 Assemblee.

 

Le Assemblee, pur non essendo il gruppo evangelico più cospicuo sono ben assestate e, in alcuni casi, danno un notevole contributo all’opera in generale. Questo è il caso, ad esempio, della Germania, della Spagna, del Canada, del Brasile, dell’Australia, della Malesia, del Sud Africa e della Colombia in cui, nonostante notevoli difficoltà come la corruzione e la violenza legate al commercio della droga, il lavoro evangelistico è stato portato avanti e, solo nella capitale, Bogotà, ci sono ben 11 assemblee.

Purtroppo, invece, dobbiamo segnalare un declino numerico (e non solo!) laddove le Assemblee erano molto forti e hanno dato un contributo enorme all’opera nel mondo intero, ad esempio in Inghilterra, anche se quelle che si sono rinnovate stanno godendo di una rinascita spirituale e numerica.

 

 

Conclusione

 

Questa “finestra sul mondo” ci permette di ribadire che le Assemblee vogliono essere in continuo Movimento e non un Monumento! E, in generale, sono in continua crescita: in alcune nazioni essa è notevole, in altre è più lenta. Questa crescita non è solo numerica o quantitativa! Ha a che fare con l’aspetto qualitativo (la spiritualità) e quello strutturale (o organizzativo).

 

Spiegando questi aspetti nei prossimi articoli procederò in questo modo:

1. Prima di presentare le varie nazioni, ci sarà un articolo introduttivo per ciascun continente.

2. Per ogni nazione (in qualche caso, per un gruppo di nazioni) farò un’introduzione generale per “inquadrarla” ed, eventualmente, ci sarà una piccola scheda con dati significativi; inserirò una cartina nei casi in cui la nazione sia molto lontana geograficamente o poco conosciuta; traccerò alcuni – brevissimi – eventi storici dell’evangelismo e in particolare delle Assemblee, elemento talvolta indispensabile per capire il loro sviluppo e il punto in cui sono arrivate.

3. Le fonti di cui mi servirò sono le seguenti: libri sulla storia delle Assemblee di singole nazioni e dell’opera missionaria; le notizie inserite nei principali periodici (sia quelli a carattere missionario e non) del mondo anglosassone, francofono e spagnolo; ciò che ho visto o sentito nei miei viaggi o contatti con responsabili di Assemblee o di Gruppi di Servizio Missionari; molti scambi epistolari, fra cui anche delle risposte a un mio sondaggio inviato nel 2001 a molti responsabili; tutti i resoconti dell’opera presentati in occasione delle conferenze IBCM, interviste a responsabili di assemblee/opere.

 

Gli “Orizzonti più ampi” che esamineremo ci permetteranno di avere una visione più allargata dei modi – talvolta molto diversi – attraverso i quali le Assemblee esprimono il loro essere nelle svariate realtà; su questo avremo modo di riflettere e d’imparare.

Inoltre ci permetteranno di ringraziare il Signore per questa piccola parte del corpo di Cristo che vuole continuare ad essergli fedele e a svolgere il compito affidatole.