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Avviandosi alla conclusione del suo primo grande discorso, conosciuto come “il sermone sul monte”, Gesù con molta chiarezza e forza invita i suoi ascoltatori a prendere consapevolezza che davanti al loro cammino esistono, sempre e soltanto,due alternative che richiedono una scelta. Queste alternative sono espresse attraverso una serie di contrapposizioni (due porte, due vie, due alberi, due posizioni, due costruttori, due terreni, due case; Mt 7:13-27). Le prime due, riguardanti le due porte e le due vie, sono sicuramente fra le più conosciute e le più ricordate.

Pensando a questa doppia contrapposizione, quella fra le due porte e poi quella fra le due vie alle quali esse danno accesso, si sottolineano spesso le quattro coppie di differenze evidenziate da Gesù: la prima porta è “larga” e la seconda porta è “stretta”; la prima via è “spaziosa” e la seconda è “angusta”; la prima porta è scelta ed attraversata da “molti”, la seconda è scelta ed attraversata da “pochi”; la prima via conduce alla “perdizione” mentre la seconda via conduce alla “vita”. Ma, nel contesto di queste contrapposizioni, è soprattutto interessante notare l’uso assai significativo di due verbi diversi da parte di Gesù. Nella porta larga e nella via spaziosa si “entra”, perché evidentemente è un percorso perfettamente sintonizzato con la nostra natura umana: non abbiamo bisogno di cercarlo. Non ci vengono richiesti grossi sforzi per entrare per questa porta (la sua larghezza la rende del resto attraente!) né per camminare sulla via che, al di là della porta, troviamo spalancata, agevole da percorrere ed apparentemente accogliente. Questa è la via sulla quale istintivamente ci porta la nostra natura peccatrice; è la via che si presenta quindi del tutto confacente alle nostre inclinazioni e ai nostri desideri. È la via percorsa da tutti gli uomini, quella che, se non avviene il cambiamento, porta alla “perdizione”, porta lontano da Dio e dal suo regno. La porta stretta e la via angusta devono essere invece “trovate e, questo, presuppone una ricerca che deve nascere dalla insoddisfazione e dal conseguente rifiuto della porta larga e della via spaziosa e che deve spingerci a cercare una realtà migliore.

L’alternativa che Gesù ci pone davanti è quindi fra l’entrare nella comoda via che porta alla perdizione, che non richiede alcuna forma di impegno e di sacrificio, anzi offre un cammino facile e agevole, e l’impegnarsi a trovare la via angusta, che richiede attenzione e prudenza, ma anche e soprattutto fatica, sudore, sacrificio. La porta larga e la via spaziosa sono là davanti a noi, ben visibili. Non abbiamo bisogno di indicazioni né di carte stradali per trovarla. Basta accodarsi da bravi pecoroni perché è la via dove “entrano” in “molti”. Sono proprio loro, gli altri, ad indicarci il cammino da percorrere e la direzione da seguire. È la via della religiosità, del divertimento, del piacere, dell’evasione, della piena soddisfazione del proprio io, è la via nella quale c’è tanto spazio per cui non è necessario rinunciare a nulla. La via angusta invece non è visibile, non c’è nessuna coda che ne segnala la presenza, solo qualche sparuto gruppo di pellegrini è faticosamente incamminato su di essa. Per trovarla occorre impegnarsi, osservando bene le indicazioni stradali e studiando sulla giusta mappa. La porta per entrarvi è stretta, occorre quindi lasciare tutto ciò che potrebbe ostacolare il nostro passaggio ed appesantire il nostro cammino. Non è forzato identificare il passaggio attraverso “la porta stretta” con la conversione che abbiamo vissuto, deponendo “ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge” (Eb 12:1). Mentre il camminare sulla “via angusta” possiamo identificarlo con la santificazione che ci porterà, giorno dopo giorno, a sbarazzarci sempre più “di ogni cattiveria, di ogni frode, dell’ipocrisia, delle invidie e di ogni maldicenza…” (1P 2:1) e a salire sempre più verso l’alto, verso la perfetta identificazione con Cristo.

Ma Gesù non si limita ad indicare le due alternative possibili, anzi prima ancora di parlarne esorta a compiere la scelta giusta: “Entrate per la porta stretta!”, perché è questa scelta che ha come conseguenza non “la perdizione”, ma “la vita!