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Non tutte le coppie giustificano con le stesse motivazioni la scelta di vivere insieme, senza sposarsi oppure in attesa del matrimonio. Molte coppie si giustificano addirittura con argomentazioni apparentemente nobili e ben meditate. Consideriamone e valutiamone alcune.

“Occorre essere realisti e prudenti”

Giustificazione: “Il matrimonio è un contratto che dura tutta la vita. La convivenza può aiutare a prendere una decisione così importante”.

Risposta: Noi viviamo in una cultura che teme l’impegno. La convivenza offre la possibilità di “testare” una relazione, prima di impegnarsi formalmente. È una sorta di esame in vista del matrimonio. L’altro può o non può sapere che lui o lei l’hanno messo sotto esame. È un po’ come provare un’automobile prima di acquistarla. Se l’automobile non risponde alle vostre attese, siete liberi di riportarla indietro e di andarvene.

La grande differenza è che noi esseri umani abbiamo dei sentimenti. L’analogia può funzionare se voi pensate di essere l’acquirente. Ma appare ingiusta, e addirittura rivoltante, se voi vi sentite invece al posto dell’automobile esaminata.

“Vogliamo sapere se siamo compatibili”

Giustificazione: “Il matrimonio è un impegno a vita. La convivenza aiuta a scoprire se si è compatibili sia sessualmente che emotivamente”.

Risposta: Il matrimonio è sempre in fondo una scelta di fede. Non potrete mai conoscere del tutto una persona prima di sposarla. Conoscendo gli amici e i familiari l’uno dell’altra, trovando delle occasioni e dei modi per servire insieme Dio e il nostro prossimo, sarà possibile scoprire una buona parte delle priorità, del carattere e del modo di vivere dell’altra persona.

Secondo i sessuologi, solo motivazioni mediche molto gravi potrebbero impedire a una coppia di essere sessualmente compatibili. L’amore, la grazia e l’impegno a vita offrono un contesto appropriato per perfezionare, giorno dopo giorno, questa compatibilità.

“La convivenza è la scelta più conveniente”

Giustificazione: “Per il momento la convivenza è la miglior soluzione pratica ed economica”.

Risposta: Seguire Gesù non è sempre gratificante sul piano finanziario e non è neppure sempre opportuno sul piano pratico (“Diceva poi a tutti: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua»”, Lu 9:23). È fondamentale decidere di costruire la propria vita su decisioni fondate sui principi biblici piuttosto che sulle proprie idee personali.

Dio è fedele e al momento opportuno aprirà una porta per chi lo segue. Questo potrà risultare economicamente più caro, potrà richiedere più tempo e più energie, potrà essere a volte complicato e poco pratico, ma è soltanto seguendolo che sarà possibile vivere l’esperienza della pace e della benedizione di Dio.

“Comunque abbiamo la ferma intenzione di sposarci”

Giustificazione: “Noi abbiamo preso un impegno l’uno con l’altra e abbiamo anche fissato una data per il nostro matrimonio. Convivere, avendo la ferma intenzione di sposarci, è una scelta seria che non può essere cattiva”.

Risposta: Non bastano le buone intenzioni. Il principio base è: prima la proprietà e solo in seguito i privilegi e le responsabilità della proprietà.

Chi è cristiano, condivide ormai con Dio la proprietà del proprio corpo ma ne è il solo amministratore (“Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo”, 1Co 6:19-20).

Ogni scelta che un cristiano fa interessa e coinvolge Dio. In seguito, quando un uomo e una donna si sposano, diventano reciproci comproprietari dei loro corpi (“Il marito renda alla moglie ciò che le è dovuto; lo stesso faccia la moglie verso il marito. La moglie non ha potere sul proprio corpo, ma il marito; e nello stesso modo il marito non ha potere sul proprio corpo, ma la moglie. Non privatevi l’uno dell’altro, se non di comune accordo, per un tempo, per dedicarvi alla preghiera; e poi ritornate insieme, perché Satana non vi tenti a motivo della vostra incontinenza”, 1Co 7:3-5).

Il “luogo sicuro” previsto da Dio per l’intimità sessuale diventa tale solo dal momento in cui, con la stipula di un patto, nasce la relazione del matrimonio – e non prima! È sicuramente buono aver scelto una data per il proprio matrimonio, ma aver fissato questa data non legittima in alcun modo la convivenza.

“Pensiamo che una convivenza temporanea non sia l’ideale, ma non è un peccato”

Giustificazione: “Noi conviviamo perché ci amiamo e perché abbiamo preso un impegno l’uno verso l’altra. Noi abbiamo liberamente scelto di convivere. Non abbiamo fatto alcun torto a nessuno e nessuno è rimasto ferito dalla nostra scelta. È vero che la convivenza prima del matrimonio non può avere il valore del matrimonio stesso, ma non deve essere considerata come qualcosa di male, di cattivo, di peccaminoso, di perverso”. 

Risposta: Chi stabilisce ciò che è bene e ciò che è male? Il cristiano crede da sempre che la moralità non è semplicemente un consenso sociale. Dio e la sua rivelazione sono il fondamento della morale a cui un cristiano deve attenersi.

Secondo la Bibbia, tuttavia, non tutte le offese sono uguali, non tutte hanno lo stesso peso (“Quel servo che ha conosciuto la volontà del suo padrone e non ha preparato né fatto nulla per compiere la sua volontà, riceverà molte percosse; ma colui che non l’ha conosciuta e ha fatto cose degne di castigo, ne riceverà poche. A chi molto è stato fatto, molto sarà richiesto; e a chi molto è stato affidato, tanto più si richiederà” (Lu 12:47-48; vedi anche Mt 10:15).

Commettere un adulterio fisicamente ha conseguenze più gravi del farlo mentalmente, perché in quest’ultimo caso nessuna terza persona è coinvolta. Nello stesso modo l’aver vissuto il sesso prima del matrimonio è meno grave di uno stupro. Convivere avendo la ferma intenzione di sposarsi è sicuramente meno grave di avere molteplici relazioni sessuali. Ma i peccati “minori” non è che diventano giusti e più accettabili quando vengono paragonati a peccati dalle conseguenze più gravi.

Per questo motivo la convivenza non è soltanto una scelta “non ideale”, è peccato!

“Vogliamo adeguarci alla nuova cultura sociale”

Giustificazione: “La Bibbia è stata scritta molto tempo fa e in un ambiente culturale molto diverso dal nostro. Anche per questo per quali ragioni i cristiani non dovrebbero riconoscere che oggi la convivenza è una scelta in linea con un nuovo stile di vita?”

Risposta: La Bibbia riconosce le diversità culturali e la necessiatà di adeguarvisi: “…con i Giudei mi sono fatto giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge mi sono fatto come uno che è sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che sono sotto la legge; con quelli che sono senza legge mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge. Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni. E faccio tutto per il vangelo, al fine di esserne partecipe insieme ad altri” (1Co 9:20-23).

Ma il peccato rimane peccato in ogni tempo. L’istituzione del matrimonio non è una costruzione sociale e culturale. È Dio che l’ha ideata e che continua a “unire” l’uomo e la donna nel matrimonio (Mt 19:6). Il matrimonio quindi non è mai passato di moda.

La Bibbia lascia a ogni cultura la libertà di programmare il modello di cerimonia o il protocollo legale per formalizzare il matrimonio. Ma, quando una società cerca di svalorizzare il legame unico e permanente del matrimonio o di modificare la sua definizione, i cristiani sono chiamati a prendere le distanze e a comportarsi diversamente. Il “luogo sicuro” del matrimonio è stato ideato da Dio per il nostro interesse. Il matrimonio non rovina la gioia, anzi la esalta e la protegge.

“In questo momento la convivenza è il piano di Dio per la nostra vita”

Giustificazione: “Noi viviamo insieme e nella nostra relazione viviamo l’esperienza della pace di Dio”.  

Risposta: Quello che proviamo interiormente in relazione ai nostri diversi impegni, dipende dalla nostra educazione, da come si comportano gli altri intorno a noi, dalle nostre opinioni e da quelle delle persone che ci rispettano. I nostri sentimenti rispondono alla nostra coscienza.

Se la nostra coscienza è in armonia con la Parola di Dio, ci invierà dei segnali positivi: (“Dico la verità in Cristo, non mento – poiché la mia coscienza me lo conferma per mezzo dello Spirito Santo”, Ro 9:1 – “Infatti non ho coscienza di alcuna colpa; non per questo però sono giustificato; colui che mi giudica è il Signore”, 1Co 4:4).

La nostra responsabilità è lasciare che sia la Parola di Dio a educare la nostra coscienza (“Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore”, Eb 4:12). Dobbiamo lasciare che sia la Parola di Dio a confermare se un pensiero, un sentimento, un’impressione provengono da Dio o no e che sia la stessa Parola a stabilire ciò che è bene e ciò che è male. 

Anche se dovessi ritenere la convivenza una scelta giusta, anche se pensassi di aver ricevuto come segno di approvazione una particolare visione, un sogno o un messaggio speciale da parte di Dio, la convivenza sessuale rimane il frutto di uno stile di vita di peccato.

  “Viviamo insieme, ma non dormiamo insieme”

Giustificazione: “È un’attività sessuale vissuta al di fuori del matrimonio che rende “peccato” una relazione di convivenza. Ma la nostra situazione è diversa. Noi abbiamo previsto di sposarci e, nell’attesa, viviamo insieme. Il motivo per cui la convivenza è da considerarsi “peccato” è dovuto all’implicazione di un’attività sessuale al di fuori del matrimonio. Ma la nostra situazione è diversa. Noi infatti abbiamo previsto di sposarci e, nell’attesa, viviamo insieme, ma semplicemente, senza avere alcun rapporto sessuale”.

Risposta: È possibile che una coppia, pur amandosi profondamente, possa vivere insieme senza avere alcuna intimità sessuale, come fratello e sorella. Dal momento che non trovo alcun testo della Parola di Dio che lo proibisca, ne deduco che in questo caso non si possa parlare di “fornicazione”.

Tuttavia vorrei sconsigliare fermamente di fare una scelta del genere (“Ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa è utile; ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa edifica”, 1Co 10:23). Secondo me si tratta di una scelta poco saggia, perché trasmette un cattivo messaggio al mondo intorno; dannosa, perché un uomo e una donna in questo caso sono costretti a reprimere i propri desideri sessuali che sono sempre oggettivamente forti, buoni e naturali; e, infine, pericolosa, perché consente al peccato di “dormire” insieme a loro (“Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!”, Ge 4:7).

Quando un uomo e una donna stipulano il patto del matrimonio, diventano una “nuova entità”. Da quel giorno condividono insieme “tutto”. Scegliere di condividere insieme questo “tutto” prima del matrimonio, escludendo il sesso, non è soltanto pericoloso, ma è anche piuttosto innaturale. Perché non scegliere il giorno del matrimonio come inizio di un grande cambiamento di vita? Sarà bello scegliere di conservare una buona parte di questo “tutto” per goderla dopo il matrimonio.

 

Per un uomo e una donna il matrimonio è una grande tappa, felice e memorabile, della propria vita e di quella delle loro due famiglie. Chi è davvero discepolo di Cristo userà il giorno del suo matrimonio per esprimere pubblicamente e chiaramente il proprio impegno e il proprio desiderio di onorare l’istituto del matrimonio. Sarà di esempio vivere visibilmente e pubblicamente separati fino al giorno delle nozze e, successivamente, vivere visibilmente e pubblicamente insieme. E, questo, non per imposizione di una legge, ma per il desiderio di essere prudenti e saggi, sottomessi alla Parola di Dio, di offrire un esempio e di testimoniare in modo visibile e pubblico il valore e l’onore che deve essere dato al matrimonio. 

Scegliere di vivere separatamente prima del matrimonio, trasmette un messaggio positivo e contribuisce all’avanzamento dei valori del regno di Dio.

(Tradotto da “Promesses” n. 221/luglio-settembre 2022; pagg. 8-11)

> Philil Nunn è stato missionario in Colombia dal 1992 al 2007. In questo periodo è stato usato dal Signore per la nascita di molte nuove Assemblee locali. Pur rimanendo sempre in contatto con la Colombia, vive attualmente in Olanda, a Eindhoven, dove svolge un ministerio di insegnamento, di cui una parte è disponibile sul sito www.philipnunn.com. In Italia è stato pubblicato un suo libro, “La potenza del perdono”, edito dalla CLC.