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La preghiera: fondamento

della vita cristiana

 

S

e facessimo un sondaggio chiedendo quali sono le cose più urgenti per cui pregare le risposte probabilmente riguarderebbero salute, lavoro, famiglia; eliminazione della fame, della guerra, delle ingiustizie nel mondo: i nostri bisogni, insomma, o di chi ci sta più o meno vicino.

Quando qualcuno lo chie-
se 
a Gesù, lui rispose in un modo per certi versi sorprendente, come leggiamo all’inizio del capitolo 11 di Luca:

 

“Gesù era stato in disparte a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Egli disse loro: «Quando pregate, dite: “Padre, sia santificato il tuo nome…”»” (Lu 11:1-2).

 

 

Gesù si era ritirato a pregare da solo, “in disparte, come era sua abitudine; si alzava spesso la mattina presto o restava sino a tarda notte a pregare. Per lui la preghiera era evidentemente un grande desiderio e una necessità. Non è che non sapesse come impiegare il tempo, di sicuro aveva attività più importanti delle nostre e, a fine giornata, dopo aver camminato per chilometri, predicato alle folle, guarito malati, scacciato demoni, discusso coi suoi oppositori, era certamente mol-
to affaticato.

Se Gesù trovava il tem-
po e le forze per pregare noi non abbiamo scuse, non 
possiamo dire “Sono troppo stanco” o “Non ho tempo” perché tutti, anche Gesù durante il suo ministero terreno, abbiamo ogni giorno la medesima quantità di tempo: 24 ore. È dunque solo questione di PRIORITÀ!

Col suo esempio, Gesù ci ha mostrato l’importanza della preghiera e insegnato che quanto più si cresce spiritualmente, quanto più si conosce Dio, tanto più si desidera, si ha bisogno, viene spontaneo pregare; se vogliamo testare quanto siamo spirituali non guardiamo quanto conosciamo la Scrittura, perché anche Satana la conosce molto bene, né quanto ci impegniamo in chiesa, ma quanto preghiamo; desiderare pregare ci dice quanto desideriamo Dio.

 

 

Prima di tutto: dare gloria a Dio!

 

N

el passo che stiamo esaminando, Gesù risponde al discepolo con una preghiera che non credo fosse pensata per essere recitata a memoria, anche se nulla ci impedisce di farlo, ma che è un modello perché ci insegna COME approcciarci in preghiera a Dio e COSA chiedere.

Dopo la invocazione al “Padre nostro che sei nei cieli”, la prima richiesta è: sia santificato il tuo nome”una preghiera che Gesù per primo faceva, vedi ad esempio il “Padre, glorifica il tuo nome” di Giovanni 12:28, e che, visto il concetto di nome secondo la cultura ebraica, significa sostanzialmente “Sia data gloria a Dio!”.

E “fate tutto alla gloria di Dio” (1Co 10:31) è quanto scrive Paolo ai Corinzi. Il contesto è una discussione sul mangiare o meno carni consacrate agli idoli, ma il principio è valido in generale: tutto quello che facciamo, tutti i nostri pensieri, azioni, preghiere devono essere a gloria di Dio.

Innanzitutto perché Dio ne è degno: “Tu sei degno di ricevere la gloria, l’onore e la potenza” pregano i ventiquattro anziani di Apocalisse 4:11. Solo Dio è degno di tutto ciò ma questa semplice verità è una delle più difficili da mandar giù anche per chi è convertito da tempo. E per illustrarla prendo in prestito dal libro “Crazy Love” (“Amore folle”, edizioni CLC Firenze) di Francis Chan, una immagine che mi permetto di integrare.

Una troupe sta girando un kolossal nella tua città e tu, assieme ad altre migliaia di persone, vieni arruolato come comparsa. Delle tre ore di film, tu compari in due o tre inquadrature, ma sei talmente fiero di questo che corri a dire a tutti i tuoi conoscenti di andare a vedere “il TUO nuovo film”. A nessuno importerà della tua prestazione, anzi le altre comparse ti diranno che non è il tuo, ma il loro film. Questo è quello che facciamo tutti i giorni: siamo convinti che i riflettori siano puntati su di noi, che quello che facciamo sia di fondamentale importanza ma in realtà nella immensità dell’universo e soprattutto davanti al Dio infinito siamo solo un “vapore che appare per un istante e poi svanisce” (Gm 4:14), siamo solo erba, dimentichi che “l’erba diventa secca e il fiore cade” (1P 1:24). Siamo solo comparse di un film di cui Dio è il protagonista assoluto, oltre che sceneggiatore, regista, produttore, costumista, scenografo e compositore.

Dobbiamo fare TUTTO a gloria di Dio perché per questo siamo stati creati e redenti, come Paolo ripete per ben tre volte in pochi versetti all’inizio della lettera agli Efesini: siamo stati “adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli a lode della gloria della sua grazia… predestinati per essere a lode della sua gloria… acquistati a lode della sua gloria” (Ef 1:4-14).

Come se questo non bastasse, c’è un altro motivo: più Dio è glorificato nella mia vita più io sono soddisfatto. La Scrittura ci dice che tutto ciò che è a gloria di Dio si traduce anche in beneficio per noi, le due cose non sono in antitesi come invece insegnano sostanzialmente le religioni, anzi combaciano perfettamente visto che lo scopo della nostra creazione e redenzione è la sua gloria.

 

 

Chi santifica il nome di Dio?

 

Quando parla della gloria di Dio la Scrittura si riferisce:

_   Alla sua stessa essenza, al suo carattere, ai suoi attributi. È evidente che da questo punto di vista Dio non possa essere glorificato più di quanto non lo sia già.

_   Alla manifestazione della sua essenza e dei suoi attributi, alla rivelazione della sua natura.

Queste due sfumature di significato si vedono per esempio in Giovanni 17:5 quando Cristo prega: “Padre, glorificami tu presso di te della gloria che avevo presso di te prima che il mondo esistesse”. Quindi, quando preghiamo che Dio sia glorificato, stiamo chiedendo che Dio riveli se stesso e che noi e tutti gli uomini lo temiamo, lo onoriamo, lo riconosciamo come tale e ci sottomettiamo a lui. È la richiesta di imparare a riflettere sulla sua perfezione e a essere veri adoratori che non vuol dire andare al culto, ascoltare la Parola, pregare e cantare una o due volte a settimana ma stare alla sua presenza, continuamente prostrati spiritualmente davanti a lui. La VERA ADORAZIONE non si misura dall’intensità con cui partecipiamo alle adunanze comuni ma dall’atteggiamento di tutti i giorni.

Nella frase “sia santificato il tuo nome” manca il complemento di agente, per cui ci dobbiamo chiedere: “Santificato da chi?”. In prima battuta risponderemmo da noi, dalla chiesa, da tutto il mondo; ma la vera risposta è: da Dio stesso. Solo se Cristo regna in me, voglio e posso veramente glorificare Dio, perché Cristo è l’Unico che lo ha glorificato al 100%. Cristo si è incarnato, ha vissuto, ha fatto miracoli ed è morto con lo scopo principale di manifestare la gloria di Dio: “Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l’opera che tu mi hai data da fare. Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu mi hai dati” (Gv 17:4, 6).

Noi siamo chiamati a santificare il suo nome, ma lo possiamo fare solo se Dio stesso opera in noi perché solo lui può glorificare se stesso. In noi “non abita alcun bene” (Ro 7:16); la nostra natura è peccatrice, non vuole e non può in alcun modo dare gloria a Dio; l’essenza del peccato è proprio il rifiuto di glorificare Dio oltre che un atto di autolesionismo, perché facciamo del male a noi stessi e agli altri. Solo l’uomo nuovo, la vita che Cristo ci ha dato vuole e può dare gloria a Dio.

 

Un Dio che dice “Io sono il Signore, non darò la mia gloria a un altro” (Is 42:8) non è troppo vanitoso, non è narcisista? Certamente no, perché sta solo rivendicando il diritto di essere riconosciuto come il Supremo.

Non solo, quando Dio glorifica se stesso, lo fa anche per richiamare la nostra attenzione su di sé, per spingerci a cercare la nostra gioia in lui; è come se ci dicesse: “Guarda in alto, guarda me, non guardare te stesso, perderesti la gioia, ti deprimeresti”. Un fratello ha fatto l’esempio di un visitatore di una mostra d’arte che guarda il pavimento invece dei quadri appesi alle pareti, quadri che fanno di tutto, purtroppo inutilmente, per attirare la attenzione del visitatore. Noi non siamo venuti al mondo per guardarci i piedi o per guardare il pavimento, ma per contemplare Dio.

Dio ci dice: “Distogli gli occhi miei dal contemplare la vanità (Sl 119:37), ci dice: “Guarda me, glorificami e sarai felice”; ci dice: “Trova la tua gioia nel Signore ed egli appagherà i desideri del tuo cuore” (Sl 37:4). Questo è il vero vangelo della prosperità, non quello che ti promette soldi, salute, successo, assenza di problemi, ma quello che ti promette gioia perché la tua gioia non è nei doni o nelle circostanze ma nel dare gloria a lui e nella sua stessa presenza. Questo è il segreto per non abbatterci nelle prove, non solo perché ho fiducia che Dio mi risolleverà ma anche e soprattutto perché io trovo la mia soddisfazione in lui.

 

 

Quando glorifico Dio?

 

Come può essere glorificato il suo nome?

Dimorando in Cristo, l’unico che lo ha glorificato completamente e costantemente; questa è la profonda verità della Scrittura; ma voglio aggiungere alcuni segnali indicatori che ci servono per capire se e quanto dimoriamo in lui; infatti quanto segue verrà “automatico” nel credente pieno di Spirito Santo, potremmo dire “naturale”, non secondo la vecchia natura ma secondo la nuova natura. Se mi viene naturale fare il contrario è perché il vecchio uomo invece di essere crocifisso è ben vivo e impedisce che la vita di Cristo si manifesti in noi.

 Dio è glorificato:

Quando prego, perché ogni preghiera, di qualunque tipo, ringraziamento, supplica, intercessione, lode, adorazione, confessione, è o, meglio, dovrebbe essere un modo e una occasione per glorificare Dio e per tale motivo deve essere fatta; quando prego riconosco il mio bisogno di lui.

Quando accetto tutto quello che mi succede, anche le cose apparentemente sfavorevoli, confidando nella promessa che “tutto coopera al bene di coloro che amano Dio” (Ro 8:27.28).

Quando testimonio di Cristo con le parole e l’esempio.

Quando lavoro con impegno, con onestà, con integrità.

Quando utilizzo a sua gloria il denaro che lui mi dona.

Quando lo ringrazio per le capacità, le abilità e i talenti che mi ha dato.

Quando confido nella sua forza e non nella mia; nel primo caso infatti glorifico me stesso e le mie capacità; nel secondo, porterò gloria a lui per i miei successi.

Quando riconosco il Padre per chi egli è; a volte anche noi stessi credenti ci costruiamo un Dio troppo piccolo.

 

Sono solo esempi: l’elenco può continuarlo qualunque fedele lettore della Bibbia. Io ne aggiungo solo uno, forse il più importante di tutti: Dio è glorificato nella mia vita se io ho veramente sete di lui, piuttosto che dei suoi doni. Qualunque padre o madre sa che è molto più bello quando i figli vogliono i genitori e non solo i loro doni, il loro aiuto, la loro protezione.

Dio è glorificato in noi se abbiamo la stessa sete di Davide: “L’anima mia è assetata di Dio, del Dio vivente; quando verrò e vedrò il volto di Dio? 
(Sl 42:2) o lo stesso desiderio di Isaia: “Con l’anima mia ti desidero, durante la notte (Is 26:9).

Se vogliamo pregare secondo la volontà di Dio, dobbiamo innanzitutto implorare che sia santificato il suo nome; ma questo lo possiamo fare con sincerità solo se veramente desideriamo la sua gloria prima di tutto, solo se lo scopo della nostra vita è veramente lasciare che il suo Nome sia santificato in noi, solo se abbiamo capito che ogni vita che non è vissuta a gloria di Dio è un vano modo di vivere.