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 Nel mese scorso, il 14 maggio, è stato solennemente celebrato il sessantesimo anniversario della nascita dello Stato di Israele: un avvenimento al quale i nostri mass-media non hanno concesso che spazi marginali o di secondo piano. Eppure il ritorno del popolo ebraico nella sua terra (“sua” perché assegnatagli per promessa e per patto da Dio stesso, Ge 15:18-20) è l’evento più straordinario della storia moderna. Un evento miracoloso, perché impensabile e inatteso! Dopo quasi millenovecento anni di diaspora, anni nei quali il popolo è stato “oggetto di stupore, di sarcasmo e di ironia per tutti i popoli”, come profetizzato da Mosè (De 28:37), parte di questo popolo ritorna da ogni angolo della terra, ritrovando “la sua abitazione” e la sua identità. E ciò accade nel momento più terribile della sua storia, tre anni soltanto dopo che tutto il mondo ha scoperto, nei campi di concentramento e nelle fosse comuni, il dramma del suo tentato sterminio. Proprio nel momento più buio della sua storia, Israele comincia a rivedere la luce per la misericordia e la grazia di Dio. Il risorgere di Israele dalle ceneri dei forni crematori non è un mito, è storia! Come non pensare alle parole pronunciate da Dio per bocca del profeta Geremia? “Così parla il Signore che ha dato il sole come luce del giorno e le leggi alla luna e alle stelle perché siano luce alla notte; che solleva il mare in modo che ne mugghino le onde; colui che ha nome: il Signore degli eserciti. «Se queste leggi verranno a mancare davanti a me«, dice il Signore, «allora anche la discendenza d’Israele cesserà di essere per sempre una nazione in mia presenza»” (Gr 31:35-36). La Parola del Signore è chiara: ci sono leggi che regolano gli elementi e i fenomeni naturali (il sole, il giorno, la luna, le stelle, la notte, il mare, le onde…); sono leggi che gli uomini da secoli hanno fatto oggetto delle loro indagini, al punto tale che oggi, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, non c’è realtà naturale che non sia stata oggetto, e spesso con successo, della ricerca. 
      Ma, mentre le scienze naturali hanno fatto e fanno ogni giorno straordinari progressi, la scienza storica è rimasta al palo! Questo è accaduto perché gli uomini non vogliono riconoscere la legge che regola la storia di tutta l’umanità: questa legge è rappresentata dalla relazione di Dio con il popolo che egli ha scelto per portare il suo nome fra le nazioni e, di conseguenza, dalla relazione delle nazioni con questo popolo. Ecco la grande verità che emerge dal testo di Geremia: come la natura non può essere conosciuta a prescindere dalle leggi che la regolano, così la storia dell’umanità non può essere compresa a prescindere da Israele! La rivelazione di Dio all’uomo ha per fondamento il patto di Dio con Abramo nel quale “saranno benedette tutte le famiglie della terra” (Ge 12:3) e su questo fondamento si sono innestati il patto con Mosè, il patto con Davide e, soprattutto, il nuovo patto che, per mezzo della persona del Messia di Israele, il Signore Gesù, rivela agli uomini l’universalità della grazia di Dio e della sua offerta di redenzione, di salvezza e di vita eterna all’uomo peccatore. Ecco perché ricordare la nascita dello Stato di Israele è importante: per ricordare la storia passata (quello che Dio ha fatto per il suo popolo ed attraverso il suo popolo nonostante le sue ribellioni e la sua disubbidienza), ma anche per comprendere la storia presente e, soprattutto, per prepararci alla storia futura. Il fico secco, immagine di Israele, ha cominciato a rimettere le foglie e, questo, come sappiamo, è il segnale che il ritorno di Gesù, prima per la sua Chiesa e poi per Israele, si sta avvicinando a lunghe falcate. Non ascoltiamo le derive teologiche di chi vuol rappresentarci la Chiesa come “la nuova Israele”; ascoltiamo piuttosto la certa Parola del Signore per cui, fino alla fine, Israele continuerà ad essere una nazione in sua presenza. È questa Legge della storia che ci aiuterà a capire chi siamo e chi saremo.