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Queste riflessioni sono state condivise durante il Convegno per giovani, avente come tema “Giovani ma preziosi”, svoltosi martedì 6 gennaio u.s. a Carapelle (FG) e sono state poi rielaborate e trasformate in articolo per i lettori de IC.

 

Incarichi affidati, compiti ricevuti

 

Anno 1447 a. C., il popolo d’Israele, è appena uscito dall’Egitto. Si appresta a compiere quel percorso che lo avrebbe condotto fino alla terra di Canaan. Nelle primissime tappe di questo cammino, per l’esattezza a Refidim, si trova a dovere affrontare una battaglia.

Ci sono gli Amalechiti. Infatti, “venne Amalec per combattere contro Israele a Refidim” (Es 17:8). Nel predisporsi ad affrontare questa battaglia, Mosè, colui che il Signore stava usando per condurre il popolo fino a Canaan, diede delle indicazioni a un giovane ragazzo.

Il suo nome è Giosuè.

 

Sì! Proprio la stessa persona che più tardi avrebbe conquistato Gerico e sarebbe diventato il condottiero del popolo di Israele nella conquista di Canaan.

Ma… torniamo a Refidim. Per affrontare quella battaglia “Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni uomini ed esci a combattere contro Amalec»” (Es 17:9).

 

Chi era Giosuè in quel momento?

Era il “giovane aiutante” di Mosè (Es 33:11), il “servo di Mosè fin dalla sua giovinezza” (Nu 11:28).

Mosè in quel momento aveva circa 80 anni. Giosuè sembra meno della metà. Un giovane riceve un incarico da un adulto. Viceversa, un adulto affida un incarico a un giovane.

 

Se sono giovane, come rispondo nel momento in cui un fratello o una sorella meno giovane di me mi affida un incarico? Se sono adulto quando è l’ultima volta che, dietro la guida del Signore, ho affidato un incarico a un giovane?

Nell’opera di Dio è necessario affidare incarichi come del resto riceverli.

Va fatto dietro la guida di Dio e non seguendo l’intuito umano. Tuttavia, non possiamo, né dobbiamo, fare tutto da soli. Non deve crearsi separazione tra diverse fasce di età.

 

La differenza anagrafica non può essere che arricchimento nel servizio per il Signore.

In piena sintonia con la volontà di Dio, dei “Mosè” (fratelli e/o sorelle adulte) sono chiamati ad affidare degli incarichi a dei “Giosuè” (fratelli e/o sorelle giovani).

Allo stesso tempo questi incarichi affidati dagli adulti devono essere dai giovani ricevuti, accolti e svolti. Di qualunque tipo essi siano.

Non possiamo accettare quello che vogliamo e respingere quello che non ci piace.

Incarichi affidati, compiti ricevuti: se ciò accadrà, la chiesa locale di cui facciamo parte, l’opera di Dio in generale non potrà che trarne del bene, crescita e incoraggiamento.

 

 

Prepararsi a un servizio, servendo

 

In seguito alla richiesta di Mosè, “Giosuè fece come Mosè gli aveva detto e combatté contro Amalec” (Es 17:10).

Il giovane aiutante “fece come” l’adulto gli aveva indicato. Così facendo svolse il servizio cui il Signore lo aveva chiamato. Ma c’è di più!

Nel servire come aiutante di Mosè, Giosuè è preparato per un servizio futuro.

Nel porre Giosuè a fianco di Mosè il Signore non voleva solamente dare un valido aiuto a Mosè. Voleva anche preparare Giosuè per il compito che più avanti gli avrebbe affidato.

 

La preparazione non è un periodo d’inattività. La formazione in vista del futuro non è da intendere come un’astensione da ogni tipo d’impegno presente. Giosuè serve Dio in veste di aiutante di Mosè. Allo stesso tempo è formato da Dio in vista di un incarico futuro.

Di quale servizio si tratta?

 

Anno 1407 a. C., Giosuè, in seguito alla morte di Mosè, diviene colui che condurrà il popolo di Israele all’interno della terra di Canaan. Tra le diverse parole che il Signore gli disse al momento dell’inizio di questo specifico compito, ci furono anche queste: “Come sono stato con Mosè così sarò con te” (Gs 1:5).

Ecco spiegato il valore della preparazione che il Signore riservò a Giosuè durante i quarant’anni che passò con Mosè.

Servendo con Mosè, Giosuè vide come il Signore agiva in Mosè. Giosuè non doveva legarsi a Mosè durante quel tempo di preparazione. Doveva imparare a dipendere dal Signore.

La preparazione mediante altri uomini/donne di Dio che il Signore ci mette a fianco non ha come obiettivo quello di farci divenire dei loro seguaci. Serve a vedere come il Signore agisce nella loro vita.

 

Il Signore sa che per ogni servizio è necessario uno specifico periodo di preparazione.

Come posso capire se il Signore mi sta preparando a un qualcosa?

Come posso capire a che cosa o per che cosa mi sta formando?

Spesso vorremmo delle risposte specifiche a queste domande! Ma molto spesso il Signore, nella sua saggezza, ci fornisce un altro tipo di risposta. Proprio quella che abbiamo considerato guardando alla vita del giovane Giosuè.

Servì e nel servire, accanto a un fratello adulto, fu preparato.

 

A volte rischiamo di arenarci nella nostra crescita con il Signore perché vogliamo capire quello che nel futuro ci sarà chiesto, qual è il modo migliore per formarci

Ma una sola cosa è urgente: servire, servire e ancora servire.

Lo insegna la vita di Giosuè.

Serviamo nella chiesa locale di cui facciamo parte.

Serviamo oggi con tutte le nostre forze in tutto quello che il Signore ci mette davanti.

Servendo oggi, egli ci prepara per il domani.

Ci modella per il futuro.

 

 

Presenze preziose, che formano

 

Mosè fu una presenza particolare nella formazione di Giosuè. Se siamo giovani, non dimentichiamoci di coloro che Dio ha cura di metterci accanto. Ancora oggi, nella chiesa in cui ci ha posto, nelle chiese con le quali abbiamo la possibilità di vivere tempi di comunione, Dio ci ha fatto dono di fratelli e sorelle.

Questi/queste sono dei veri e propri strumenti nelle sue mani per formarci. Riconosciamo la ricchezza che Dio tramite loro vuole trasmetterci. Lo abbiamo accennato in precedenza, non per legarci a loro, non per farci divenire seguaci loro. Per imitare“la loro fede” (Eb 13:7).

 

Il Signore tramite queste preziose presenze vuole mostrarci quello che lui opera nella loro vita. In vista di quel giorno in cui ci dirà: “Come sono stato con quel fratello e quella sorella, che mi ha servito fedelmente, così oggi sono con te!”

 

Non saremo mai soli. Colui che disse a Giosuè “Io non ti lascerò e non ti abbandonerò” (Gs 1:5) dice lo stesso a tutti noi.

Mosè in quel momento non c’era più!

Ma Mosè aveva lasciato a Giosuè una grande eredità: la certezza della presenza di Dio.

 

Quel fratello o quella sorella che Dio ha usato per tanto tempo nella nostra formazione un giorno probabilmente sarà “meno presente”, arriverà un giorno che presumibilmente non ci sarà più. A volte ci sembrerà di essere soli.

Tuttavia, così come il Signore è stato con lui o con lei così sarà con noi.

 

Adulti, questa è la più grande eredità spirituale che possiamo lasciare ai giovani. Ricordare loro la presenza di Dio anche in nostra assenza.

Giovani, certe presenze sono necessarie, preziose, formative in vista del nostro futuro. Non ignoriamole.

 

Serviamo oggi!

Dio conosce quello che vorrà fare di noi domani!

Che anche di me si possa dire che sono stato il giovane che “fece come” gli era stato indicato. Dio vuole modellarci per il futuro!

Lasciamoglielo fare, servendolo fedelmente al presente!