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Cambiamentiche preoccupano e spaventano

 

Siamo riconoscenti per avere ricevuto i contributi che di seguito pubblichiamo, contributi nei quali tanti altri lettori si potranno senz’altro rivedere.

Si tratta peraltro di situazioni differenti ma complementari, tenendo conto dei contenuti che propongono e di chi li condivide.

Siamo infatti di fronte ad una moglie e mamma che vede il marito passare dall’attività in proprio al lavoro dipendente, ad un padre di famiglia che, al contrario, da lavoratore dipendente diventa imprenditore, infine ad un giovane alla ricerca del lavoro che trova nella Scrittura le indicazioni per vivere questo periodo e i criteri per fare le giuste scelte.

 

L’odierno mondo del lavoro ci impone cambiamenti sempre più frequenti a causa dell’andamento instabile degli affari (un settore fiorente pochi anni fa ora può versare in grave crisi) e a causa della pressante richiesta di flessibilità per il cosiddetto mercato del lavoro.

Questo è piuttosto diverso rispetto a quanto ci siamo abituati a vivere dal dopoguerra a fine secolo, quando un’attività ben gestita non falliva ma cresceva ed era affidabile e nell’immaginario collettivo si è sviluppata l’idea del posto fisso e imperdibile.

 

Nell’arco di pochi anni tutto questo è venuto meno, portandoci a vivere molto più spesso tensioni e instabilità non volute: una lunga attesa per trovare un’occupazione, la crisi aziendale, la disoccupazione, il rimettersi in gioco disponibili a cambiare del tutto lavoro e stile di vita. Tutto questo porta con sé un carico non indifferente di tristezza, sofferenza, delusione, interrogativi, paure.

E il credente non è esente dall’attraversare questo genere di esperienze!

Certo il credente sa a chi potersi rivolgere in quei momenti così da non essere sopraffatto dai pesi che gli gravano addosso, piuttosto gettarli proprio sul Signore, che ha cura di noi (Sl 68:19; 1P 5:7).

 

 

Momenti usati da Dio

 

Ciò che accomuna queste testimonianze è il fatto che i momenti di incertezza occupazionale che si possono vivere sono usati da Dio per farci del bene, per esempio spingendoci alla preghiera e vedendo in seguito le relative risposte del Signore, facendoci fare nuove esperienze di vita che diventano nuova esperienza spirituale o ancora insegnandoci le basi bibliche su cui basare le nostre ricerche e le nostre scelte.

 

“Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno” (Ro 8:28).

Iniziamo a pensare con più consapevolezza che tra “tutte le cose” che Dio fa cooperare al nostro bene ci sono sicuramente le esperienze lavorative impreviste, quelle che possono farci toccare con mano l’incertezza del nostro futuro… ma che non possono toglierci la certezza di essere sempre amati e guidati da Dio nell’ambito del suo benevolo disegno.

 

Bruno Aresca

 

 

UNA TESTIMONIANZA INCORAGGIANTE!

 

Mi chiamo Palma, frequento una chiesa evangelica di Collegno (TO) e sono una lettrice de “IL CRISTIANO”.

Grazie per l’invito a condividere quella che è stata l’esperienza lavorativa in questi ultimi anni. Dopo 50 anni di attività in proprio le cose non andavano per niente bene; abbiamo pregato tanto e la risposta da Dio ci ha davvero stupito: un nuovo lavoro è arrivato senza cercarlo. Mio marito è stato assunto nello stesso ramo e ha chiuso la vecchia attività.

 

Noi abbiamo tre figli studenti e il mio pensiero va a tutte quelle famiglie che hanno dei problemi perché il lavoro viene a mancare o sono soffocati dalle tasse nel caso di attività in proprio. Dio conosce ogni cosa, vede i nostri bisogni e soprattutto ascolta le nostre richieste. Occorre perseverare nella preghiera e affidarsi al Signore che continuo a ringraziare per questa manna dal cielo che ci ha donato proprio in questo periodo critico a livello lavorativo.

 

Palma Ghione Montaldo

(Assemblea di Collegno, TO, via Mantova)

 

 

PERDERE IL LAVORO A 40 ANNI!?

 

Era il 1993, lavoravo da 20 anni quando la prima crisi del nuovo ciclo economico, che ci avrebbe portato negli anni 2000, colpì in modo improvviso ma definitivo lo sviluppo dell’azienda in cui lavoravo da 16 anni che sembrava invece lanciata verso traguardi mondiali nella costruzione di fabbriche automatiche.

Non percepivo lo stipendio da sette mesi e, quando il direttore del personale mi chiamò per dirmi che avrebbe potuto pagarmi lo stipendio, mandandomi in cassa integrazione andò in frantumi il mio mondo di riferimento.

 

Amavo il mio lavoro, mi aiutava a realizzare i miei sogni che mi facevano crescere, mi forniva occasioni di successo, percepivo un ottimo stipendio, avevo un ottimo rapporto con i colleghi e con i miei superiori.

Ma tutto questo è venuto meno in un giorno. Non era una crisi personale, professionale o di mercato, ma era l’idea stessa di azienda che avevamo costruito assieme, quadri, dirigenti e proprietà, in cui avevo passato i migliori 16 anni della mia vita che aveva fallito.

 

Avevo pensato di partecipare ad un successo internazionale e invece mi sono trovato a essere impropriamente protagonista di un fallimento senza possibilità di appello.

Fino a qualche mese prima venivamo citati come un caso di successo nelle riviste di management, adesso avremmo potuto raccontare solo di come ci si solleva da una crisi senza via di scampo.

 

 

Tre lezioni importanti

 

Conoscevo già Dio e la sua Parola, ma capii solo allora che Dio voleva insegnarmi nuove lezioni che non avrebbe avuto modo di insegnarmi diversamente.

 

Nella prima lezione mi ha fatto capire quanto sia importante conoscerlo e vivere una vita di comunione e di fiducia nel suo intervento.

Avevo sempre saputo che Dio non abbandona i suoi figli nel bisogno, ma non l’avevo mai sperimentato così profondamente. Con questo, Dio ha risuscitato in me il desiderio di non voler più dipendere dal successo di una organizzazione ma solo dal fare la volontà di Dio. Anziché rimpiangere il mio vecchio lavoro e l’azienda per cui lavoravo mi sono sentito chiamato da Dio a iniziare un lavoro in proprio come professionista e di dipendere completamente da Dio in ogni giorno della mia vita.

Oggi sono venti anni che svolgo attività professionale con la mia società di consulenza e posso dire che ogni giorno Dio è stato fedele e mi ha procurato il lavoro e il guadagno necessario.

 

La seconda lezione che mi ha insegnato è che senza una disciplina personale non si ottengono risultati.Quando ero dipendente mi sottoponevo alla disciplina del mio capo e, anche se avevo un ampio spazio decisionale, finivo sempre con il fare quello che lui si aspettava da me. Ho imparato a dipendere e rispondere a Dio delle mie scelte e delle mie azioni e ho sperimentato una liberazione che non avevo mai conosciuto prima.

 

La terza lezione che Dio mi ha insegnato è stata l’importanza della relazione con la famiglia e la chiesa. Il lavoro aveva distaccato i miei interessi da questi ambiti.

Lavorando in proprio, mia moglie ha incominciato a condividere il mio lavoro occupandosi della contabilità, i miei figli hanno imparato a vedermi lavorare anche in casa e si sono interessati a quello che stavo facendo con il risultato che oggi lavoriamo assieme.

Nella chiesa ho imparato a condividere con i miei fratelli e le mie sorelle l’importanza di avere una vita di continuità fra quello che facciamo la domenica e tutti gli altri giorni della settimana, vivendo in modo integro tutti gli ambiti della nostra esistenza: quella personale, professionale, famigliare e sociale.

Dio mi ha fatto sperimentare cosa significa essere riconciliato con lui portandomi a vivere una vita con tutti i suoi ambiti riconciliati tra di loro.

È Dio al centro di tutte le cose, guida e indirizza ogni scelta e ogni attività.

Vivere nella volontà di Dio soddisfa molto di più che vivere una vita di successo, anzi questo è il vero successo: vivere facendo la volontà di Dio!

Tutto questo non è trionfalismo, anzi, è l’opera che Dio ha compiuto su un carattere tendenzialmente pessimista come è il mio.

 

 

La testimonianza cristiana

vissuta come una sfida

 

Altre sfide sono arrivate con la crisi dal 2008 ad oggi, forse anche peggiori di quelle precedenti, ma le trasformazioni di Dio sono senza ritorno; adesso ho imparato a rimanere sereno nella fiducia di Dioindipendentemente dalle circostanze,siano esse di tempesta o siano di calma e tranquillità.

Nel 2003 ho fondato con altri fratelli e sorelle l’associazione APICE (Associazione Professionisti e Imprenditori Cristiani Evangelici) nella quale abbiamo potuto vivere una crescita fatta di esperienze fraterne positive e negative ma che il Signore ha usato per insegnarci la sua volontà per le nostre vite personali e professionali.

Ho avuto l’opportunità di confrontarmi con tanti credenti italiani e stranieri, con le loro storie e l’esperienza comune di come la Parola di Dio può guidare le scelte, i valori, i principi e le esperienze nel mondo complesso degli affari.

Mi sono convinto che, se nel passato il messaggio cristiano ha camminato su gambe di uomini d’affari che hanno girato il mondo, oggi invece, gli affari condotti nel mondo in maniera etica possono camminare solo su gambe di persone cristiane.

È la sfida della testimonianza cristiana nella società contemporanea: dimostrare concretamente che il modo migliore di fare gli affari è quello che ci insegna Dio nella sua Parola.

 

Daniele Salini

(Assemblea di Piacenza,

vicolo Molineria S. Nicolò)

 

 

LASCIARSI GUIDARE DA DIO

NELLA RICERCA DEL LAVORO

 

Mi chiamo Salvatore Maugeri, ho 21 anni e sono un credente della chiesa di Niscemi (CL).

Scrivo per la finestra di dialogo sul lavoro de IL CRISTIANO perché, trovandomi dalla parte dei tanti senza lavoro, mi sono sentito in cuore di dare un contributo, una riflessione che mi sta aiutando a proseguire il cammino e che potrà servire ad aiutare altri credenti nella medesima situazione.

Da alcuni mesi vivo a Sesto San Giovanni (MI) per motivi di famiglia e nel frattempo cerco anche qui un’occupazione… ma ci sono molte porte chiuse…

Ma questo periodo mi sta servendo non solo per riflettere, ma anche per crescere sempre più forte nel Signore.

 

Come credenti, prima di tutto, dobbiamo chiedere e ricevere consigli da Dio.

Come?

Naturalmente attraverso la Sua Parola:

“Tutta la Scrittura è divinamente ispirata e utile a insegnare, a convincere, a correggere e a educare nella giustizia, affinché l’uomo di Dio sia completo, pienamente fornito per ogni buona opera” (2Ti 3:16-17).

Attraverso la Bibbia apprendiamo l’opera di Dio dal principio alla fine, ed essa riesce altresì a tranquillizzare le anime afflitte dei credenti in qualsiasi condizione si trovino.

L’anima riceve tanto dalle Scritture ed ha bisogno sempre d’essere curata spiritualmente, di rafforzarsi giorno dopo giorno; è un allenamento spirituale che cambia il pensiero dell’uomo indirizzandolo ad afferrare il vero senso delle cose di Dio (Ro 12:2).

Per conoscere dunque la sua volontà, bisogna cambiare il nostro pensiero umano e avvicinarci di più a Dio camminando nelle sue vie.

 

Facciamo però attenzione a ciò che leggiamo!

Crescere nella conoscenza non vuol dire soltanto “sapere”, ma “mettere in atto” ciò che si apprende. Bisogna camminare in modo coerente a ciò che si dice.

È facile avere un comportamento sano e decoroso nei vari incontri della propria chiesa locale, dove vai d’accordo con tutti e c’è armonia tra i credenti, ma… come ci comportiamo al di fuori di questo contesto?

 

 

Tener conto della volontà di Dio per noi

 

Quando si presenta la necessità di fare una scelta, in questo caso di lavoro (anche se la cosa potrebbe essere generalizzata), si sta lì a riflettere, a pensare… si valuta se si guadagna abbastanza, se è faticoso, se è comodo, se è un’occasione da non perdere, se può dare un futuro economico sufficiente, ecc…

Ma pensiamo al volere di Dio?

Ci chiediamo se avendo quel lavoro riusciremo a dedicare abbastanza tempo al Signore?

Ci chiediamo se è una trappola?

Ci preoccupiamo più per noi stessi o più di compiere la volontà di Dio?

Ci chiediamo che cosa farebbe Gesù al posto nostro?

Ovviamente ogni nostra scelta avrà poi le relative conseguenze, quindi dobbiamo evitare di dare spazio alla carne (Ga 5:16-17).

L’ uomo è orgoglioso ed egoista, pensa solo a se stesso e non bada alla sua via, ma occorre ricordare che ciascuno di noi renderà conto al Signore davanti al tribunale di Cristo (2Co 5:10).

Come può, dunque, l’uomo lasciare che sia il Signore a dirigere i suoi passi?

Mettendo in atto ciò che la Scrittura insegna:

• Cercare la volontà del Signore (Ef 5:15,17).

• Non stare in ansia ma pregare (Fp 4:6; 1P 5:7).

• Mettere in pratica la Parola (Gm 1:25).

• Camminare per lo Spirito (Ga 5:25).

 

Bisogna veramente riflettere perché un lavoro, quanto pur bello si presenti, può essere un ostacolo per l’opera del Signore. Sappiamo infatti che Satana cerca in tutti i modi di farci cadere, di porre inciampo a tutti quelli che agiscono secondo il volere di Dio. Ha cercato di tentare anche Gesù nel deserto, perciò la Bibbia ci avverte di non ignorare le sue macchinazioni (2Co 2:11).

 

Dio custodisce i suoi figli dal male e ci dà sempre l’aiuto nelle tentazioni (1Co 10:13; 2Te 3:3). Se affidiamo a lui le nostre scelte egli ci guiderà in ogni passo che faremo e, decidendo secondo la nostra vita spirituale, sapremo distinguere ciò che è giusto per noi (1Co 2:12-15).

 

 

Suggerimenti per momenti difficili

 

Tra i tanti, anche chi vi scrive è in cerca di lavoro, parlando per l’esperienza trascorsa e che sta trascorrendo. Ormai il lavoro, legato alla crisi, è un tema affrontato quotidianamente da telegiornali e programmi televisivi.

Negli ultimi anni tanti hanno cercato di trovare un modo per andare avanti con dignità, altri hanno ucciso, molti si sono uccisi, altri rubano, alcuni sono depressi, disperati e stanchi di essere afflitti.

E noi credenti come agiamo? Dubitiamo di Dio?

 

• Anche se la situazione in cui ci troviamo è difficile, dobbiamo essere sempre riconoscenti (1Te 5:18).

• Dobbiamo avere fiducia che il Signore ci viene sempre in aiuto (Fl 4:19).

• Non dobbiamo pretendere più di quello che ci basta (Eb 13:5a).

• Egli mantiene le sue promesse, è fedele ed è giusto (Eb 13:5b; 2Co 1:20).

• Dobbiamo pensare alla ricompensa (2Co 4:18).

• Non dobbiamo desiderare ciò che il mondo offre (1Gv 2:16-17).

• Dobbiamo presentare tutto in preghiera (1Gv 5:14; Mt 21:22).

 

Non prendiamo con leggerezza le decisioni e non diamo poca importanza all’opera di Dio! Egli conosce i cuori e non ci si può beffare di lui. Dobbiamo essere fiduciosi nel suo operare e non mettere in dubbio la sua potenza (1Co 9:10).

Dobbiamo sempre scegliere di seguire Gesù e restare fermi nelle sue vie, ben saldi, guardando avanti con gli occhi su di lui; non come fece Pietro che, mentre camminava sopra la superficie dell’acqua. guardandosi attorno. ebbe paura e sprofondò.

Anche noi quando distogliamo per qualche attimo lo sguardo dal nostro Signore siamo assaliti dai pensieri e andiamo in preda al panico, all’incertezza e alla paura.

“…nessuno che ha messo la sua mano all’aratro e poi guarda indietro, è adatto per il regno di Dio” (Lu 9:62).

 

Riflettiamo su queste parole cercando il consiglio di Dio in ogni cosa, chiedendo saggezza e intelligenza, come le chiese Salomone, per andare avanti fortificati in lui e secondo il suo disegno benevolo.

 

Salvatore Maugeri

(Assemblea di Niscemi, CL)