“Badate a voi stessi e a tutto il gregge in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi” (At 20:28). L’affermazione di Paolo ci aiuta a comprendere come procedevano le chiese locali del primo secolo per la costituzione dei loro “vescovi” o “anziani”. Queste due parole non indicano due ruoli diversi, ma sono usate per ricordare la pluralità dei servizi richiesti da Dio in relazione però allo stesso incarico. Fra questi servizi era del tutto assente quello “sacerdotale”, in quanto tutti i credenti in Cristo, senza alcuna distinzione, sono sacerdoti.
Quando oggi parliamo di anzianato nella chiesa locale, le domande che ci poniamo con maggior frequenza sono: chi sceglie gli anziani? Come devono essere eletti? Per alzata di mano? A scrutinio segreto? O con altri metodi? Spesso rispondiamo a queste domande lasciandoci condizionare dalle metodologie elettive più comunemente diffuse nel mondo, trascurando così i metodi del Signore, ai quali dovremmo fare riferimento in ogni aspetto della vita della comunità di cui siamo parte. Ma esiste un metodo indicato dal Signore per costituire gli anziani? Le parole di Paolo ci aiutano a comprenderlo.
Agli anziani di Efeso Paolo disse: “È lo Spirito Santo che vi ha costituiti vescovi (=anziani)”. Ciò significa che è Dio stesso che sceglie e stabilisce gli anziani nel loro ministerio. In quale modo? Quando un fratello ha il desiderio di servire il Signore nella chiesa locale di cui è membro, avendo consapevolezza dei doni che ha ricevuto dallo Spirito Santo in vista del servizio e, soprattutto, quando comincia a esercitare questi doni con costanza, con fedeltà, con competenza biblica ma soprattutto con amore, umiltà e sottomissione alla chiesa, il suo servizio, le sue attitudini e la sua disponibilità non potranno sfuggire all’attenzione e alla stima degli altri membri. La sua attitudine nel servizio aiuterà la chiesa a discernere la volontà di Dio; di conseguenza inviterà quel fratello a svolgere il servizio di anziano.
Quindi è evidente che è corretto parlare di riconoscimento e non di elezione degli anziani. I membri della chiesa infatti non hanno il compito di eleggere e ancor meno di conferire responsabilità e autorità di guida, come se fossero loro a detenerla. Devono piuttosto riconoscere quali sono i fratelli che lo Spirito Santo ha “costituito” e che Gesù vuol donare a ogni chiesa, ratificando quanto già chiaramente rivelato dallo Spirito Santo. In questo modo la chiesa testimonierà di essere strettamente collegata al “Capo, cioè Cristo” (Ef 4:15) e di essere dipendente da lui.
È vero che, comunque, ogni chiesa ha il comprensibile bisogno di indicazioni pratiche, per muoversi operativamente su un piano di saggezza, di necessità e di opportunità nel ricercare la volontà di Dio. La Scrittura mi suggerisce un paio di considerazioni. La prima per ricordare che, nelle giovani chiese sorte durante il primo viaggio missionario, furono Paolo e Barnaba a guidare questo riconoscimento, perché era necessario lasciare in ogni chiesa dei fratelli responsabili (At 14:23). La seconda considerazione è suggerita da quanto Paolo scrisse a Tito, che si trovava in quel momento nell’isola di Creta: “Per questa ragione ti ho lasciato a Creta: perché tu metta ordine nelle cose che rimangono da fare, e costituisca degli anziani in ogni città, secondo le mie istruzioni…” (Tt 1:5). Tito fu esortato ad agire in modo che ogni chiesa avesse i propri anziani, ma doveva agire seguendo le istruzioni date da Paolo e specificate nella parte della lettera immediatamente successiva. Queste istruzioni sicuramente erano ispirate dalla convinzione che la signoria di Dio sulla chiesa locale non deve mai essere messa in discussione.
Ancora oggi è solo agendo in questo modo che le chiese locali potranno avere degli anziani scelti dal Capo e sottomessi a lui, evitando così il pericolo di avere anziani “dominatori” (1P 5:3) che trasformino il loro servizio in potere.