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Arezzo Campo di Marte, nei pressi della stazione ferroviaria: un elicottero volteggia in aria per oltre un’ora, mentre poliziotti e cani antidroga perlustrano la zona a terra. È in corso un’ operazione contro il traffico di stupefacenti, che culmina con l’arresto di un africano proveniente dal Gambia, trovato in possesso di 12 dosi di hashish. Il giorno dopo un uomo politico, parlando in una piazza della città, ha sottolineato che quello spacciatore “non era aretino, non era toscano, non era italiano!”. Che sollievo! Dalla folla si è levato un applauso spontaneo: “Noi italiani siamo migliori, queste cose non le facciamo… via dal nostro Paese tutti questi stranieri delinquenti!”.

Un triste episodio che mi ha ricordato la drammatica vicenda della “donna còlta in adulterio” e trascinata ai piedi di Gesù. “Questa donna è stata còlta in flagrante adulterio!” gridarono scandalizzati “gli scribi e i farisei”, per verificare quale rispetto Gesù avesse per la Legge (Gv 8:3-e segg.). Da che mondo è mondo, per commettere un adulterio bisogna essere in due! E l’uomo sorpreso insieme a quella donna e, quindi, colpevole quanto lei e forse più di lei, dov’era? Perché non era stato trascinato via anche lui per essere lapidato? Eppure la Legge, così cara a quei religiosi ipocriti, prevedeva la condanna di entrambi i protagonisti di un adulterio (Le 20:10). Evidentemente era molto più facile prendersela con l’anello più debole e confermare la convinzione che in queste situazioni fossero “tali donne” a essere maggiormente colpevoli.

Avrei voluto ribattere all’uomo politico: “Caro senatore, gli acquirenti di quelle dosi di hashish non erano Gambiani, non erano Africani, ma quasi certamente: Aretini, Toscani e Italiani!”

Perché proliferano nel nostro Paese traffici nei quali è evidente la trasgressione della volontà di Dio, ma anche di alcune leggi dello Stato? Proliferano perché, oltre ai venditori, abbondano anche i compratori. La più semplice legge del mercato ricorda che ogni commercio cessa non quando vengono meno i venditori, ma quando vengono meno i compratori. È la mancanza di compratori che ha costretto tanti commercianti a chiudere la loro attività. Allo stesso modo i mercati della droga, della prostituzione, della pornografia cesserebbero se i prodotti che essi offrono non fossero più ricercati e comprati. Quindi, non avrebbe dovuto essere verbalmente lapidato soltanto il gambiano spacciatore, ma anche i tanti Italiani suoi clienti. Le donne al tempo di Gesù (ma anche al nostro tempo!) costituivano l’anello più debole della società, contro cui era più facile prendersela ed esprimere sommarie sentenze di condanna. L’attitudine dei moralisti non è cambiata: ancora oggi infatti si è pronti a condannare chi è socialmente ed  economicamente più fragile. Non mi stupirei se fra la folla plaudente davanti alla pubblica condanna del gambiano spacciatore, vi fossero stati presenti anche dei suoi “clienti” aretini. 

In questi squallidi mercati le leggi dello Stato condannano i venditori e assolvono i compratori. Non così davanti a Dio. La famosa frase “Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei” non fu usata da Gesù per giustificare il peccato dell’adultera, ma per affermare che, no, non era lei l’unica a essere colpevole. Tutti i presenti erano peccatori con lei e come lei! Il gambiano spacciatore, gli italiani suoi clienti, il leader politico e gli altri giudici discriminanti e faziosi, come lui e come lo erano gli scribi e i farisei, tutti sono peccatori davanti a Dio, come del resto lo sono anch’io e lo siamo tutti! La donna adultera fu liberata e guarita dal perdono di Gesù e dal suo invito ad abbandonare la sua vita di peccato. Il suo adulterio non trovò soluzione nella Legge, ma nella Grazia di Gesù dalla quale scaturì un giudizio dettato dall’amore e sfociato nel perdono. A illuminare le nostre valutazioni, i nostri giudizi e le nostre scelte dovrebbero essere sempre la Grazia e l’Amore attraverso cui Gesù ci ricorda che, sì, siamo tutti colpevoli, ma siamo anche tutti da Dio perdonabili.