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L’opera di illuminazione

La Scrittura non è un libro qualsiasi ma è il messaggio che Dio ci ha trasmesso tramite i suoi servi, pertanto quando la leggiamo entriamo in una dimensione completamente diversa rispetto a qualsiasi altro libro della letteratura secolare. Infatti, per poterla capire, non entrano in gioco solo o soprattutto l’intelligenza e/o la conoscenza umane quanto piuttosto l’indispensabile aiuto di Dio: “Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate” (1Co 2:12). 

Alla base di tutto c’è l’importante verità che senza Gesù, che è la “chiave” per aprire il senso alla Scrittura, la mente dell’uomo non rigenerato, l’uomo “naturale”, non può comprendere le verità spirituali (1Co 2:14), “il vangelo è velato” perché gli increduli hanno le menti accecate dal dio di questo mondo “affinché non risplenda loro la luce del vangelo della gloria di Cristo” (2 Co 4:3-4). Quindi è necessaria l’opera di illuminazione, che è una di quelle compiute dallo Spirito Santo, per rendere l’uomo capace di comprendere la Parola di Dio, e questo avviene dal momento in cui Gesù “apre la mente” (Lu 24:44-45) mediante l’azione rigeneratrice dello Spirito: da quel momento il velo è tolto, e non solo per gli Israeliti (2 Co 3:16-18). 

L’illuminazione può essere definita come l’opera che lo Spirito Santo, dal momento della salvezza, compie nella vita del credente, grazie alla quale egli illumina coloro che sono in relazione con lui per poter capire la Scrittura. In altri termini l’illuminazione è il processo tramite il quale lo Spirito Santo ci fa capire il senso della Scrittura.

L’illuminazione non va dunque confusa con la rivelazione e l’ispirazione. La distinzione tra le tre è molto chiara: la rivelazione speciale, la Scrittura, ha a che fare con il contenuto della stessa; l’ispirazione è collegata al metodo attraverso il quale il contenuto è stato messo per iscritto; l’illuminazione “getta luce” sul contenuto. Quest’ultimo aspetto avviene nella vita di una persona dal momento in cui crede nell’opera di salvezza; infatti da quel momento lo Spirito Santo dimora nella sua vita ed è Lui che prende le verità di Dio e le rivela tramite l’illuminazione (1Co 2:9-13). Siccome solo lo Spirito di Dio conosce le cose di Dio, è quindi essenziale e assolutamente necessario che lo Spirito di Dio ci istruisca in quanto credenti. Quest’opera, di cui Gesù aveva parlato ai suoi durante il discorso dell’ultima cena, tocca la mente (Ro 12:2; Ef 4:23) e il cuore (At 16:14; Ef 1:18). Siccome la sua rivelazione scritta è completa, è improprio affermare che il Signore ci ha “rivelato” una verità o ci ha dato una “nuova rivelazione” e non dobbiamo aspettarci questo da lui; piuttosto abbiamo il grande privilegio e la certezza che lo Spirito Santo ci illumina per comprendere quelle parole che egli ha già rivelato precedentemente. 

Nel parlare comune, illuminare è l’azione che ci dà luce e che ci permette di vedere tutto chiaro con i nostri occhi.

Abbiamo bisogno di essere illuminati a livello spirituale. Senza questa “luce accesa” non riusciamo a comprendere le verità della Scrittura.

La fonte di questa illuminazione è il Padre che, attraverso il “canale” dello Spirito Santo ha l’obiettivo di “far brillare la gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo” (2Co 4:6). In una delle sue tante preghiere, l’apostolo Paolo pregava affinché i credenti di Efeso e circondario ricevessero da Dio, il Padre della gloria, una illuminazione spirituale della verità che già conoscevano: “… egli illumini gli occhi del vostro cuore, affinché sappiate a quale speranza vi ha chiamati…” (Ef 1:16-18). Questo è proprio il nostro bisogno più grande e ogni volta che apriamo la Scrittura dovremmo chiedere insistentemente a Dio: “Apri i miei occhi e contemplerò le meraviglie della tua legge” perché “La rivelazione delle tue parole illumina; rende intelligenti i semplici” (Sl 119:18, 130). Ben diceva il grande evangelista Moody che “lo studio della Parola di Dio porta pace al cuore. In esso troviamo una LUCE per ogni oscurità, la vita nella morte, la promessa del ritorno del Signore e la certezza della gloria eterna”. 

L’illuminazione è per tutti i credenti

L’apostolo Giovanni scriveva: “Quanto a voi, avete l’unzione dal Santo e tutti avete conoscenza” e “… quanto a voi, l’unzione che avete ricevuta da lui rimane in voi, e non avete bisogno dell’insegnamento di nessuno; ma siccome la sua unzione vi insegna ogni cosa ed è veritiera, e non è menzogna, rimanete in lui come essa vi ha insegnato” (1Gv 2:20, 27). Qui l’apostolo non sta affermando che non abbiamo bisogno di insegnanti, perché essi sono dei doni che Dio ha dato per la nostra istruzione (At 13:1; Ef 4:11-12), ma sottolinea l’importante verità secondo cui ogni credente è responsabile ed è in grado di capire la Scrittura perché lo Spirito Santo, che ne è l’autore perché ha guidato gli scrittori umani nello scriverne il testo, ha unto e dimora ogni credente.

Nel marzo del 1997 scoppiò una vera e propria rivoluzione in Albania a causa del problema dello schema “piramidale”. Si trattava di una frode economica che Charles Ponzi, un italo-americano, aveva ideato a Boston, USA, negli anni ’20. A causa di questo problema quasi tutti i missionari stranieri che erano sul territorio albanese furono costretti a lasciare l’Albania pur se con tanto rincrescimento e tanti pianti. Siccome lì erano nate diverse Assemblee e i credenti erano giovani nell’età e nella fede, c’era molta preoccupazione da parte dei credenti italiani i quali dicevano che gli Albanesi non avrebbero retto l’urto a livello spirituale. In tutta modestia dissi che, pur andando incontro a difficoltà, questi cari però avevano la Scrittura e lo Spirito Santo. Questi li avrebbe illuminati per capire la Scrittura e, quindi, coloro che esercitavano già dei doni di parola avrebbero potuto istruire le chiese e tutti avrebbero potuto vivere secondo i principi della Scrittura stessa. Nonostante i limiti, le cose andarono proprio così. L’opera non scomparve, anzi, progredì! Quando alcuni mesi dopo i missionari, fra i quali i Corcelli, i D’Andrea, i Ciociola, la sorella Dota furono in grado di rientrare in Albania, vi trovarono una situazione altamente positiva e questo grazie all’opera dello Spirito Santo. 

Lo studio della Scrittura: osservare i generi letterari

Lo studio della Scrittura si compone di tre fasi: l’osservazione, l’interpretazione e l’applicazione. L’osservazione è la prima delle tre fasi di studio che ci permette di “salire il primo gradino” per la comprensione del testo biblico. La Scrittura, nel suo insieme, non è altro che la proclamazione di Dio agli uomini. Lo Spirito Santo ha guidato gli autori umani a scrivere in stili e generi letterari diversi. Nello specifico, ecco le principali categorie della letteratura biblica: narrativa-storia (in un certo senso sono legate e collegate tra loro), legge, profezia, saggezza, salmi, parabole, epistole. In diversi libri si ritrovano più stili e generi letterari.

La narrativa-storia si ritrova in diversi libri dell’Antico e del Nuovo Testamento. Si tratta della narrazione di fatti, di racconti e di episodi realmente avvenuti. Rientrano in questa categoria: Genesi, Esodo, Numeri e i libri da Giosuè fino a Ester; in questi ultimi, c’è la narrazione della storia d’Israele fino all’impero persiano. E, mentre i Vangeli ci presentano la storia meravigliosa della venuta e dell’attività di Gesù Cristo coronata dalla sua opera di salvezza a cui sono seguite la risurrezione e l’ascensione, gli Atti degli Apostoli narrano i primi 30-35 anni della storia della Chiesa cristiana. In alcuni dei libri di narrativa e nei Vangeli si può notare sovente anche un genere letterario molto particolare: quello delle parabole che sono parte della cultura ebraica. Parabola è un termine generico per indicare un modo di dire figurato ed è composto da due parole e significa letteralmente “presso e getto”. Deriva da un verbo il cui significato è: “metto/getto a lato” da cui, “avvicino”, “paragono”. Le parabole di Gesù sono un capolavoro letterario di una bellezza straordinaria e, soprattutto, hanno un messaggio spirituale molto profondo che vale ancora oggi.

La legge, non intesa solo come i dieci comandamenti, è una serie di istruzioni e precetti che Dio ci ha dato tramite Mosè in modo particolare nei libri del Levitico e del Deuteronomio e anche dell’Esodo. Dio diede agli Israeliti più di seicento leggi con le quali era definita la giusta relazione con Dio, con i propri simili, con gli stranieri ma erano anche delle indicazioni sul perché e sul come adorare Dio, sugli aspetti sociali, eccetera.

Il genere poetico. Salmi e Cantico dei Cantici sono i due più chiari esempi di questo tipo di letteratura, oltre alle Lamentazioni di Geremia e, come accade anche per altri generi letterari, la poesia si ritrova anche in altri libri che non sono classificati come poetici. La forma poetica ebraica è costituita da diversi tipi di parallelismi. Presso ogni popolo i poeti, per mezzo della poesia, esprimono le emozioni e i sentimenti. Ogniqualvolta leggiamo i Salmi una domanda spontanea che nasce è: cosa provavano gli autori  (Davide, i figli di Core, eccetera) mentre scrivevano queste parole? Ad esempio il Salmo 3, scritto da Davide quando era attorniato dalle truppe del figlio ribelle, acquista una grande forza, se consideriamo la sua piena fiducia nel Signore e  la sua susseguente calma. Anche le circostanze in cui veniva cantato un Salmo vanno osservate. Ad esempio, il Salmo 121 acquista un significato notevole se si considera che veniva cantato in occasione dei pellegrinaggi nei quali gli Israeliti del nord percorrevano la strada attorniata, talvolta, da colline e monti. 

Il genere sapienziale. Giobbe, Proverbi, Ecclesiaste sono esempi di questo genere letterario. Questi libri contengono delle importanti massime, dei detti, delle riflessioni sulla vita. Quando li leggiamo, osservandoli, possiamo notare come le regole della saggezza siano insuperabili. Ad esempio nel libro dei Proverbi tutto quello che riguarda il parlare, l’uso del denaro, la moralità ha un valore enorme.

Il genere profetico. Questo copre una parte scritturale piuttosto corposa che va da Isaia fino a Malachia, ma la profezia si ritrova anche in alcuni libri che non sono classificati come profetici. Di solito, il messaggio profetico era prescrittivo o predittivo. Nel primo caso c’era la descrizione di una situazione presente e attuale al momento in cui veniva scritta la profezia. Si trattava, di solito, di un messaggio di forte richiamo rivolto dai profeti o al popolo di Dio (Giuda o Israele) o ad altri popoli (Babilonia, Egitto, Tiro, eccetera). Nel secondo caso c’era un aspetto futuro. Osservando questo genere letterario, non solo si dovrà tener conto di questi due casi ma, soprattutto nel secondo caso, bisognerà notare l’adempimento della profezia stessa: prima della venuta di Cristo, con e alla sua venuta (l’incarnazione) o nel futuro. In quest’ultimo caso si dovrà notare se il riferimento è ad Israele o alla tribolazione o alla seconda venuta di Cristo per giudicare e per regnare e quindi al regno messianico o millenario, il millennio (Ap 20:1-6). 

Il genere apocalittico. È costituito da un insieme di scritti in prosa, dalle tinte vivide come in parte dei libri di Ezechiele, Daniele, Zaccaria e buona parte dell’Apocalisse. Il genere apocalittico è una forma specifica di profezia. È un tipo di letteratura che richiama i lettori in modo energico presentando degli eventi futuri, che sono nascosti, attraverso l’uso di un linguaggio simbolico, anche se gli eventi saranno letterali, come le tre serie di sette giudizi di Apocalisse capitoli 6 a 16.

Il genere epistolare. Le epistole costituiscono la maggior parte del corpo letterario del Nuovo Testamento. Bisognerà osservare prima di tutto chi le ha scritte e poi i destinatari: se sono state scritte a una chiesa, a un gruppo di chiese o a un individuo. Inoltre sarà importante osservare sia la circostanza che le ha scaturite (è in risposta a delle domande?) sia il tipo di messaggio in esse contenuto (esortativo? di istruzione? di correzione contro falsi insegnamenti?) e come sono strutturate. Ad esempio, quelle di Paolo scritte ai Romani, ai Galati, agli Efesini, ai Filippesi e ai Colossesi sono strutturate con una prima parte dottrinale, nella quale l’apostolo “getta le fondamenta” e una seconda su cui “costruisce sopra” dando delle indicazioni a carattere pratico sul come vivere la vita cristiana.

Ci sono poi epistole esortative, 1 e 2 Corinzi, di insegnamento dottrinale e pratico, 1 e 2 Tessalonicesi, le cosiddette “pastorali” 1 e 2 Timoteo e Tito, Ebrei con un’altissima cristologia (elementi che riguardano la Persona e l’Opera di Cristo) e quelle di Giacomo, Giovanni, Pietro e Giuda nelle quali ci sono aspetti sia dottrinali che pratici. Gli insegnamenti delle epistole, applicati alle chiese e agli individui a cui sono state scritte, tenuto conto del contesto storico e culturale, hanno una grande valenza per noi oggi. 

Grazie all’illuminazione, di cui dobbiamo ringraziare di vero cuore il Signore, e a un nostro primo preciso impegno, partendo dall’osservazione dei vari generi degli scritti, possiamo capire lo straordinario messaggio della Scrittura.