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La Tenda Azzurra

 

Oltre alla necessità di rispondere in modo concreto ai bisogni della piccola chiesa locale nella quale ero cresciuto e nella quale per altro il Signore mi aveva fatto dono di un “maestro” come il fratello Gian Nunzio Artini, sono state due le “scuole bibliche” che hanno segnato in modo profondo la mia adolescenza: i Campi biblici a Poggio Ubertini e la Tenda Azzurra in varie città di Italia.

Se la prima realtà di esperienze è legata al ricordo del prezioso servizio del fratello Giona Prencipe, da dieci anni già con il Signore, la seconda realtà è legata al lavoro del fratello Angelo Zolfaroli che recentemente ci ha lasciati per precederci alla presenza del Padre.

Fu Angelo Zolfaroli infatti che, all’inizio degli anni ‘60, sentì una chiamata da parte del Signore, pienamente condivisa insieme al fratello Stan Davie, per evangelizzare località ancora prive di una testimonianza delle Assemblee.

Entrambi membri della chiesa di Perugia, che ora si riunisce in via Pellas ed allora in via Benincasa, non diedero vita a particolari strutture missionarie per realizzare la loro chiamata ed il progetto che – ne erano fermamente convinti – avevano ricevuto da Dio.

Con la comunione ed il sostegno della loro assemblea e con l’incoraggiamento anche di fratelli di altre assemblee, si misero in azione, ricevendo ben presto da parte del Signore una risposta, attraverso il dono di uno strumento inatteso: una tenda, che per il suo colore, sarebbe poi diventata “famosa” con il nome di Tenda Azzurra.

Gli abitanti di decine e decine di paesi e città ebbero nel corso degli anni la possibilità di ascoltare il messaggio dell’Evangelo proclamato sotto questa Tenda, che “entrava in azione” appena la stagione diventava favorevole con i tepori dell’estate e appena la gente cominciava la sera ad uscire di casa.

Dopo che il fratello Stan fu chiamato a svolgere altri servizi, pur rimanendo “a vita” affettivamente legato alla Tenda Azzurra, Angelo proseguì il suo servizio per oltre vent’anni, ma non era certo rimasto solo: la sua assemblea continuò sempre a sostenerlo in ogni modo e la sua fedele Ester rimase al suo fianco come moglie e soprattutto come co-servitrice, condividendo con lui visione, fatiche, sacrifici, prove, gioie e benedizioni.

Senza ricorrere alle strategie mediatiche, tipiche di alcune organizzazioni “missionarie”, Angelo realizzò con umiltà e con discrezione, l’impegno vissuto dai credenti della chiesa di Gerusalemme quando, a causa della persecuzione, “andarono di luogo in luogo, portando il lieto messaggio della Parola” (At 8:4).

 

 

Benedizioni all’esterno

ed alle chiese locali

 

Non ho fatto una ricerca “storica” sugli spostamenti della Tenda Azzurra, dal momento che desideravo semplicemente fare alcune osservazioni sul “lascito spirituale” di un caro fratello che ha vissuto servendo, prima di precederci alla presenza del Signore. Ma sono sicuramente tante le città nelle quali è stato portato “il lieto messaggio della Parola” e diverse quelle nelle quali ha poi avuto inizio, oppure si è consolidata, una testimonianza delle Assemblee (penso in particolare a Napoli, a Rimini, a Città di Castello, a Terni…).

Non voglio fare un elenco di frutti il cui censimento è giusto riservare all’onniscienza divina. Da quello che abbiamo visto nel corso degli anni possiamo però dire che sono qualche centinaio le persone che sotto la Tenda hanno conosciuto Gesù e lo hanno accettato come Signore e Salvatore della loro vita.

 

Come reclutava il fratello Angelo collaboratori ed aiutanti? Erano le chiese locali, che conoscevano il suo servizio e i bisogni ad esso collegati, ad incoraggiare giovani, e in qualche caso anche meno giovani, a partire per far parte del “gruppo della Tenda”.

Fu in questo modo che, poco più che quindicenne, mi ritrovai nel settembre 1963, per alcune notti, a dormire con Angelo sotto la Tenda a Città di Castello. Era un periodo particolarmente piovoso. Una notte non riuscivamo a dormire per l’umidità e il freddo, nonostante avessimo cinque coperte per uno. Non trovai il coraggio di lamentarmi, perché, davanti a lui, mi consideravo giovane e forte. Col tempo avrei poi scoperto che partire con la Tenda significava per Angelo e sua moglie rinunciare alle più elementari comodità: viaggi si spostamento spesso problematici, montaggi e smontaggi della Tenda sempre rischiosi e pericolosi (ricordo quando nel 1977 a Città di Castello gli vidi scivolare dalle mani l’arcata metallica che stava sostenendo e che lo ferì seriamente proprio accanto ad un occhio), pranzi ridotti al minimo, servizi igienici improvvisati, notti avventurose (come quando, durante una campagna di evangelizzazione a Terni nel 1969, ci ritrovammo, nel camping dove dormivamo, bagnati fradici dopo che un nubifragio notturno aveva fatto volare via le nostre tende).

 

 

Una vera scuola di formazione

 

Perché la Tenda Azzurra per i tanti giovani che hanno collaborato con le varie campagne di evangelizzazione (penso in particolare a Napoli 1967) è stata una vera e propria “scuola biblica”?

Personalmente posso rispondere che è lì che ho imparato ad espormi, a mettere in piazza la mia fede (la mia “diversità”), a confrontarmi con gli altri, ad ascoltare domande e a cercare di dare risposte, a capire il mio bisogno di conoscere ancora meglio la Scrittura (perché non si può testimoniarla senza conoscerla!), ad andare di strada in strada di casa in casa e a bussare di porta in porta per parlare del mio Signore a persone mai viste prime, a vegliare fino a tardi e ad alzarmi presto al mattino, ad essere pronto ad affrontare e a gestire l’imprevedibile… soprattutto: a sentire la gioia di donare il mio tempo e la mia vita al Signore.

È sotto la Tenda Azzurra che ho vissuto i miei primi intensi incontri di preghiera ed è ancora lì che, con l’aiuto di fratelli più maturi di me, sono stato messo alla prova per capire se avevo il dono di comunicare ad altri il messaggio dell’Evangelo (ricordo ancora una sera a Terni il consiglio di un caro fratello che mi incoraggiava, a guardare di più le persone e meno i miei appunti mentre parlavo).

Tanti uomini oggi ultracinquantenni, che hanno collaborato con la Tenda Azzurra, potrebbero, come me, dare la stessa testimonianza.

Iniziando l’opera della Tenda Azzurra, Angelo aveva dato vita ad una vera scuola di formazione: dovrebbe essere questa, ancora oggi, la strategia per formare i giovani credenti e per vederli crescere. La vera scuola di crescita della fede è infatti la fede in azione.

 

 

Testimonianza fra gli studenti

 

Gli impegni esterni, spesso vissuti in località assai distanti da Perugia, non impedirono ad Angelo di proseguire il suo amore e la sua cura per l’assemblea locale ed il suo impegno per la testimonianza dell’Evangelo nella sua città.

La presenza di tanti studenti universitari provenienti da diverse località italiane ed anche di studenti provenienti dall’estero per frequentare la locale rinomata Università per Stranieri suggerì ad Angelo l’idea, condivisa sempre con Ester e con la sua assemblea, di iniziare degli incontri di studio biblico organizzati specificamente per loro e pubblicizzati con visite nelle facoltà e nelle case che ospitavano gli studenti.

Questi incontri iniziarono timidamente nella sua stessa casa, per altro sempre aperta per i giovani della sua chiesa e per incontri con chi aveva bisogno di ricevere una cura personale o in vista della salvezza o n vista della santificazione.

Poi, visto il sempre maggior numero di studenti che li frequentavano, tutta l’assemblea fece proprio quest’impegno di servizio, ricorrendo con un notevole impegno di denaro e di forze all’uso di un appartamento con ampio salone situato nella centralissima via dei Priori.

Anche questa nuova visione di testimonianza e di servizio nacque nella piena condivisione e nel sostegno della chiesa locale, senza la copertura di sigle o di strutture missionarie particolari. La formazione che aveva ricevuto lo portava a dare alla chiesa locale la centralità nel suo ministerio a pieno tempo. La sua chiamata era nata e si era sviluppata nella chiesa, e con la chiesa egli doveva (e voleva!) vivere e condividere ogni visione nuova che il Signore suscitava nel suo cuore.

Angelo non aveva una formazione culturale all’altezza di quella degli studenti ai quali si proponeva di parlare della Bibbia e di Cristo. È vero che amava molto la lettura ed i libri (aveva imparato l’arte del rilegatore per conservare vecchi testi in cattive condizioni e per rendere più bella la sua biblioteca), ma nel confronto con gli studenti sarebbe stato in partenza un perdente se li avesse affrontati sul piano della sapienza umana.

Ma era un’altra sapienza quella che egli voleva proporre loro: “la sapienza che viene da Alto”, la sapienza che si riceve attraverso l’ascolto delle Scritture e che è portatrice della vera Cultura. Fu così che diversi studenti, italiani e non, si arresero a Cristo, trovando a Perugia non soltanto la laurea nella facoltà da loro scelta ma soprattutto colui nel quale “tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti”.

 

Angelo ora non è più con noi, ma quanti lo hanno conosciuto ed amato conserveranno il ricordo di un caro fratello che ha profondamente amato la sua assemblea e le Assemblee e che, nonostante le debolezze ed i limiti che sono propri a ciascuno di noi, ha cercato di vivere in piena comunione con essa il servizio a pieno a tempo al quale era convinto di essere stato chiamato dal Signore.

Concludendo, possiamo aggiungere che ancora oggi le chiese hanno bisogno non di organizzazioni istituzionalizzate e strutturate, ma di uomini fedeli che, con umiltà e sacrificio, servano il Signore e si impegnino concretamente nella diffusione della sua Parola, di uomini che, guardandosi intorno, sappiano leggere le occasioni e le opportunità.