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Nella Palestina del tempo di Pietro, per le costruzioni venivano normalmente utilizzati dei mattoni fabbricati con argilla mista a paglia. Era questo il modo più economico per costruire una casa. I mattoni quindi erano gli elementi più comuni e popolari nelle costruzioni edilizie. Mi sono chiesto come mai Pietro non usi quest’immagine indubbiamente più comune e più popolare per indicare il materiale umano con cui il Fondatore e Costruttore della Chiesa, il Signore Gesù, edifica quella che l’apostolo indica come la “casa spirituale” (1P 2:4). Come mai ricorre all’immagine delle pietre che, invece, venivano utilizzate per costruire le abitazioni delle famiglie economicamente più agiate?

Le pietre venivano utilizzate per costruire le case dei ricchi oppure edifici pubblici di particolare importanza. In questo senso quindi l’immagine delle pietre ci parla della nobiltà che acquisiamo accostandoci a Cristo. Come è “scelta e preziosa davanti a Dio” la pietra angolare, la pietra vivente, il Signore Gesù, così sono preziosi per Dio tutti coloro che, riscattati e rigenerati per la fede nella sua grazia, vengono introdotti dallo Spirito nel nuovo popolo di Dio, la Chiesa. Tutti i credenti in Cristo non hanno lo scarso valore dei mattoni, anzi: sono preziosi davanti a Dio!

In secondo luogo l’immagine delle pietre è particolarmente significativa perché ci ricorda che siamo diversi l’uno dall’altro, così come era impossibile trovare due pietre uguali. Non siamo cioè mattoni, fatti tutti con lo stampo e aventi tutti le medesime caratteristiche. Siamo pietre, ognuna diversa dall’altra. E, come l’esperto muratore doveva scegliere nel costruire una casa quali pietre mettere una accanto all’altra, così il Costruttore della Chiesa (Gesù) ci mette uno accanto all’altro in modo che la nostra posizione possa essere funzionale per la crescita dell’edificio. Ogni credente in Cristo è una pietra posta accanto ad altre pietre che lui non ha scelto! In questo modo “l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore” (Ef 2:21). In Cristo non abbiamo ricevuto soltanto il dono della salvezza ma anche il dono della comunione che consiste nell’essere ben collegati l’uno all’altro. Spesso accade purtroppo che questo dono non lo sappiamo apprezzare e le pietre che abbiamo accanto invece di costituire una ricchezza per noi (e noi per loro!) diventano motivo di disagio, quasi di fastidio.

Chi ha visto un muratore all’opera nel costruire un muro di pietre avrà notato che spesso è costretto a ricorrere al martello e allo scalpello per smussare le pietre in modo farle combaciare l’una all’altra, in modo che il muro sia tutto ben collegato.

Allo stesso modo il Signore desidera operare nella nostra vita smussando le protuberanze che ostacolano il nostro combaciare con le altre pietre. Usando lo scalpello divino dello Spirito attraverso la Parola, desidera smussare le spigolosità del nostro carattere talvolta aspro e pungente ed eliminare i motivi spesso futili di contrasto e di attrito.

Dobbiamo confessare, io per primo, la nostra tendenza a desiderare di vedere lo scalpello divino agire nelle pietre poste dal Signore accanto a noi: quante delle loro protuberanze ci danno fastidio! In questo modo trasformiamo in miserie e in ostacoli le ricchezze e le opportunità che scaturiscono dalla nostra diversità (di doni, di capacità, di ministeri).

Il Signore chiama ciascuno di noi a riconoscere innanzitutto quali sono le nostre protuberanze che impediscono all’edificio di essere ben collegato: è di queste, e non di quelle degli altri, che dobbiamo prima di tutto preoccuparci e occuparci, mettendo da parte l’orgoglio che impedisce allo scalpello divino di agire nella nostra vita.