Tempo di lettura: 3 minuti

Guerre, omicidi, stupri, violenza, ingiustizie sociali, difficoltà economiche, paure individuali e collettive: dobbiamo essere consapevoli che la realtà in cui siamo chiamati a vivere il nostro cammino è dominata dal nemico. Gesù per ben tre volte si è riferito a Satana definendolo “il principe di questo mondo” (Gv 12:31; 14:30 e 16:11). Ma Satana non è diventato “principe di questo mondo” per meriti propri. È l’uomo che, sottoponendosi a lui, ha di fatto abdicato in suo favore alla signoria che Dio gli aveva dato su tutto il creato. È l’uomo che ha preferito e continua a preferire l’ascolto della parola di Satana piuttosto che della voce di Dio. Come mai però Dio, nonostante che “il principe di questo mondo” sia già stato “cacciato fuori”, sconfitto alla croce (Gv 12:31), gli lascia ancora libertà di operare fra gli uomini e nel creato? È, questo, sicuramente uno dei misteri ai quali non è possibile dare una risposta. Possiamo soltanto guardare con fiducia alle promesse profetiche che ci annunciano che il diavolo sarà “gettato nello stagno di fuoco e di zolfo… e sarà tormentato giorno e notte nei secoli dei secoli” (Ap 20:10).

Gesù non nasconde né minimizza la realtà in cui operano i suoi discepoli qui sulla terra. Anzi, all’inizio della breve lettera scritta alla chiesa di Pergamo rivela ai suoi membri e, attraverso di loro, anche a noi oggi questa drammatica realtà (Ap 2:13): i discepoli vivono in un mondo il cui re non è ancora il loro Re, in un mondo in cui sono esposti quotidianamente al combattimento contro gli attacchi di Satana. Esiste una potenza del male molto più grande, un “mondo di tenebre” (Ef 6:12), di cui gli uomini sono schiavi e che è in perenne lotta contro il regno di Dio e contro coloro che, come discepoli di Cristo, ne fanno parte. Parlando, in quello stesso testo di “forze spirituali della malvagità che sono nei luoghi celesti” Paolo ricorda che il potere del regno del demonio non limita la sua azione a un luogo particolare della terra, ma si estende ovunque. Quindi: non dobbiamo ignorare né sottovalutare l’opera di Satana contro il cammino e la vita di noi discepoli di Cristo, anzi dobbiamo essere consapevoli della sua presenza e della sua forza, denunciandole, se necessario, anche contro ogni evidenza umana. Infatti la valutazione degli uomini, se non illuminata dalla luce di Cristo, si esprimerà sempre con un perfetto allineamento alla strategia di Satana. Così una città, come Pergamo, davvero splendida a quel tempo e considerata dagli storici contemporanei come un gioiello della civiltà e della cultura greco-romana, come importante centro della pietà religiosa che attirava centinaia di pellegrini ogni anno e come motivo di speranza per i tanti malati che vi accorrevano in cerca di guarigione… proprio questa città, che era vanto della civiltà dell’uomo, riceve una definizione incomprensibile ai più: Gesù infatti la definì “il trono di Satana”. Questo ci insegna che gli aspetti abbaglianti della religione, della civiltà e della cultura umana non devono impedirci di vedere la realtà costituita dall’attiva presenza di Satana, anche in contesti umanamente attraenti. Come chiamerebbe oggi il Signore certi luoghi della cosiddetta “cristianità”, dove la potenza del suo messaggio di salvezza e della sua Parola sono annullate dalle tradizioni religiose degli uomini? Cosa direbbe il Signore dei vanti della civiltà dell’uomo moderno, della sua conoscenza, della sua tecnologia? Il progresso ha allontanato o avvicinato gli uomini a Dio e al messaggio dell’Evangelo? Chi è che muove le fila del mondo, se al progresso tecnologico e scientifico corrisponde un sempre più preoccupante regresso spirituale e morale?

Gesù conosce ogni circostanza della nostra vita, conosce le tentazioni e i problemi che affrontiamo e, quando ci affidiamo a lui, ci libera: “Nessuna tentazione vi ha colti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscirne, affinché la possiate sopportare” (1Co 10:13).