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Doppia vita

Mi chiamo Gionatan Mele, ho 17 anni e ho avuto la grazia di Dio di nascere in una famiglia cristiana. Molte volte si pensa che per chi è nato in un ambiente cristiano sia più facile rimanerci, ma non sempre è così. Sin da bambino ho frequentato gli incontri della chiesa e ho ricevuto insegnamenti biblici, andavo ai campeggi cristiani e vivevo una vita tutto sommato cristiana, o almeno era quello che mostravo agli altri.

Dopo la quarta elementare ho iniziato a vivere due “vite”: quella in famiglia e con i credenti e quella con gli amici non ancora credenti e sempre più stava prevalendo la vita sbagliata. Avevo smesso di leggere la Bibbia e pregare in modo personale, andavo alle riunioni della chiesa come se dovessi andare a scuola, un’abitudine noiosa che mi sentivo costretto a fare. Alle medie provai per la prima volta la sigaretta, non ho mai preso il vizio e non ho mai speso soldi per le sigarette, ma capitava di giocare a calcio con gli amici e fumare una sigaretta qua e là.

Inoltre avevo iniziato ad usare un linguaggio abbastanza volgare, ogni due tre parole dovevo aggiungerci una volgarità, oltre al fatto che in casa litigavo con tutti per ogni minima cosa, soprattutto con mia sorella o mia madre; non sopportavo nulla e mi arrabbiavo sempre per sciocchezze.

La cosa che più mi infastidiva era quando mia madre mi faceva una domanda: “Se Gesù tornasse in questo momento, tu dove andrai?”. Io sapevo la risposta, credevo in Dio e Gesù, ma sinceramente non mi interessava tanto seguirli. Ho sempre cercato di non superare il limite nelle cose sbagliate che facevo, ma lo sbaglio c’era e senza ravvedimento, e ogni volta che mia madre mi domandava ciò, me ne andavo in camera irritato, senza dare una risposta. Queste domande mi hanno fatto pensare spesse volte a ciò che stavo facendo della mia vita, ma non andavano oltre e continuavo a vivere questa doppia vita, indossando una maschera.

Cambiamento senza conferma

Nell’estate del 2015, una domenica di luglio, avevamo a pranzo i miei zii e, finito di mangiare, si è parlato della vita cristiana e di come si sono avvicinati alla fede (nonostante la mia maschera sono comunque rimasto sensibile alle cose di Dio e soprattutto mi piaceva ascoltare le testimonianze). Anche mia madre raccontò la sua testimonianza e dopo tante volte che l’avevo sentita, pensai che non poteva darmi nulla di nuovo, ma mi sbagliavo. Quella domenica sentii cose nuove della sua vita che non avevo mai sentito e che mi colpirono nel profondo. Per il resto della giornata iniziai ad esaminare me stesso e a pormi domande su che cosa ne stavo facendo della mia vita e di come stavo buttando il dono che Dio mi aveva fatto.

La sera chiesi a mio padre di iniziare uno studio biblico insieme. Nei giorni seguenti ripresi, dopo anni, a leggere la Bibbia per conto mio, pregando ogni giorno e chiedendo aiuto, perché era in corso una battaglia spirituale dentro di me: seguire il mio io o seguire Dio. Il mercoledì successivo, durante l’incontro di preghiera, chiesi di pregare per me per quel che stava accadendo nella mia vita e, superata la mia timidezza, pregai anche io in lacrime chiedendo aiuto al Signore, dando la mia vita a lui e accettandolo come mio personale Salvatore.

Sembrava che tutto andasse bene, leggevo e pregavo ogni giorno, ma dopo un paio di mesi dalla ripresa della scuola, per un motivo o per un altro iniziai a non leggere più la Bibbia tutti i giorni, ma a salti, fino a quando non smisi completamente di leggerla.

L’estate per me, essere un cristiano era più facile, perché stavo più con i credenti e meno con i miei amici del mondo, ma una volta tornato a scuola non era più tanto semplice. Così ho ripreso le vecchie abitudini e la vecchia doppia personalità, ma Dio mi ha preservato e non ha permesso che ritornassi esattamente come ero prima di quell’estate. Avevo smesso di leggere la Bibbia e pregavo meno in modo personale, ma alle riunioni della chiesa ci andavo volentieri. Detestavo meno le correzioni dei miei genitori, perché sapevo che avevano ragione, ma comunque mi davano fastidio. Mia madre mi metteva in guardia e mi ricordava: “Ma tutto quello che è successo l’estate scorsa, la tua conversione, dove l’hai lasciata?”. Sapevo che non stavo vivendo la scelta che avevo fatto quando ho accettato Cristo nel mio cuore, ma non riuscivo a ritornare sui passi giusti.

La svolta

Tutto questo è durato fino al momento di partire per il campo di Capodanno 2016/17 al Centro Maranatha (AR), oratore Ciro Tatriele. Prima di partire mi ero ripromesso di riconfermare nel nuovo anno la scelta fatta nel 2015, ma ancora non sapevo come ed è per questo che lo misi in preghiera, chiedendo a Dio l’aiuto, perché sapevo che con le mie sole forze non avrei combinato nulla. E il Signore ha risposto, facendomi capire cosa sbagliavo. Ciro ha parlato dell’essere e non apparire, di come non si può essere discepoli di Cristo se non lo conosciamo o non ci parliamo. Io volevo essere un discepolo di Cristo, ma non lo conoscevo veramente e ci parlavo solo quando mi faceva comodo. Mi ero illuso che gli insegnamenti ricevuti da bambino mi sarebbero bastati per essere un buon cristiano, ma non era così.

L’incoraggiamento a leggere la Bibbia l’ho avuto quando Ciro ogni giorno ci chiedeva se avevamo avuto il nostro incontro personale con Dio quella mattina. Ma cosa era questo incontro personale con Dio? Ci spiegò che il suo incontro personale con Dio consisteva nel leggere e meditare la Parola di Dio e pregare in modo personale con Dio ogni mattina prima di iniziare la giornata. È qua che Dio mi ha dato la risposta: “Tu vuoi essere un mio discepolo, ma non mi conosci veramente, però ti do una nuova possibilità, prendi l’impegno ogni giorno di parlare con me. Io ti racconto di me e tu mi parli di ciò che ti serve, come ti posso aiutare, cosa ti posso perdonare, cosa vorresti ricevere da me, ma tu devi ogni giorno leggere e meditare la mia Parola”. Queste parole indicano il modo in cui noi possiamo comunicare con Dio e lui con noi.

Lettura della Bibbia e preghiera. Ciò che avevo perso nel 2016 era questo: volevo essere discepolo di una persona che non ascoltavo (non leggendo la Bibbia) e a cui imponevo solo ciò che mi stava bene (quando pregavo solo per i miei comodi).

Il primo giorno del 2017, Enrico Pasquini, direttore del Centro Maranatha, chiese a tutti i campisti di scrivere in due fogli diversi le vittorie del 2016 e le richieste e le promesse da fare a Dio per il 2017. Io avevo già fatto promesse di questo tipo nel campo di Capodanno 2015/16, ma le avevo dimenticate subito. Quest’anno invece sentivo che Dio voleva per me un anno diverso. Prima di fare le nostre, Enrico ci disse che ogni promessa fatta davanti a Dio non va presa alla leggera, quindi di stare molto attenti a ciò che avremmo promesso, non promettere cose impossibili, ma iniziare con poco e chiedere a lui la forza di portarle avanti. La mia promessa e richiesta è stata quella di voler quest’anno leggere ogni giorno la Bibbia avendo un incontro personale con lui. Il ritorno dal Campo è stato un momento di riflessione per me e di ringraziamento verso Dio che mi ha dato una seconda possibilità e mi ha aiutato aprendomi gli occhi.

Conferma

Il mio rientro a scuola stavolta è stato diverso. Dopo qualche settimana anche i miei compagni hanno iniziato a notare il mio cambiamento. Usavo un linguaggio pulito, ero più felice e calmo rispetto a prima e spiegavo loro ciò che era successo al Campo e di ciò che avevo deciso di fare per la mia vita. Qualche volta scherzavano su di me, ma non me la prendevo perché sapevo che avevo finalmente trovato la strada giusta nel mio percorso con Dio.

Mi rallegravo nel vedere che il mio compagno di banco e amico fuori dalla scuola aveva capito che la mia scelta era reale e aveva smesso di bestemmiare per non darmi fastidio. Talvolta, in classe mi faceva domande e quando stavamo con altri amici, lui stesso chiedeva loro di non bestemmiare. Un giorno è capitato che la mattina non sono riuscito a leggere la Bibbia e la sera, andando a dormire, mi son sentito inquieto, finché non ho preso la Bibbia e fatto la mia meditazione, allora ho potuto dormire tranquillo. Lì ho realizzato che qualcosa era cambiato e che mi importava veramente di Dio.

Nel frattempo avevo iniziato uno studio biblico con mio padre sulle dottrine principali della Bibbia e sulla vita cristiana, che mi ha aiutato in vista del battesimo.

Questa estate ho anche preso parte come collaboratore in un campo bimbi in cui il Signore mi ha grandemente benedetto. Tornato a Siniscola ho chiesto il battesimo e annunciato alla chiesa la mia scelta di seguire il Signore.

Ogni giorno continuo a leggere la mia Bibbia, perché sono convinto che la Parola di Dio è la chiave per vivere una vita consacrata a Cristo ed è il nostro pane quotidiano. Questo è solo l’inizio del mio viaggio, che ho deciso di percorrere con Gesù al mio fianco e non più con le mie sole forze. Essere cristiani non vuol dire essere perfetti, ma è importante non lasciare mai la Parola di Dio!