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Le vicende che hanno accompagnato il passaggio da un pontificato all’altro hanno confermato una triste continuità: si continua infatti ad attirare l’attenzione facendo leva su emozioni e sentimenti, attraverso il ricorso a cerimonie, riti, solenni processioni con spettacolari paramenti e proponendo messaggi densi di parole umane ma, ahimé, senza base alcuna nella Parola! Le parole dei pontefici prevalgono quasi sempre sulla Parola di Dio. E pensare che, spesso, sono parole ricche di ovvietà: gli appelli alla pace, i proclami contro la guerra e contro il male potremmo ascoltarli da qualsiasi persona di buon senso. Così si finisce con il proporre come autorevoli parole che obiettivamente non lo sono.

Osservando tutto questo ho provato sentimenti di tristezza e di sofferenza assai simili a quelli vissuti dall’apostolo Paolo davanti all’incredulità dei suoi connazionali che avevano ricevuto da Dio tutti gli strumenti possibili (adozione, gloria, patti ecc…) per accogliere e riconoscere Gesù come il Messia promesso, ma non lo avevano accolto né ricevuto (Ro 9:1-5; Gv 1:11). Nel cattolicesimo sono presenti tutti gli strumenti per riconoscere l’autorità della Parola, ma si continua a dare autorità alle parole.

Con le parole si è fatto riferimento alla guida dello Spirito Santo nella scelta del nuovo pontefice, ma, alla luce della Parola, come è possibile che la terza persona della Trinità divina, indicata dal Cristo stesso come suo UNICO Vicario sulla terra (Gv 14:26; 16:7) possa guidare da “usurpato” la scelta del suo “usurpatore”?

Con le parole si è indicato il nuovo pontefice come successore di Pietro, la pietra su cui Gesù avrebbe fondato la Chiesa. Ma la Parola afferma che nessuno può porre alla Chiesa “altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù” (1Co 3:11) dal momento che, come afferma lo stesso Pietro, la Chiesa è fondata su un’unica “pietra vivente”: Cristo (1P 2:4).

Ma i due aspetti che hanno suscitato in me più tristezza e sofferenza, hanno a che fare con la strada che ci permette di avere relazione con Dio e con il destino eterno di ciascun uomo.

Con le parole e con i fatti si è incoraggiato ancora il culto di Maria: sia il vecchio che il nuovo pontefice hanno ostentato pubblicamente la loro devozione alla madre di Gesù. Mai si era sentito un papa recitare l’Ave Maria al momento della sua elezione e addirittura cantare il Regina Coeli nella sua prima domenica pubblica. In entrambe le preghiere si invoca Maria come mediatrice fra gli uomini e Dio. Ma la Parola ci ricorda che “vi è un solo Dio e anche UN SOLO mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo” (1Ti 2:5) e, questo, perché Cristo stesso aveva affermato che NESSUNO può andare al Padre se non per mezzo di lui (Gv 14:6).

Infine, con le parole si è affermato che il papa defunto sarebbe salito alla presenza del Padre, poi però sono state celebrate per lui messe di suffragio soprattutto con il rito dei novendiali, periodo di lutto che presso gli antichi Romani durava nove giorni e terminava con un sacrificio alle anime dei familiari del morto. Quest’antico rito pagano è stato ripreso per celebrare per nove giorni messe di suffragio al papa defunto (suffragio “nella teologia cattolica è applicazione di preghiere, indulgenze, opere buone alle anime del Purgatorio, per ottenere da Dio la remissione della pena temporale loro inflitta in sconto dei peccati commessi durante la vita terrena”). Ma allora dov’è papa Francesco? È già alla presenza del Padre o ha bisogno di essere liberato dal purgatorio? Luogo per altro inventato dalle parole degli uomini e totalmente sconosciuto alla Parola! È tragico vivere nell’incertezza del proprio destino eterno. Ed è ancora più tragico quando quest’incertezza è frutto dell’ascolto delle parole e del rifiuto di ascoltare la Parola: “Chi crede nel Figlio HA vita eterna” (Gv 3:36). Paolo aveva preso sul serio la certezza rivelata dalla Parola di Gesù, vi aveva creduto e, perciò, era sicuro che, partendo dal corpo, sarebbe andato ad abitare col Signore (2Co 5:8). Questa stessa certezza possiamo averla tutti, ascoltando la Parola, non le parole!