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Dodici collaboratori

 

Ringraziamo le sorelle ed i fratelli che, accogliendo l’invito pubblicato sul numero di febbraio, hanno inviato le proprie risposte alle domande-intervista che venivano proposte.

 

Ecco i loro nomi:

 

• Carlo Cerrella, imprenditore (assemblea di Roma, via Gallori).

• Daniele Panfili, insegnante di educazione fisica (assemblea di Città di Castello, PG).

• Donato Santamaria, sottufficiale Aeronautica Militare (assemblea di Roma, via Prenestina).

• Elisa Zambini, impiegata (assemblea di Parma).

• Felice Madaschi, portiere di uno stabile (assemblea di Scandicci, FI).

• Gadi Defranchi, medico (assemblea di Levanto, SP).

• Giosuè Papagna, geometra presso Ufficio Tecnico Comunale (assemblea di San Marco in Lamis, FG).

• Giovanni Penza, ufficiale Aeronautica Militare (assemblea di Villafranca di Verona, VR).

• Guido Moretti, libero professionista/ammi-
nistratore immobiliare (assemblea di Firenze).

• Lorenzo Boriosi, infermiere (assemblea di Città di Castello, PG).

• Mara Gilio, infermiera (assemblea di Mombercelli, AT).

• Natascia Caramia Aresca, assistente scolastica (assemblea di Mombercelli, AT).

 

Pubblichiamo di seguito la prima parte delle risposte, con la convinzione che questa iniziativa, che ha visto la collaborazione di diversi lettori, sia di riflessione e di aiuto anche per tutti gli altri!

 

 

Come trovare un lavoro

 

Che cosa ti ha spinto/a a cercare il lavoro nel quale sei occupato/a?

È “arrivato” senza una tua particolare ricerca e scelta oppure è stato desiderato e preferito ad altre possibilità?

Se è quest’ultimo il caso, in base a quali criteri è stato scelto?

 

Carlo:

Il mio lavoro attuale è arrivato dopo una lunga ricerca: sono stato spinto dal desiderio di mettermi in gioco in un’attività nuova, ma che mi permettesse anche di stare vicino a casa e alla chiesa. Questi sono stati i criteri che hanno motivato la scelta.

 

Daniele:

Il lavoro che sto svolgendo è frutto dell’università. Mi spiego meglio: dopo e durante gli studi ho iniziato a lavorare come istruttore di nuoto, bagnino, campus estivi come esperto in attività motorie di vario genere.

Circa vent’anni fa, prima di conoscere il Signore come personale Salvatore, ho aperto, con la collaborazione del babbo, un sodalizio sportivo dove tutt’ora svolgo il ruolo di insegnante tecnico di judo. Forse è utile sapere che sono un ex-atleta di judo quotato a livello nazionale e che la facoltà universitaria che ho frequentato è quella di Scienze Motorie Sportive.

Oltre a ciò, a tutt’oggi sono uno dei tanti docenti precari della scuola che gira per la provincia facendo supplenze in vari istituti: Scuole Medie e Istituti Superiori come Insegnante di Educazione Fisica. Per necessità ultimamente svolgo questo lavoro a 360° in quanto l’attività commerciale di mia moglie, attività con la quale in passato collaboravo, sta per chiudere a causa di molteplici fattori, primo fra tutti la crisi economica.

 

Donato:

Durante l’ultimo anno delle scuole superiori ho cominciato a guardarmi intorno per valutare le offerte del mondo del lavoro. In realtà non c’è stata una vera ricerca quanto una proposta fatta da un parente per tentare un concorso in Aeronautica Militare che fino a quel momento non avevo proprio considerato.

Posso quindi dire che il concorso mi si è presentato “per caso” e ho dovuto pregare non poco per capire se potesse rientrare nella volontà del Signore. Nel frattempo ho cominciato ad affrontare le varie prove del concorso e, a distanza di pochi mesi, sono risultato vincitore. Come spesso mi è successo da lì in poi ho sentito la presenza del Signore che ha guidato ogni cosa nei tempi giusti. Finita la scuola, dopo un mese ero già al corso di formazione.

 

Elisa:

È stato il mio lavoro a trovarmi, non ho nemmeno avuto il tempo di preparare il curriculum.

Mi sono diplomata il 4 luglio e il 10 avevo già firmato il contratto.

Credo sia stata proprio una risposta del Signore, desideravo avere un lavoro che mi permettesse di partecipare ai Campi, che mi desse la libertà di poter stare insieme a tutti i miei fratelli lontani da Parma.

 

Felice:

Il lavoro nel quale sono occupato da ben 28 anni (come portiere di un residence di appartamenti) l’ho ricevuto come un dono da parte del Signore senza particolari ricerche.

 

Gadi:

Dopo il Liceo Scientifico al quale mi avevano iscritto i miei genitori d’autorità (io avrei voluto iscrivermi all’Istituto Nautico), mi sono iscritto a Medicina perché, avendo conosciuto dei medici, ero rimasto “affascinato” dalla loro professione e dalla loro professionalità.

 

Giovanni:

Durante le scuole superiori frequentavo il conservatorio, ma non perché avessi una vera passione musicale, anche se me la cavavo perché ho dovuto superare degli esami per entrarci.

Dopo la maturità, mi sono iscritto alla facoltà di ingegneria sempre nell’ottica di trovare lavoro. Il lavoro per me, nella convinzione biblica, costituiva e costituisce uno degli elementi necessari affinché l’uomo possa divenire autonomo dalla famiglia di origine e costituirne una propria. Come cittadino Italiano, in seguito agli studi, avevo allora l’obbligo di assolvere il servizio di leva. Presentai domanda per svolgerlo come ufficiale in Aeronautica. Con mia sorpresa giunse la chiamata a frequentare la scuola ufficiali di Firenze e, nominato ufficiale del Genio Aeronautico, fui assegnato al Reparto Genio Campale di Bari Palese dove, con grande sorpresa per me, scoprii che nello stesso reparto prestava servizio un fratello in fede, fedele al Signore, anche lui sorpreso e contento del mio arrivo. È stato, con lui, un periodo di crescita spirituale personale e pratica nella testimonianza dell’Evangelo tra i militari.

Durante questo periodo ho cominciato a pensare che la vita militare poteva essere anche una professione da prendere in considerazione. Ero consapevole che il Signore è sovrano su ogni cosa e avevo imparato sin da giovane a fidarmi di lui, a portare sempre a lui ogni cosa in quanto convinto che il Signore può fare (e sempre fa!) il meglio per chi confida in lui.

Dopo essermi consigliato con alcuni fratelli che stimavo come fedeli in Cristo, ho maturato la scelta di provare, studiando sodo, il concorso per il servizio permanente effettivo in Aeronautica.

Il Signore mi ha risposto. Con un lavoro statale non si diventa facoltosi ma il Signore ha sempre provveduto a più del necessario!!

 

Guido:

Il lavoro attuale non è stato cercato, ma è stato frutto di una scelta dovuta a priorità familiari. Infatti il lavoro che facevo prima era più attinente al mio titolo di studio e mi piaceva anche di più, però mi portava ad essere assente da casa anche per lunghi periodi, così, dopo la nascita della mia prima figlia (ho 4 figli), mi sono reso conto che dovevo fare una scelta… e l’ho fatta.

 

Lorenzo:

Lavoro come infermiere nell’ospedale di Perugia. Ho scelto di fare il corso di Infermieristica e l’ho concluso quando ancora non ero credente.

Sono stato spinto a lavorare come infermiere dalla passione per l’ambito medico-sanitario, è un lavoro che mi piaceva e mi piace molto.

 

Mara:

Lavoro come infermiera da più di nove anni. Non cambierei mai il mio lavoro, neanche per un altro forse meno faticoso! Il “sogno nel cassetto” non era questo. Avrei voluto lavorare come fisioterapista, non passai il test di ammissione all’università e così ripiegai sul ramo dell’infermieristica decisa a riprovare il test l’anno dopo. Dopo le prime lezioni mi innamorai della figura dell’infermiere e continuai per questa strada. Un anno e mezzo più tardi mi trovai a lavorare a stretto contatto con fisioterapisti e ringraziai il Signore per non aver superato il test: non era per me!

 

Natascia:

Lavoro come assistente all’autonomia e alla comunicazione tramite una cooperativa sociale nelle scuole dell’Infanzia, Primarie e Secondarie di primo grado sul territorio dove vivo.

Il mio lavoro è in tutto e per tutto quello delle maestre e professori di sostegno che assistono, guidano, insegnano, educano, “sostengono” bambini e ragazzi portatori di handicap presenti nelle varie classi e con i quali mi coordino per seguire insieme lo stesso Piano Educativo creato su misura per ogni bambino.

Sono dieci anni che lavoro e il Signore mi ha permesso di poter fare esperienze diverse, su bambini, ragazzi e adulti con diverse patologie. Da sempre il Signore ha messo nel mio cuore l’amore per i più “deboli”. Io lo ringrazio perché non solo vedo di avere determinate qualità per questo lavoro (perché è lui che le ha messe in me), ma anche perché sono gratificata dal farlo e inizio le mie giornate lavorative con il sorriso, con la convinzione di essere nel “posto giusto”.

Come accade in tutti i lavori, ho dovuto fare la “gavetta”, accettando lavori anche poco “attraenti” o per i quali non ero del tutto preparata, ma che hanno ampliato notevolmente le mie esperienze, che mi hanno forgiata e che mi hanno fatto capire anche quali sono gli ambiti in cui forse non ho le qualità necessarie per lavorare. Anche per quel periodo ringrazio il Signore, perché mi ha guidato in quegli anni e mentre mi forgiava lavorativamente, stava forgiandomi anche caratterialmente e spiritualmente, mi stava preparando a qualcos’altro, mi stava dando la possibilità di accumulare tesori nascosti a cui successivamente avrei attinto.

 

 

Difficoltà sul lavoro

 

Quali sono le principali difficoltà che, come credente, devi affrontare svolgendo questo lavoro? Ci sono tentazioni, relazioni difficili, preoccupazioni, rischi (fisici, professionali, spirituali)?

 

Carlo:

La difficoltà principale da affrontare in questo lavoro è quella di rimanere onesti.

Daniele:

Le difficoltà che incontro maggiormente sono relative al rapporto con i ragazzi, sono sempre più precoci in ogni senso e spesso provengono da situazioni familiari difficili, senza punti di riferimento, poco seguiti, maleducati; spesso non è colpa loro, è il frutto di un cattivo lavoro educativo che c’è a monte, del quale come insegnanti subiamo le conseguenze. I ragazzi ne combinano di tutti i colori e, siccome lo standard morale è oggi davvero basso, si può immaginare anche… cosa combinano!

Non stabilisco grossi rapporti con i colleghi, visto che sono un supplente e, spesso, dopo un breve tempo vengo licenziato.

Naturalmente, ci sono preoccupazioni anche relative al precariato, ma come figli di Dio siamo nelle sue mani ed è lui che ci sostiene giorno per giorno.

 

Donato:

Le difficoltà sono tante, soprattutto se si pensa alla peculiarità del lavoro svolto. All’inizio erano soprattutto legate all’ambiente militare “da caserma” in cui trascorrevo buona parte della giornata. Successivamente erano legate a relazioni di lavoro in quanto alcuni modi di fare, il linguaggio spesso utilizzato dai colleghi, non sempre erano (e sono) compatibili con i principi cristiani. Grazie a Dio non ho dovuto affrontare particolari rischi in quanto, anche per scelta, non sono mai entrato in zone troppo operative.

Le tentazioni, come in ogni posto, non mancano. Spesso, soprattutto in passato, si lavorava più in ragione dei propri principi morali. Mancavano, e mancano, spinte che potessero spronarmi a fare di più e la mancanza spesso di controlli da parte di chi di dovere, non aiuta molto.

Alla lunga, però, il fatto da aver sempre compiuto il proprio dovere, paga in termini di tranquillità personale ma anche in riconoscimenti da parte di chi ci circonda. Negli ultimi anni, inoltre, l’ingresso delle donne nelle Forze Armate, ha condizionato non poco il comportamento generale del personale, fino a provocare, nella vita di alcuni colleghi, la separazione dalla propria moglie.

Elisa:

Lavoro nell’ufficio di un commercialista: sicuramente uno degli scogli più grandi è far capire che rispettare le regole e le autorità non è da stupidi.

Un’altra difficoltà non indifferente è lavorare principalmente con donne che sanno usare fin troppo la lingua! È una magra consolazione ma nel mio ufficio, grazie a Dio, le cose vengono fatte bene, la legge viene rispettata, purtroppo con qualche eccezione! Io grazie a Dio non sono coinvolta in quel lavoro, gestisco altre cose. Spesso però ci troviamo a parlare delle tante tasse che ci vengono imposte…

 

Felice:

Le principali difficoltà sono state le incomprensioni con le persone e ciò ha richiesto saggezza e pazienza.

 

Gadi:

Essere credente non mi crea difficoltà nel lavoro. L’aiuto del Signore nella mia professione è stato ed è determinante per mettermi al riparo dai rischi legati alla professione (possibilità di contrarre malattie, conseguenze medico-legali) e dalle tentazioni che, essendo a contatto con un pubblico bisognoso di cure, non mancano. Non ho relazioni difficili nell’ambiente di lavoro.

 

Giosuè:

La difficoltà che affronto maggiormente riguarda i tempi d’istruttoria di pratiche o riscontri su situazioni/stati di pericolo per la pubblica e privata incolumità che, se non evase, potrebbero determinare omissioni di atti d’ufficio, sanzionati penalmente. Altra difficoltà è il cercare, per quanto è possibile, un’uniformità di trattamento nei riguardi di tutti i cittadini.

 

Giovanni:

Il nostro paese di stampo religioso-cattolico, con questa pressante influenza non risparmia le forze armate. Un figlio di Dio che vive fedelmente l’Evangelo non troverà facile accoglienza, a qualsiasi livello. Ringrazio Dio perché mi dà occasioni, forza e gioia per testimoniare a tutti, compresi i prelati…

Il mio vivo desiderio è di essere “un profumo di Cristo per quanti sono sulla via di salvezza” ma temo che nell’ambiente in cui lavoro, dato che “è più facile per un cammello passare attraverso, la cruna di un ago che un ricco…(in carriera, in cultura, di sé…) entrare nel regno di Dio”… potrei costituire più “un odore di morte” (2Co 2:15-17). Ma Dio sa ogni cosa e il salvare appartiene a lui, a noi testimoniare a voce e con la vita.

 

Guido:

Amministrando le proprietà immobiliari degli altri, sia a livello condominiale che patrimoniale, le tentazioni non mancano e non è sempre facile avere la certezza di avere ben utilizzato i soldi che ti vengono affidati.

Ho poi diversi dipendenti nel mio studio e come datore di lavoro a volte è difficile far capire la differenza fra tu, che ti definisci credente e gli altri. Ma considerando che, due delle mie collaboratrici sono più di 25 anni che lavorano con me, allora penso che almeno in parte ci sono riuscito.

 

Lorenzo:

Come credente le principali battaglie e difficoltà sono legate alla presenza di relazioni difficili coi colleghi e anche alle tentazioni. Nel posto di lavoro una delle sfide è dire sempre la verità, perché talvolta riferire qualcosa diverso da come è appare vantaggioso. Sono circondato dai colleghi non credenti per i quali la menzogna e anche la maldicenza sono cose all’ordine del giorno. Odio le menzogne e anche sentire parlare male di un collega o di qualcun altro.

Un altro grande rischio legato al lavoro che faccio è che nella frenesia dei ritmi (spesso duri) da sostenere, è difficile fermarsi anche solo qualche secondo per ringraziare Dio e chiedere il suo aiuto. Ma il Signore è buono e mi permette di farlo e mi incoraggia ricordandomi versetti dalla sua perfetta Parola!

Mara:

Come credente mi trovo spesso ad assistere pazienti a fine vita e ammetto di trovare difficile testimoniare parlando del Vangelo!!

Lavorare con tante figure professionali è altresì complicato: caratteri diversi, abitudini diverse, obiettivi diversi.

 

Natascia:

La difficoltà principale nel mio lavoro è la precarietà: l’incertezza, avendo contratti che seguono l’anno scolastico, di non sapere cosa sarà da settembre in avanti; l’incertezza di essere lasciata a casa perché, pur possedendo l’esperienza, il mio lavoro non segue graduatorie ma purtroppo è in “balia” delle cooperative che fanno conti e calcoli sul come spendere meno; l’incertezza sui casi che mi verranno affidati, sul dove e sugli orari perché il più delle volte non esiste continuità e ogni anno devo ricominciare da zero conoscendo nuovi bambini, nuovi insegnanti, nuovi luoghi. Come credente, soprattutto i primi anni questa incertezza mi dava molti problemi: ansia, paura, terrore di non lavorare o di non essere all’altezza dei casi assegnati, lo scoraggiamento di dover ricominciare tutto da capo, di farsi conoscere dagli insegnanti che molte volte hanno già lavorato un mese con il bambino, gli orari sempre un po’ strani. Ringrazio il Signore anche per questo perché mi ha insegnato ad avere elasticità mentale e fede: tutti gli anni mi rendo conto che Dio opera in modo meraviglioso per me perché, mentre io inizio a preoccuparmi a settembre, lui aveva già preparato tutto da gennaio o da molto prima!

 

 

Sostegno dalla chiesa

 

Nei momenti difficili incontrati nella tua esperienza lavorativa, ti sei confidato/a con altri credenti? Hai avvertito il supporto e la comunione di altri fratelli e sorelle?

 

Carlo:

Nei momenti di maggiore difficoltà mi sono confidato solo con mia moglie.

 

Daniele:

La comunione con gli altri credenti non manca nelle nostra assemblea, c’è condivisione per i problemi generali, ma la valutazione di certe situazioni la vivo con mia moglie, e soprattutto davanti a Dio, ed è lui che ci incoraggia e ci dà la saggezza necessaria.

 

Donato:

L’aver potuto condividere le problematiche con fratelli incontrati sul posto di lavoro, ma anche avere credenti ed assemblea di riferimento, mi ha aiutato spesso a superare i momenti difficili e le scelte non sempre facili che ho dovuto affrontare. La comunione fraterna, il fatto di poter condividere le proprie difficoltà non solo in preghiera ma anche con fratelli e sorelle con cui condividiamo il nostro cammino, ci dà una spinta in più e, a volte, troviamo i giusti consigli nelle situazioni più disparate.

 

Elisa:

Sì, tantissimo! Soprattutto quando sono dovuta stare vicino ad una mia collega che stava attraversando un momento molto particolare. Non mi sentivo all’altezza di poterle stare vicino ma sapevo che dovevo farlo. Conservo ancora tutte le mail che mi hanno mandato i miei amici, sono un grande incoraggiamento ancora oggi. Il Signore ci è vicino sempre, anche attraverso i fratelli.

 

Felice:

Sì, la comunione e la richiesta di preghiera in famiglia e nella chiesa sono state molto importante.

 

Gadi:

Lavorando in un Pronto Soccorso (in un Ospedale dove di notte sono l’unico medico) i momenti difficili sono tanti e frequenti. Quando devo decidere che cosa fare in pochi minuti la preghiera è determinante. Innumerevoli volte “ho visto” la mano del Signore.

Non sarò mai abbastanza riconoscente, purtroppo! So che alcuni fratelli e sorelle della chiesa locale mi sostengono nella preghiera senza che io ne abbia mai fatto richiesta. La comunione fraterna è una esperienza preziosa.

Giosuè:

Alcune volte mi sono confidato con l’altro fratello anziano, così da poter avere il sostegno della preghiera per il ruolo che occupo e le responsabilità cui vado incontro nel mio lavoro.

 

Guido:

Solo una volta mi è capitato di confidarmi con un fratello, ricevendo da lui non solo sostegno spirituale, ma aiuto pratico (non di carattere economico) nel risolvere il problema che avevo.

 

Lorenzo:

Mi confido spesso con altri credenti: l’appoggio della chiesa locale è un aspetto molto importante che Dio usa nella mia vita per incoraggiarmi a lavorare guardando al Signore!

In una o più riunioni di preghiera della chiesa locale mi ricordo di essere rimasto molto edificato da fratelli che, prima di pregare, raccontavano come Dio avesse dato loro aiuto in relazione a difficoltà nell’ambito del lavoro.

 

Mara:

Ricordo che più volte ho chiesto aiuto e supporto in preghiera per situazioni difficili vissute in reparto. Ho sempre trovato fratelli e sorelle disposte a pregare per e con me!

 

Natascia:

So per certo che i credenti a me vicini pregano per me anche se, per motivi di privacy, non posso sempre raccontare le mie difficoltà lavorative, ma molte volte ho trovato l’appoggio e l’aiuto di cui avevo bisogno.