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“Pronto? Ciao… come stai? Io bene, grazie a Dio. Che tempo fa lì da te? Da noi qui oggi c’è un bel sole, invece da voi ho visto in TV che piove già_ o dovrebbe piovere in giornata…”. Quante volte mi è capitato recentemente di ricevere telefonate di questo tenore oppure di orecchiarle da qualcuna di quelle conversazioni al cellulare che, fatte ad alta voce in mezzo alla gente non si può in alcun modo evitare di ascoltare, in barba alla privacy! L’ansia per il tempo che farà e quindi il desiderio di avere notizie hanno ormai assunto i connotati di una vera e propria malattia: non c’è canale televisivo che non propini le previsioni del tempo almeno dieci volte al giorno, non c’è iphone o smartphone che non consenta di conoscere l’andamento del tempo ora dopo ora e cosa dire dei tanti siti che su internet permettono di sapere tutto quello che accadrà? E i media, invece di rendere meno morbosa quest’ansia di sapere che tempo farà, la amplificano anche attraverso il ricorso a tutta una serie di nomi che si incidono nella mente. Caronte, Minosse, Hannibal, Lucifero… sono, ad esempio, i nomi infernali usati per indicare periodi particolarmente caldi, nomi che finiscono con il personificare il tempo. Quando qualche mese fa un conoscente mi disse: “Domani arriva Lucia!”, pensavo si riferisse ad una sua amica da me conosciuta, invece no: Lucia era la perturbazione atlantica che stava per abbattersi sull’Italia.

Quanta attenzione e quanta preoccupazione per il tempo metereologico! Ma ci preoccupiamo e siamo attenti allo stesso modo per il tempo storico della nostra vita e della vita del mondo in cui viviamo? A quale tempo attribuiamo maggior valore?

Un giorno davanti a Gesù si presentarono alcuni “farisei e sadducei” e – racconta Matteo (16:1-4) – “per metterlo alla prova gli chiesero di mostrar loro un segno dal cielo”. Diversamente dalla prima volta in cui gli era stata posta questa stessa richiesta, Gesù, pur confermando che la richiesta di un segno era propria di “una generazione malvagia ed adultera” e pur indicando ancora come unico segno la storia di “Giona”, diede una risposta articolata che ci aiuta a capire che, in fondo, gli uomini non sono cambiati. Gesù infatti richiamò l’attenzione dei suoi ascoltatori sul fatto che essi, come del resto tutto il popolo, si preoccupavano ogni giorno di comprendere bene i segni del tempo metereologico: sapevano riconoscere che un cielo rosseggiante alla sera era segno di “bel tempo” mentre un cielo rosseggiante cupo al mattino era segno di “tempesta”.

Ma c’era un tempo del quale non avevano conoscenza e al quale non prestavano troppa attenzione, non preoccupandosene affatto: era il tempo del procedere e del realizzarsi nella storia dei progetti di Dio. Verso questo tempo storico, fondamentale per preparare il futuro della storia della loro vita ad affrontare gli eventi della storia futura di questo mondo, c’era addirittura disinteresse e soprattutto indisponibilità a comprenderlo. Anche allora, come oggi ci si preoccupava, di sapere “che tempo fa” guardando al colore del cielo, ma non ci si preoccupava di conoscere il tempo della storia guardando alle promesse ed agli avvertimenti di Dio contenuti nella sua Parola. Così “farisei e sadducei” non avevano raccolto nel tempo storico “i segni dei tempi” che annunciavano la prima venuta del Cristo. Allo stesso modo gli uomini di oggi, per nulla interessati (e di conseguenza neppure preoccupati) ai progetti di Dio per la loro storia, non si preoccupano di conoscere “i segni dei tempi” che precedono ed annunciano la seconda venuta del Cristo così che, quando egli verrà, non si accorgeranno di nulla esattamente come la generazione di Noè che non raccolse gli avvertimenti divini e finì sommersa dal diluvio (Mt 24:36-37). Ma quello che colpisce nel racconto di Matteo è che “farisei e sadducei” erano persone religiose, seppur con diversi orientamenti dottrinali, ma evidentemente, in realtà, nonostante il loro apparente impegno religioso, c’era nel loro cuore e nella loro mente uno scarso interesse per conoscere e comprendere l’azione di Dio nella storia. E noi? Parliamo spesso del tempo metereologico (anche questo per altro dipendente da Dio), ma ci preoccupiamo con altrettanto interesse del tempo storico per discernere “i segni” che annunciano Gesù?