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Ho conosciuto Riccardo Giammarchi, padre della sorella Franca andata con il Signore in Modena nel 2014, nel lontano 1945. Egli, vedovo con due figli piccoli, aveva sposato in seconde nozze una nostra cara sorella a nome Zelma Felisati della chiesa di Bologna che si radunava in via Morandi 4, ai tempi in cui era curata da mio padre Vito Lella. Allora egli non era ancora credente; era solo una carissima persona che, di comune accordo con la moglie, aveva messo a disposizione della mia famiglia una stanza del proprio alloggio in Bologna, consentendoci di rientrare in città, dopo che avevamo perso il nostro alloggio nei due anni di sfollamento a Minerbio, per sfuggire ai terribili bombardamenti aerei che flagellarono la città dal 1943 al 1945. Stemmo in casa Giammarchi tre anni, dal 1945 al 1948, dopodiché andammo a Firenze dove mio padre assunse la direzione dell’Istituto Comandi. Fu solo dopo che Riccardo Giammarchi cedette agli inviti del Signore aprendogli il proprio cuore e rilasciando poi la seguente toccante testimonianza della propria esperienza spirituale.


Per la mia età e per le mie condizioni di salute ho aderito ai consigli dei fratelli anziani di fare il battesimo in casa e su questo avevo il consenso anche dei fratelli di Bologna, per cui il giorno 8 dicembre, festivo, il caro fratello Arturo Wiens ha raggiunto, a piedi, l’abitazione dei miei figli alla periferia di Modena, seguito dal fratello Remo Dosi in bicicletta; i cari amici e fratelli Graziano ed Ellero da Formigine in corriera ed in treno si sono presentati raggianti. L’avvenimento che stavano per celebrare li aveva esaltati, avevano affrontato il disagio che incombe sui giorni festivi a causa dell’austerity con spirito giovanile, direi sportivo… Il termometro era sotto zero, ma c’era un peccatore che desiderava le loro testimonianze, la loro presenza a questo atto (il battesimo) di consacrazione e di sottomissione e fedeltà al Signore, a testimonianza della propria conversione, davanti a Dio ed alla comunità.

Per conto mio sono stato cocciuto e testardo, insensibile a qualsiasi richiamo.

Ho impiegato 35 anni e c’è voluta una malattia che mi ha portato sull’orlo della fossa per farmi riflettere e capire il valore della fede. Non è facile sfuggire a Satana, alla sua diabolica potenza. Io ero completamente nelle sue mani. Avevo da lunghi anni la Bibbia sul comodino, ma mai il nemico mi ha permesso di aprirla. Accompagnavo mia moglie alle adunanze e tornavo a prenderla; qualche volta, per farle piacere e “pro bono pacis”, sono pure entrato nel locale di culto. Ho così avuto la possibilità di ascoltare messaggi che avrebbero fatto breccia anche su cuori di durezza diamantina, ma io restavo indifferente ed uscivo dalla sala esattamente come vi ero entrato. Mi bastavano cinque minuti per dimenticare tutto e ritornare ai miei pensieri pagani e proseguire sulla strada dell’incredulità e dell’ateismo.

Ma il Signore, al quale mi sono rivolto con il mio vergognoso vaso colmo di peccati e di iniquità, mi ha ascoltato, ha avuto compassione di me, ha spezzato il mio cuore e mi ha ridato anche la salute fisica. Mi ha premiato senza che avessi alcun merito, anzi… Io devo al Signore infinita riconoscenza ed ho il desiderio di vivere gli anni o i mesi che mi restano nella pace e nella gioia sua, attenendomi ai suoi preziosi insegnamenti e rivolgendomi a lui per ogni evenienza triste o gioiosa, attraverso la preghiera. Dio è veramente grande! Dio è veramente buono! A lui la gloria!