Mi torna spesso in mente una canzoncina imparata da piccolo ai Campi biblici. Il ricordo è così vivo che saprei ripeterla anche con la gestualità che mi fu allora insegnata: “io vi farò pescatori, pescatori, pescator… Io vi farò pescatori di uomini…”. Proprio qualche giorno fa, durante una passeggiata di famiglia lungo le rive di uno dei tanti piccoli laghi che, vicino al paese in cui vivo, costeggiano il Tevere, ho osservato due uomini impegnati a pescare. Due cose mi hanno colpito: uno di loro aveva una vecchia auto tutta attrezzata all’interno per la pesca (canne, lenze, ami, esche, mulinelli, reti e quant’altro), l’altro aveva disposto vicino all’acqua una comoda vecchia poltrona per riposarsi dalla fatica di lunghe e pazienti attese. Quindi, non ci si improvvisa pescatori: occorre essere ben equipaggiati; inoltre, è un impegno che richiede tempo e pazienza!
“Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini” furono l’invito e la promessa rivolti da Gesù ai discepoli di allora, ma rivolti anche a noi, suoi discepoli nel nostro tempo. Accettare l’invito è la condizione per vivere la promessa. Cioè non si può essere “pescatori di uomini”, se non si accoglie l’invito ad andare “dietro” a Gesù. Andare dietro a Gesù significa “seguire le sue orme” che egli ha lasciato durante il suo cammino sulla terra e che la sua Parola ci ricorda con ricchezza di particolari (1P 2:21). Guardando bene dove egli ha posato i suoi piedi e quali percorsi ha seguito il suo cammino, potremo davvero “camminare come egli camminò” (1Gv 2:6). Ricordiamoci che seguire le orme significa vivere “l’esempio” che egli ci ha lasciato! Se accoglieremo l’invito, vedremo realizzarsi anche la promessa. “Vi farò”: il Signore per la sua grazia trasforma, ogni peccatore pescato nella rete della salvezza, da pesce in pescatore. Egli vuole modellarci: è lui che ci dà l’equipaggiamento necessario per poter pescare. In cosa consiste questo equipaggiamento?
Un buon pescatore deve conoscere l’esca che usa, le abitudini del pesce ed il suo habitat naturale. Così un “pescatore di uomini” deve conoscere bene la Parola che è “l’esca” che porta alla fede, alla salvezza ed alla trasformazione da pesci in pescatori. Ma deve anche osservare bene i pesci-uomini e l’ambiente sociale nel quale vivono per presentare loro “l’esca” in modo attraente ed adeguato alla loro “fame”, cioè al loro bisogno di soluzioni e di risposte. Spesso comprendiamo bene la Parola, siamo esperti conoscitori dell’esca, ma non comprendiamo il mondo, non ci impegniamo, come fece Gesù, a discernere i suoi bisogni, i suoi problemi, le sue ansie. Ma, ovviamente dobbiamo evitare di cadere nel tranello contrario: comprendere bene il mondo e non credere abbastanza nella potenza dell’esca, cioè nella potenza di salvezza della parola dell’Evangelo!
Un buon pescatore deve inoltre armarsi di pazienza e di perseveranza. Il pescatore impaziente è quello che cambia spesso l’esca e che si sposta da un posto all’altro oppure che molla subito la presa e si stanca presto di lottare con il pesce che cerca di sfuggirgli. Quanti “pesci” perdiamo nella nostra testimonianza perché siamo impazienti e di conseguenza non siamo capaci o disponibili ad insistere nel lancio dell’esca e a lottare contro la resistenza del pesce!!
Un buon pescatore infine sa conservare con cura le proprie reti, le rassetta, le ricuce, perché sa molto bene che una rete smagliata offre facili varchi e vie di fuga ai pesci. Questo ci ricorda che ogni giorno la rete della nostra vita ha bisogno di essere curata e “ricucita” per evitare di vedere dei pesci che scappano attraverso le spiacevoli smagliature delle nostre incoerenze e delle nostre infedeltà. Quanti “pesci” perdiamo non soltanto per la nostra impazienza, ma anche per la nostra incoerenza! Allora andiamo dietro a Gesù, lasciamoci modellare da lui in pescatori perfettamente equipaggiati, poi… usciamo a pescare!