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Introduzione

 

Molti credono che il cristiano sia un poveretto che si impone di ubbidire ad un ipotetico Dio le cui regole, scritte in un libro, privano gli esseri umani della libertà di godersi la vita.

Ma è proprio così?

È forse corretta la frase attribuita a Oscar Wilde secondo cui “Le cose migliori della vita o sono illegali o immorali o fanno ingrassare”?

Le cose per cui vale la pena vivere sono proprio quelle più trasgressive e peccaminose?

Io non sono d’accordo.

Credo, al contrario, che coloro che hanno una buona relazione con Dio siano gli unici in grado di godersi davvero la vita.

 

 

A cosa stiamo rinunciando?

 

Fin dal giardino dell’Eden, la tecnica dell’avversario è stata quella di far credere all’uomo che le regole di Dio non siano per il nostro bene, ma per limitare la nostra libertà e la nostra crescita!

Infatti nell’Eden il diavolo stimolò Eva facendo leva su questi argomenti e, dando retta a quello stimolo, lei osservò che il frutto era buono, bello da vedere e desiderabile.

Ma dopo averlo preso, al contrario di quanto promesso dall’avversario, non ci furono ripercussioni positive nella vita di Eva e di suo marito Adamo.

 

Anche oggi il principe di questo mondo illude gli uomini facendo credere loro che le cose migliori della vita, siano proprio quelle che la Bibbia indica come peccaminose.

Ma davvero crediamo che Dio, chiedendoci di rinunciare al peccato, ci stia chiedendo di rinunciare a godere della vita che egli stesso ci ha donato?

Davvero pensiamo che Dio chiami “peccato” tutte le cose buone, belle da vedere e desiderabili, impedendoci di godere delle cose migliori?

A cosa stiamo rinunciando per amore del Signore? Soldi, sesso, successo, divertimento, trasgressione? Sono queste le cose che danno felicità agli uomini?

 

 

Soldi

 

Molti passano la propria vita ad accumulare ricchezze, invidiando i più ricchi e desiderandone sempre di più, pensando che il denaro permetta di realizzare tutti i propri desideri e di godersi la vita al meglio. Eppure la Bibbia ci mette in guardia sull’amore per il denaro e propone uno stile di vita diverso:

 

“Infatti l’amore del denaro è radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori” (1Ti 6:10).

 

“… io ho imparato ad accontentarmi dello stato in cui mi trovo. So vivere nella povertà e anche nell’abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato a essere saziato e ad aver fame; a essere nell’abbondanza e nell’indigenza. Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica” (Fl 4:11-13).

 

L’amore per il denaro procura dolori, infatti per denaro gli uomini soffrono, invidiano, rubano, truffano e arrivano addirittura ad uccidere. Sarà più felice colui che passa tutta la vita a desiderare di più, invidiando il prossimo o colui che, come Paolo, ha realizzato una gioia che non dipende dalle circostanze

Si godrà di più la vita colui che mugugnerà appena ci saranno delle piccole difficoltà nella sua vita o colui che ha imparato ad essere sia nell’abbondanza che nell’indigenza?

Il credente può affrontare ogni situazione in “colui che lo fortifica”, ma chi ripone la sua speranza nelle ricchezze come vivrà quando quelle cose verranno meno?

È Cristo che ci fortifica, non le cose che abbiamo. È lui che fa la differenza tra la felicità e l’infelicità. Ecco perché siamo chiamati ad investire in un tesoro per l’eternità:

 

“Ai ricchi in q­uesto mondo ordina di non essere d’animo orgoglioso, di non riporre la loro speranza nell’incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo; di far del bene, d’arricchirsi di opere buone, di essere generosi nel donare, pronti a dare, così da mettersi da parte un tesoro ben fondato per l’avvenire, per ottenere la vera vita” (1Ti 6:17-19).

 

Se i soldi fossero davvero il mezzo per godersi la vita perché anche persone ricche e famose a volte si suicidano?

È proprio il caso di dire che i soldi non fanno la felicità e le ricchezze non sono il mezzo per godersi la vita.

Sesso

 

Il sesso è in cima alla lista delle cose a cui si pensa quando si parla di restrizioni a cui il credente sarebbe sottoposto. Per molte persone la libertà di poter avere un numero indefinito di partner è il massimo a cui si possa aspirare.

Perché quindi il sesso dovrebbe essere confinato all’interno del matrimonio?

Non è noioso avere un unico partner per tutta la vita?

Eppure Dio sembra pensarla diversamente:

 

“Il matrimonio sia tenuto in onore da tutti e il letto coniugale non sia macchiato da infedeltà; poiché Dio giudicherà i fornicatori e gli adùlteri” (Eb 13:4).

 

Perché passare tutta la propria vita con una moglie o un marito quando possiamo avere tutti i partner che vogliamo?

Semplice, perché il modello di Dio funziona, mentre le alternative che l’uomo propone creano solo problemi.

Infatti ho conosciuto coppie sposate da oltre 50 anni che sono rimaste fedeli l’uno all’altro per tutta la vita, hanno visto i loro figli crescere e sono invecchiati insieme, continuando a camminare mano nella mano anche in terza età.

 

Pensiamo davvero che loro abbiano avuto una vita più infelice di chi ha avuto un grande numero di partner, senza mai costruire una relazione stabile, per poi ritrovarsi vecchio e solo?

Pensiamo che si sia goduta la vita la ragazza che ha convissuto per qualche anno prima di essere lasciata dal “suo uomo” e dopo di questo è passata da un uomo all’altro per il resto della sua esistenza?

Pensiamo davvero che essa sia più felice di una donna che ha vissuto tutta la sua vita con un uomo che ha saputo amarla?

 

Ciò che Dio ha progettato è buono e funziona. Oggi viviamo in una società in cui si lotta per essere liberi dal modello di famiglia cosiddetta “tradizionale” ma allo stesso tempo si assiste alla lotta di coppie omosessuali per poter adottare dei figli o di single che reclamano il diritto a diventare genitori.

 

L’impressione che se ne ricava è che da una parte si rifiuta il modello che Dio ha stabilito ma dall’altra parte lo si invidia, da una parte si reclama la libertà sessuale e dall’altra si è sempre meno liberi.

 

 

Successo

 

Tutti aspirano ad essere apprezzati dagli altri, a dimostrare il proprio valore. Ma abbiamo davvero bisogno di queste cose per goderci la vita? Una frase che oggi si sente spesso è: “Mi sto realizzando”. Ma Cristo propose un modello completamente diverso, invitando a rinunciare a sé stessi piuttosto che a realizzare sé stessi:

 

“Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà»” (Mt 16:24-25).

 

Secondo Gesù colui che spende tutta la propria vita per cercare la realizzazione personale, finirà per perdere di vista l’obiettivo vero della sua esistenza che è quello di glorificare Dio e finirà quindi per sprecare la sua vita.

Non è forse così?

 

La vera realizzazione non è proprio quella di colui che ha compreso di non aver bisogno di dimostrare il proprio valore agli altri, la vera felicità non è quella di chi non è sottoposto alla pressione di “diventare qualcuno” perché sa già di essere prezioso agli occhi di Dio?

 

Perdere la propria vita per amore del Signore, ovvero spenderla per la sua gloria non significa vivere una vita di autoflagellazioni, ma significa trovare in lui la propria realizzazione, vivendo una vita piena e di vera libertà.

La peggiore schiavitù dell’uomo è infatti proprio quella di correre tutta la vita per soddisfare il proprio io senza mai trovare pace ma colui che segue Gesù godrà della pace e del riposo che il Signore gli dona:

 

“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero” (Mt 11:28-30).

 

Il giogo di chi è costretto a correre tutta la vita per cercare di realizzare sé stesso è molto più pesante di chi affida la propria vita al Signore. In un mondo pieno di persone affaticate e oppresse, o come si dice oggi “stressate”, cosa c’è di meglio del riposo che Gesù offre?

Essere servi di Dio è davvero un riposo, se paragonato alla schiavitù a cui gli uomini sono sottoposti a causa della propria concupiscenza, del desiderio di apparire, di essere considerati.

 

 

Divertimento

 

Secondo alcuni le cose più divertenti sono in qualche modo anche le più trasgressive. Ma è proprio così?

La parola divertimento deriva dal latino “devertere”, formato da “de” (allontanamento) e “vertere” (volgere), ovvero volgere altrove, deviare.

Infatti il divertimento è proprio ciò che le persone cercano per alleggerire la mente, “staccare la spina dimenticando i propri problemi, volgendo il proprio pensiero altrove.

 

Molti associano il divertimento alla trasgressione proprio perché sentono il bisogno di fare qualcosa di totalmente diverso da ciò che fanno nella routine quotidiana, spesso cupa e triste. Insomma hanno bisogno di fuggire da sé stessi per un po’ e chiamano questa fuga “di-
vertimento”
.

Ma godersi la vita vuol forse dire lavorare tutta la settimana aspettando il venerdì o il sabato per sbronzarsi?

Vuol dire forse soffrire tutto l’anno aspettando il momento per fare un po’ di vacanza?

Vuol forse dire stordirsi di musica, di alcol, o di droga perché ormai tutto è scontato e noioso nella nostra vita?

L’apostolo Paolo mentre si trovava in carcere scrisse ai Filippesi

 

“Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi” (Fl 4:4).

 

Paolo si rallegrava anche nelle circostanze avverse perché la sua gioia era nel Signore e il Signore era con lui in ogni circostanza.

Quando siamo in comunione con il Signore, non abbiamo bisogno di cose stravaganti per essere felici perché il Signore stesso è la fonte della nostra gioia, e ogni istante della nostra vita, sia che lavoriamo sia che siamo in vacanza, può essere straordinario e bello con le persone che Dio ci ha messo accanto.

Non cercheremo di fuggire dalla nostra vita per volgere lo sguardo altrove, perché il nostro sguardo è già costantemente altrove, rivolto verso Dio che si occupa di noi 24 ore su 24!

 

 

Cosa abbiamo ricevuto?

 

Ciò che rende la vita del credente davvero speciale non è ciò a cui rinuncia quanto ciò che ha ricevuto. La nostra ritrovata relazione con colui che ci ha creato è ciò che rende la nostra vita piena e degna di essere vissuta. Per il credente non è un peso ubbidire al Signore, anzi è una gioia:

 

“Chi ho io in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che te. La mia carne e il mio cuore possono venir meno, ma Dio è la ròcca del mio cuore e la mia parte di eredità, in eterno” (Sl 73:25-26).

 

“Io bramo la tua salvezza, SIGNORE, e la tua legge è la mia gioia” (Sl 119:174).

Quando le persone pensano che il cristiano non sappia godersi la vita, stanno semplicemente guardando le cose da un punto di vista diverso, quello che il diavolo ha proposto fin dal giardino dell’Eden, ma la realtà è ben diversa.

 

Il peccato non porta felicità all’uomo ma solo un godimento effimero. La gioia di conoscere il Signore è invece immensa e duratura.

Chi abbiamo nel cielo o sulla terra di più prezioso del nostro Dio?

Cosa bramiamo se non la sua salvezza e la vita eterna?

Cosa ci dà più gioia che conoscere la sua Parola?

Se Dio è colui che ci ha progettato, egli conosce le istruzioni per il nostro buon funzionamento e le sue “regole” non servono per limitare la nostra libertà ma per liberarci dalla schiavitù del peccato, dandoci la gioia di goderci la vita come egli l’ha pensata per noi!

 

Nel mondo ognuno aspira ad essere servito e riverito per essere felice, ma al contrario noi abbiamo imparato quanto siano vere “le parole del Signore Gesù, il quale disse egli stesso: «Vi è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20:35). Infatti il credente trova la sua gioia nel servire Dio, nel sentirsi utile per gli altri, nel portare un sorriso nella vita del prossimo, nell’essere un dono per coloro che lo circondano.

D’altra parte mentre il mondo esalta coloro che comandano, Dio esalta colui che serve:

 

“Voi sapete che quelli che son reputati prìncipi delle nazioni le signoreggiano e che i loro grandi le sottomettono al loro dominio.

Ma non è così tra di voi; anzi, chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore; e chiunque, tra di voi, vorrà essere primo sarà servo di tutti. Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti” (Mr 10:42-45).

Alcune cose che rovinano la vita

 

Quello che ho dipinto sembra un quadro troppo idilliaco per essere vero. Il problema è che molti cristiani lasciano che il diavolo li privi della loro gioia proprio non dando il giusto valore a ciò che il Signore ha donato loro.

Molti credenti vivono come se il giogo di Cristo fosse pesante e non riescono a godersi la vita.

 

Alcuni non si rendono conto del fatto che Dio li ha liberati perché fossero liberi e i valori del mondo continuano ad esercitare su di loro un certo fascino.

 

Altri lasciano che il peccato continui a regnare nella loro vita non cercando la liberazione che Dio può dare loro e rassegnandosi a vivere nella mediocrità non comprendendo che Dio ha qualcosa di meglio in serbo per loro.

 

Altri ancora vivono male perché continuano ad essere egoisti e non realizzano la gioia del servizio ma vivono nella chiesa come se tutto fosse loro dovuto e, ovviamente, le loro aspettative sono disattese.

Tuttavia, l’area in cui il diavolo deruba maggiormente i credenti della loro gioia sono le relazioni fraterne.

Il Signore Gesù considerava coloro che amavano e ubbidivano al Signore come la sua vera famiglia:

 

“E, stendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Poiché chiunque avrà fatto la volontà del Padre mio, che è nei cieli, mi è fratello e sorella e madre»” (Mt 12:49-50).

 

Ancora oggi è normale riferirsi ai membri della chiesa come fratelli e sorelle ma spesso le relazioni sono fredde, ci si fa del male a vicenda, i conflitti non si risolvono mai.

Invece di coltivare l’amicizia con i fratelli, li si vede come antagonisti, nemici e giudici.

Non stupisce che in un clima simile, non si trovi più gioia nella comunione fraterna e le distrazioni del mondo sembrino addirittura migliori.

Purtroppo cattive relazioni fraterne possono rovinare la vita e ciò che dovrebbe essere fonte di gioia diventa fonte delle maggiori delusioni della vita.

A quel punto non si ha più voglia di passare del tempo insieme e le riunioni comuni, la preghiera, la lode diventano solo un dovere e non un desiderio.

Quindi coltiviamo buone relazioni fraterne e risolviamo eventuali controversie il prima possibile. Questa è una priorità se vogliamo goderci la vita che il Signore ci ha dato.

 

 

Conclusione­­

 

Un credente che abbia una buona relazione con Dio e con gli altri ha tutte le carte in regola per essere felice e per godersi davvero la vita. I comandamenti di Dio non sono gravosi, il suo giogo non è pesante, ma ciò che lui ci chiede è sempre per il nostro bene.

 

Soldi, sesso, successo, divertimento sono le cose che l’uomo persegue e che riempiono la sua vita. Egli vuole essere libero di realizzare sé stesso in queste cose e non vuole limiti imposti da Dio.

Ma siamo sicuri che i limiti imposti da Dio non servano ad impedirci proprio di vivere male? Siamo sicuri che il modo migliore di godersi la vita non sia proprio quello di ubbidire a Dio?

 

Io sono convinto che la vita cristiana sia una vita felice perché è la vita che Dio ha progettato per l’uomo.

Come scrisse Blaise Pascal:

“Niente rivela maggiormente un’estrema debolezza di mente quanto il non conoscere che cosa sia l’infelicità di un uomo senza Dio; niente denota maggiormente una cattiva disposizione del cuore quanto il non desiderare la verità delle promesse eterne; niente è così stupido quanto il fare il gradasso con Dio”.