Cosa è la gioia? Potremmo vedere nelle Scritture che questa parola non è sinonimo di felicità.
La gioia, la grande gioia, con i sinonimi e accrescitivi che usiamo di frequente come li troviamo nella Bibbia, è di origine spirituale e viene confusa da molti con l’euforia o l’entusiasmo tipico di certe esperienze che sconvolgono i nostri sentimenti, soprattutto quelli relativi all’animo umano… Spesso facciamo fatica a distinguere la differenza di questi due diversi momenti; ma se li consideriamo con più attenzione vedremo che mentre uno è circoscritto al puro fattore emotivo, la gioia è prodotta dallo Spirito: è profonda e duratura. Non è necessariamente esplosiva, chiassosa e dirompente, ma genuina e vera, e si evidenzia in modo tangibile quando lo spirito interiore viene mosso dalle cose rivelate dallo Spirito del Signore.
Quindi, se osserviamo una persona seria, che non ride a crepapelle per ogni battuta sconcia, non significa che essa manchi di gioia, ma, forse, è proprio il contrario… in fondo questa persona non si rallegra e non prova gioia delle cose che dispiacciono al Signore; così racconta infatti Geremia: “Io non mi sono seduto assieme a quelli che ridono, e non mi sono rallegrato; … perché tu mi riempivi di sdegno” (Gr 15:17).
Stiamo però attenti a quei credenti che sembrano perennemente in lutto; che non riescono ad esprimere la gioia nel Signore al quale apparteniamo, e che continuano a lamentarsi delle vicende di tutti i giorni: quelle che sperimenta ogni essere umano; e non trovano motivo di dare gloria al Signore per tutto il bene che hanno, sotto ogni aspetto, anzi lo disonorano con questo atteggiamento negativo e irriconoscente, perché impediscono allo Spirito Santo di parlare ai perduti dei quali siamo circondati, per mostrare loro la Via che abbiamo conosciuto… che è la nostra gioia!
Ma con questo non stiamo certo mettendo in dubbio o sminuendo la sofferenza vera, sia quella che ci colpisce fisicamente sia quella spirituale, perché anche questo è concreto: anche qui la Scrittura è chiara, quando esorta a “Piangere con quelli che piangono” (Ro 12:15)!
Quindi, la nostra gioia dovrebbe essere palesata con spontaneità spirituale e senza complessi di sorta; quando parliamo del Signore i nostri occhi dovrebbero scintillare come quelli di una ragazzina al suo primo innamoramento. Certo, perché è dell’innamoramento che stiamo parlando, ma non di un innamoramento qualsiasi o di una infatuazione passeggera, piuttosto di quello di Gesù, lo Sposo con il quale siamo fidanzati e in attesa del Matrimonio Celeste!
Penso sia piuttosto chiaro e giustificato l’entusiasmo espresso dall’apostolo Paolo nelle sue epistole – attraverso le quali traspare la sua relazione intima con Signore – nelle quali per oltre trenta volte dice di rallegrarsi (come dicevamo, considerando anche i sinonimi…): “Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi” (Fl 4:4). Qui non si parla, appunto, di un sentimento passeggero, carnale ed effimero che svanisce alla stessa velocità con il quale lo abbiamo percepito…
Viviamo con gioia anche noi e rallegriamoci nel Signore, affinché i nostri vicini di casa, i nostri parenti, gli amici e quanti frequentiamo possano subire il nostro benefico contagio!
“Rallegriamoci ed esultiamo e diamo a lui la gloria, perché sono giunte le nozze dell’Agnello e la sua sposa si è preparata” (Ap 19:7).