Tempo di lettura: 5 minuti

La chiesa di Settimo Torinese ha avuto il privilegio di accogliere un incontro per sorelle, il giorno 26 novembre 2011.

La sorella Anna Degli Esposti, della comunità di Milano, via Ferrante Aporti, ci ha fatto visita e ci ha aiutato a percorrere il Nuovo Testamento, di passo in passo, alla scoperta di un tema importantissimo: “Cristo in noi: libertà, speranza, servizio, gioia”.

 

 

Cristo è la nostra libertà

 

C’è una sola vita cristiana e cioè la vita di Cristo in noi. Ma nel percorso cristiano possiamo essere… pubblicani, farisei o figli di Dio, cioè possiamo scegliere la licenziosità, il legalismo oppure la libertà di Cristo; possiamo essere condizionati dal male, ingannati dal bene o dimoranti in Cristo e guidati dallo Spirito.

 

Facendo un confronto tra legge e grazia, scopriamo che l’equilibrio biblico tra gli eccessi del legalismo e della licenziosità si trova nella libertà di Gesù Cristo: invece di fare ciò che dobbiamo (legalismo) o di fare ciò che vogliamo (licenziosità) avremo la libertà in Cristo di fare ciò che gli è gradito.

Perciò dobbiamo porci sotto il giogo giusto, secondo quanto Gesù Cristo ci ha insegnato: “Venite a me… Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero” (Mt 11:29-30).

 

Dobbiamo vivere il presente con l’eternità nel cuore… Il credente corre il rischio di porre la propria speranza in Dio per la vita eterna, ma di confidare nel mondo per tutto il resto. Quando questo accade la ricerca di sicurezza, significato e soddisfazione, prendono il posto della ricerca di Dio da cui queste cose provengono.

Dobbiamo vivere su questa terra, ma con la testa altrove, cioè avere la mente alle cose celesti per essere vivi al presente, momento dopo momento, senza essere sopraffatti, delusi, affaticati, sconfitti e godendo appieno delle benedizioni che Dio abbondantemente ci elargisce.

 

 

Il nostro valore in Cristo

 

La nostra cultura ci dice che noi abbiamo valore per quello che facciamo, ma le Scritture ci dicono che il nostro valore è determinato da ciò che Cristo ha fatto per noi e che in lui noi abbiamo una fonte inesauribile di scopo e significato.

Chi siamo in Cristo non è determinato da quello che facciamo, ma da ciò che ha fatto lui sulla croce e continua fare nelle nostre vite.

Le nostre performances non determinano la nostra identità, al contrario la nostra nuova identità in Cristo diventa la base per ciò che facciamo.

Una vecchia pubblicità in Tv diceva: “Perché io valgo!” Noi cristiani possiamo affermarlo con certezza perché il nostro valore dipende dall’opera di Cristo.

 

Se percepiamo noi stessi come senza valore e inadeguati, ciò sarà manifesto nel nostro comportamento. Ma se scegliamo di credere alla verità della Scrittura, inizieremo a vedere Dio e noi stessi in modo diverso.

In Cristo abbiamo dignità, sicurezza, perdono, amore e accettazione incondizionati, speranza, scopo, giustizia, completezza e pace con Dio. A volte non “sentiamo” che le cose stiano veramente così. Ma la Bibbia non ci ordina di “sentire” la verità, ma di “crederla”.

 

Onoriamo Dio quando gli permettiamo di definirci e di dirci chi siamo. Concentrarci sulla nostra nuova identità in Cristo può trasformarci man mano che noi ne sperimentiamo la realtà nelle nostre vite.

 

 

Camminare in Cristo, per fede, in speranza e con amore

 

Un passo conosciutissimo della prima lettera ai Corinzi, ha assunto una nuova luce ai nostri occhi: “Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l’amore” (1Co 13:13).

 

 La fede pone l’attenzione sull’opera di redenzione compiuta da Cristo per noi nel passato;

• La speranza pone l’attenzione sul completamento ultimo del suo disegno nel futuro;

 L’amore manifesta la vita di Cristo attraverso di noi nel presente.

 

1. La fede non è un salto nel buio, ma è un passo nella luce. Camminare per fede è riconoscere che Dio conosce il nostro bene e lui solo è in grado di compierlo e vuole compierlo in noi.

La fede è basata non sulle nostre sensazioni o opinioni ma sulle verità bibliche, sull’autorità delle rivelazioni divine; la fede è fondata sulla conoscenza.

La fede dimostra a Dio che lo amiamo perché è la misura del “rischio” che mettiamo nel credere nel suo carattere e nelle sue promesse.

 

2. Se la fede si prende il rischio dell’impegno prima della realizzazione, la speranza motiva il rischio della fede. La ragione per cui così tante persone combattono per avere fede sta nel fatto che mancano di speranza. Se non avete speranza, la fede non ha nulla cui dare certezza.

La speranza ci proietta nel futuro e ci obbliga a tenere gli occhi fissi su Cristo, dimenticando il passato che così non avrà più il controllo sul presente. Allora noi dimentichiamo il passato, per vivere il presente, alla luce del futuro.

Essere in Cristo ci rende liberi dai legami del passato e dalla paura per il futuro: così possiamo godere della libertà di essere vivi alle opportunità del presente.

 

3. Se la fede e la speranza ci permettono di vivere, liberi dal passato e proiettati verso il futuro, l’amore ci dà una marcia in più nel nostro cammino con Cristo.

L’amore è la virtù di maggior valore perché è l’applicazione della fede e della speranza nelle nostre relazioni del presente. Noi siamo in una relazione di amore con Dio in cui Dio ha preso l’iniziativa.

Più camminiamo stretti a Dio, più manifestiamo il nostro amore per lui attraverso atti di amore e servizio verso gli altri.

 

 

Le motivazioni giuste del servizio

 

Cristo sulla terra ci ha mostrato come vivere per fede, in speranza e con amore: aveva ben chiaro il suo scopo e lo aveva derivato dal Padre, non dalle sue proprie ambizioni o aspirazioni.

 

Come Cristo noi abbiamo:

• dignità e potenza; ci è stata data in mano ogni benedizione spirituale

• abbiamo significato ed identità; siamo diventati figli di Dio

• abbiamo la sicurezza di un destino; niente potrà mai separarci dall’amore di Dio in Cristo.

 

Più siamo concentrati su ciò che Dio pensa di noi, meno saremo preoccupati da quello che pensano gli altri. E nel momento in cui non siamo più schiavi delle opinioni altrui su di noi, saremo liberi di amare e servire come Cristo senza vincoli e senza timore.

Molto spesso tendiamo ad invertire l’ordine pensando che azione e servizio porteranno ad una vita interiore più ricca e ad una migliore intimità con Dio.

 

Ciò che facciamo deve scaturire dall’intimo e non viceversa. Il ministero dovrà scaturire dalla relazione con Dio. Al contrario nessun servizio od opera renderà più intima la nostra relazione con lui perché sarà un’opera della carne e non un frutto dello Spirito.

 

La centralità della vita cristiana non dovrebbe essere l’azione, ma la relazione, non un prodotto, ma una Persona: Gesù Cristo.

Dimorare in Cristo e lasciare che Cristo dimori in noi, che agisca in noi e attraverso di noi, è la chiave della vita cristiana come Dio l’ha pensata, l’unica che può portare gloria al suo nome e portare all’espansione del regno di Dio sulla terra.

 

 

Cristo è la nostra gioia

 

Ed infine abbiamo scoperto che la presenza di Cristo deve portare gioia nelle nostre vite!

“Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa” (Gv 15:11)

Se non riusciamo ad avere gioia nella nostra vita è perché abbiamo tolto lo sguardo da Cristo; abbiamo smesso di essere consapevoli che siamo nuove creature e che la vita di Cristo è in noi.

 

Quando la fede vacilla, la speranza viene a mancare, il servizio diventa un peso e nella mia vita non c’è gioia devo fermarmi; devo lasciare che lo Spirito possa ricondurmi a casa perché io possa tornare a correre la gara con gli occhi fissi su Gesù.