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Mi è capitato spesso di sentirmi rivolgere l’esortazione a dare a Dio il primo posto nella mia vita, in tutti i suoi aspetti: pensieri, sentimenti, azioni, parole… Ma il primo comandamento del Decalogo mi rivela una realtà diversa (Es 20:3): Dio non vuole avere il primo posto nella mia vita, lui vuole l’unico posto. Il testo non mi esorta a non avere “altri déi” al di sopra di lui o accanto a lui,  mi ordina piuttosto di non avere nessuna divinità “oltre” a lui.

Ho provato a immaginare per un momento la mia vita come se fosse un film: la sua produzione richiederebbe tutta una serie di figure professionali, dallo sceneggiatore al regista, dall’aiuto-regista all’attrezzista, dal direttore della fotografia a quello del suono ecc… Da protagonista sarei costretto a seguire le indicazioni di tutte queste persone alle quali dovrei fare riferimento a ogni passo e per ogni scelta, compresa quella delle “comparse”.

Seguendo il filo di questa immaginazione, ho pensato alla mia vita come a un film prodotto e guidato in ogni suo aspetto da una sola persona: il Regista! Così deve essere nella mia vita reale, perché il primo comandamento mi chiede di non avere altri dèi “oltre” al Signore, al Dio che in Cristo mi ha fatto uscire dall’Egitto del mondo e mi ha liberato dalla schiavitù del peccato. Non mi chiede di non averne altri al di sopra di lui o accanto a lui. Dio mi ordina chiaramente: “Oltre a me, nessuno!!. Gesù stesso si è preoccupato di ricordarmi che non è prevista, nel piano di Dio per la mia vita, la coesistenza di più signori: non posso servire contemporaneamente “due padroni… Dio o Mammona” (Mt 6:24). Se concedessi a Dio il primo posto e non gli riservassi l’unico posto, cadrei nell’inganno della religione e abbandonerei il sentiero della fede. Sarei come il giovane ricco che viveva religiosamente sottomesso ai comandamenti di Dio, ma che aveva trovato il suo tesoro altrove, rivelandosi di conseguenza indisposto a rinunciare ai suoi beni, ai quali aveva concesso l’assoluta priorità nella sua vita. “Dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore” (Mt 6:21): questo mi ricorda Gesù! Non posso attingere ricchezze e valori da più “tesori”.

Il mio cuore non sarà diviso e rivelerà la reale consistenza della sua fede in Dio, quando i miei pensieri, le mie parole, le mie scelte, le mie azioni saranno in modo evidente guidati dall’aver riconosciuto che è a Dio, e a lui soltanto, che ho concesso la regia e la guida alla mia vita. Quando potrò condividere con coerente convinzione le parole di Davide: “I giudizi del Signore sono verità, tutti quanto son giusti, sono più desiderabili dell’oro, anzi più di molto oro finissimo, son più dolci del miele, anzi di quello che stilla dai favi” (Sl 19:9-10). Quando rivelerò nella mia vita che è Dio il mio Tesoro e che, di conseguenza, il mio cuore è in lui a tal punto da potermi unire alla straordinaria confessione di Asaf: “Io resto sempre con te; tu m’hai preso per la mano destra; mi guiderai con il tuo consiglio e poi mi accoglierai nella gloria. Chi ho in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che te… quanto a me il mio bene è stare unito a Dio, io ho fatto del Signore, di Dio, il mio rifugio…” (Sl 73:23, 24, 28).

Asaf aveva capito e stava concretamente vivendo quello che anche io, come figlio di Dio, sono chiamato ogni giorno a comprendere e a vivere: nessun altro al di fuori di Dio! Lui è l’unico Signore della mia vita, l’unico ad avermi salvato, l’unico disposto a prendermi per mano e a guidarmi con il suo consiglio, fino “nella gloria”. Vivere, unito a lui, una relazione del genere, mi porterà a non desiderare altri signori, oltre a lui!