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Dio dona!

 

“In che cosa Dio ci ha amati?” chiede l’incredulo. “Non permette forse il disordine e la sofferenza, le guerre e le malattie, il male?”.

Viene spontaneo a molti, vedendo tanto orrore, porsi l’eterna domanda di fronte a tragedie come quelle consumatesi nei campi di sterminio di Auschwitz, di Dachau… dov’era Dio? Dov’era mentre con rara disumanità i nazisti finivano nei forni crematori, dopo averli sottoposti a inaudite sofferenze e umiliazioni, milioni di persone, Ebrei anzitutto? Se Dio c’è e ci è Padre, perché non è intervenuto a impedire un tale odioso eccidio?

 

Salomone disse giustamente: “non c’è nulla di nuovo sotto il sole” (Ec 1:9).

Il mondo continua ad essere devastato da piaghe micidiali come le carestie, la fame, le epidemie… guerre, attentati…

Come può Dio permettere cose del genere? Perché non fa qualcosa?

Perché, si chiedono ancora molti, Dio non interviene servendosi dei suoi poteri per rimediare agli errori, alla negligenza e alla stupidità dell’uomo? Perché questa “politica di non intervento”?

In realtà più volte, nel corso della storia umana, egli ha teso una mano all’umanità peccatrice, ma la prova più grande che egli ci ama, sta nel DONO che egli ci ha dato: il suo unico Figlio.

 

In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché, per mezzo di lui, vivessimo. In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che Egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati” (1Gv 4:9-10).

Non l’ha risparmiato, ma l’ha mandato in questo mondo, ben sapendo tutta la malvagità, tutto l’odio che doveva incontrarvi da parte degli uomini.

 

La parola “DONO” sconvolge tutti i pensieri dell’uomo riguardo a Dio. Il nostro primo pensiero sarebbe di dover portargli qualche cosa: le nostre buone opere, i nostri meriti, il nostro pentimento, e cose simili; non si sono forse visti degli uomini cercare di placare Dio offrendo grandi sacrifici, persino sacrifici umani?

Tutto ciò dimostra che Dio è sconosciuto a colui che non ha creduto al suo amore, perché Dio non è uno che chiede ma è uno che dà.

 

Ma la sua offerta di aiuto e di guida è stata accettata? Non è vero piuttosto che Dio è stato costantemente estromesso?

Quando Dio è effettivamente intervenuto, quanti lo hanno ascoltato ed hanno preso sul serio i suoi avvertimenti? Il fatto è che gli esseri umani in genere, non hanno mai voluto che il creatore si “immischiasse” nella loro vita. Egli è stato con leggerezza escluso dai loro affari. Ammettiamolo francamente, anche se è penoso, che nella maggior parte dei casi vogliamo Dio nella nostra vita soltanto in quelle rare occasioni in cui subiamo una sciagura o attraversiamo una malattia o una prova.

“Gerusalemme – fu il lamento di Gesù – Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!” 
(Lu 13:34).

Gerusalemme è il simbolo dell’umanità intera e l’umanità non ha voluto la “la protezione intrusiva” di Dio! E quando crediamo di volerla, deve essere alle nostre condizioni.

Naturalmente noi saremmo ben disposti a lasciare che Dio intervenisse per impedire disastri e guerre. Ma se continuasse a intervenire in altri aspetti della nostra vita? Che cosa faremmo se egli fosse un Dio “interventista”? Se intervenisse, ad esempio, nel funzionamento del nostro sistema politico, di quello economico e dell’istruzione, nonché della nostra vita familiare? Nella maggior parte dei casi, ci ribelleremmo… Tutto questo si è già verificato (nell’antico Israele) e la lezione della storia è molto chiara. Il genere umano, tranne poche eccezioni, non è mai stato disposto ad accettare l’intervento di Dio alle sue condizioni, ma soltanto alle proprie!

 

 

L’amore di Dio… l’odio del mondo

 

Il verbo “dare” con il suo vertice visibile sul Calvario dispiega il più grande amore e il più grande odio, l’amore del Padre e del Figlio e l’odio del mondo carnefice dell’Unigenito.

Pertanto l’uomo davanti alla Croce deve scegliere: la luce o le tenebre, la vita o la morte. La fede opera un giudizio, una scelta drammatica per Giovanni: si tratta di lasciarsi afferrare dall’amore del Padre e del Figlio o avvitarsi nelle tenebre di un egoismo perdente.

 

Dio non ha rinunciato ad occuparsi di noi e dei nostri problemi. Non se n’è lavato le mani, abbandonandoci a noi stessi.

Egli ha ancora il pieno controllo sul destino dell’uomo. Egli farà in modo che l’esistenza umana giunga ad una felice conclusione. In ultimo, infatti, egli risolverà tutti i nostri problemi: Dio interverrà per porre fine alle guerre, al terrorismo e a tutte le piaghe sociali della nostra epoca. Prima, però, è necessario che noi impariamo una lezione, e potremo impararla soltanto subendo le conseguenze del nostro rifiuto, delle leggi, delle vie e dell’intervento di Dio. È lui infatti che ci ha dotati di libero arbitrio, ed è lui ad averci creati agenti moralmente liberi. In quanto individui, noi dobbiamo scegliere tra il bene e il male, tra l’amore del Padre e del Figlio e l’odio del mondo, cioè tra la nostra via (quella sbagliata) e la via di Dio (quella giusta). Se Dio ci imponesse la giusta decisione, diventeremo dei automi, dei robot, mentre egli vuole dei figli nella sua eterna famiglia, non macchine prive di intelligenza.

Per questo, è necessario che sperimentiamo la follia della nostra decisione e che assistiamo alle loro conseguenze. Dobbiamo imparare che tutti i modi diversi dalla via di Dio non portano alla felicità, la pace.

 

 

Il dono dell’unico Figlio

 

Dio dà in rapporto con la sua grandezza. Potrebbe esserci un dono più grande del dono del suo unico Figlio?

Un uomo sacrificherebbe tutto prima di sacrificare il suo figlio, soprattutto se è il suo unico, ma Dio dà il suo unico Figlio per dei malvagi.

Che accoglienza ha ricevuto questo unico Figlio venendo nel mondo? Guardiamo alla croce, vediamo come il mondo lo ha trattato.

L’amore di Dio è stato forse mutato per questo? Assolutamente no!

Pensiamo che cosa dovette essere per il Padre mandare il suo unico Figliuolo in questo mondo malvagio. Poteva dare prova più grande del Suo amore che quella di sacrificarlo per noi?

Adoriamo il Signore che s’immolò per noi sulla croce per darci la vita eterna.

 

Molte stime sono state fatte per determinare il valore dell’uomo e tutte arrivano a valutazioni diverse a seconda del punto di vista da cui vi si mette.

La valutazione che Dio dà della sua creatura la apprendiamo dalla Scrittura. I termini di questa valutazione ci sfuggono se è vero, come è vero, che egli ha mandato sulla terra il suo unico Figlio per salvare quest’uomo dal peccato, per dargli una visione eterna della vita, per fargli sapere che può a sua volta diventare suo figlio, alla sola condizione di credere in Gesù Cristo quale Salvatore e Redentore, ravvedendosi dalle sue vie malvagie per convertirsi a lui.

Questa è una gloriosa rivelazione per l’umanità tutta, è una grande via che le si apre davanti che, se l’accetta, la porterà lontano dalla sua infelicità, verso un approdo di gioie indicibili.

 

Dio ha rivelato il suo amore verso il mondo, l’ha rivelato nella sua pienezza, dando il suo unico Figlio. Perché lo ha dato?

“affinché chiunque…”, dove “chiunque” sono io; “chiunque” è qualsiasi uomo. Dio ha amato il mondo nel suo insieme. L’opera che Cristo ha compiuto è sufficiente per il mondo intero. In effetti, quest’amore di Dio per noi non potrebbe essere più grande. Una maggior manifestazione di bontà è impossibile: “Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (Gv 3:17): è questo il cuore del messaggio evangelico.

“Chiunque” può prendere per sé il risultato che l’amore di Dio ha prodotto mandando il suo unico Figlio. Nessuno è escluso!

 

L’evangelista Giovanni nel parlare della crocifissione di Gesù “bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato” (3:14) si rifà a un brano molto suggestivo dell’Antico Testamento.

In questo brano (Nu 21:4-9) Dio offre la guarigione agli Ebrei che, lungo il cammino nel deserto, erano stati morsi dai serpenti velenosi, perché contestavano il cibo “tanto leggero”, la manna, che il Signore giornalmente provvedeva loro.

Chiunque, dopo esser stato morso guardava il serpente di rame innalzato da Mosè su di una asta, restava in vita. Come coloro che erano morsi dai serpenti velenosi venivano guariti, così anche noi che siamo stati feriti dal peccato, vivremo se guardiamo a Gesù, se crediamo a quello che dice (Gv 3:14-15).

 

 

La vita eterna

 

Chiunque crede in Gesù viene guarito. In cosa consiste questa “guarigione”? Gesù ha affermato che chi crede non perisce, ma ha la vita eterna: ecco un’altra grande verità contenuta nel meraviglioso versetto di Giovanni 3:16!

Questa vita eterna è Cristo stesso, Egli è il vero Dio e la vita eterna.

 

“Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui” ( Gv 3:36).

 

Avere la vita eterna è una certezza presente, attuale, assoluta. “Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel Figlio suo. Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita” (1Gv 5:11-12).

Giovanni ha anche scritto: “Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio” (1Gv 5:13). Non ha scritto: “affinché speriate di possederla un giorno”; ma piuttosto: “affinché sappiate che l’avete”:ORA!

Ognuno di noi può avere la vita eterna, se accetta il sacrificio di Cristo come un dono personale. La vita ed il Figlio vanno insieme, è impossibile avere l’una senza l’altro.