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Cosa significa essere discepolo di Gesù? Posso esserlo a modo mio, come piace a me? Certamente: no! Devo esserlo a modo suo: come piace a Gesù! Allora sono le sue indicazioni che devo ascoltare e scrupolosamente seguire. Quali sono queste indicazioni? Eccole: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16:24). Prima di tutto è necessario sottolineare l’enfasi che viene data da Gesù al verbo volere: “Se uno vuol venire dietro da me…”. Seguire Gesù non può essere frutto di emozioni, di sentimenti e neppure di condizionamenti esterni, di particolari riti religiosi o, peggio ancora, di costrizioni. Seguire Gesù deve essere frutto di una scelta, cioè di una decisione personale e responsabile che sia chiara espressione della mia volontà. Se sto seguendo Gesù, è perché io l’ho desiderato e voluto! Il mio essere discepolo di Cristo è realtà che nasce quindi dalla mia volontà.

In secondo luogo seguire Gesù comporta la rinuncia a me stesso. Se ho voluto seguire Gesù, devo rinunciare a me stesso, ma… cosa significa? Significa che Gesù deve avere la priorità in ogni aspetto della mia vita: nei miei sentimenti, nelle mie emozioni, nei miei pensieri, nelle mie scelte. Rinunciare a me stesso significa che, giorno dopo giorno, deve crescere la guida di Gesù in me e diminuire pro­ porzionalmente la guida del mio “io”, ricordando l’impegno di Giovanni Battista: “Bisogna che egli cresca e che io diminuisca” (Gv 3:30) e quello dell’apostolo Paolo che aveva messo il proprio “io” da parte: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Ga 2:20).

In terzo luogo per seguire Gesù devo prendere la mia croce. Sicuramente questa indicazione di Gesù sarà stata molto più chiara per i discepoli dopo aver assistito alla crocifissione del loro Signore. Ma già, in quel momento in cui Gesù ne parlò, i discepoli sapevano benissimo che cosa era una croce, quindi potevano capire cosa voleva dire il loro Maestro nel chiedere loro disponibi­ lità a prendere la propria croce. Era chiaro per i discepoli che egli voleva prepararli ad un cammi­ no di persecuzione, di vergogna, di infamia: un cammino del tutto paragonabile a quello che i condannati a morte erano costretti a compiere, dopo aver preso la croce sulle spalle, nel percor­ so dal tribunale fino al luogo del supplizio. Ma, mentre i condannati a morte erano costretti con la forza a prendere la croce, per i discepoli di Gesù prendere la croce deve essere una scelta, un atto della loro volontà. Gesù non costringe nessuno, avverte però che la scelta di seguirlo com­ porta anche la scelta di prendere la croce. Gesù mi rende consapevole che la scelta di seguirlo mi espone pubblicamente al disprezzo ed alla vergogna da parte del mondo.

Infine per seguire Gesù devo seguire lui, proprio lui, soltanto lui; bisogna seguire la sua Persona: è un aspetto fondamentale del cammino del discepolo. Non sono chiamato ad andare dietro ad una “chiesa”, ad una religione o ad un movimento: realtà che potrebbero rendermi discepolo degli uomini, dei loro insegnamenti e delle loro tradizioni. Io sono chiamato a seguire Gesù, camminando sulle orme che lui mi ha lasciato (“Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme”, 1P 2:21), fissando costantemente il mio sguardo su di lui (Eb 12:2) per assorbire il modello di comportamento e di vita che egli mi ha lasciato. Il mio obietti­ vo nell’essere discepolo di Gesù dev’essere quello di somigliare sempre più a lui, ricordando che Dio mi ha predestinato ad essere conforme alla sua immagine (Ro 8:29).