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Rileggendo in questi giorni la seconda lettera
di Giovanni, quella indirizzata “alla signora eletta e ai suoi figli”, sono
rimasto ancora una volta colpito dalla dichiarazione d’amore fraterno rivolta
loro dall’apostolo, una dichiarazione che è accompagnata dall’indicazione della
base su cui deve fondarsi il vero amore: “io
amo nella verità”
. Il che equivale a dire: “Se non c’è verità, non può
esserci amore!”. Noi siamo chiamati a “camminare
nella verità”
, cioè il nostro vivere nella verità è, dopo averla
conosciuta, come un sentiero che dobbiamo percorrere senza tentennamenti e
lungo il quale dobbiamo muoverci senza sviarci né a destra né a sinistra. La
verità (non dobbiamo mai dimenticarlo!) è frutto della nostra conoscenza della
Parola, ma questa conoscenza implica un cammino, che produca crescita e
progresso.

Nella prima metà di questa breve lettera
emerge con forza l’insistenza di Giovanni nell’insegnare la necessità di non disgiungere mai il cammino nell’amore
dal cammino nella verità.
Ma quale motivazione
e quale scopo poteva avere questa
insistenza?

La motivazione è sicuramente da ricercare nel fatto che, già nel primo secolo,
probabilmente con l’intento di rendere possibili le relazioni fra gli uomini e
di superare le divisioni, si andava diffondendo l’idea che l’amore dovesse
essere vissuto in modo assolutamente prioritario e privilegiato. Ma purtroppo,
spesso per vivere l’amore ci si dimenticava dell’importanza di vivere la
verità.

Un po’ come accade oggi nella cristianità,
quando, nel tentativo di ricostruire legami e relazioni, si dà priorità
all’amore e si dimentica la verità. Spesso si sente dire: “In fondo siamo tutti
fratelli… dobbiamo sempre e comunque amarci e vivere uniti, mettendo da parte
le convinzioni che ci dividono”, invece dovremmo sentir dire: “Ci amiamo perché
crediamo tutti nella stessa verità e perché camminiamo insieme nella verità”.
Oggi purtroppo, in nome di quella che in realtà diventa una vera e propria
caricatura dell’amore, si afferma che l’importante è amarsi, il resto è
secondario. Così si afferma che “non ha importanza quello che si crede,
l’importante è credere” e non ci si rende conto che, così ragionando, non
soltanto si relativizza la verità, ma si relativizza anche l’amore.

Lo scopo dell’insistenza di Giovanni nel richiamarci ad amare nella verità è
quello di ricordare che il cammino con Cristo deve procedere armoniosamente su
due gambe e non su una sola. L’amore deve essere il risultato del nostro aver
conosciuto la verità e del nostro desiderio di camminare in modo coerente e
fedele ad essa. E, quando ci vengono presentate convinzioni che sono in
evidente contrasto con la verità, chiudersi le orecchie e far finta di nulla è una colpevole mancanza di amore.
Riferendosi ai “seduttori” che visitavano le chiese insegnando dottrine non in
sintonia con la Parola, Giovanni non fu affatto tenero, anzi incoraggiò a
prendere le distanze da loro: “Se qualcuno viene a voi e non reca questa
dottrina, non ricevetelo in casa e non salutatelo. Chi lo saluta partecipa alle
sue opere malvagie” (2Gv vv. 10-11). Non ricevere in casa? Non salutare? Oggi
molti definirebbero Giovanni “fazioso, intollerante, mancante totalmente
d’amore”. Lo accuserebbero di essere un costruttore di muri, invece di essere
aperto ed accogliente. Ma domandiamoci: era o non era guidato dallo Spirito
Santo mentre scriveva? Se, come credo fermamente, lo era, allora dobbiamo
prendere sul serio la sua esortazione ad evitare qualsiasi forma di complicità
con la seduzione e con l’errore e con chi responsabilmente diffonde e l’una e
l’altro. Quel “viene a voi
fa pensare a persone che visitavano le
chiese con l’obiettivo premeditato di diffondere le loro convinzioni: la
diffusione di dottrine errate poteva essere fermata solo con la chiusura totale
nei confronti di chi le diffondeva. L’invito dell’apostolo che, in realtà, ha
più il tono di un ordine che di una esortazione, non può essere screditato come
segno di mancanza di amore, di intolleranza, proprio perché Giovanni aveva ben
ricordato all’inizio della lettera che prima di tutto occorre amare la verità!
Il cammino nell’amore presuppone il cammino nella verità, non ne può in alcun
modo prescindere!